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Reggio Calabria, 1 ottobre 2019 - Bocciata la proposta di legge sul Corap proposta dalla Giunta regionale. Ieri nel corso della seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Affari istituzionali si è deciso di rinviare e modificare il testo che prevede la liquidazione coatta amministrativa dell’Ente.

Una proposta di legge che, in realtà, serviva a nascondere con un colpo di spugna un sistema torbido e clientelare attorno al Consorzio regionale per le attività produttive.

 

 

Infatti, non avrebbe salvaguardato né i livelli occupazionali, così come hanno ribadito puntualmente anche i sindacati, né l’ingente patrimonio dell’Ente (valutato contabilmente per oltre 400 milioni di euro e circa un miliardo di euro come valore di mercato).

Risulta lacunosa anche sulle funzioni e la mission istituzionale del Corap, un Consorzio che avrebbe dovuto rappresentare lo strumento per attrarre investimenti nel territorio calabrese invece nulla è previsto su chi dovrà garantire questi compiti.

La proposta, tra l’altro, è arrivata in Commissione senza il parere dell’ufficio legislativo del consiglio regionale.

Parere propedeutico a capire la compatibilità legislativa dell’atto proposto che prevedeva la liquidazione coatta dell’Ente.

Il commissario nominato dalla Regione Calabria, il dottor Caldiero, stranamente non ha prodotto alcuna relazione analitica sullo stato dell’Ente e sulla proposta di liquidazione coatta.

Solo in un secondo momento, nel corso dell’audizione, si è giustificato affermando che faceva propria la relazione del Revisore dei Conti che andava in direzione opposta rispetto alla proposta di liquidazione coatta da lui stesso proposta.

Ma il dato più evidente che manifesta inerzia e omissioni è il fatto che il Revisore dei Conti, dott. Tempo, ha ribadito che lui ha più volte informato con l’invio di atti e verbali il presidente della II Commissione regionale, il presidente Oliverio e la Giunta regionale.

A quanto pare nessuno ha mai sentito l’esigenza in questi quattro anni di intervenire e fare chiarezza nonostante la Regione sia per legge l’Ente vigilante del Corap.

Ma in questi anni è accaduto di tutto. Paradossale è la vicenda della sede in Marocco con un progetto costato oltre 110mila euro.

A questo si aggiungono poi incarichi e consulenza in 18 mesi da 454.682,68 euro.

Emerge un quadro in cui l’utilizzo delle risorse pubbliche è effettuato ad uso clientelare tendendo a favorire un sistema che sicuramente non è servito alla costituzione del Corap e alla sua missione istituzionale.

Nei prossimi giorni presenteremo una proposta di legge che va nella direzione di salvaguardare i dipendenti, il patrimonio dell’Ente e il rilancio delle funzioni per attirare investimenti nel territorio calabrese.

Una proposta che punterà alla ricapitalizzazione, la predisposizione e adozione di un piano di risanamento e di riequilibrio finanziario attraverso un piano industriale.

Carlo Guccione                                  Consigliere regionale

Pubblicato in Calabria

Inoltriamo la relazione del consigliere regionale Carlo Guccione sulla vicenda CORAP.

Della questione se ne discuterà domani, prima del Consiglio regionale, nel corso della II Commissione - Bilancio, programmazione economica e attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero convocata alle ore 13.00, in seduta congiunta con la I Commissione - Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale.

 

Ordine del giorno:

1) Audizioni su: Proposta di Legge n.460/10^ di iniziativa dei Consiglieri M. MIRABELLO, O. GRECO, G. GIUDICEANDREA recante: " Modifiche alla legge regionale 16 maggio 2013, n. 24 " Relatore: F. SERGIO

Sono invitati:

- i consiglieri proponenti O.Greco e G. Giudiceandrea;

- il VicePresidente della Giunta regionale Prof. Francesco Russo;

- l'Assessore al Bilancio e alle Politiche del personale dott.ssa Mariateresa Fragomeni;

- l'Assessore al Lavoro e welfare dott.ssa Savina Angela Antonietta Robbe;

- il Dirigente Generale del Dipartimento Sviluppo Economico, Attività Produttive;

- il Commissario del CORAP Dott. Ferdinando Caldiero;

- il Revisore dei conti del CORAP Dott. Sergio Tempo;

- le Organizzazioni Sindacali CISL, CGIL UIL e UGL.

Buon lavoro

RELAZIONE CONSIGLIERE CARLO GUCCIONE

Quella del CORAP si presenta come una vicenda dai contorni poco chiari, per certi versi torbidi, sulla quale è urgente fare chiarezza. È certo, in tutti i modi, che l’esito di tale vicenda non può essere deciso né frettolosamente né sulla base di poche e sommarie informazioni perché si tratta di determinarsi sul destino di oltre cento famiglie e sulla politica industriale della nostra regione. Questo non può lasciarci indifferenti.

Ciò che ci compete è fare una operazione verità, perché è solo da questa che può scaturire una decisione ben ponderata, giusta, libera dai legittimi sospetti che hanno attraversato l’aula del Consiglio regionale. Sospetti che vertevano tutti in una medesima direzione: ovvero, che la norma presentata in aula, fuori sacco, altro non celasse che la volontà e l’interesse di mettere una pietra sopra alle malefatte della gestione targata Oliverio. Commissari che sono riusciti nel difficile intento di fare peggio di quanto non avesse già saputo fare quello nominato da Scopelliti nel lontano agosto del 2013.

Diciamo innanzitutto che noi siamo chiamati ad occuparci di fatti politici e non intendiamo addentrarci in discussioni di chiaro stampo giuridico. Ovvero, se i Consorzi Industriali possano o non possano essere assoggettati a procedure concorsuali è un fatto che ci interessa marginalmente, essendo noi chiamati a svolgere ben altro compito.

Infatti, non siamo contrari per principio all’approvazione della norma proposta dall’attuale commissario -il dottor Caldiero- circa la procedura coattiva (LCA) verso cui avviare il CORAP. Non siamo contrari a condizione che si parta, come ho detto, da un’operazione verità, che si salvaguardino i livelli occupazionali attuali, che si immagini un futuro operoso per il CORAP, evitando di accrescere il castello di menzogne costruito per nascondere favoritismi, clientele e, diciamolo con chiarezza, strane ed oscure commistioni. Percorrendo questa strada, non siamo convinti che si pervenga alla stessa determinazione cui sembrano essere pervenuti il dottor Caldiero e la Giunta; anche per le responsabilità che ricadrebbero sul Consiglio regionale al quale per anni è stata impedita qualsiasi discussione sull’argomento, nonostante le interrogazioni e gli ordini del giorno presentati. Tant’è che abbiamo predisposto un nostro provvedimento legislativo a salvaguardia delle funzioni e della missione del Corap e di tutti i dipendenti.

Basterebbe prendere in mano il DPGR n.115 del 2016 a firma Oliverio. A quel decreto di nomina del terzo commissario del CORAP e di definitiva costituzione dell’Ente sono allegati i dati contabili delle cinque ex ASI. Dati contabili, dunque, che non potevano essere ignorati dal firmatario di quello stesso Decreto e dai quali è facile evincere che le “malfamate ASI”, in epoca antecedente all’accorpamento, pur tra mille difficoltà molte delle quali, come abbiamo appena accennato, create proprio dalla Regione, producevano servizi e, conseguentemente, ricavi; addirittura chiudendo gli esercizi contabili in utile.

In parole povere, l’attuale Governatore -prima- firma il decreto di definitiva costituzione del CORAP ove sono riportate le situazioni contabili delle cinque Asi calabresi alla data del 31/12/2015 che illustrano, come detto, risultati di bilancio positivi e -subito dopo- dimenticando ciò che egli stesso aveva appena sottoscritto, comincia il suo battage pubblicitario sull’azione sanificante portata avanti dall’ente regionale.

Sui motivi che hanno indotto il Governatore a maturare convincimenti in aperto contrasto con gli atti che egli stesso ha assunto, sarà la storia a spiegarcelo: certo è che anche quella del CORAP è una vicenda desolata, paradossale, fatta di piccoli e grandi intrighi, di sotterfugi, di furbizie e, come ho detto, di intrecci poco chiari.  

La Regione Calabria è Ente vigilante del Corap ai sensi della L.r. 24/2013, a valle dell’accorpamento, non ha provveduto per inerzia e inadempienza:

  1. A limitare l’azione dei “commissari nominati” che, per legge, avrebbero dovuto permanere al governo dell’Ente per soli nove mesi con il compito di adempiere a pochi e definiti compiti. Ed, invece, i “commissari di fiducia” del Governatore sono stati lasciati al governo del CORAP per anni ed anni, senza che questi avessero specifiche competenze e facendo in modo che accentrassero nelle loro mani sia i poteri di indirizzo che quelli di gestione: caso più unico che raro nell’intero panorama nazionale per il cui ordinamento quegli stessi poteri vanno tenuti separati.
  2. Alla nomina degli organi del CORAP previsti dalla legge (Direttore generale e Comitato di Programmazione) così da lasciare che i commissari disponessero indisturbati dei beni e delle risorse finanziarie del CORAP come fossero i propri. L’unico organo che la Regione ha nominato, costretta da una norma nazionale assai stringente, è stato il Revisore Unico dei Conti che, come ripeteremo più avanti, non ha avuto vita facile come accade di sovente e tutti coloro che non si piegano ai “desiderata” dei potenti di turno.
  3. A sollecitare i “commissari nominati” affinché venissero predisposti gli atti fondamentali dell’Ente quali lo Statuto ed un Piano Industriale all’altezza delle risorse umane e finanziarie del CORAP, nonostante sull’Ente siano state fatte ricadere le spese relative al mantenimento di numerosi consulenti che, lungi dall’adempiere ai compiti affidati, si sono limitati a fare da “corte ossequiosa” del commissario di turno.
  4. A vigilare sui numerosi atti transattivi sottoscritti dai commissari circa somme vantate da terzi e lasciando che il prevedibile mancato rispetto di quegli stessi atti configurasse come crediti certi ed esigibili notevoli quantità di denaro, senza la verifica della loro effettiva certezza. Quanto queste partite pésino oggi sul CORAP, ce lo illustra proprio la norma che si vorrebbe che il Consiglio regionale approvasse. Si tratta, ovvero, di milioni di euro.
  5. Ad arrestare l’emorragia di terreni di proprietà del CORAP ceduti a condizioni vantaggiose per pochi e scelti acquirenti. Sul punto basterebbe riesumare i tanti articoli apparsi sulla stampa riportanti numeri e date degli atti, luoghi e cifre.
  6. A riportare nelle disponibilità del CORAP numerose infrastrutture di proprietà dell’Ente. Ci si riferisce, ad esempio, al depuratore di Gioia Tauro che -da solo- avrebbe fruttato risorse bastevoli al mantenimento di tutte e cinque le ex ASI. Circa il depuratore di Gioia Tauro rientra nel nostro dovere segnalare la sottoscrizione da parte di uno dei “commissari nominati” di un “concordato in continuità” a favore di una società privata; cosicché, ad oggi, quell’atto ha prodotto un aumento del “fondo rischi” del Bilancio CORAP pari a ben 12 milioni di euro.
  7. A risolvere il vistoso conflitto d’interesse instaurato con la nomina di commissari scelti fra i dirigenti regionali. Di conseguenza, questi ultimi, dirigenti contemporaneamente sia della Regione che del CORAP, hanno sottoscritto atti tutti a favore del loro datore di lavoro. Si pensi, ad esempio, all’aumento del “fondo di progettazione” per ben 9 milioni di euro, tagliato su misura a tutela della Regione e che, di conseguenza, pesa per una cifra corrispondente sul Bilancio del CORAP.
  8. A verificare lo stato effettivo dei crediti vantati dal CORAP nei confronti di terzi, lasciando che, in assenza di atti interruttivi, una gran massa di essi (regolarmente e precisamente censiti in precedenza dalle ASI) cadesse in prescrizione.
  9. A controllare e autorizzare -così come avrebbe voluto il c. 3 dell’articolo 15 della L.r. 24/2013- la congruità delle spese effettuate dai “commissari nominati”. Abbiamo, quindi, dovuto assistere all’effettuazione di spese incoerenti, svincolate da qualsivoglia controllo e/o atto di programmazione. Fra tutte, si richiamano gli investimenti fatti dal CORAP in Marocco dove, a tutt’oggi, l’ente è obbligato al pagamento di canoni di locazione per una sede situata a Marrakech, arredata di tutto punto a spese del CORAP, e la cui utilità rimane un mistero per tutti, compresi i dipendenti delle ex ASI.

Da ultimo, non possiamo fare a meno di evidenziare che il Governatore non ha ritenuto di dare risposta sia alle numerose interrogazioni fatte dai consiglieri regionali, io stesso ne ho presentate ben due, la prima risale al 2017; né a dare riscontro alle numerose relazioni predisposte dal Revisore Unico dei Conti nei confronti del quale l’unica azione registrata è stato il tentativo di defenestrarlo; né accennare ad una minima reazione quando la stampa non ha mancato di pubblicare articoli ben documentati e, pertanto, assai preoccupanti. C’è da precisare che il tentativo di defenestrare il Revisore Unico dei Conti è fallito solo per intervento della Magistratura.

Veniamo, dunque, all’oggi.

Non è chiaro chi -eventualmente- debba decidere circa una eventuale Liquidazione Coatta Amministrativa (LCA) del CORAP per più ordini di motivi:

  1. Il permanere della confusione creata, non si sa bene se intenzionalmente oppure no, fra le norme previgenti e quelle di più recente approvazione.
  2. Ad oggi non esiste lo Statuto del CORAP e il vigente risulta essere quello depositato presso la Camera di Commercio di Catanzaro dal terzultimo commissario. Inoltre, dalla visura camerale, risultano soci del CORAP l’insieme degli enti soci delle ex ASI. Ne deriva che il futuro del CORAP è affidato al chiarimento di tale inammissibile confusione per il cui superamento è urgente attivare le procedure previste dalla legge nonché l’approvazione dello Statuto del CORAP secondo criteri e modalità sganciate dalle volontà regionali, in ossequio al principio di indipendenza ed autonomia degli enti.
  3. Nella confusione che ha regnata sovrana, i soci delle ex ASI sono stati estromessi dal CORAP e privati anche del patrimonio consortile che detenevano per quota.
  4. Per quanto sopra, per la Regione, di fatto socio unico del CORAP, consegue l’obbligo al ripiano delle perdite (sicuramente di quelle prodotte dalla gestione commissariale che sono la gran parte). Non basta che il commissario Caldiero abbia scritto alla Regione chiedendo il detto ripiano come se fosse una mera “eventualità”; rientra nei suoi doveri, infatti, procedere come per legge, azionando tutte le iniziative previste dalle norme di riferimento, anche di tipo giudiziale. Ma ciò, com’è facile immaginare, evidenzierebbe un ulteriore conflitto d’interessi venutosi a creare: può un professionista nominato su base fiduciaria dal Governatore, quest’ultimo rappresentante legale dell’ente regionale, assumere atti che vadano contro quello stesso ente?

Ed inoltre:

  1. Poiché ad oggi finalmente è chiaro che - sin dal varo della L.r. 24/2013 e, a maggior ragione, dalla pubblicazione del decreto di accorpamento a firma Oliverio (il n. 115/2016, già citato) - il disegno è sempre stato e continua ad essere quello della chiusura definitiva delle ASI, ci si deve domandare se l’ingente debito cui si denuncia l’esistenza derivi da dati veritieri.
  2. Svela ancora le reali intenzioni del governo regionale il fatto che la norma predisposta dall’attuale commissario preveda che il commissario liquidatore sia il commissario stesso. Possibilità, questa, espressamente vietata dalla legge: gli amministratori (ed il dottor Caldiero tale è, basti leggere il decreto di nomina) non possono assumere le funzioni ed i compiti dei commissari liquidatori.

Ecco la proposta:

Alla luce dei fatti sinteticamente esposti, si deve ritenere che la Liquidazione Coatta Amministrativa proposta dal commissario Caldiero si configuri precisamente per quello che avevamo immaginato: <<un colpo di spugna sulla gestione delle ex ASI portata avanti negli ultimi sei anni ed, in specie, negli ultimi cinque, sotto la gestione Oliverio>>.

Crediamo che vada assunta una norma per la predisposizione e adozione di un Piano di risanamento e riequilibrio e di un Piano industriale per il Corap.

La Regione Calabria ha il dovere di ripianare il debito prodotto nel corso della gestione commissariale mediante il già previsto e autorizzato stanziamento di tre milioni di euro annui per le annualità 2019-2020-2021, aumentandolo attraverso una apposita norma finanziaria inserita nel prossimo Bilancio di 10 milioni annui per le annualità 2020-2021-2022-2023 teso a ripianare i debiti del Corap.

Pubblicato in Calabria

Cosenza, 12 settembre 2019 - Il presidente della Giunta regionale ieri con un colpo di spugna ha tentato, con una proposta di legge “fuori sacco”, non iscritta all’ordine del giorno del Consiglio, di evitare una discussione sul fallimento del Corap, Ente che gestisce gli ex consorzi industriali della Calabria.

 

 

 

 

 

Una proposta di legge con il chiaro intento di cercare di nascondere le responsabilità del governatore sugli sprechi, le clientele che hanno caratterizzato la gestione del Corap da parte di chi è stato chiamato a dirigerlo in questi sei anni con nomina del presidente della Giunta regionale.

Una proposta che non si preoccupava neanche di salvaguardare i livelli occupazionali di oltre cento dipendenti, ma autorizzava il commissario del Corap a poter utilizzare la liquidazione coatta amministrativa dello stesso Ente non prevista nell’attuale normativa regionale.

La vera malagestione di questo nuovo Ente, che viene costituito formalmente dall’attuale Giunta regionale, è emersa in questi anni con la mancanza di un vero e proprio Piano che affrontasse la riduzione del debito attraverso un rilancio della politica industriale abbattendo i costi superflui.

È successo invece che ad oggi non risultano approvati i bilanci del Corap degli anni 2016, 2017, 2018, né gli atti fondamentali previsti dall’articolo 15 della legge regionale 24/2013 quali lo Statuto, il regolamento di organizzazione e funzionamento, il programma annuale delle attività.

In questi anni sono stati accumulati ulteriori debiti che hanno portato a un assoluto stato di insolvenza che ha assunto carattere strutturale e definitivo sullo stato di crisi irreversibile.

Avevamo chiesto più volte in Consiglio regionale e al presidente Oliverio di fare chiarezza sul Corap.

A marzo 2019 ho presentato un’interrogazione per conoscere quali iniziative urgenti volesse assumere per evitare che il Corap potesse precipitare in una crisi irreversibile.

Solo attraverso una reale programmazione a medio termine, attraverso l’adozione di un piano industriale si potrebbe rilanciare il Consorzio e dare la possibilità all’Ente di uscire da questa situazione che rischia di portare a una irreversibile insolvenza economico-finanziaria.

Interrogazione alla quale non è mai giunta risposta.

Sono trascorsi mesi, ma registriamo solo inerzie e incompetenze che hanno prodotto come risultato un punto di non ritorno.

Carlo Guccione Consigliere regionale

Ndr: Oliverio lascia libera la Calabria!

Pubblicato in Calabria

Sciopero generale dei dipendenti del Corap, (Consorzio regionale per le attività produttive), La mobilitazione annunciata nei giorni scorsi dalle organizzazioni sindacali regionali FP-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, Findici, Sul e Ugl Calabria, si è trasformata in una protesta pacifica.

I lavoratori dei cinque centri calabresi hanno dato vita ad una protesta pacifica e sono saliti sul tetto del Centro agroalimentare della Fondazione Terina, a Lamezia Terme.

Da quattro mesi non percepiscono lo stipendio e continuano ad attendere risposte certe da parte della Regione Calabria ed in aprticolare dal Governatore Mario Oliverio che aveva garantito nell’incontro dello scorso 5 luglio la convocazione delle parti.

In particolare, nell’ultima riunione del 5 luglio, durante la quale il governatore della Regione Calabria, Mario Oliverio, si impegnava a convocare le parti entro breve tempo per sottoporre una proposta concreta di ristrutturazione aziendale del Corap e/o la presentazione del Piano industriale. Da qui la necessità di far sentire la propria voce e di dar vita allo stato di agitazione permanente.

L’enorme massa di debiti che non si riesce a soddisfare pone i lavoratori in un clima di grande incertezza sul loro futuro.

Un problema questo che non riguarda solo i dipendenti ma anche i territori poiché l’Ente, in stato di profonda crisi economico-finanziaria, si trovava nell’impossibilità di svolgere le proprie attività.

I referenti delle organizzazioni sindacali regionali FP-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, Findici, Sul e Ugl Calabria, hanno inoltre sottolineato di aver segnalato ai prefetti di Vibo Valentia e Crotone di aver richiesto alla direzione del Corap un urgente incontro al fine di definire e sottoscrivere un Protocollo d’intesa sulla garanzia dei livelli minimi essenziali dei servizi di depurazione insistenti sulle due province e gestiti dall’Ente.

We sud Lamezia Terme (CZ), 30 luglio 2019 • 12:19

Pubblicato in Basso Tirreno

Il 20 novembre 2018 è stata pubblicata la sentenza della prima sezione del Tar di Catanzaro che ha disposto la reintegrazione di Sergio Tempo nelle funzioni di revisore dei conti.

 

 

 

Tempo era stato mandato via perché denunciava le “cose” che non andavano.

Intanto ecco la sentenza pubblicata il 20/11/2018

N. 01978/2018 REG.PROV.COLL. N. 00004/2018 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Prima)

ha pronunciato la presente SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 4 del 2018, integrato da motivi aggiunti, proposto da
Sergio Tempo, rappresentato e difeso dall'avvocato Andrea Reggio D'Aci, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

contro

Regione Calabria, in persona del Presidente in carica, rappresentata e difesa dall'avvocato Paolo Falduto, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso l’Avvocatura regionale, in Catanzaro, alla Cittadella regionale;

nei confronti

Rocco Nicita, rappresentato e difeso dall'avvocato Leo Stilo, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

Co.R.A.P. - Consorzio Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive, Autorità Nazionale Anticorruzione, non costituiti in giudizio;

per l'annullamento

a) del decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria del 22 dicembre 2017, n. 141, avente ad oggetto “la revoca del DPGR n. 25 del 2 marzo 2017” con cui era stato assegnato al ricorrente l’incarico di Revisore Unico del CO.R.A.P., Consorzio Regionale per lo sviluppo delle attività produttive;

b) di ogni altro atto presupposto, connesso o consequenziale, compresi gli atti richiamati nel suddetto decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria del 22 dicembre 2017, n. 141, e in particolare:

-b1) la nota dipartimentale del 7 giugno 2017, prot. SIAR n. 189831;

-b2) la relazione del 25 luglio 2017, prot. SIAR n. 245574;

-b3) la nota del 5 ottobre 2017, prot. SIAR n. 311430;

-b4) ove ritenuto o interpretato come lesivo, l'Avviso pubblico di cui al decreto del Dirigente generale del 7 dicembre 2012, n. 15556.

e per la declaratoria di inefficacia del rapporto contrattuale eventualmente medio tempore stipulato con il controinteressato dott. Nicita.

Visti il ricorso, i motivi aggiunti e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio della Regione Calabria e di Rocco Nicita;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 24 ottobre 2018 il dott. Francesco Tallaro e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Rilevato in fatto e ritenuto in diritto quanto segue.

FATTO

1. – A seguito di selezione bandita nel dicembre 2016, con decreto del Presidente della Giunta regionale della calabria del 2 marzo 2017, n. 50, è stata disposta la nomina di Sergio Tempo a revisore unico del Consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive della Regione Calabria - CORAP, in ossequio a quanto disposto dall’art. 5 l.r. 16 maggio 2013, n. 24.

Il professionista nominato si è insediato in data 14 marzo 2017.

2. – Il 2 maggio 2017, dopo aver avuto accesso agli atti della gara, Rocco Nicita, che pure aveva preso parte alla procedura, ha invitato l’amministrazione regionale a rivedere la propria determinazione ed eventualmente ad attivare l’istituto dell’autotutela, avendo ravvisato l’insufficienza della documentazione prodotta da Sergio Tempo ad attestare il possesso dei requisiti professionali richiesti per la nomina.

3. – L’amministrazione ha avviato un procedimento per la verifica delle deduzioni di Rocco Nicita, all’uopo nominando un responsabile unico del procedimento ad hoc.

Quindi, con il provvedimento meglio indicato in epigrafe e oggetto di impugnazione, la Regione Calabria ha revocato l’incarico affidato a Sergio Tempo, ritenendo che egli non avesse dimostrato di possedere l’esperienza professionale richiesta nell’avviso pubblico.

4. – Sergio Tempo ha impugnato tale provvedimento, sollevando le seguenti censure:

I) violazione dell’art. 4, comma 1 l.r. n. 24 del 2013 e del principio del contrarius actus, in quanto l’amministrazione resistente avrebbe esercitato l’autotutela senza avvalersi della medesima procedura utilizzata per lo svolgimento della selezione pubblica;

II) violazione dell’art. 97 Cost., dell’art. 7 l. 7 agosto 1990 n. 241 e dell’art. 51 c.p.c., elusione delle garanzie partecipative e violazione dell’obbligo di buona fede, eccesso di potere per sviamento della causa tipica e violazione delle regole anticorruzione, in quanto al ricorrente non sarebbe stata consentita la partecipazione al procedimento, invece assicurata al controinteressato, e inoltre il responsabile del procedimento sarebbe stato condizionato da pregressi rapporti lavorativi con il controinteressato;

III) violazione dell’art. 97 Cost. e dell’art. 25-quinquies l. n. 241 del 1990, per la mancanza assoluta di motivazione e di istruttoria sull’interesse pubblico tutelato dall’intervento in autotutela, sollecitato dal controinteressato che pure non aveva impugnato il provvedimento di nomina;

IV) eccesso di potere e violazione dell’art. 4, comma 2 l.r. n. 24 del 2013, nonché dell’art. 14, comma 1 lett. e) del d.l. 13 agosto 2011, conv. con mod. con l. 14 settembre 2011, n. 148, in quanto i principi fissati dalla Corte dei Conti, Sezione delle Autonomie, con delibera n. 3 del 2012 per l’individuazione dei requisiti professionali necessari per la nomina a revisori dei conti non si applicherebbero, come invece ritenuto dall’amministrazione, agli Enti strumentali regionali, ma solo alle Regioni;

V) violazione dell’art. 4, comma 2 della l.r. n. 24 del 2013, nonché dell’art. 14, comma 1 lett. e) del d.l. n. 138 del 2011, in quanto, in ogni caso, sarebbero stati applicati in modo erroneo i principi fissati dalla Corte dei Conti.

5. – Si sono costituiti la Regione Calabria e Rocco Nicita, chiedendo il rigetto dell’avverso ricorso per infondatezza delle cesure sollevate dal ricorrente.

6. – A seguito delle produzioni documentali da parte dell’amministrazione resistente, Sergio Tempo ha presentato motivi aggiunti, deducendo la violazione dell’art. 97 Cost., l’eccesso di potere e la carenza dei presupposti per l’emanazione dell’atto impugnato, in quanto il controinteressato non sarebbe nelle condizioni giuridiche di subentrare nell’incarico, essendo stato sorteggiato solo ai fini dell’eventuale nomina alla carica di Revisore supplente.

7. – Concessa, con ordinanza del 17 gennaio 2018, n. 23, la tutela cautelare invocata da parte ricorrente, il ricorso è stato discusso e spedito in decisione all’udienza pubblica del 24 ottobre 2018.

DIRITTO

8. – Il ricorso deve trovare accoglimento in ragione della fondatezza, già ritenuta in sede cautelare, dei primi tre motivi del ricorso principale.

9. – Va premesso che il decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria impugnato, che invero rappresenta l’atto in concreto lesivo dell’interesse del ricorrente, è qualificabile come atto di annullamento in autotutela ex art. 21-nonies l. n. 241 del 1990.

In effetti, l’amministrazione, in sede di “riesame” e su sollecitazione di un terzo partecipante alla selezione, ha ravvisato un vizio di illegittimità del precedente atto di conferimento dell’incarico costituito dalla mancanza di uno requisiti richiesti per la partecipazione alla “selezione” e al “sorteggio” per la nomina a revisore unico dei conti e revisore supplente del CO.R.A.P.

Il potere di ritiro in autotutela è essenzialmente caratterizzato dalla discrezionalità di cui gode la pubblica amministrazione, la quale, pertanto, richiede un onere motivazionale circa le concrete ragioni di pubblico interesse che inducono all’esercizio del relativo potere.

Sul punto, la giurisprudenza amministrativa è ormai uniforme, statuendo a più riprese che “in linea generale, la revoca di un provvedimento amministrativo costituisce esercizio del potere di autotutela della pubblica amministrazione, che, in ossequio ai principi di legalità, efficacia, imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa, deve essere assistito dalle garanzie partecipative (salvo i motivati casi di urgenza), da quelle formali e procedurali scaturenti dal canone del contrarius actus e dalla necessità di esplicitare le ragioni giustificanti la nuova determinazione, con la conseguenza che essa, da un lato, non può assumere la forma implicita (pena la violazione dell’art. 3, l. n. 241 del 1990, che ha sancito l’obbligo di motivazione per tutti i provvedimenti amministrativi, a meno che le ragioni della stessa non siano chiaramente intuibili sulla base del contenuto del provvedimento impugnato); dall’altro, deve estrinsecarsi in un procedimento corrispondente a quello a suo tempo seguito per l’adozione dell’atto revocando” (cfr. Cons. Stato, Sez. V, 9 luglio 2015, n. 3458; Cons. Stato, Sez. VI, 4 luglio 2011, n. 3963; Cons. Stato, Sez. V, 28 giugno 2011, n. 3875; Cons. Stato, Sez. V, 13 febbraio 2009).

10. – Ebbene, nel caso di specie risultano del tutto assenti sia la partecipazione del ricorrente al procedimento di autotutela, sia una motivazione sull’interesse pubblico all’annullamento della nomina del ricorrente a revisore dei conti del CO.R.A.P., che era resa ancor più necessaria per la delicatezza delle funzioni svolte e in ragione dei plurimi atti adottati dal ricorrente nell’esercizio delle sue funzioni.

11. – Inoltre, deve ribadirsi quanto già affermato in sede cautelare, e cioè che non risulta seguito, in sede di autotutela, lo stesso procedimento prescritto per la nomina del revisore dei conti.

12. – Per tali, assorbenti vizi e in tali termini, il ricorso deve trovare accoglimento, con annullamento del decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria del 22 dicembre 2017, n. 141, e conseguenziale reintegrazione del ricorrente nelle funzioni di revisore dei conti.

Il sollecito intervento cautelare del Tribunale Amministrativo Regionale rende superfluo l’esame delle ulteriori domande proposte dal ricorrente, il cui interesse risulta comunque pienamente soddisfatto.

13. – Le spese di lite sono regolate secondo il principio della soccombenza.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie per quanto di ragione e, per l’effetto, annulla il decreto del Presidente della Giunta regionale della Calabria del 22 dicembre 2017, n. 141, confermando la reintegrazione del ricorrente nelle funzioni di revisore dei conti.

Condanna la Regione Calabria, in persona del Presidente in carica, e Rocco Nicita, in solido tra di loro, alla rifusione, in favore di Sergio Tempo, delle spese e competenze di lite, che liquida nella misura di € 2.500,00, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15%, nonché oltre a IVA e CPA come per legge.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

Così deciso in Catanzaro nella camera di consiglio del giorno 24 ottobre 2018 con l'intervento dei magistrati:

Vincenzo Salamone, Presidente

Francesco Tallaro, Primo Referendario, Estensore

Francesca Goggiamani, Referendario

…..continua domani…..

Il nostro amanteano Sergio Tempo è destinato a passare alla storia dell’ente regione Calabria per essere uno dei pochi, se non l’unico calabrese che ha denunciato il malaffare negli enti ( mi viene in mente di dire carrozzoni)

 

regionali( se ce ne sono altri si facciano avanti!), che talvolta, se non spesso o sempre, sono camere di soddisfazione di interessi vari, gestiti con sufficienza, approssimazione, se non disinteresse od illecitamente, e senza che alcuno osservi, rilevi, contesti, denunci, come ha fatto il nostro eroe!.

Una vicenda che supponiamo ( e ci auguriamo) venga posta sotto osservazione dalla Corte dei conti, dall’Anac e dalla Procura di Catanzaro.

Intanto , e per non dimenticare, leggete cosa scrive Pablo Petrasso ,uno dei pochi Giornalisti Liberi di questa terra di calabria!

“Il Corap ha più di cento dipendenti. E gli ingegneri, nel suo organico, non mancano. Non si direbbe, stando a una delle ultime delibere del consorzio guidato dal commissario straordinario Rosaria Guzzo.

Un atto firmato il 23 gennaio scorso dal dirigente Filippo Valotta, infatti, affida alla società Sim Ingegneria di Belvedere Marittimo, la verifica di un progetto.

Roba da ingegneri, appunto.

E lautamente retribuita: circa 32mila euro.

Ben fatto, avrà pensato il management.

Che il giorno dopo ha premiato Valotta con 10.431 euro, un «premio di anzianità» calcolato sulla base dello stipendio 2013 (cioè di un compenso pari a oltre 130mila euro). Certi benefit sono una fortuna.

Questo, in particolare, «matura al compimento del 15° e del 25° anno di servizio effettivo reso dal dirigente presso il consorzio industriale» ed «è definito in un importo una tantum poi all’8% e al 16% della retribuzione annuale».

Tra dieci anni varrà 20mila euro: un bel regalo, davvero, da parte di una Regione che non è sempre così prodiga con i propri “figli”.

Nei corridoi del consorzio, evidentemente, credono che i tecnici già presenti nell’organico siano troppo pochi o poco qualificati. Altrimenti non si spiega la decisione di dare alle stampe il decreto numero 146 del 28 novembre 2017.

Cosa fa? Approva «l’avviso pubblico per la formazione di un elenco di professionisti finalizzata al conferimento di incarichi professionali per servizi di ingegneria e di supporto alle attività dell’ente di importo inferiore alla soglia comunitaria». L’ente sembra basato sull’affidamento di incarichi sotto soglia, utilissimi in situazioni d’emergenza e soprattutto indispensabili per evitare fastidiose gare d’appalto. 

Si dispensano, così, consulenze di ogni tipo.

In maniera “allegra”, addirittura irregolare, secondo gli esposti del revisore unico dei conti Sergio Tempo. Il riferimento è all’affidamento e la proroga di due consulenze professionali.

Le segnalazioni inoltrate dal professionista a Corte dei conti, Anac e Procura di Catanzaro si riferiscono all’assunzione di Francesco Niccoli e Alessia Barca «a supporto della struttura commissariale con particolare riferimento agli aspetti di natura contabile e di natura legale propri della fase di transizione successiva all’avvenuta istituzione del Corap».

I conti sono, in effetti, una delle preoccupazioni della commissaria straordinaria Rosaria Guzzo e pure dei dipendenti, che dalle Asi hanno ereditato parecchi stipendi arretrati, saldati proprio qualche giorno fa. I secondi hanno tirato a lungo la cinghia, mentre il “loro” consorzio affidava alla società Audirevi un incarico per la revisione contabile del bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2016: 28mila euro più Iva «e spese vive documentate». 

È lo scarto tra la vita (grama) dei dipendenti pubblici e le libertà concesse alle strutture in cui lavorano.

Anche al Corap funziona così e i lavoratori non lesinano le battute sulla spending review trasformata in “spending di più”.

E non ci sono soltanto le consulenze: il management ha una particolare passione per gli eventi e l’informatica.

L’evento, per la verità, è stato uno soltanto ma ha destato – per i costi – qualche perplessità. Il convegno “Percorsi e prospettive future del Corap” è stato pagato 20.374 euro, liquidati in tempi record alla 5CEventi di Rende, passando sopra qualche regola (che Guzzo conosce bene, essendo una dirigente della Ragioneria alla Regione) sul rispetto cronologico dei pagamenti previsto dalle leggi. 
La passione per l’informatica è costata decisamente di più.

A partire dal sito deluxe, pagato 32.500 euro e realizzato dalla società Kaala srl (sempre di Rende). È stata, poi, la volta della fornitura di servizi e materiali informatici avvenuta in tre tranche da 14.330, 6.344 e 10.880 euro.

Ecco le aziende prescelte per il salto di qualità tecnologico: una è la “Fitad di Biagio Talerico”, di San Giovanni in Fiore, che ha fornito workstation, pc e hard disk (è l’affidamento da 10.880 euro). Segue – per l’acquisto di sette pc, tre notebook, un mouse e una borsa al costo di 14.300 euro – la Inforcal, con sede a Cosenza.

Il nome della ditta ritorna per «la fornitura e la realizzazione dell’impianto per la trasmissione dati per il secondo piano dello stabile di proprietà del Corap» nella sede operativa di Lamezia Terme. 

 Come se non bastasse, tanto per affermare l’esistenza del Corap, la dirigenza ha pensato bene di spendere 12.400 euro per la fornitura e posa in opera di una nuova cartellonistica e segnaletica stradale per il consorzio.

A chi è andato l’affidamento? Naturalmente (verrebbe da dire) a una ditta del Cosentino, la Spot Channel sas, con sede a Rende.

Che, nella mini gara (sono arrivati due preventivi) ha battuto la 5CEventi, già titolare dell’evento sulle prospettive future del consorzio.  

Rendersi riconoscibili è una delle priorità. Vale sia per le insegne stradali che per le relazioni internazionali.

E non importa che le mete siano lontane.

La commissaria Guzzo ha deciso di non mancare (accompagnata dal dirigente responsabile dell’area Gestione reti) l’appuntamento con la conferenza internazionale “The Green Aib”, in programma a Marrakech il 12 e 13 luglio 2017.

La conferenza internazionale in materia di sostenibilità energetica è uno degli eventi considerati imprescindibili sia dal Corap che dalla Regione, «al fine di acquisire ulteriori opportunità di confronto in materia di depurazione, rifiuti e politiche per la valorizzazione ambientale».

E non è stata l’unica trasferta in Marocco, visto che il 9 novembre 2017 il Consorzio ha autorizzato una nuova missione – dal 14 al 18 novembre – per commissario e dirigente, chiamati a «una serie di riunioni tecniche da tenersi con le competenti autorità nelle città di Rabat, Tangeri e Casablanca». Un mini tour autunnale per ampliare gli orizzonti dell’ente.

Che elargisce incarichi, si presenta (con gli eventi), si manifesta (con i cartelli stradali) e si propone all’estero ma non ha ancora un piano industriale.

Ma, soprattutto, investe in informatica.

E paga migliaia di euro senza tenere troppo in conto l’ordine cronologico delle fatture.

Tra gli appelli (poco ascoltati) del revisore dei conti a contenere i costi. (2 - continua)

Pablo Petrasso

Pubblicato in Primo Piano

Pietro Bellantoni su il corriere della Calabria annuncia la cacciata di Sergio Tempo dal ruolo di revisore per aver svelato lo scandalo Corap.

Ecco il testo: In Calabria se denunci le anomalie del sistema non vieni promosso, vieni epurato.

È la storia del revisore unico del Consorzio unico per lo sviluppo industriale calabrese, “cacciato” dopo aver rivelato anomalie legate alle consulenze esterne, l’esistenza di bilanci «falsi», l’illegittimità del contratto dei dipendenti e la gestione “allegra” della commissaria Rosaria Guzzo.
L’esperienza di Sergio Tempo al Corap si è chiusa anzitempo, con un decreto di revoca firmato dal governatore in persona, Mario Oliverio. Un provvedimento che non mancherà di far discutere, visti i circostanziati esposti che l’esperto contabile aveva presentato negli ultimi mesi a diverse procure. Un atto che sa di rimozione interessata, anche se mascherata da un cavillo. Questo: Tempo non avrebbe «dimostrato», nelle «forme richieste», di possedere un’adeguata esperienza professionale specifica, come definita dall’avviso pubblico al quale ha partecipato. Gli «approfondimenti istruttori» avrebbero infatti certificato che la sua esperienza «è inferiore ai 5 anni come previsto nel bando».
La cosa strana, tuttavia, è che la Regione si è accorta della presunta mancanza dei requisiti di Tempo dieci mesi dopo la sua nomina (avvenuta a marzo, per sorteggio pubblico) e, particolare non trascurabile, a poche settimane dalle sue denunce alla Procura di Catanzaro e alla Corte dei conti.

La revoca trae origine dal “ricorso” presentato dal secondo classificato nel verbale di sorteggio, Rocco Nicita, che aveva presentato istanza di revisione con tanto di controdeduzioni che dimostrerebbero l’“inadeguatezza” al ruolo di Tempo. Preso atto della relazione del responsabile per la verifica delle controdeduzioni, a Oliverio non è quindi rimasto altro da fare che revocare Tempo e nominare Nicita, con un decreto firmato lo scorso 22 dicembre. Ma chi è Rocco Nicita? Oltre a essere un esperto contabile, il nuovo revisore del Corap originario di Casignana vanta anche parentele di un certo peso politico. È infatti cugino acquisito di Sebi Romeo, attuale capogruppo del Pd in consiglio regionale e fedelissimo del governatore.  

Solo coincidenze, probabilmente. Così come sarà in virtù di sfortunate combinazioni che Tempo oggi si ritrova senza quell’incarico che, forse, aveva svolto con troppo zelo rispetto ai canoni in voga alla Cittadella di Catanzaro.

L’ex revisore probabilmente comincia a essere inviso ai piani alti della Regione già dallo scorso ottobre, quando firma due esposti che svelano presunte illegittimità su affidamenti e proroghe di incarichi professionali e sul contratto collettivo aziendale 2016-2018. Tempo passa al setaccio l’elenco dei consulenti e scopre che in due casi «non risulta una puntuale ricognizione sull’assenza di strutture organizzative o professionalità interne all’ente tali da poter svolgere i medesimi compiti affidati all’esterno». L’adozione dei due decreti, inoltre, «rileva l’illegittimo affidamento e proroga di incarichi professionali, senza l’espletamento di una preventiva procedura comparativa». L’esposto viene inviato alla Corte dei conti, all’Autorità nazionale anticorruzione e alla Procura di Catanzaro.
La seconda denuncia riguarda invece il contratto per i dipendenti non dirigenti. Tempo esprime più di una perplessità sulla bozza di documento e chiede «una dettagliata relazione tecnico-finanziaria e una relazione illustrativa». 

Il commissario Guzzo non solo non risponde ai rilievi, ma anzi approva con decreto il contratto collettivo senza il parere «vincolante» del revisore.

Ma la vera sconfessione dell’operato dei vertici Corap arriva con la relazione del 20 novembre, nella quale Tempo evidenzia l’incapacità del Consorzio di pagare le utenze e i fornitori e la presenza di bilanci non attendibili.

Secondo il revisore, «il mancato reciproco allineamento dei valori in bilancio tra Corap e Regione Calabria rende il bilancio non veritiero, e quindi falso».

La cronologia dei pagamenti dei debiti dell’ente, inoltre, avverrebbe «in maniera del tutto discrezionale e senza la necessaria trasparenza tipica di un ente pubblico economico, partecipato per la quasi totalità delle quote da pubbliche amministrazioni». La situazione di «evidente squilibrio» economico del Corap, a parere dell’ex revisore, sarebbe stata «ulteriormente aggravata» da una «poco prudente azione amministrativa», fatta di «assunzioni/riassunzioni, trasformazione di contratti part-time a tempo pieno, generosi adeguamenti contrattuali, affidamenti di facili incarichi di collaborazione/consulenze». E tutto questo sarebbe avvenuto proprio mentre i dipendenti dell’ex consorzio di Reggio Calabria aspettavano il pagamento di 14 mensilità arretrate.
Il caso più emblematico messo in luce dall’ex revisore è quello relativo al contratto del consulente Michelangelo Bagnato, “assunto” con il compito di scrivere lo statuto e i regolamenti del nuovo ente, nato dalla fusione dei cinque ex Consorzi provinciali. L’incarico, inizialmente di soli tre mesi, è stato prorogato per un tempo imprecisato, per un compenso di 2mila euro al mese. Un prolungamento che ha portato il revisore alla conclusione che «il commissario straordinario non abbia nessun interesse alla redazione della suddetta bozza di statuto».

Stesso discorso per altri «atti fondamentali» tra cui il bilancio e il Piano industriale, fermi al palo da mesi. 
Per Tempo, insomma, le inerzie del commissario Guzzo stavano compromettendo fortemente il funzionamento dell’organo che dovrebbe contribuire in modo decisivo allo sviluppo del sistema industriale regionale. Ma ora va tutto meglio: il governatore ha rimosso il problema. 

Pubblicato in Primo Piano
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