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letteraLa storia si ripete

“..prese dell'acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto…”

Egregio Sig Prefetto, (o chi ha il potere di cambiare le cose…)

Rivolgo a Lei questa lettera aperta, sperando che la storia non voglia ripetersi ancora una volta, perchè in questa storia c’è il sangue e la carne dei disgraziati. E quella che si sta vivendo ad Amantea in questi giorni è la solita storia giocata sulla carne viva dei disgraziati.

Disgraziati che vengono da lontano portando con loro un carico di speranze disattese, disgraziati che vivono questa terra bella e difficile, e che stentano a vivere dignitosamente, specialmente in questo tempo di pandemia, nel quale ogni certezza diventa incertezza e ogni speranza anche economica sembra preludere alla disperazione.

Ho scelto di aprire questa lettera con l’immagine di Pilato, perchè gli eventi che si stanno susseguendo ad Amantea da alcuni giorni, presentano chiaramente sulla scena tanti disgraziati e tantissimi Pilato.

Nei disgraziati al primo posto figurano I migranti; non so di che nazionalità sono e poco importa; certamente per essere qui in questa situazione sono dei disgraziati che in cerca di speranze non solo hanno trovato chi li sfrutta, ma si sono anche presi il Covid 19.

Seguono nella scena I cittadini di Amantea che loro malgrado, rischiano non solo di apparire razzisti, ma chiaramente vengono sottoposti ad un rischio di infezione.

Tra I disgraziati vanno inclusi quelli che a causa di questa scelta, vedranno le loro aziende danneggiate dalla fuga dei turisti e non sanno se e come faranno a continuare a fare il loro lavoro.

Tra I disgraziati vanno inclusi I dipendenti delle aziende che perderanno il loro lavoro, o I dipendenti stagionali che speravano in questa stagione, per poter mettere sul tavolo un piatto di minestra.

Alla fine tra I disgraziati vanno inclusi gli agenti delle forze dell’ordine, che si trovano e purtroppo si troveranno, a dover garantire la sicurezza dei disgraziati migranti e dei disgraziati cittadini, difendendo una scelta che definire miope è fin troppo gentile.

Tutti questi disgraziati (mi scuso se ne ho dimenticato qualcuno), sono la carne umana macellata da questa decisione.

Ma tra I disgraziati, egregio Signor Prefetto, vanno inclusi la Logica, la Democrazia, la Legalità e la Decenza; mi scuserà per la lungaggine, ma ogni disgraziato va spiegato nella sua disgrazia:

  1. La Logica. Chi ha pensato di risolvere questo problema, depositando la carne umana disgraziata al centro di una cittadina balneare in piena estate?

Chi ha pensato di destinarli ad una struttura che può avere tutti I permessi dell’universo, ma che chiaramente non presenta nessuna delle caratteristiche di sicurezza sanitaria per gli ospiti e per I residenti della Città?

Parliamo di un palazzo nel centro della Città, che non ha le distanze necessarie per impedire il propagarsi del contagio nè all’interno e tanto meno all’esterno della struttura; e questo è evidente anche ad un cieco.

Chi tutela I non contagiati? Come viene fatta l’assistenza sanitaria all’interno della struttura? Come si fa ad essere certi che in una situazione di così facile promiscuità ambientale con I residenti il virus non si propaghi?

  1. La Democrazia.

     la Democrazia si realizza nella partecipazione attiva dei cittadini alla scelte democratiche.

       Oggi la democrazia ad Amantea è sospesa; ma proprio il fatto che ci si trova in questa

       situazione avrebbe dovuto portare a scelte diverse, per non pregiudicare la rinascita  

       democratica della Città. Chi ha preso questa scelta, non ha fatto altro che mostrare la

       forza di uno Stato Padrone, e come si sa I Padroni se ne fregano dei servi, pensandoli

       solo come carne da lavoro. E allora caro Sig Prefetto, ha ragione chi dice che sempre di

       padroni si parla e che quindi non vale la pena impegnarsi per la Democrazia? Non le

       pare che questo sia un favore al Contro-Stato.

  1. La Legalità:

La legalità si difende dissipando ogni dubbio sul fatto che eventuali interessi economici abbiano potuto spingere in una direzione piuttosto che in altre.

I cittadini disgraziati hanno espresso tantissimi dubbi sul fatto che questa struttura presenti le caratteristiche minime per accogliere questi migranti e che invece non abbiano deciso anche questa volta, come accade spesso in Calabria,… gli amici degli amici…

Da cittadino mi iscrivo tra quelli che conservano tanti dubbi, non dissipati dagli organi Istituzionali che gestiscono oggi il Municipio di Amantea. Conservo la speranza che la Magistratura voglia aprire un fascicolo di indagine sull’intera vicenda.

  1. La Decenza:

Viene definita nel Vocabolario Treccani, come l’atto che offende il comune sentimento... Aver preso questa decisone offende chi segue la logica, chi rispetta la Democrazia e chi difende la legalità.

Forse le sembrerà strano, ma anche ad Amantea esistono persone che ogni giorno silenziosamente rispettano la Democrazia, difendono la Legalità, seguono la Logica.

Per tutto questo e anche per il non detto, Chiedo a Lei o a chi ha il potere e la responsabilità di farlo, di voler ritornare sulla decisione presa ridando dignità al lungo elenco dei disgraziati che sono stati offesi, traditi e messi a rischio da questa scelta.

Non mi dilungo ulteriormente, nella certezza che la Magistratura valuterà ogni aspetto di questa vicenda, ma sperando che nel frattempo (purtroppo I tempi dell giustizia non sono brevi), la lunga lista dei Ponzio Pilato che nel lavacro delle mani se ne sono assolutamente fregati della carne dei disgraziati, non si arricchisca di nuovi figuranti.

Saluti

Nicola Gaudio  

Pubblicato in Primo Piano

pizzino 2La proclamazione del sindaco ed il successivo insediamento della giunta non rappresenta soltanto l’inizio della nuova consiliatura, ma è un atto dall’elevato valore democratico che vuole in qualche modo superare le eventuali contrapposizioni che si sono manifestate durante la campagna elettorale. Un sindaco non è il referente della maggioranza che lo sostiene, ma è un punto di riferimento per l’intera popolazione, senza divisioni e senza preclusioni. Lo è nella quotidianità, ma lo è ancora di più nell’adempimento delle proprie funzioni, nella consapevolezza che la stessa comunità è un insieme di uomini e donne che affrontano la vita nel luogo in cui amano di più e in cui hanno deciso di restare.

Possono sembrare concetti noti e conosciuti, ma mi accorgo in questa primissima fase di gestione della cosa pubblica, come in alcuni soggetti questo passaggio non sia stato del tutto metabolizzato. Mi sfugge, nonostante abbia una carriera amministrativa di consigliere e assessore, quali possano essere i motivi per mantenere acceso uno scontro dialettico che non entra nel merito delle cose, ma si limita a colpire l’individuo nella sua essenza e nella sua umanità. Per chi come me ha vissuto l’alta moralità di un sacerdote come don Giulio Spada è una premessa inaccettabile che testimonia come la crisi della società sia dovuta soprattutto ad una crisi di valori. È uno scenario che come uomo, padre di famiglia e amministratore ho l’obbligo di combattere e demolire. Il bene comune non è uno slogan da recitare a seconda dei casi, ma uno stile di direzione e di leadership che, in piena autonomia, si presta alla mediazione, alla concertazione e alla cooperazione. Al solo scopo, citando un caro amico, di risanare l’ente e di lasciarlo, così come sono entrato, con le “tasche vuote”.

La città di Amantea, il capoluogo, così come le frazioni e le periferie, devono ora affrontare la sfida più dura: ripianare le casse dell’ente municipale per fare in modo di riprogrammare il futuro e di offrire alle nuove generazioni una speranza di crescita e di sviluppo. La situazione, nella sua drammaticità, è ben nota: da un lato una massa debitoria passiva certamente copiosa, dall’altro il mancato introito di imposte e tributi che la collettività è tenuta a garantire mentre, nel contempo, chiede il mantenimento di servizi ed opportunità. E tra questi opposti che l’azione di governo dovrà concretizzarsi, ascoltando con attenzione le voci della città. Nessuno non sarà considerato. In questi mesi ho parlato con molte persone, cercando di creare un filo diretto con ognuno di loro, tralasciando il supporto fornito o meno durante la competizione elettorale. I rapporti di amicizia e di conoscenza non possono interrompersi per un sostegno non dato o per una croce non apposta su una scheda nella discrezione di una cabina. La vita reale è ben altro. Ho cercato di anteporre questa semplice constatazione in ogni decisione profusa fino ad oggi, nella consapevolezza che questo delicato momento storico va superato insieme, ognuno nel rispetto dei ruoli e delle funzioni che esercita. Ma nonostante questa disponibilità mi accorgo che si preferisce urlare, contrapporre, criticare, dire no a prescindere, dimenticando forse quanto possa essere costruttivo il dialogo.

La Politica, quella vera, deve dunque ritrovare, a mio modesto avviso, la capacità di affrontare le questioni più autentiche, consentendo alla sostanza di avere il predominio sulla forma. Il mio essere sindaco coincide con l’ascoltare, con il discutere, con il difendere le proprie posizioni e soprattutto con il coinvolgere: nella certezza che l’uomo viene prima dell’amministratore. Forse qualcun altro non ha ben chiaro questa differenza.

Pubblicato in Primo Piano

Premessa:
Questo documento– organizzato in forma schematica – ha una duplice valenza: rappresenta una prima base di di scussione e confronto su problematiche che il partito ritiene prioritarie, ma anche e soprattutto vuole essere un atto d’indirizzo politico da poter condividere.

 

Il documento, vista l’urgenza, si apre con la questione del Lungomare. Un’opera di importanza strategica per lo sviluppo della Città e del Comprensorio, sulla quale interveniamo con osservazioni e proposte.

I punti poi di seguito elencati, non in ordine di importanza, riguardano questioni da affrontare nel breve periodo perché ritenuti basilari per migliorare le condizioni di benessere dei cittadini e le aspettative della città.

Il Lungomare

La realizzazione del nuovo lungomare rappresenta un’opera fondamentale, non più procrastinabile. Gli effetti benefici, fungendo da indotto, contaminerebbero l’intero sistema socio-economico comprensoriale. Non è solo un problema “di vetrina”, ma una più complessiva questione che concerne lo sviluppo del nostro territorio. Di conseguenza, come tutti i progetti importanti, deve essere oggetto di una valutazione seria e ponderata. E’ perciò necessario attivare fin da subito momenti di confronto con il “Comitato civico Lungomare”, i gestori dei Lidi e gli operatori di settore, per giungere alla realizzazione di un’opera condivisa e patrimonio di tutti.

Riteniamo le somme individuate assolutamente parziali, in quanto insufficienti a realizzare un’opera che stravolga l’esistente fungendo davvero da volano, con ricadute significative dal punto di vista economico e sociale. In altri termini, bisogna insieme attivarsi – individuando ulteriori risorse necessarie – affinché la realizzazione del lungomare non si traduca in una “occasione persa”.

 

Rispetto alle caratteristiche che l’opera deve possedere segnaliamo quanto segue:

a) tre tipologie di percorso: oltre alla strada carrabile, un’area ad uso esclusivo ciclo-pedonale ed una destinata alla passeggiata vista mare;

b) verde pubblico: pur nell’ottica di contenimento delle spese di manutenzione dello stesso, il verde dovrà prevalere sul grigio cemento;

c) parco per bambini e famiglie;

d) abbattimento di qualsiasi barriera architettonica;

e) spazi attrezzati per la pratica sportiva e l’attività fisica;

f) area polivalente per spettacoli e attività culturali;

g) illuminazione ecosostenibile

Situazione finanziaria

Oggi più che mai diventa indispensabile, per fugare il rischio di un potenziale dissesto, invertire il senso di marcia passando dal sistematico ricorso all’indebitamento ad una politica di risanamento da attuare attraverso:

a) riduzione della spesa corrente non riconducibile alla copertura dei servizi essenziali;

b) aumento delle entrate correnti attraverso un sistema tributario equo ed efficiente;

c) ricorso all’indebitamento solo per investimenti produttivi.

A tal riguardo diventa improcrastinabile partire da un’azione complessiva di riclassificazione della spesa e capitalizzare la capacità di attrarre risorse finanziarie (ad es. fondi comunitari)

Centro Storico

L’immenso patrimonio storico del borgo antico necessita di un investimento organico di lungo periodo, con interventi anche strutturali per preservarlo. Nell’immediato, però, è necessario garantire una maggiore vivibilità e fruibilità della parte antica della città:

a) potenziando e riqualificando le vie d’accesso;

b) evidenziando i percorsi storici;

c) individuando piccole aree parcheggio;

d) garantendo la pulizia quotidiana, nonché un maggiore controllo del territorio così da evitare situazioni di degrado.

Riportare a vita e garantire il godimento del centro storico rappresentano, infatti, passaggi propedeutici per una più efficace azione di riqualificazione e valorizzazione della parte antica della città.

“Una città nella città”

Pochi comuni, come Amantea, possono beneficiare di una frazione con le potenzialità espresse da Campora San Giovanni, dove peraltro si è in ritardo rispetto alla convocazione delle elezioni del Consiglio di Frazione.

Anche qui, vi è la necessità di una serie di interventi urgenti atti a garantire una migliore qualità della vita, ma soprattutto una maggiore sicurezza;

L’idea, infatti, è che a Campora San Giovanni non sia più rinviabile:

a) il potenziamento dei servizi comunali (partendo dai servizi di anagrafe, protocollo e tributi), compresa l’informatizzazione degli stessi;

b) la soluzione definitiva di alcune situazioni di abbandono presenti nell’area PIP;

c) la garanzia di una stabile presenza dei Vigili Urbani;

d) la realizzazione di un adeguato e sicuro accesso al mare (individuato nell’area di via Torrione)

Conclusioni

La volontà politica è il motore dei grandi cambiamenti della storia.

Quanto sopra riportato, tuttavia, non è da confondere con la visione strategica complessiva e di cui Amantea necessita, in quanto – seppur con evidenti punti di contatto con una specifica e nuova mission – è riconducibile a ciò che comunemente verrebbe inteso quale “ordinaria amministrazione”. Conseguentemente, in quanto per molte questioni trattasi di sforzo di volontà, si ritiene indispensabile che si apra una sana discussione in seno all’Amministrazione Comunale.

Rispetto, invece, alla visione strategica più complessiva - ad esempio: (a) Cosa fare del marchio d’area?; (b) Quali politiche turistiche mettere in campo?; (c) Come riorganizzare la macchina comunale?; (d) Su quali strategie di democrazia partecipata investire?; (e) Quali opere pubbliche programmare?; (f) Quale riorganizzazione urbanistica della città promuovere?; (g) Quali punti di aggregazione culturale, sociale e sportiva definire? (h); Quali politiche di tutela dell’ambiente programmare?; i) Come agevolare e sostenere l’associazionismo e il terzo settore?; l) Come valorizzare la Casa delle Culture?; m) Come dotare la città di una vera biblioteca?; ecc.) - sarà il caso di ritornare, anche in considerazione di quanto sarà realizzato rispetto all’ordinario summenzionato.

Amantea, 10 dicembre 2015 Il Segretario Enzo Giacco

Riceviamo da un nostro collaboratore ( che ringraziamo) e ne diamo pubblicazione la seguente storia di Luca Viapiana alla quale è impossibile fare alcun commento:

“Sono un trentasettenne catanzarese che, come tanti, segue la squadra di calcio cittadina e che dal 2002 è tetraplegico, ossia paralizzato dalle spalle in giù.

Avevo intenzione di andare a Cosenza per seguire dal vivo il derby Cosenza - Catanzaro, festa sportiva lungamente attesa.

A tal fine, il 19 settembre contatto il Cosenza Calcio e parlo con il Sig. Teodoro Gioia, responsabile della biglietteria, al quale spiego la mia situazione e chiedo come debba muovermi per assistere alla partita, manifestando la necessità di raggiungere, con il mio mezzo attrezzato, un’area interna allo Stadio San Vito.

Mi si dice di inviare via mail copie del mio certificato di invalidità e dei documenti di identità (mio e del mio accompagnatore), e che poi riceverò indicazioni ulteriori per organizzare la mia piccola trasferta.

Lunedì 22 invio il tutto e per completezza allego anche le nostre tessere del tifoso. Intanto, prendendo informazioni da un responsabile dello staff sanitario della Società cosentina, vengo a sapere che la Tribuna A del San Vito è perfettamente attrezzata per accogliere disabili con mezzi propri.

Non avendo ricevuto risposta, nel pomeriggio di venerdì 26 richiamo il Cosenza Calcio ed espongo nuovamente le mie ragioni ad un gentile addetto che, non appena capisce che sono catanzarese, mi lascia intendere che difficilmente potrò assistere alla partita e che mi passa nuovamente il Sig. Gioia. Quest’ultimo mi informa del fatto che il settore ospiti che accoglierà la tifoseria giallorossa non è accessibile da sedie a rotelle per cui, nonostante si sia dato un gran da fare, non potrà accontentarmi. Non metto in dubbio che si fosse dato un gran da fare (d’altronde non ha neanche avuto il tempo per rispondere alla mia mail), comunque rispondo che potrò tranquillamente andare nella zona della Tribuna A destinata alle sedie a rotelle. Il Sig. Gioia mi dice che non se ne parla neanche poiché le tifoserie non devono in alcun modo mischiarsi per evitare incidenti. Insisto e, in virtù della mia particolare situazione, definisco questa posizione "assurda" ma l’atteggiamento è fermo e risoluto, io e il mio accompagnatore non possiamo neanche pensare di mettere piede nella Tribuna A. È così. Non dipende da lui, dice. Punto. Nessuna proposta alternativa.

Questi sono i fatti, che ognuno si faccia la propria idea.

Per quanto riguarda il mio punto di vista: io non cerco gente che mi accontenti ma solo professionisti che facciano al meglio il proprio lavoro (nell’organizzare l’evento l’eventualità della presenza di un disabile tifoso della squadra ospite non è stata neanche contemplata, né si è cercato di

rimediare) per cui avrei apprezzato maggiore ragionevolezza o, quantomeno, avrei gradito una qualche proposta alternativa poiché, nel 2014, accettare acriticamente la parziale inaccessibilità di una struttura e poi arroccarsi dietro la necessità di non fare incontrare Guelfi e Ghibellini non mi sembra l’

atteggiamento più lungimirante del mondo. Né penso si possa accettare con falso fatalismo l’idea che sia sempre la parte meno garantita, in questo caso il disabile, a subire gli effetti dei disservizi. Ci tengo a precisare che non parlo soltanto in quanto disabile, ragionavo allo stesso modo anche prima di diventare tale.

A chi, leggendo queste mie parole, pensasse che per una questione di sicurezza tutto sommato la situazione sia stata gestita in modo accettabile ricordo che io, prima ancora che disabile, sono un normale cittadino che chiede soltanto di poter pagare un biglietto per accedere ad una struttura aperta al pubblico e che non accetto passivamente limitazioni illegittime alle mie libertà individuali.

In ultimo, vorrei rassicurare i tifosi che assisteranno al derby dalla Tribuna del San Vito e le forze dell’Ordine: giuro che non avrei picchiato nessuno.

Grazie per l’attenzione".

Domenica 28 Settembre 2014

Luca Viapiana

http://www.catanzaroinforma.it/pgn/newslettura.php?id=71722

Pubblicato in Cosenza
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