Il cortometraggio di Gabriele Muccino “Calabria, terra mia”, presentato al Festival cinematografico di Roma, commissionato dalla Regione Calabria e fortemente voluto dalla defunta Presidente On. Jole Santelli per ridisegnare e rilanciare l’immagine e le bellezze della Calabria nel mercato turistico, non è piaciuto al mondo del Web e agli intellettuali calabresi. Per Muccino questo cortometraggio è un viaggio d’amore all’interno della Calabria. Raul Bova, il protagonista del filmato, accompagna per la prima volta la sua compagna spagnola alla scoperta della sua terra d’origine, dei luoghi della sua infanzia. Le chiede:- Dove vuoi che ti porto? Mare, montagna?- La porta al mare. E il congiuntivo? Se le è portato il vento. La porta in piazza ad incontrare gli amici rimasti al paesello natio, seduti ad un tavolo davanti la trattoria. E poi ad ammirare i borghi, gli aranceti, il mare in cui ha imparato a nuotare, i tramonti mozzafiato con le isole Eolie all’orizzonte. Il mare visto dalla terrazza di Tropea è stupendo, come è emozionante il tramonto visto da una spiaggia di Capo Vaticano. Il cortometraggio dura pochissimo, solo otto minuti. Non è piaciuto agli intellettuali calabresi e al mondo del Web. Secondo loro non convince, soffre di stereotipi, la Calabria non è solo bergamotto, cedro, clementine, soppressata col finocchietto o Tropea e Capo Vaticano. Ci sono altri borghi bellissimi da poter ammirare. Questo è vero, Bova avrebbe potuto fare ammirare alla sua ragazza estasiata altri paesi, altri antichi borghi arroccati intorno ai loro antichi castelli, i laghi, la Sila, l’Aspromonte, il Pollino, i Bronzi di Riace, i monumenti e gli antichi palazzi. La Calabria è tutta da scoprire. Ma il cortometraggio dura appena otto minuti e con otto minuti puoi far vedere ben poco. Ma per Edoardo Sylos Labini la Calabria vista da Muccino non è la vera Calabria. Coppola, bretelle, asinello: questa non è la Calabria. Gli asinelli sono scomparsi da un pezzo dalle nostre campagne. E sono scomparsi pure i maniscalchi, “i ferraciucci”. Ad Amantea, fino agli anni sessanta, ce ne erano due, uno alla “Chiazza” sulla via Nazionale e un altro a Via Orti. Protestano i social:- Brutto, brutto cortometraggio, pieno di stupidi stereotipi. Adesso ci rideranno tutti dietro. Ma che Calabria ha visitato Muccino ! -. Forse non è questa la vera Calabria che il Presidente Santelli avrebbe voluto far conoscere. L’aveva pensata diversamente. Il cortometraggio doveva attirare i turisti del Nord a venire in Calabria, a spingerli ad ammirare le ricchezze nascoste della nostra terra di cui poco i giornali ne parlano. A me il cortometraggio è piaciuto. Per quanto riguarda la coppola e le bretelle, io ce l’ho, le uso d’inverno. L’asinello? Vecchi ricordi di un tempo che fu.