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Roma.Esiste una “massiccia infiltrazione delle organizzazioni criminali negli appalti pubblici del settore rifiuti: ci sono numeri elevatissimi di imprese sottoposte a interdittiva antimafia che tuttavia rimangono a dover operare sul territorio perché non c’è alternativa”.

Lo ha detto il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Raffaele Cantone, in audizione alla Commissione bicamerale Ecomafie.

Negli appalti pubblici sui rifiuti, ha aggiunto il presidente dell’Anac, “si osservano spesso bandi di gara caratterizzati dal meccanismo dell’abito su misura, con l’indicazione sostanzialmente di chi dovrà vincere.

A questo aspetto va aggiunto il fatto che il sistema delle proroghe dura da anni e anni.

Ci sono operatori ormai consolidati che danno per scontato che un affidamento temporaneo sia diventato un monopolio definitivo”.

“Una delle soluzioni è dividere gli appalti in lotti – ha concluso Cantone -: costruire un appalto unico per un intero Ato (Ambito territoriale ottimale, n.d.r.) o Aro (Ambito di raccolta ottimale, n.d.r.) è un’impresa ai limiti dell’impossibile.

Si tratta di aree molto grandi, con esigenze molto diverse al loro interno, e dove solo pochi operatori sono in grado di offrire un servizio su così larga scala”.ANSA

Per sfuggire alle organizzazioni criminali ed alle interdittive non applicate resta una sola strada quale è la gestione pubblica dei servizi

Ed in particolare la gestione tramite le municipalizzate.

Pubblicato in Cronaca

Raffaele Cantone presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione dice «Sappiamo che la sanità è un settore pervaso da problemi di corruzione perché vi arrivano grandi risorse attraverso gli appalti».

 

 

 

E poi insiste dicendo che la sanità è anche «pesantemente oggetto di interesse da parte della criminalità organizzata, perché gestire la sanità, attraverso l’accesso alle prestazioni, significa anche gestire consensi».

Cantone ne ha parlato durante il 18/mo Convegno dell’Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic) in corso a Roma spiegando nel corso della sua lectio magistralis che «Camorra, mafia, ‘ndrangheta e Sacra Corona Unita mettono in atto un sistema che permette di favorire i propri affiliati nelle liste d’attesa».

In questo modo«le organizzazioni criminali gestiscono quel consenso indispensabile per tenere sotto controllo la popolazione del territorio di loro interesse».

E ricorda che«abbiamo avuto purtroppo in Campania il primo caso di un’azienda ospedaliere sciolta per mafia, dove il cognato del capoclan locale aveva un ufficio all’interno e stabiliva liste per accedere a prestazioni e gestiva gli appalti. In pratica un vero dominus ufficioso».

Ma se è vero quanto dice Cantone coloro che per scelta od incapacità contribuiscono a creare le liste d’attesa sono anche loro ’ndranghetisti, visto che favoriscono la corruzione?.

Vuole forse dire cantone che un sistema Italia che funzione non solo fa giustizia ma fa anche lotta alla corruzione? E che si aspetta a far funzionare il sistema Italia?

Ed infine chi si comporta come Camorra, mafia, ‘ndrangheta e Sacra Corona Unita favorendo e scegliendo è da mandare via dalla sanità italiana pubblica?

Pubblicato in Italia

Un medico Veneto chiede 2000 euro per far saltare la lista d’attesa in ospedale.

A chiedere tangenti per ottenere un servizio immediato.

Due gli episodi mostrati dalla trasmissione Petrolio, andata in onda su Rai Uno.

In un caso sei mesi di attesa per una consulenza per la procreazione assistita si trasformano in un giorno solo, purchè la visita avvenga nello studio privato del medico, dietro pagamento di 180 euro, ridotti a 140 senza ricevuta.

Nel secondo caso, un primario chiede 2mila euro alla donna per farle saltare le liste d’attesa e garantirle – in ospedale e quindi in una struttura pubblica – un intervento per la chiusura delle tube, da effettuare tra Natale e Capodanno.

La registrazione è stata fatta vedere al presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha commentato: “Questa è concussione, è un caso classico di concussione. Mi auguro che la Procura competente chieda il filmato e proceda”.

Zaia è andato su tutte le furie e, prima ancora di aver visto la trasmissione, ha affidato la sua indignazione a un comunicato.

“Queste due notizie gettano non soltanto pessima luce sull’immagine di un servizio sanitario, come quello veneto, in cui efficienza e rigore ho sempre preteso siano norma e prassi, ma integrano anche un danno patrimoniale”.

Ha annunciato che la Regione “ di cui devo tutelare in ogni sede l’interesse” presenterà “alla magistratura un esposto-denuncia sui fatti, documento che verrà poi integrato con quanto emergerà ulteriormente dalla trasmissione televisiva, il cui contenuto mi auguro venga al più presto consegnato alla competente giurisdizione.

È assolutamente inaccettabile che una o due mele marce vanifichino l’ottimo e faticoso impegno quotidiano di decine di migliaia di operatori che consente al sistema sanitario veneto di essere ai primi posti in tutte le classifiche.

Per questo, quando qualcuno sbaglia, deve essere identificato e punito”.

Silenzio da parte della ministra Lorenzin.

Pubblicato in Italia

Che lo Stato con i migranti fosse, come diciamo noi, ad Amantea “ mbrazz’a Maria”, lo si sapeva.

Ma ora abbiamo la conferma.

 

Non si tratta di proteste dei profughi, per mancato pagamento del pocket money, né per il cibo, né per la qualità, dei servizi offerti od altro, proteste che attivano le reazioni politiche delle associazioni di tutela dei migranti.

NO! NO!

Si tratta proprio di una forte, univoca, nuova reazione dello Stato.

E’ quasi incredibile, ma è così!

Minniti ha commissariato tre centri a Briatico.

Sembra che ci sia l’ombra della ‘ndrangheta sui tre centri di accoglienza per migrati di Briatico.

È quello che pensa il prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo, che di concerto con l’agenzia anticorruzione di Raffaele Cantone e con il ministro dell’Interno Marco Minniti, ha nominato commissario l’avvocato palermitano Rosario Di Legami.

E non solo.

Il prefetto vibonese ha fatto scattare un’interdittiva antimafia per le due cooperative che gestiscono i centri, almeno sulla carta: si tratta della “Monteleone Servizi” e della “Monteleone 3.0 protezione civile”, che si occupano di 700 richiedenti asilo politico.

 

In sostanza, chi avrebbe in mano tutta l’assistenza dei migranti, attraverso un subappalto ritenuto illegittimo, sarebbe una società risultata pesantemente condizionata da infiltrazioni dell’ndrangheta.

Alcune società vicine ai boss avrebbero così monopolizzato le forniture.

Per questa ragione, il prefetto ha deciso di commissariare i tre centri, un provvedimento senza precedenti”.

Ndr.Una domanda al ministro Minniti ed al Prefetto Longo. “ Ma è possibile allocare 700 migranti in un paese di 4000 abitanti?”

Praticamente è come se in Italia ci fossero 10.600.000 migranti su 60.500.000 abitanti!

Non solo è come se ad Amantea ci fossero 2.333 profughi.

Nessuno ha sospettato niente? Troppo comodo! Ci sembra.

Pubblicato in Vibo Valentia

Stabilisce l’art 27 della Costituzione che “La responsabilità penale è personale”.

In armonia con il citato principio della colpevolezza di cui all'art. 27 Costituzione, perché si configuri una responsabilità penale è indispensabile la sussistenza del suitas cioè dell'indispensabile nesso psichico (reale o potenziale) che deve intercorrere tra l'agente e la condotta illecita.

 

Mutuando tale concetto la difesa di Oliverio da parte degli avvocati Alfredo Gualtieri ed Oreste Morcavallo nel ricorso al TAR Calabria sostiene che Oliverio non fosse, né sia, condannabile, proprio “una sanzione deve essere comminata solo in ipotesi di concreta ‘colpa'”.

E nel caso di Oliverio tale colpa secondo i due legali non sussisterebbe visto che “ha agito previo approfondito accertamento della situazione e dopo la formale conferma da parte del proprio apparato burocratico in ordine alla piena legittimità dell’incarico.

Risulta assente, pertanto, l’indefettibile presupposto della ‘colpa’, senza il quale non risulta applicabile alcuna sanzione”.

Contestato ancora il ritardo dell’intervento compiuto a istanza di oltre 5 mesi

E viepiù la mancanza di qualsivoglia preventiva ‘contestazione’ o ‘segnalazione’.

 

In sostanza, quindi, il provvedimento di Cantone rappresenta un “palese strappo istituzionale contra legem” poiché il provvedimento di sanzione è stato deciso prima del contraddittorio.

Secondo i legali di Oliverio si è in presenza di un “pregiudizio grave ed irreparabile, da eliminare subito” con una pronuncia in via d’urgenza da parte del presidente del Tar da confermare, poi, in sede collegiale nella prossima camera di consiglio.

I due legali, infatti, hanno chiesto che l’interdittiva nell’attesa della decisione.

Il Tar invece ha deciso per una udienza molto vicina nel tempo, il 15 ottobre, nella quale si deciderà su tutto.

Pubblicato in Calabria
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