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fiume-olivaRiceviamo e pubblichiamo

Oggi la Corte di Assise di Appello di Catanzaro (Reillo Presidente – Commodaro a latere) ha finalmente chiuso la vicenda relativa all’inquinamento del fiume Oliva in Amantea, rigettando l’appello proposto dal Pubblico Ministero e confermando l’assoluzione dell’imprenditore Cesare Coccimiglio, difeso dall’Avv. Nicola Carratelli, già pronunciata in primo grado dalla Corte d’assise di Cosenza.

Nel 2011 l’imprenditore venne arrestato con la pesante accusa di avvelenamento del fiume Oliva, da cui sarebbe anche scaturita la morte di una persona.

Nel giudizio di primo grado l’ufficio di Procura chiese la condanna a 16 anni e mezzo di carcere, mentre l’Avv. Nicola Carratelli, nell’interesse del Coccimiglio, chiese ed ottenne l’assoluzione del suo assistito.

Seguì, quindi l’impugnativa della sentenza di primo grado da parte del Pubblico Ministero.

Nel corso del giudizio di appello, la Corte aveva disposto la verifica, tramite tre periti appositamente nominati, della congruità tra le lavorazioni delle imprese facenti capo al Cesare Coccimiglio ed i residui del ciclo di produzione smaltiti, nonché sulla natura dei rifiuti prodotti, e sulla compatibilità di questi rispetto a quelli oggetto di interramento nei siti risultati inquinati.

I periti, oggi sentiti in videoconferenza, hanno riconosciuto la piena correttezza dell’operato del Coccimiglio per la piena congruità tra lavorazioni effettuate e i residui portati allo smaltimento, nonché sull’assoluta incompatibilità tra l’attività produttiva delle aziende dell’imputato ed il tipo di rifiuti rinvenuti nell’alveo del fiume Oliva.

All’esito di tali chiarimenti, hanno discusso il Procuratore Generale Dott. Maffia, le parti civili, ed il difensore dell’imputato, Avv. Nicola Carratelli, che ha formulato richiesta di rigetto dell’impugnazione, istanza che è stata pienamente accolta.

La Corte di Assise di Appello ha dunque riconosciuto la totale estraneità dell’imprenditore Cesare Coccimiglio all’inquinamento del fiume Oliva.

nave-jolly-rosso-webCi risiamo! A distanza di anni ancora una volta ci dobbiamo occupare della nave Jolly Rosso che si spiaggiò sul lungomare di Amantea e precisamente in località Formiciche nel dicembre del 1991. Sono passati 27 anni ed ancora si parla di inquinamento delle acque del fiume Oliva, di radioattività, di rifiuti tossici prelevati dalla nave piaggiata e che poi sarebbero stati interrati lungo il corso del fiume e nei terreni agricoli circostanti, di elevata mortalità e dulcis in fundo di mutazioni morfologiche delle trote che vivono nelle acque del fiume Oliva. La Corte d’Assise finalmente ha emanato la sua sentenza: Tutti assolti. Non solo sono stati assolti i proprietari terrieri della zona altamente inquinata, Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli, Arcangelo Guzzo, ma anche l’imprenditore Cesare Coccimiglio. Il Sig. Coccimiglio era il principale imputato accusato di avere interrato con i propri mezzi e con l’ausilio dei suoi dipendenti i veleni prelevati dalla Jolly Rosso e poi interrati nell’alveo del fiume Oliva. Un verdetto che ha lasciato tutti perplessi e il PM Maria Francesca Cerchiara ha subito impugnato la sentenza facendo ricorso alla Corte d’Appello, perché, evidentemente, i veri responsabili del disastro ambientale ancora non sono stati individuati. Nel corso del processo sono emersi però: l’avvelenamento delle acque e la radioattività del territorio. Le trote del fiume presentano mutazioni morfologiche non riscontrabili in natura e un livello di radioattività nel territorio molto alto. I terreni interessati, tutti terreni coltivati, appartengono non solo al Comune di Amantea, ma anche ai comuni limitrofi di San Pietro in Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro.

Pubblicato in Italia

L’Oliva è quel fiume diventato famoso senza volerlo.

Il 25 novembre 2010 infatti Focus.it lo pose tra i 7 fiumi più inquinati d’italia.

Alla pari, cioè, del Fiume Aniene, del Fiume Aterno-Pescara, del Fiume Lambro, del Fiume Sacco, del Fiume Saline e del Fiume Sarno.

Addirittura ci fu chi scrisse che “CHI LO CONOSCE LO EVITA”.

E tutto il “merito” fu del dr Giacomino Brancati il quale scrisse che: «Nello studio che ho condotto tra il 2008 e il 2009 per conto della Procura, ho evidenziato che nella popolazione che nei decenni scorsi ha vissuto nella valle dell’Oliva vi è un evidente eccesso di mortalità e di ricoveri per malattie cardiovascolari e soprattutto per tumori maligni del colon, del retto, dell’apparato genito-urinario, della mammella e della tiroide».

Ma la cosa terribile è che secondo questo studio “la mortalità aumenta avvicinandosi al fiume” Focus.it.

Poi il processo che si sta svolgendo presso la Corte d'Assise a Cosenza a carico di Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo, quattro proprietari dei terreni, dove – secondo l'impianto accusatorio – sarebbero stati interrati materiali altamente pericolosi che avrebbero contaminato l'area causando il disastro ambientale.

Per questi il PM ha cghoesto l'assoluzione ex art 530 secondo comma cpp (ovvero con formula dubitativa).

Ed infatti nelle arringhe i legali degli imputati hanno ribadito l'estraneità ai fatti contestati dei loro assistiti, associandosi alla richiesta del pm che per tutti ha, come detto, chiesto l'assoluzione.

Ed ovviamente di Cesare Coccimiglio imprenditore e per il quale l’avvocato Carratelli ha dichiarato che il suo assistito «è assolutamente estraneo a ogni accusa».

Il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara della Procura di Paola per Coccimiglio ha chiesto la condanna a sedici anni e mezzo di carcere.

L'avvocato Carratelli ha specificato alla Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere la collega Francesca De Vuono) che Coccimiglio ha sempre svolto la sua attività nel pieno rispetto delle norme vigenti e non ha mai commesso alcun atto illecito.

Secondo la difesa, persino le testimonianze emerse in dibattimento hanno evidenziato la totale mancanza di prove che possano dimostrare la colpevolezza di Coccimiglio.

Il legale dell'imprenditore di Amantea accusato di disastro ambientale e morte a seguito di avvelenamento delle acque ha chiesto l'assoluzione del suo assistito. Per lui il pm ha invocato una condanna di 16 anni e mezzo.

La sentenza è prevista per il 6 marzo.

Pubblicato in Politica

Si avvicina alla conclusione il processo del fiume Oliva.

 

Dei 5 inquisiti Cesare Coccimiglio, Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo, a giudizio resta soltanto il primo, l’imprenditore Cesare Coccimiglio, per gli altri 4, i proprietari dei terreni utilizzati per i rifiuti, la Procura di Paola ha chiesto l'assoluzione.

 

Gravissima, al contrario,ben 16 anni e mezzo, la condanna sollecitata ai giudici della Corte d'Assise di Cosenza dal pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara.

Cesare Coccimiglio è accusato di disastro ambientale per avere avvelenato la vallata del fiume Oliva.

“Secondo l'accusa, inoltre, proprio a causa dell'intombamento di quei veleni nella zona compresa tra Amantea, San Pietro in Amantea, Aiello Calabro e Serra d'Aiello si sarebbe verificato un nesso anche con la diffusione di tumori nell'area e avrebbe provocato tra l'altro la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale che frequentava la zona e le lesioni a un amico del pescatore.

Il pm Cerchiara ha evidenziato alla Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo a latere la collega Francesca De Vuono) come Coccimiglio avrebbe riversato sia materiale di inerti e rifiuti tossici che lavorava direttamente sia quello di altre ditte, che operavano nell'edilizia, nei terreni adiacenti il Fiume Oliva.

 

Il Pm ha puntato l'indice soprattutto sul ruolo avuto dall'imprenditore di Amantea visto che era l'unico ad avere la sua azienda all'interno della valle contaminata”

Le parti civili hanno chiesto la condanna oltre che di Coccimiglio anche degli altri imputati del processo.

Inoltre hanno chiesto il risarcimento dei danni con la richiesta di provvisionale.

Il 30 gennaio la prossima udienza.

 

In questa udienza di terranno le arringhe delle difese.

Visto che il presidente Garofalo ha chiesto di non procedere ad alcuna replica, appare probabile che a conclusione della udienza i giudici si ritirino in camera di consiglio ed emettano la sentenza.

In Corte d'Assise a Cosenza si sta celebrando il processo sui veleni rinvenuti nella vallata del fiume Oliva.

Il principale imputato è l'imprenditore Coccimiglio accusato di aver interrato veleni nell’alveo del fiume.

 

Sul banco degli imputati oltre a Cesare Coccimiglio ci sono quattro proprietari dei terreni, dove sarebbero stati interrati materiali altamente pericolosi che avrebbero contaminato l'area causando il disastro ambientale.

Si tratta di Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo.

Secondo l'accusa, proprio a causa di quegli interramenti ci sarebbe stato il disastro ambientale della zona nonché si sarebbe verificato un nesso anche con la diffusione di tumori nell'area della Valle dell'Oliva, la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale e le lesioni a un amico del pescatore.
Il processo si sarebbe dovuto concludere a breve ma è destinato a slittare per un cambio della pubblica accusa: ai pm della Procura di Paola Maria Camodeca e Sonia Nuzzo è subentrata il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara.

Il pm Cerchiara ha chiesto alla Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo) il tempo per studiare bene tutte le carte del processo.

Per tale motivo la Corte ha fissato la requisitoria del pubblico ministero e le discussioni delle parti civili al prossimo 16 gennaio, fissando le arringhe difensive al 19 gennaio.

Il 23 gennaio, dopo eventuali repliche, la Corte si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza.

Pubblicato in Cronaca
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