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denaroGraziano: Con il fondo di 600mila euro si potrebbero attivare delle borse lavoro

COSENZA – Venerdì, 20 Aprile 2018 – I soldi, con i quali una maggioranza promiscua e trasversale ha voluto finanziare quella legge per i calabresi nel mondo, discutibile per contenuti e finalità, vengano dati ai giovani. Come? Attraverso progetti validi di sostegno al reddito per tutti quei cittadini under 40 che, costretti ad andar trovar fortuna lontani da casa ed affetti, che hanno voglia di ritornare in Calabria o trovare motivazioni a rimanerci per rendersi utili nella loro terra. Si potrebbe pensare, per esempio, alla formula della borse di studio o, ancora meglio, borsa lavoro per l’avvio di meritevoli attività artigiane o di piccola impresa. Insomma, strumenti semplici e utili che aiutino a dare speranza alle nuove generazioni e che evitino di fomentare quella giusta indignazione dei cittadini che vedono proprio nelle leggi, come quella approvata martedì scorso dal Consiglio regionale, il trionfo dello spreco ed i privilegi della casta.

Il presidente de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, torna as incalzare il Consiglio ed il Governo della regione, a seguito dell’approvazione della Legge regionale in materia di relazioni tra la Regione Calabria, i calabresi nel mondo e le loro comunità.

Nei giorni scorsi – dice Graziano – abbiamo aperto una breccia nella discussione politica regionale, evidenziando quella che, a nostro avviso, rappresenta l’esempio plastico e concreto di come spesso vengono sprecate le risorse pubbliche. La legge per i Calabresi nel mondo, così come è stata studiata e redatta, è una legge inutile e fatta male. Perché – precisa - come dicevamo nei giorni scorsi e come ha avuto modo di ribadire anche qualche consigliere regionale con buonsenso, non ha nessuna finalità di sostegno alla disoccupazione né frena, in alcun modo, la massiccia emorragia di giovani. Anzi, a leggerla meglio, la normativa proposta da Orlandino Greco – sottolinea il leader del CCI - favorisce e spera nell’emigrazione dei calabresi così che poi possano esserci fantomatiche associazioni filantropiche di loro conterranei, foraggiate dalla Regione, pronte a seguirli nel loro cammino di integrazione nei nuovi paesi di approdo. Per fortuna la Calabria non è terra di guerre civili o di persecuzioni e non abbiamo cittadini costretti a chiedere asilo politico lontani da casa loro. C’è solo bisogno di lavoro e dignità, che una regione come la nostra può garantire se solo riuscisse a bandire i privilegi e gli sprechi di politici e amministratori.

Oliverio ed il fido Greco – aggiunge Graziano - appena rientreranno dalla “utilissima” trasferta in Argentina (dicessero poi con quali soldi sono andati in Sud America), diano un segnale forte, da subito, ai calabresi. Riportino la legge sui Calabresi nel Mondo in Consiglio con modifiche sostanziali. Cioè, tagliando tutte le spese superflue per il mantenimento di strutture e associazioni o per i fantomatici costi di funzionamento della consulta, ed inserendo un solo capitolo di spesa: quello del sostentamento al reddito di tutti quei giovani che volessero ritornare o continuare a vivere in Calabria. È vero, 600mila euro sono pochissimi per aiutare tutti. Ma sicuramente – conclude Graziano - sarebbero il segnale di come la politica, le istituzioni e la cosiddetta casta, consapevoli delle difficoltà contingenti, sono capaci di rinunciare alla propaganda e alle prebende per dare risposte ai cittadini.

Pubblicato in Calabria

Ammortizzatori-sociali

Ormai è quasi certo che il governo stanzierà circa 370 milioni di euro per coprire le diverse forme di ammortizzazioni sociali per il 2016. Tale intervento sul decreto correttivo del Jobs Act è stato confermato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. In particolare 85 milioni di euro saranno destinati al prolungamento della Cigs nelle aree maggiormente colpite dalla crisi, oltre ai 150 milioni a sostegno di coloro che sono rimasti privi di un sostegno al reddito. Altri 135 milioni di euro andranno ad ampliare l’indennità di disoccupazione tra i tre e i quattro mesi per gli stagionali. In particolare, le aree maggiormente interessate corrispondono a quei distretti industriali in difficoltà per via della crisi; parliamo dunque di Gela, Taranto, Termini Imerese, Trieste, Rieti, Livorno, Piombino, Ascoli Piceno, regione del Molise ma anche alcuni parti della Calabria. L’allungamento della durata degli ammortizzatori sociali andranno a coinvolgere dalle 35 mila alle 40 mila persone, almeno secondo una stima iniziale. Gli stanziamenti dei fondi dovrebbero essere ufficializzati entro metà Settembre. Il ministro ha inoltre aggiunto che per il 2017 si punta a stanziare 1,5 miliardi di euro per gli interventi in contrasto alla povertà in modo da coprire i nuclei familiari con figli a carico minorenni in maggiore difficoltà.

Poca chiarezza sugli effetti

I recenti dati pubblicati dall’istituto di statistica nazionale, l’Istat, hanno mostrato un deciso miglioramento delle condizioni occupazionali negli ultimi anni. La disoccupazione è scesa sotto l’11,4% e si sono creati quasi 600 mila posti di lavoro. Tuttavia, occorre aggiungere al coro dei commenti anche le critiche mosse da chi osserva i dati offerti dall’Inps. Nel primo semestre 2016 le assunzioni sono diminuite del 10,5% e per di più la maggior parte di queste si limitano a contratti a tempo determinato. L’instabilità dei posti di lavoro creati è confermata dal fatto che l’uso dei voucher è decisamente aumentato, per il 40%. Riassumendo nel 2016 i posti di lavoro sono sì aumentati ma per lo più sono precari, con una preferenza per i nuovi laureati. Inoltre le assunzioni sono spesso state per singoli lavoratori. Ciò suggerisce che i nuovi assunti potrebbero essere stati dovuti dagli incentivi e gli sgravi fiscali messi in campo dall’esecutivo. Il rischio è che una volta che verranno a mancare, i contratti non verranno prolungati e, conseguentemente, la disoccupazione crescerà ulteriormente.

La poca chiarezza della politica

Come visto i dati non offrono una visione condivisa del quadro generale che possa giudicare la bontà del Jobs Act. D’altronde è difficile anche distinguere gli effetti dovute a cause interne (come appunto il Jobs Act e le riforme degli ultimi anni) e quelli dovuti a cause esterne (ad esempio il quantitative easing ad opera della Banca Centrale Europea e il basso costo del petrolio). Il dibattito politico a riguardo è sempre acceso e spesso confuso. Infatti se prima era il Governo ad impiegare maggiormente i dati amministrativi dell’Inps mentre la sua opposizione preferiva l’Istat come fonte, attualmente osserviamo il ribaltamento di posizioni. Un quadro politico dunque difficile da interpretare ma che affronta una tematica di rilievo per il futuro del nostro paese.

Pubblicato in Italia

cerco lavoroE’ passato circa un anno dalla scadenza del contratto con la Lamezia Multiservizi, società lametina che ad Amantea gestisce la raccolta ed il trasporto dei rifiuti. Ed è un anno ormai che i rifiuti vengono differenziati su tutto il territorio comunale. Il numero dei lavoratori , però, tranne il periodo estivo, è rimasto invariato: 17 dipendenti più un coordinatore costretti a fare il lavoro ben più pesante della raccolta differenziata con un carico notevolmente aumentato rispetto al lavoro con i cassonetti . Così da un lato i lavoratori sono stati spremuti sul lavoro, con i soliti ritardi nei pagamenti , dall’altro il servizio non ha funzionato correttamente, soprattutto nelle zone periferiche, come Camoli, Chiaie, San Procopio, Catalimiti, Cannavina, Fiumara ed altre zone, compreso il centro storico ed altri siti, anche a Campora San Giovanni, caratterizzati dall’abbandono dei rifiuti, con grave pregiudizio dell’igiene e del decoro.

Dal prossimo mese dovrebbe entrare in vigore il nuovo contratto di affidamento che pare sia stato già sottoscritto, con il nuovo piano economico e con la previsione di altre 6 unità lavorative , di cui 3 per tutto l’anno e tre per il solo periodo estivo, come è stato detto pubblicamente in Consiglio comunale. Ma come verranno effettuate queste assunzioni? E quali saranno i criteri? Lo abbiamo chiesto direttamente all’azienda inviando una pec con richiesta di chiarimenti e informazioni, dopo averlo chiesto all’assessore Rubino che ci ha risposto che si farà riferimento al Centro per l’Impiego.

Chiediamo che le nuove assunzioni siano effettuate con trasparenza e imparzialità, e con evidenza pubblica.

E non in gran segreto o con metodo clientelare.

E aspettiamo la risposta per informare i cittadini.

Che intanto possono a loro volta attivarsi ed informarsi.

Pubblicato in Politica

chiuso-per-fallimento 1-crisi-negoziIn Calabria e nella Provincia di Cosenza il maggior numero di senza lavoro

 

La crisi economica è l’ultimo calo del PIL, che è stato dell’1,9%  su base nazionale, ma del 4%  nel Mezzogiorno trascina ancora più in basso i dati del Mezzogiorno d'Italia, e come accade ormai da decenni, la Calabria si conferma una delle peggiori regioni per occupazione e per peso della crisi economica, in un contesto sempre più difficile, perché da sempre avvezza all'inoccupazione ed alla ristrettezza economica.

Gli ultimi dati infatti, non lasciano scampo ad interpretazioni: se nel sud-Italia il livello di disoccupazione è al 19,6%, nella regione Calabrese la percentuale di senza lavoro, arriva addirittura al 20,6%, percentuale che si traduce in 143.000 persone, di cui poco meno della metà sono donne, ma non c’è speranza neanche per i laureati, il 14,2% del totale.

Ma allora è vero, come affermano alcune note voci economiche italiane che  il Meridione si avvia verso una nuova e più grave crisi?
Perchè le cose non cambiano, se prendiamo in considerazione il numero degli occupati, anche in questo caso infatti, la Calabria (terzultima su scala nazionale) preceduta da altre due regioni meridionali come Campania e Sicilia, presenta un tasso occupazionale pari al 41%.

Mentre se analizziamo nello specifico le province calabresi, vedremo che in quella di Catanzaro è presente il maggior numero di occupati, il 43,7% mentre quella con il numero più alto di disoccupati, è Cosenza dove 58.000 persone non hanno un impiego.

Pubblicato in Cosenza

cerco lavoroA giugno scende leggermente il tasso di d i s o c c u pa z i o n e , che si attesta al 12,3% dal 12,6% di maggio.

Livelli comunque altissimi, e in salita dello 0,1% rispetto a un anno fa, con un aumento di 50mila posti di lavoro che potrebbe spiegarsi soprattutto con fattori stagionali. Inoltre nella fascia 15-24 anni la disoccupazione è volata al 43,7%, in crescita di 0,6 punti su maggio di 4,3 punti rispetto a giugno 2013. Ma a destare allarme è un altro dato pubblicato ieri dall' Istat: l' indice dei prezzi, che è ormai a un passo dalla deflazione. Il tasso di inflazione a luglio è stato infatti dello 0,1% annuo contro lo 0,3% di giugno. Alcune categorie di beni, come gli alimentari, sono già in deflazione con il carrello della spesa - cioè il paniere dei prodotti acquistati con maggiore frequenza - in picchiata dello 0,6% su anno. Col diretti sottolinea che i prezzi della frutta sono crollati del 10,3% e quelli della verdura dell' 8,9%. Non sono buone notizie. La deflazione è un fenomeno particolarmente insidioso poiché si autoalimenta: i consumatori tendono a rimandare gli acquisti, sulle attese di prezzi ancora più bassi, mentre le imprese sono colpite sul lato dei ricavi e degli investimenti. Un quadro di questo tipo deprime l' economia e rischia di compromettere anche la stessa occupazione. Ciò spiega i commenti preoccupati di diversi operatori economici. «Scendere in territorio negativo, ormai, potrebbe essere solo que stione di tempo: se continuiamo così, il tasso di inflazione potrebbe essere sotto lo zero già ad agosto», commentano a Confesercenti. L' ulteriore rallentamento del tasso di inflazione a luglio, per quanto atteso, sottolinea l' associa zione, «rimane comunque un dato preoccupante. Il Paese naviga ai margini della deflazione. Il calo è dovuto principalmente agli energetici regolamentati, ma comunque la dinamica dei prezzi appare ancora in discesa, in particolare quella degli alimentari. Spiragli positivi arrivano solo dall' ab bigliamento, complici i saldi, ma è davvero troppo poco. Dal dato dell' inflazione arriva dunque un segnaleserio dell' estrema debolezza dei consumi: le famiglie italiane sono ancora in difficoltà e la spesa non riparte». «L' inflazione sta per diventare un ricordo a cui già si associa, però, il timore della deflazione», sottolinea Confcommercio commentando i dati dell' Istat. Tra gennaio 2013 e giugno 2014, infatti, rileva, «la frazione beni e servizi che hanno presentato variazioni negative dei prezzi al consumo è quasi raddoppiata (dal 14,8 al 27,8%)». I presupposti favorevoli osservati sul mercato del lavoro, secondo Confcommercio, «potrebbero trovare nell' attuale dinamica dei prezzi una solida sponda per la ripartenza dell' economia, se soltanto si riducesse l' eccessivo carico fiscale gravante su famiglie e imprese. Questo servirebbe anche a scongiurare il pericolo di una deflazione cattiva e duratura, che influenzerebbe negativamente aspettative e comportamenti di famiglie e imprese». In allarme anche le associazioni dei consumatori, solitamente preoccupate per il fenomeno opposto, cioè l' inflazione. Secondo il Codacons «siamo in pieno allarme deflazione, e l' eco nomia italiana sta rischiando un vero e proprio infarto. Il tasso di crescita dei prezzi oramai azzerato è lo specchio dello stato disastroso in cui versano le famiglie: il potere d' acquisto è in picchiata libera, l' occupazione ancora a livelli altissimi, la povertà relativa in continuo aumento specie nel sud Italia. Tutti fattori che impediscono ai cittadini di comprare e creano un crollo della domanda».

fonte notizia: www.codacons.it

Pubblicato in Italia

Come al solito l’Istat diffonde i “suoi” dati sulla disoccupazione.

Dice che, in 5 anni raddoppiata, ed è passata dal 6,5% del dicembre 2007 all'11,2% del dicembre 2012.

Nello stesso periodo le persone in cerca di occupazione sono aumentate di 1,3 milioni: da 1,6 mln a 2,9 mln.

Sempre nello stesso periodo i giovani in cerca di lavoro sono aumentati di 15,1 punti percentuali.

I disoccupati tra 15 e 24 anni erano il 21,5% nel dicembre del 2007 e sono arrivati al 36,6% alla fine dello scorso anno.

Sempre negli ultimi 5 anni c'è stata una lenta ma inesorabile riduzione del numero degli occupati, che sono passati dal 59% al 56,4% (-2,6%).

Erano 23,4 milioni di occupati a dicembre del 2007 e sono arrivati a 22,7 mln nel dicembre 2012, con un taglio di 700.000 unità circa.

Per gli uomini il tasso di occupazione è passato dal 70,9% al 66%, con una contrazione di 4,9 punti percentuali, mentre la disoccupazione è cresciuta di 5,4 punti, passando dal 5,2% al 10,6%.

I dati sono meno terribili per le donne, che però partono da una posizione molto diversa rispetto al sesso forte. Le occupate nel 2007 erano il 47,1% e 5 anni dopo sono scese al 46,8% (-0,3%); più marcato, invece, il tasso di disoccupazione che passa dall'8,3% al 12,1% (+3,8%).

I sindacati segnalano il problema e sollecitano i Governo a trovare i soldi per la cassa integrazione in deroga ( si parla di almeno 250 milioni di euro)

Poi Guglielmo Loy, il segretario confederale della Uil, svela che senza misure di sostegno al reddito ci sarebbero tra 500.000 e 600.000 disoccupati in più che farebbero alzare la percentuale di due punti.

In sostanza i dati dell’Istat non ascrivono tra i disoccupati i cassintegrati, che, anzi, compaiono tra gli occupati.

E quindi la vera disoccupazione potrebbe essere del 13,2 % al 31 dicembre 2012 e le persone in cerca di occupazione oltre 3.500.000!

Pubblicato in Mondo
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