16/11/2018 – Chiuse le indagini sui finti matrimoni misti per l’ottenimento della cittadinanza italiana in stile Lucano.
Settanta sono le persone sottoposte ad indagine. L’inchiesta della Procura di Salerno, ribattezzata “Unione di fede”, ha portato alla scoperta di un’associazione per delinquere, con base a Battipaglia,
nei palazzoni popolari di via Manfredi, che combinava sulla carta matrimoni con africani, in prevalenza marocchini di entrambi i sessi, dietro il pagamento di un lauto compenso.
Seimila euro.
Agivano come un’agenzia, una sorta di “Wedding planner” del falso.
Organizzavano in ogni dettaglio tutto ciò che occorreva per il rito, rigorosamente davanti all’ufficiale di stato civile.
Si preoccupavano di trovare lo sposo o la sposa italiana, coi quali combinavano il “cachet” per un anno di matrimonio, e reclutavano anche i testimoni per dimostrare, sempre falsamente, l’unione dei due sposi che, se andava bene, si erano visti due sole volte nella loro vita.
L’organizzazione seguiva i finti sposi durante l’iter burocratico, fornendo assistenza e mezzi di sostentamento.
Holding familiare.
A dirigere e promuovere l’organizzazione era Laura Iadanza, 57 anni di Battipaglia, che si serviva dei suoi più stretti familiari e di due stranieri, Ackik Mustapha e El Haryry Badia, che svolgevano i ruoli di mediatore ed interprete di lingua araba.
Soprattutto avevano il compito di reclutare i clandestini disposti a pagare per ottenere il permesso di soggiorno fingendo di sposarsi in Comune.
Nell’associazione avevano ruoli Donatina Iadanza , sorella di Laura, Donatella Raso , figlia di Laura, e l’amica Daniela Maresca .
Tutte agivano su delega di Laura Iadanza, reclutavano stranieri e trovavano gli italiani disposti a partecipare ai matrimoni fasulli.
La finta paternità.
Anche l’alterazione dello stato civile, attribuendo la paternità di una bambina, fu usata da un’indagata per favorire l’immigrazione di un clandestino, dietro il pagamento di corrispettivo.
La donna risulta a pieno titolo nella holding che, tra il 2015 e il 2016, organizzò decine di finti matrimoni tra Battipaglia, Eboli e nel Nord Italia.
La puerpera concordò con la Iadanza la falsa dichiarazione di paternità, permettendo al marocchino di ottenere la carta di soggiorno e favorendo così gli affari dell’associazione.
La falla nel sistema.
A far saltare gli equilibri dell’organizzazione fu il matrimonio fittizio e burrascoso celebrato il 22 settembre di due anni fa davanti all’ufficiale di Stato civile di Olevano sul Tusciano.
Per renderlo più credibile, la Iadanza aveva suggerito di far ospitare per qualche tempo la finta sposa, una marocchina irregolare, nella casa del finto sposo. La convivenza non fu delle migliori.
Fu il fratello del finto sposo a rivelare l’imbroglio ai carabinieri della locale stazione (grande!).
E a rivelare che la straniera non era, di fatto, la cognata.
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I finti matrimoni da soggiorno li trovi in tutta Italia. In Calabria dopo Riace, ora, anche Cosenza.
Con un compenso di 4-6 mila euro per un matrimonio combinato resti in Italia
Sei italiani e tre marocchini indagati per aver favorito la permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano.
Blitz dell’Arma nel cosentino.
Nella mattinata odierna a Cosenza e provincia i carabinieri del Ros, in collaborazione con quelli del Comando Provinciale di Cosenza, su delega di questa Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un’operazione di Polizia Giudiziaria procedendo a notificare un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di 3 soggetti, ritenuti responsabili in concorso dei reati di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano e riguardo ad uno solo di essi del reato di spaccio di sostanze stupefacenti
Contestualmente il Ros dei Carabinieri ed i militari del Comando Provinciale di Cosenza, hanno dato esecuzione a decreti di perquisizione emessi da questa Procura nei confronti dei soggetti citati e di altre 6 persone, tutte ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere e di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano
I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa originata nell’estate del 2016 a seguito di dichiarazioni testimoniali di un cittadino marocchino riguardo un presunto affiliato allo Stato Islamico, il quale aveva confidato propositi di attentati terroristici da eseguire in Europa e in alcune cittadine del Marocco.
Gli accertamenti svolti sulla base delle notizie fornite dal testimone, consentivano di identificare lo straniero presunto militante dello Stato Islamico nel cittadino marocchino B.S., domiciliato in Cosenza.
Nella seconda metà di agosto 2016, a soli tre giorni dalle attivazioni dei controlli tecnici, il B.S. lasciava l’Italia per recarsi in Marocco dopo aver soggiornato brevemente in altri stati europei.
Tuttavia, si poteva appurare che lo stesso B.S., insieme al fratello B.M. pure domiciliato in Cosenza, si era avvalso dei servizi illeciti forniti da un’organizzazione criminale italo-marocchina radicata in Cosenza, la quale offriva la possibilità di contrarre matrimoni fittizi con donne italiane. Tanto al fine di ottenere i documenti necessari per legittimare la propria presenza in Italia e quindi per spostarsi con facilità nelle nazioni del c.d. “territorio Schengen”. In tale contesto B.S. aveva fittiziamente contratto matrimonio con la cittadina italiana P.E., residente a Cosenza e B.M. contratto matrimonio con A.E., residente a San Fili (CS).
Nell’ambito delle indagini conseguentemente indirizzate in direzione del sodalizio italo-marocchino avente base logistica a Cosenza, venivano individuate complessivamente27 persone partecipi, ciascuno con precipui compiti, a 7 unioni matrimoniali fittizie, consumate tra luglio 2015 e giugno 2018 tra cittadini italiani ed uomini/donne di nazionalità marocchina illegalmente soggiornanti sul territorio italiano.
Veniva altresì accertata la centralità del cosentino L.A. quale capo promotore del gruppo criminale di riferimento, composto da 6 italiani (L.A., F.A., Z.E., M.U., A.E., D.G.) e 3 marocchini (A.H., A.J., S.R.), ciascuno con propri ruoli diretti ad individuare cittadini extracomunitari bisognosi di ottenere un permesso di soggiorno; fornire loro un supporto logistico; organizzare matrimoni fittizi tra cittadini italiani e cittadini extracomunitari irregolarmente presenti sul territorio nazionale; procurare a questi ultimi un permesso di soggiorno provvisorio e garantire loro tutti i vantaggi derivanti dal conseguimento dello stesso, ottenendone in cambio un illecito profitto pari ad ingenti somme di denaro comprese tra 4.500 e 6.000 euro a matrimonio; assicurare attività di assistenza e supporto sia nella fase antecedente al momento della celebrazione del matrimonio che successivamente, adoperandosi affinché gli stessi potessero ottenere i documenti di identità (carta di identità, codice fiscale) e di abilitazioni alla guida di autoveicoli nel territorio europeo.
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