Ancora una volta un cittadino della nostra amata e cara Amantea è al centro di una inchiesta giudiziaria e i giornali on line del cosentino e calabrese hanno dato la notizia in bella evidenza nelle prime pagine a carattere cubitale.
Non si tratta, però, questa volta per ragioni amministrative o politiche, per voti di scambio, per tangenti, per corruzione o robe varie.
Questa volta si è trattato, secondo gli inquirenti, di una truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in commercio, calunnia e tentata estorsione.
Secondo l’accusa commerciavano finto olio biologico, in realtà ottenuto mediante l’impiego di fertilizzanti e pesticidi vietati.
Con queste gravi accuse sono finiti in carcere Franco La Rupa e il figlio Antonio.
Sono stati anche conquistati i beni.
Una riflessione è d’obbligo.
Se il maggiore indiziato che è Franco La Rupa non avesse ricoperto in passato, ormai molto lontano, alcune cariche istituzionali, la stampa, la televisione e i media non avrebbero dato grande rilievo alla cosa.
Ma Franco La Rupa ha ricoperto la carica di Sindaco della città di Amantea e la carica di Consigliere della Regione Calabria con l’Udeur di Mastella.
Ogni qual volta i giornali scrivono di Franco La Rupa ripetono come un mantra che è stato Sindaco di Amantea e Consigliere Regionale e aggiungono poi che è stato condannato per voto di scambio.
E a tutti i costi vorrebbero coinvolgere l’Amministrazione Comunale che non centra affatto.
Ma cosa centra, mi chiedo, la condanna inflittagli per presunti voti di scambio con l’odierna carcerazione per truffa, per frode in commercio e per l’acquisto di un immobile in quel di Serra Aiello?
Subito il Web si è scatenato e i commenti anche sarcastici non si sono sprecati.
Qual è la marca dell’olio?
Come si chiama l’azienda agricola?
Volevano investire nell’accoglienza?
Quanto ancora ci vuole per rendersi conto di che business immenso e becero c’è dietro la macchina della solidarietà.
Io lo costringerei ad usare il suo olio finché campa.
Sono anni che io non compro olio prodotto nel Sud, proprio per questa ragione idem per la mozzarella di bufala.
Quando avvengono frodi sull’olio grandi articolini e nessun nome di marchi o indicazioni per i consumatori sui prodotti da evitare.
Meritano la galera a vita, oltre che alla confisca di tutti i loro beni.
Ecco, per colpa di qualcuno,il nostro olio extra vergine calabrese, ottimo direi, è messo sotto inchiesta.
I nostri uliveti coltivati con amore e dedizione danno ottime olive, poi raccolte a mano e trasportate in cestelli di vimini al frantoio
Dal frantoio esce un olio genuino e possiamo tranquillamente acquistarlo e usarlo nelle nostre cucine.
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Amici carissimi di Tirreno News. Oggi vi voglio raccontare una storiella che ho appreso guardando la televisione, Canale 5, e precisamente la trasmissione di Antonio Ricci “Striscia la notizia”. Pinuccio, uno degli inviati speciali del programma satirico più seguito in Italia, ci ha portato a Bari e ci ha fatto sapere che in quella città c’è un morto che parla.
Parla davvero, non esagero.
Parla con tutti, vive in famiglia, è vivo e vegeto, tranne che con l’INPS.
Per l’Istituto della Previdenza Sociale è bello e morto da alcuni mesi.
E quando uno è morto non può più essere assistito dall’INPS.
Ora vi racconto la storia che fa certamente ridere, ma che fa riflettere e dovrebbe far vergognare gli impiegati dell’INPS della nobile città di Bari, posto meraviglioso.
Una famiglia ha un figlio che ha diritto al reddito di inclusione. Però dopo il primo pagamento avvenuto nel mese di maggio il reddito è stato tolto alla famiglia perché per l’INPS il figlio è morto.
La mamma e il giovane si sono recati presso gli uffici dell’INPS di Bari ed hanno protestato.
Hanno esibito diversi documenti, un certificato di esistenza in vita, la tessera di riconoscimento, ma gli impiegati dell’Istituto non li hanno creduti.
Eppure il giovane era presente fisicamente avanti gli sportelli.
Era lui il morto.
Era lì davanti agli sportelli, davanti a loro, in carne ed ossa.
Niente da fare.
Per l’INPS il giovane era morto e quindi niente reddito di inclusione.
I pensionati che attendevano il proprio turno nella sala d’aspetto sono rimasti scioccati e si sono messi a ridere.
Non c’è stato nulla da fare.
Per l’INPS quel ragazzo che percepiva il reddito di inclusione era morto, ecco perché la famiglia non potrà più avere quel reddito, necessario per poter andare avanti.
Forse, chissà, per un cavillo burocratico, per un errore di trascrizione dovuto all’inesperienza di qualche impiegato,l’INPS ha tolto il sostegno economico alla famiglia bisognosa.
Pinuccio, l’inviato di Striscia, però non si è dato per vinto.
E’ andato agli Uffici di Bari e ha raccontato la triste storia al Direttore, il quale ha promesso che provvederà al più presto a risanare l’ingiustizia e risolvere tutto.
Restiamo in attesa.
Per due mesi la signora Loredana, mamma del giovane, non è riuscita ad avere giustizia, ad avere i soldi che le spettavano di diritto, è dovuta intervenire “Striscia la notizia”.
Abbiamo davvero toccato il fondo.
Povera Italia, e poveri noi.
In genere succede il contrario.
Spesse volte, basta leggere i giornali, è l’INPS che paga per persone decedute davvero.
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