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Ancora una volta i furbetti del cartellino di un paesino della provincia di Cosenza, San Vincenzo La Costa, e il personale dell’Azienda Sanitaria di Cosenza sono finiti in prima pagina perché anziché andare a lavorare andavano al bar o a fare la spesa.

Sono state notificate dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza 12 misure cautelari nei confronti di dipendenti del Comune suddetto e 4 a dipendenti dell’Azienda Sanitaria Cosentina impiegati presso il Servizio Cure Domiciliari Integrate.

I dipendenti pubblici sono indagati per truffa aggravata, per essersi indebitamente assentati dal luogo di lavoro.

La Guardia di Finanza ha accertato le condotte criminose attraverso le attività di videosorveglianza, pedinamenti ed osservazioni occulte, indirizzate a rilevare gli effettivi comportamenti dei dipendenti fedifraghi.

Gli impiegati dell’Azienda Sanitaria di Cosenza sono un medico e tre infermieri. Il Giudice delle Indagini preliminari ha disposto la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio dal pubblico impiego presso l’Azienda per la durata di dodici mesi.

Per otto degli indagati del Comune di San Vincenzo La Costa il Giudice, invece, ha disposto l’obbligo di presentarsi tutti i giorni lavorativi, per due volte al giorno, presso le Forze di Polizia.

La Guardia di Finanza ovunque in Italia sta pizzicando impiegati fannulloni e furbetti che invece di andare a lavorare se ne vanno in giro a fare i loro porci comodi, ma purtroppo, ancora una volta, dobbiamo registrare casi eclatanti e personale indegno a ricoprire cariche nei Comuni e nelle Aziende ospedaliere.

Ma non capiscono che fanno danno a loro stessi e alle aziende dove prestano servizio?

Ma hanno davvero “na bella faccia tosta”.

“Nun si mparano mai!”.

Pubblicato in Cosenza

Il Sindaco di San Pietro in Amantea con una ordinanza, la n.6 del 14 aprile 2017 comunica alla cittadinanza che il tratto di strada SP258 progressiva Km 9,5 in direzione Lago è stato ripristinato.

 

 

Il suddetto tratto era stato chiuso al transito veicolare e pedonale il 29 gennaio 2017 per caduta massi, ordinanza n.1/2017.

Ci sono voluti la bellezza di 76 lunghi giorni per la riapertura della strada da parte della Provincia di Cosenza.

 

Il masso caduto si era fermato sul ciglio della strada come dimostra la foto che allego e non ostruiva minimamente la circolazione.

 

Mi fa piacere che il Sindaco è lieto di aver comunicato agli utenti il ripristino della viabilità prima della Santa Pasqua.

Ha voluto ringraziare e ha fatto benissimo il Presidente della Provincia e tutti gli uffici provinciali che si sono interessati perché si ottenesse in così breve tempo questo importante risultato.

 

Ci sono voluti due mesi e mezzo perché intervenisse la Provincia.

Sono pochi?

Sono tanti?

Ma davvero la strada è stata riaperta?

 

La segnaletica che si trova sulla provinciale lato destro ingresso cimitero di San Pietro in Amantea dice che la strada è ancora interrotta.( Vedere foto che allego). di Francesco Gagliardi

Pubblicato in Basso Tirreno

Francesco Gagliardi si interroga e ci interroga.

Forse la risposta non è difficile ma è sicuramente brutta!

Ecco il suo articolo:

“Ancora una volta il mondo è rimasto gravemente turbato, attonito, dopo

l’attentato di Stoccolma in Svezia ad opera di un giovane dell’ISIS che con un camion ha seminato morti e feriti in una via del centro e dopo la strage avvenuta nella Domenica delle Palme in due chiese copte in Egitto dove hanno perso la vita centinaia di cristiani in preghiera.

Ci si stupisce. Perché Stoccolma? Perché l’Egitto? Perché Berlino? Perché Nizza? Perché Londra?

Perché siamo in guerra e perché è in atto una guerra di religione e di civiltà.

Ma nessuno lo dice. Anche il Santo Padre tace e invita alla preghiera. A questi perché non vogliamo rispondere perché abbiamo paura. Siamo dei vili, siamo dei codardi. Per viltà cerchiamo di fuggire ai pericoli, ma veniamo meno ai nostri doveri: difendere la nostra religione, difendere la nostra civiltà.

E’ vero che siamo in guerra, basta leggere i giornali, basta guardare la televisione.

Ogni giorno kamikaze che si fanno saltare in aria, uccisioni, bombardamenti, battaglie, distruzione, morte e rovine dappertutto. Gente che abbandona la propria terra e i loro affetti. Perseguitati che con mezzi di fortuna cercano di raggiungere una terra promessa.

E’ vero che è in atto una guerra di civiltà e di religione, è vero che l’islamismo radicale vuole sconfiggere il cristianesimo, ma tutti tacciono.

Hanno paura di dire la verità, hanno paura di dire le cose come stanno. Temono le conseguenze che sono pericolosissime.

Pierluigi Battista scrive sul “Corriere della Sera”:- Non riusciamo a concettualizzare una guerra culturale, scatenata contro un intero sistema di vita, contro i cristiani, gli ebrei e i musulmani di altre confessione, fatta per motivi ideologici e dove questa ideologia si chiama islamismo fondamentalista, radicale, integralista -..

Quando si era in guerra una volta si usavano gli aerei, le navi, i carri armati, i cannoni, le bombe.

Ora le armi che vengono usate contro i cristiani dai terroristi ovunque nel mondo sono le cinture esplosive, le asce, i coltelli, i camion, gli stessi corpi che si fanno saltare in aria per seminare il terrore.

Tanto loro vanno in Paradiso e saranno accolti da una marea di vergini, così fanno credere a questi poveri imbecilli.

Siamo in guerra. E’ una guerra di civiltà e di religione, continuo a dire. E ci ricordiamo di quei cristiani fatti saltare in aria nelle chiese e nelle vie solo quando sono pezzi di carne a brandelli sanguinanti colpevoli soltanto di professare la propria fede.

Centinaia di migliaia di famiglie cristiane sono costrette ad abbandonare ogni giorno la propria terra per sfuggire alle persecuzioni, alle barbare uccisioni e agli attentati dell’ISIS.

Oggi ci lamentiamo. E’ tardi. E’ troppo tardi. Le bombe nelle chiese copte il giorno delle Palme sono la dimostrazione di una verità ormai inconfutabile. In quei paesi africani dove l’ISIS è forte la vita dei cristiani è in pericolo.

Grazie anche agli errori commessi dall’Europa e alla indifferenza dei cristiani occidentali. Si rischia la vita ovunque, non solo se si va in chiesa, ma anche nelle vie e nelle piazze, nei negozi, nei bar, nei pub, nelle discoteche.

Perché tutto questo? Perché per gli integralisti musulmani i cristiani, tutti i cristiani, sono degli infedeli e quindi devono essere eliminati, distrutti, se non si convertono alla loro religione. E intanto il Santo Padre invita alla preghiera:-

Il Signore converta il cuore delle persone che seminano terrore, violenza, morte-.

Ma Santo Padre, le preghiere non bastano, non sono sufficienti a fermare le mani dei carnefici e le carneficine contro i cristiani.

Oltre alle preghiere e nei casi estremi ci vuole dell’altro.

Per sconfiggere il fascismo e il nazismo ci sono volute le bombe sganciate dagli anglo-americani e gli sbarchi in Sicilia, ad Anzio , in Normandia e ad Est l’avanzata dell’Armata Rossa.

Per sconfiggere il Giappone ci sono volute le bombe atomiche sganciate ad Hiroshima e Nagasaki.

Per sconfiggere il comunismo c’è voluto il crollo del muro di Berlino e l’avvento di Gorbaciov.

E’ vero, Santo Padre, che Gesù è presente in tanti fratelli e sorelle che soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, ma noi cosa facciamo, cosa abbiamo fatto fino ad ora per alleviare le loro sofferenze?

Francesco Gagliardi

Pubblicato in Mondo

Riceviamo e pubblichiamo la “dura” risposta che “Il “Professor” invia al Sindaco di San Pietro in Amantea!

“Rispondo pacatamente al Signor Sindaco di San Pietro in Amantea che ha volutamente replicare al mio articolo apparso su Tirreno News alcuni giorni fa.

Ma quale polemica spicciola e gratuita!

Che i cinghiali siano una emergenza non ci voleva la mente illuminata del Professore Gagliardi a dirlo. Benissimo.

Allora perché gli altri che non hanno la mente illuminata non l’hanno detto e scritto?

Non l’hanno detto e scritto perché 9 consiglieri comunali della sua maggioranza non abitano a San Pietro in Amantea o abitano nelle contrade.

E perché il Sindaco fino ad oggi non ha preso provvedimenti?

I non professori sanno che non è solo un problema che attanaglia il territorio di San Pietro in Amantea.

Ma cosa hanno fatto i non professori fino ad oggi?

Io avevo invitato il Signor Sindaco di cercare di risolvere il problema.

Punto. Solo questo.

Lui si è sentito offeso ed ha replicato dicendo un sacco di fesserie, corbellerie, bugie, menzogne. Ma questa volta ha sbagliato personaggio, perché sa benissimo che il maestro Gagliardi che lui chiama con disprezzo Professore è una persona onesta, corretta, integerrima, che non ha mai preso dal Comune di San Pietro in Amantea una sola lira quando ha ricoperto la carica di consigliere comunale, assessore e vice Sindaco.

I cinghiali che scorazzano per le vie di San Pietro, dice il signor Sindaco, è una mia invenzione e dunque non è commentabile.

Certo non è commentabile, perché lui abita in Amantea e non vede i cinghiali che scorazzano per le vie del paese.

E non ha visto quello che hanno combinato nei giardini, nei terreni dello stesso Professore, di Ciccio Grassullo, di Rosa e Domenico Guido, di Pasquale De Grazia ed altri e nei territori circostanti.

Ma cosa centra poi e cosa abbia voluto dire non l’ho capito che io faccia pure il paragone con le lucertole, le galline, i ragni, le formiche per rafforzare le mie affermazioni.

Mi sa che il signor Sindaco va cercando “finocchielli e timpe” come si dice in paese.

E li vada a cercare altrove se ne ha il coraggio.

Sta delirando e quindi ha bisogno di un calmante o di un ricovero. Invece di scrivere corbellerie faccia   presto a far aprire la strada provinciale Amantea- Cosenza interrotta allì ”Cecati” da diversi mesi per caduta massi altrimenti chiuderà finanche la farmacia in San Pietro.

Il signor Sindaco questa volta ha sbagliato di grosso a scagliarsi contro di me che chiama con sarcasmo e disprezzo Professore.

Il Gagliardi, che sono io, è quello che ha insegnato a tante generazioni a tenere in mano la matita e la penna e stia tranquillo che questi strumenti li sa usare alla perfezione.

Se ne accorgerà ora che ha voluto dichiararmi guerra.

Nel mio articolo lo avevo invitato, pur sapendo che la caccia al cinghiale è vietata, ad autorizzarne la caccia in via eccezionale.

Cosa c’è di strano, di male in questa semplice richiesta che un cittadino rivolge al proprio Sindaco? Evidentemente al Sindaco non è piaciuta la richiesta. Dobbiamo stare tutti zitti.

Ai problemi ci pensa solo lui. Ne ho preso atto.

Lasciamo che i cinghiali scorazzino per le vie e le piazze del paese, tanto lui non li può vedere perché come ho scritto prima abita in Amantea. Ma quelli che ci abitano li hanno visti, li vedono e li vedranno.

Sarà mio compito fargli avere alcune foto.

Et de hoc satis, diceva un mio Direttore Didattico, ma forse il Sindaco, non avendo studiato il latino, non comprende il significato.

Lo comprendono sicuramente i professori che gli stanno attorno.

Francesco Gagliardi

Pubblicato in Basso Tirreno

Ecco la nota di Gioacchino Lorelli:

“Egregio Direttore, ho letto con attenzione l'articolo del prof. Gagliardi sui cinghiali a San Pietro.

Ebbene se un cittadino evidenzia un problema è ben accetto.

 

 

Se la denuncia è l'occasione per fare polemica spicciola e gratuita, allora no.

N o n si può accettare.

Che i cinghiali siano una emergenza non ci voleva la mente illuminata del prof. Gagliardi a dirlo.

Che non sia solo un problema che attanaglia il territorio di San Pietro lo sanno anche i non professori;

Dalla documentazione che lo scrivente esibisce (e dunque esiste) emerge che lo

scrivente è stato uno dei primi (sin dal 2012) a porsi come fare e a chiedere adeguati interventi proponendo tavoli tecnici e politici, minacciando richieste di danni e quanto ha potuto, nel rispetto delle proprie prerogative;

Che i cinghiali scorazzino per le vie di San Pietro è una opinione del prof. Gagliardi e dunque non è commentabile;

Che San Pietro sia un piccolo borgo che conta pochi abitanti è noto, guarda un po' anche al prof. Gagliardi.

Visto che per rafforzare le sue affermazioni fa il paragone con i cinghiali, perché non lo fa pure con le lucertole, le galline, i ragni le formiche, ecc.?

Potrebbe essere un utile esercizio mentale utile alle statistiche nazionali;

Infine:

a. Che un Sindaco non abbia il potere di aprire (e chiudere) la caccia lo sanno tutti, tranne uno.

b.-Che il problema dei cinghiali non posa essere risolto dai Sindaci, presi uti singuli, lo sanno in pochi.

Ma questo è più complicato e perciò sarebbe bene informarsi.

Cordiali saluti.

IL SINDACO (Gioacchino Lorelli)

Ndr

Diamo atto ai lettori che il sindaco. esattamente come scrive. ha allegato alla nota diversi documenti sulla vicenda dei cinghiali che dimostrano quanto lui si sia interessato della vicenda.

Pubblicato in Basso Tirreno

Alcuni anni fa “La Stampa” di Torino, nella rubrica Persone, ha pubblicato un articolo di Lietta Tornabuoni ( 1931-2011) “Com’è un giorno italiano” e per primo ha scritto dei quattro morti ammazzati in Sicilia, Calabria e Campania per colpa della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra.

I morti ammazzati, è vero, ci sono stati e, purtroppo ce ne saranno ancora tanti in Sicilia, Calabria e Campania, come del resto ce ne saranno anche nell’Italia del Nord.

Ma i morti ammazzati del Nord non fanno notizia perché quei delitti non sono compiuti dalla mafia, dalla ‘ndrangheta e dalla camorra.

Se poi qualche efferato delitto viene compiuto anche al Nord da un cittadino del Sud, allora la notizia te la sbattono in prima pagina corredata anche di fotografia e nella didascalia in neretto ti diranno che l’omicida è un siciliano, un calabrese o un napoletano, come se tutti i meridionali fossero mafiosi o camorristi.

E’ un marchio di qualità che purtroppo ce lo portiamo addosso da diverso tempo.

Fino a quando?

A questo tipo di giornalismo di stampo mafioso ci siamo abituati ormai.

Ma quello che non tollero è che nessuno protesta.

I nostri giornalisti meridionali tacciono vigliaccamente.

I giornali del Nord diano pure risalto dei morti ammazzati nel Sud, ma vorrei però che venisse dato ampio risalto alle rapine, alle uccisioni, alle aggressioni alle donne, ai furti nelle case, che giornalmente avvengono al Nord e non relegare le notizie nelle pagine interne.

E vorrei anche che agli evasori fiscali del Nord, agli intrallazzatori, agli esponenti politici corrotti implicati in scandali, ai faccendieri, ai funzionari corrotti, agli spacciatori di droga, ai complici delle più intollerabili violenze, venissero riservati gli stessi trattamenti riservati ai meridionali.

Purtroppo non è così.

E Lietta Tornabuoni e gli altri giornalisti tacciono.

I morti ammazzati del Sud fanno notizia e la Tornabuoni ci descrive com’è un giorno italiano cominciando proprio dai morti ammazzati nel meridione.

Mentre la casa squillo scoperta a Bologna, città “grassa e godereccia”, dove si offrivano decine di ragazze di ogni parte d’Italia a industriali e professionisti; le tangenti di Venezia dove sono implicati tanti uomini politici; la morte di Giulio Papale, trovato riverso in un canale d’irrigazione nelle campagne di Castiglione Torinese; l’arresto dei tre fratelli, “la banda Bassotti” che con minacce, pestaggi, coltellate avrebbe incassato miliardi delle vecchie lire taglieggiando un folto gruppo di posteggiatori a Torino; gli evasori fiscali torinesi che, dichiarando redditi di fame, andavano a fare le vacanze ai Caraibi; la donna di Alessandria, la bella Mirella Legnaro, che lanciando il phon nella vasca da bagno, uccide il marito mentre stava facendo il bagno, non fanno notizia e Lietta Tornabuoni ( nella foto)ha taciuto di menzionarli.

Lietta Tornabuoni ha ritenuto importanti i fatti di sangue avvenuti nell’Italia meridionale, gli altri fatti verificatesi nell’Italia del Nord evidentemente non interessano i lettori ” polentoni” e vengono relegati nelle pagine interne del giornale e quindi non possono essere classificati tra le “Persone” che fanno notizie.

Ndr. Come al solito ringraziamo Francesco Gagliardi per la sua appassionata difesa del “Sud” e per la denuncia stereotipata di un intero popolo che il “Nord” ha voluto e preso con le armi ( chissà mai perchè se poi è così cattivo?).

Vogliamo poi ricordare che sono centinaia di anni che la politica( prima) ed il giornalismo (dopo) hanno scoperto che “parlare male degli altri porta a non parlare, e non far parlare, male di sé”.

Pubblicato in Italia

omi35 anni non sono bastati per capire l’origine di un crimine così efferato

Con riferimento all’articolo apparso su Iacchitè del 7 aprile u.s. dal titolo “Cosenza,rapporto-choc sul Tribunale:gli avvocati e il delitto Sesti”, mi preme precisare alcune cose sull’efferato delitto dell’Avv. Silvio Sesti, mio carissimo amico e compagno di tante partite a calcio giocate finanche con palle di pezza nell’aia del Cav. Francesco Sconza e nel piazzale antistante la chiesa della Madonna delle Grazie in San Pietro in Amantea, quando ancora entrambi indossavamo pantaloncini corti. L’ispezione ministeriale del 2005 scrive per la prima volta in maniera chiara la verità, si è scritto nell’articolo. Io quella verità l’avevo scritta anni prima con un articolo apparso su “Il Quotidiano” domenica 20 ottobre 2002, sul mensile “Oggi Famiglia” del Centro Socio Culturale “Vittorio Bachelet” di Cosenza e sul libro “San Pietro in Amantea dal 1933 al 2002” a Pag.175.

Perché è stato ucciso l’avv Silvio Sesti? E’ stato eliminato perché troppo intelligente, troppo preparato e quindi toglieva spazio agli altri colleghi meno bravi e meno richiesti nei processi in Tribunale e in Corte d’Assise. Racconta il Magistrato Otello Lupacchini “…l’omicidio dell’avv. Sesti determinò l’occupazione del proscenio da parte di una ristretta cerchia di avvocati, che si appropriarono dello spazio lasciato libero dal collega assassinato”. Anche i familiari dell’avv. ucciso hanno cercato in questi lunghi anni di indicare la strada giusta, non sono stati ascoltati. Continua l’articolo:- Eppure non doveva essere difficile per un magistrato perbene approfondire le cause legate al decesso di un personaggio così importante-. Sì, non doveva essere difficile. Sono trascorsi 35 anni e ancora non si sa chi abbia ucciso l’amico carissimo che noi ancora oggi lo ricordiamo con stima e affetto.

Ecco l’articolo apparso su “Il Quotidiano”, lunedì 14 ottobre 2002, n.282 Anno 8 a firma di Roberto Grandinetti

Pubblicato in Calabria

Il nostro amico Francesco Gagliardi ci consegna una amara nota.

Eccola, integrale:

“Cinghiali indisturbati nelle vie di San Pietro in Amantea di Francesco Gagliardi

Cinghiali grandi e piccoli da diversi anni indisturbati scorazzano per le vie e nelle piazze del centro abitato di San Pietro in Amantea.

Se il Signor Sindaco e l’Amministrazione Comunale vogliono davvero tutelare la sicurezza e l’incolumità degli abitanti del piccolo borgo dovrebbero autorizzare la caccia ai cinghiali.

So che ora la caccia è vietata, ma è preferibile avere un abitante vivo che un abitante morto.

Perché dovrete sapere, amici lettori di Tirreno News, che i cinghiali sono pericolosissimi specialmente se in compagnia dei piccoli.

In alcuni Paesi si sono verificati luttuosi episodi dove alcuni uomini intervenuti per difendere i loro giardini, i loro frutteti e i loro prodotti agricoli sono stati aggrediti e morti dopo l’aggressione del branco.

Prima che succeda qualcosa di brutto anche nel nostro paese invito il Signor Sindaco ad assumersi tutta la responsabilità.

I cinghiali scorazzano e passeggiano indisturbati, non hanno più paura di nulla, per le vie del centro e la notte circondano le case ed entrano nei giardini, negli orti, nei terreni, rovistando dappertutto facendo danni incalcolabili.

Dove passano loro la terra sembra lavorata con il trattore.

E non esagero.

Basta recarsi a Terramarina, al Vallone soprano e sottano, alle Valle, al Ponte del vallone e ognuno potrà notare lo scempio che questi animali moltiplicati a dismisura combinano.

Oltre ad essere pericolosissimi perché attaccano l’uomo sono molto dannosi all’agricoltura.

Mangiano l’uva e danneggiano le viti, distruggono le piantagioni di granturco e gli alberi da frutta specie quando sono ancora piccoli.

L’altro giorno mentre ero nel mio terreno del Vallone intento a tagliare l’erba sono stato avvicinato da un branco di cinghiali ancora in tenera età.

Ho avuto tanta paura e sono stato costretto a scappare in casa per l’incursione di un grosso cinghiale, credo che fosse la madre del branco.

Ho fatto in tempo a chiudere il cancello in ferro altrimenti sarebbe entrato nel “catoio”.

Non è dunque sufficiente segnalare il caso ai Carabinieri di Amantea, alle Guardie Provinciali e alle Guardie Forestali che ogni giorno pattugliano la zona, bisogna intervenire al più presto prima che sia troppo tardi. Finora nessuno ha fatto nulla, solo chiacchiere.

E con le sole chiacchiere non si risolvono i problemi.

Da tempo abbiamo segnalato la presenza dei cinghiali che scorazzano indisturbati nel nostro paese mettendo in serio pericolo l’incolumità dei cittadini, specialmente ora che si avvicina l’estate e il nostro antico borgo si popola con l’arrivo di tanti bambini che amano giocare all’aperto.

Per la Coldiretti, l’aumento dei danni, delle aggressioni ed anche degli incidenti mortali ad opera dei cinghiali, è il risultato della incontrollata proliferazione dei cinghiali che ha superato in Italia il milione di capi.

E non esagero e non è neppure una battuta di pessimo gusto, ora come ora, nel mio paese ci sono più cinghiali che persone.”

Pubblicato in Basso Tirreno

pronto soccorsoOggi ci occuperemo di pronto soccorso italiani dove, secondo la notizia riportata dalla “Stampa” di Torino, i tempi di attesa arrivano anche a 60 ore, quasi tre giorni facendo bene i calcoli. La denuncia è stata fatta dal sindacato dei medici i quali danno la colpa di questo notevole ritardo al taglio dei letti e dell’organizzazione.

Sapevamo da tempo che le cose nei pronto soccorso italiani non fossero rose e fiori, ma non fino al punto di lasciare i pazienti nell’ospedale di Cosenza in astanteria, su una barella, su un lettino di fortuna, su di una sedia quasi tre giorni. Non parliamo poi della lunga attesa per un codice verde. Tutto questo non lo abbiamo inventato noi, ma lo abbiamo appreso da una indagine dell’Anaao, il sindacato dei medici ospedalieri. Il quale da la colpa per i servizi inefficienti all’assenza di letti nei reparti, dove parte dei pazienti in pronto soccorso dovrebbero essere ricoverati. Non essendoci posti letto a sufficienza i poveri disgraziati pazienti vengono parcheggiati, se tutto va bene, nei grandi stanzoni dove il vecchio è costretto a stare accanto al ragazzo, dove un ragazzo accidentato è costretto a condividere il poco spazio con un tossico dipendente, e un malato colpito da infarto costretto a soffrire accanto ad una vecchia signora malata di cancro. Tutti i pazienti sono costretti a vivere nelle promiscuità e nessuno di loro ha diritto a un po’ di privacy. Sulle cause non ha dubbi il segretario nazionale dell’Anaao:- Le immagini trasmesse dai media di attese infinite in barella ( vedere i resoconti degli inviati negli ospedali da “Striscia la notizia”, specialmente quelli di Luca Abete”), sovraffollamento e promiscuità sono la chiara dimostrazione di cosa abbiano prodotto i tagli lineari a posti letto e personale-.. E così entrando nei pronto soccorso italiani troviamo pazienti in barelle in mezzo ai corridori, pazienti accidentati curati per terra, parenti delle vittime in agitazione con tanto di aggressioni a infermieri e medici. Le scene che si continuano a vedere nei nostri ospedali sono davvero raccapriccianti, indegne di un paese civile e a farne le spese sono soprattutto i soggetti più deboli, spesso persone anziane e sole, che si trovano ad affrontare la malattia senza avere il conforto e l’assistenza di un parente o di un congiunto. Vi ricordate, amici lettori di Tirreno Nerws, quello che noi abbiamo denunciato il 10 gennaio scorso quanto accaduto all’ospedale “Santa Maria la Pietà” di Nola? Persone curate per terra nel pronto soccorso per mancanza di barelle e di posti letto. I medici hanno preferito fare la defibrillazione ad un paziente sul pavimento pur di salvargli la vita. Le foto trasmesse dalla televisione non hanno dato una bella immagine dell’ospedale, ma i medici si sono giustificati così:- Era l’unica soluzione per far fronte all’emergenza-. Il guaio è che siamo nei pronto soccorso 365 giorni all’anno in emergenza. I cittadini si lamentano ed hanno ragione. Qualche volta perdono la pazienza ed aggrediscono gli operatori ospedalieri che non hanno nessuna colpa. Pretendono, però, un servizio sanitario adeguato alle tasse che pagano e soprattutto chiedono di non essere trattati come bestie. I nostri politici queste cose le sanno, ma fanno finta di non sapere. Tanto loro hanno i soldi per farsi curare all’estero o nelle cliniche private. E poi sono occupati in altre faccende. Alcuni devono preparare le elezioni primarie, alcuni devono rifondare partitini, altri invece devono lottare per mantenere lo scranno a Montecitorio o alla Regione Calabria, altri ancora sgomitano per mantenere i privilegi della casta. E agli ospedali chi ci pensa? E ai pazienti che soffrono nei corridori degli ospedali, sui pavimenti del pronto soccorso, chi ci pensa? Ci pensa Dio. Bella prospettiva. Siamo messi davvero maluccio. Non ci resta che piangere e pregare. O mio Dio, dammi la forza di resistere e fa passare questa brutta nottata.

Pubblicato in Cosenza

stop-bullismo1Ancora una volta ci dobbiamo occupare di un grave fatto di bullismo accaduto a Mugnano in provincia di Napoli dove un ragazzo di appena 13 anni, mentre rincasava insieme ad un amichetto, prima è stato preso in giro e poi picchiato selvaggiamente.

Il ragazzo di nome Fabio è tornato a casa piangendo e ha raccontato tutto ai suoi genitori, i quali, senza pensarci due volte, hanno esposto denuncia alla locale Caserma dei Carabinieri. Ritornati a casa hanno poi deciso di postare su Facebook il volto tumefatto del figlio per le percorse ricevute e hanno esortato tutti, grandi e piccoli, a denunciare gli episodi di bullismo perché gli aggressori devono essere puniti. Non devono restare impuniti come spesso accade perché molti ragazzi non parlano e non si confidano coi genitori e con gli insegnanti. Il post ha incassato migliaia di condivisioni. Il papà del ragazzo ha ricevuto finanche il plauso e la solidarietà del Sindaco della cittadina napoletana e ha chiesto ai vigili urbani e ai carabinieri affinché nei pressi della scuola vengano fatti ulteriori e stringenti controlli per evitare simili aberranti episodi di bullismo.

Il bullismo nuoce alla società, alimenta l’aggressività e la criminalità. La vittima del bullismo ha molta paura di riferire tutto ai propri genitori e agli insegnanti. E così le angherie, le ingiurie, gli sfottò, le minacce, i pestaggi rimangono impuniti perché colui che viene aggredito ha tanta paura, teme rappresaglie e vendette. La scuola, la parrocchia, le associazioni, le famiglie sono le istituzioni dove le vittime di bullismo devono essere incoraggiate a denunciare gli episodi, in modo che le autorità possano intervenire immediatamente e punire gli autori.

L’ennesimo episodio di bullismo ha indignato non solo il web. E’, purtroppo, una triste pagina di una piaga in rapida estensione, che può e deve essere arginata e fermata al più presto. Forse fino ad oggi non si è fatto abbastanza. I carabinieri hanno avviato immediatamente le indagini e due balordi sono stati già individuati. Come sono stati individuati e arrestati quei balordi di buona famiglia, figli di professionisti che a Vigevano uno studente di 15 anni era stato oggetto di una vera e propria persecuzione che con il tempo le angherie subite erano diventate insopportabili. La violenza aveva subito l’apice nel mese di gennaio quando i bulli hanno fatto ubriacare il ragazzo e poi lo hanno portato in giro per la città legato ad una catena di ferro. Un’altra volta lo hanno appeso con la testa in giù e lo hanno stuprato. Hanno finanche fotografato la scena e postata su What’s up. Individuati sono ora in galera con l’accusa di violenza sessuale, riduzione in schiavitù, pornografia minorile, violenza aggravata. La baby gang prendeva di mira i compagni più deboli e incapaci di difendersi.

Pubblicato in Italia
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