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colori-bandiera-italianaIl 19 gennaio del 2000 è stato fatto morire in solitudine ad Hammamet un ex Presidente del Consiglio: Benedetto Craxi detto Bettino. Ora le sue spoglie mortali riposano in pace in un piccolo cimitero cristiano di quella città. Ogni anno, in occasione dell’anniversario della sua morte, tantissimi socialisti della diaspora e pochissimi uomini politici italiani, vanno a depositare un garofano rosso sulla sua tomba. Si ricordano di lui i tanti ex socialisti dispersi nel variegato orto botanico della politica soltanto in occasione della sua morte, ma chi con Craxi ha fraternamente collaborato davvero o chi gli è stato molto vicino quando era considerato l’uomo politico più potente della Repubblica senza mai rinnegarlo o tradirlo, ogni istante, ogni giorno parlano di lui, della sua politica, delle sue idee, della sua passione per la Patria, della sua riabilitazione.

La riabilitazione di Bettino è iniziata alcuni anni fa quando la figlia Stefania ha presentato presso La Sala del Refettorio di S. Macuto in Roma un volume fotografico del padre a cura di Umberto Cicconi: Craxi, una Storia. Erano presenti, tra gli altri, l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e l’ex Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, i quali dissero che era giunto finalmente l’ora di rivedere il giudizio sull’operato di Craxi. Era presente anche la signora Donna Assunta Almirante, seduta in prima fila, moglie del defunto leader missino On. Giorgio, che ha voluto testimoniare con la sua presenza che fu proprio Bettino a sdoganare il Movimento Sociale Italiano e la destra ex fascista. E così quella sera l’On. Craxi, tante volte insultato, maltrattato, sputato, criticato, offeso, per poche ore è tornato dall’esilio di nuovo nella Storia. Solo per una serata però, perché come continua a ribadire ancora oggi la moglie “ le spoglie di Bettino resteranno per sempre ad Hammamet. Non l’hanno voluto vivo in Italia, non l’avranno neanche da morto”.

Quella sera Craxi avrebbe voluto senz’altro parlare, però, è rimasto silenzioso, lui che in vita era stato sempre molto loquace, un fiume in piena. E’ rimasto in silenzio, immerso nei suoi ricordi, come conviene ad un esule espulso dalla sua Patria dopo averla con dignità e orgoglio. Ora a distanza di lungi 16 anni si parla ancora di Craxi e questa volta perché il Sindaco di Milano ha osato avanzare una idea: intitoliamo una via a Bettino. Apriti cielo, non l’avesse mai fatto. Si è fatto vivo l’ex magistrato di mani pulite Antonio Di Pietro, il suo acerrimo nemico e persecutore. Le polemiche che fino ad ora si erano sopite, all’improvviso si sono risvegliate. Ma lui, Bettino, arrogante e altezzoso quando era ancora in vita, nella sua tomba di Hammamet se ne sta zitto, aspetta soltanto la visita dei suoi cari e del nipotino che amava tanto. Se lui oggi potesse davvero ascoltare o leggere alcuni giudizi che certi uomini politici danno di lui forse si rivolterebbe nella tomba. Ma quella tomba, coperta di sabbia africana, non sarà scossa dall’eco dei discorsi che il vento porterà dal mare. Murata nella sabbia e nel cemento e nella cattiva coscienza di tanti politici che hanno fatto fortuna quando lui era in auge, non ascolterà le parole dei vili e dei vigliacchi che l’hanno fatto tanto soffrire e poi morire in terra straniera. Sono stati loro che l’hanno ucciso col loro silenzio quando nel Parlamento nessuno ebbe il coraggio di alzarsi e dire tutta la verità:- E’ vero, tutti abbiamo preso dall’Italia e dall’estero i soldi per il finanziamento dei partiti -. Solo Bettino ha pagato, tutti gli altri sono rimasti indenni. Ma l’hanno ucciso pure alcuni giudici che ancora oggi continuano a parlare di Craxi come un delinquente, un traditore, un latitante, un condannato che avrebbe dovuto espiare la pena nelle patrie galere. E lo hanno ucciso quei balordi prezzolati agit-prop, che dopo aver partecipato ad una riunione di partito, sono stati mandati ad insultarlo all’uscita dell’albergo e a buttargli le monetine addosso. Lo hanno ucciso, soprattutto, i suoi vecchi amici e compagni di partito che per un pugno di lenticchie ora albergano nel variegato orto botanico dei partiti, che appena poterono, per salvare se stessi, lo hanno tradito e poi abbandonato. Chissà quante volte, dall’esilio di Hammamet, ebbe modo di scrutare il mare e guardare verso l’Italia. Certamente anche lui avrà avuto momenti di sconforto e di scoraggiamento. Fissava l’orizzonte, ma l’Italia era molto lontana e non poteva vederla. Voleva ritornare in Patria almeno per curarsi. Voleva ritornare nella sua Milano che amava tanto e stare col nipotino, glielo hanno impedito. Ora riposa in pace in quella terra lontana. Il Presidente della Tunisia, sincero amico di Bettino, in occasione della sua morte, lo ha ricordato solennemente dedicandogli una via. L’Italia no, Di Pietro protesta. L’Italia di oggi, divisa geograficamente e politicamente a metà, non sa più onorare i suoi morti. Che tristezza! Che ingrata Patria! Il suo nome fa ancora paura e chi ha osato inutilmente appropriarsi delle sue idee, ora fa di tutto per neutralizzare finanche il ricordo. L’hanno odiato, fischiato, beffeggiato, insultato, calunniato, deriso, temuto quando era ancora in vita, lo temono anche da morto. Ha scritto Iannuzzi su Panorama alcuni anni fa:- Temono anche il solo nome su una lapide-.

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neveDramma in un hotel travolto da una valanga

Le squadre di soccorso scavano giorno e notte per cercare di salvare chi è rimasto intrappolato nelle rovine dell’Hotel Rigopiano di Forindola ai piedi del Gran Sasso travolto da una slavina dopo le scosse di terremoto e completamente distrutto e finanche spostato di circa dieci metri. Nell’albergo c’erano 33 persone, inclusi 4 bambini. Dopo notti e giorni di ricerche sono stati tratti vivi alcuni ospiti dell’hotel tra cui i bambini. Sono vivi perché si sarebbero riparati in cucina e avrebbero acceso finanche un focherello per riscaldarsi. Intanto continuano incessantemente le ricerche. E’ una lotta contro il tempo. C’è ancora fiducia di trovare qualcun altro ancora in vita, malgrado le condizioni proibitive del tempo. Ma più passa il tempo e più la speranza è destinata a diminuire. Gli ospiti dell’Hotel si trovavano tutti nella Hall ed erano pronti a lasciare la struttura perché l’albergo era tutto sommerso dalla neve ed avevano paura che potesse crollare da un momento all’altro. Volevano ritornare nelle loro case. Avevano fatto le valigie, erano tutti pronti, aspettando una turbina che pulisse la strada. Spaventati dal sisma avevano fretta di lasciare la struttura Aspettavano uno spazzaneve che non è mai arrivato. E’ arrivata prima la valanga che ha spazzato via tutto e tutti. E poi sono arrivati i soccorritori dopo 5 lunghe ore di marcia con gli sci alle 4 di mattina, perché le colonne dei mezzi sono stati bloccati dalla neve, dal ghiaccio e dagli alberi caduti. Quando arrivano l’albergo non c’era più. Era stato travolto da uno tsumani di neve, rocce e alberi. Poi arrivano altri Vigili del Fuoco, gli uomini della Guardia di Finanza, del soccorso alpino, della Polizia ed aprono un varco tra i cumuli di neve alti anche 5 metri e arrivano dove prima c’era l’ingresso dell’albergo. E’ invaso dal ghiaccio, dalla neve, dalle rocce e dagli alberi sradicati dalla furia della valanga che non ha lasciato scampo. Incominciano a scavare con le pale e con le mani sperando di trovare qualcuno ancora in vita. Non si sono mai fermati ed hanno avuto ragione. Dopo ore ed ore di lotta contro il tempo, il freddo, il gelo, la bufera hanno riportato in vita alcuni ospiti creduti ormai morti e sepolti sotto le macerie. Adesso sono incominciate, come al solito, le polemiche. Se l’albergo era sommerso dalla neve come mai le persone che soggiornavano nell’hotel non sono state fatte andare via in tempo? Come mai la turbina non è arrivata dopo che il datore di lavoro aveva dato l’allarme? Perché non è stato creduto? Adesso la Procura di Pescara indaga per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Indaga pure per i ritardi dei soccorritori. Sono stati acquisiti tutti i documenti che possano interessare le indagini. Vittorio Sgarbi, non si smentisce, e punta il dito contro lo Stato che manda gli elicotteri dell’Esercito a collaborare con le missioni criminali dei francesi e degli americani in Iraq e in Libia, ma non li manda a soccorrere al momento giusto gli ospiti dell’Hotel Rigopiano travolto dalla slavina. Se la prende pure con i Magistrati i quali indagano per disastro colposo e omicidio colposo e non per il reato di omissione di soccorso. “ Un omicidio non lo compie la natura, lo compie l’uomo. Allo stato dovrebbe essere indagata la slavina, ma sicuramente si tratta di una strage di Stato, annunciata, denunciata, ignorata”. E Alessandro Sallusti nel suo editoriale di venerdì 20 gennaio intitolato “ Valanga di colpe” afferma:- Sarebbe bastato uno spazzaneve, un maledetto e banale spazzaneve e oggi non saremmo qui a piangere altre vittime. Dove diavolo erano le turbine spazzaneve dell’Esercito, dove i mezzi pesanti, chi ha valutato non urgente andare a prendere quelle persone? Trenta disgraziati morti sì per una valanga ma temo anche di burocrazia e inefficienza

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Ancora una volta la nostra cara e amata Cosenza e la Calabria sono finite nell’occhio del ciclone e le notizie, a carattere cubitali, sono finite in prima pagina sui giornali locali, nazionali ed anche esteri.

 

E già, perché le notizie di mafia, ‘ndrangheta e camorra fanno vendere i giornali e alzano lo share dei talk show e dei telegiornali. Gli appalti pubblici sono finiti nelle mani delle cosche mafiose, così ha detto il Procuratore Gratteri dopo l’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto di 35 persone e al sequestro di 54 imprese in tutta Italia, tra cui l’impresa Barbieri di Cosenza.

 

E’ finito sotto sequestro il parcheggio sotterraneo di Piazza Bilotti, gli impianti di risalita di Lorica e il costruendo aeroporto di Scalea.

I provvedimenti di fermo e i sequestri sono stati emessi dalle direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e di Catanzaro. Gli indagati coinvolti sono stati accusati a vario titolo dei reati: Associazione a delinquere di tipo mafioso, turbata libertà degli incontri, frode nella pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici.

Tutti i giornali hanno riferito che sono stati opposti i sigilli al parcheggio sotterraneo di Piazza Bilotti, della sciovia di Lorica e dell’aeroporto di Scalea, e che sono stati sequestrati documenti e faldoni riguardante i cantieri. Stamattina mi sono recato di buon’ora sul cantiere di Piazza Fera e ho trovato gli operai che lavoravano regolarmente perché dovranno ultimare i lavori per fine febbraio. Sono i lavoratori della Ditta Sigea e non quelli della Ditta Barbieri, perché il contratto con la Barbieri Group era stato già rescisso.

Piazza Bilotti era stata inaugurata in pompa magna durante le festività natalizie dal Sig. Sindaco Mario Occhiuto e dall’Arcivescovo di Cosenza Bisignano Mons. Francesco Antonio Nolè. Il parcheggio sotterraneo, invece, è ancora chiuso al pubblico. Secondo il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri le opere di Scalea, Lorica e Cosenza sono state costruite da una medesima impresa, quella Barbieri, e legata apertamente e protetta dal clan Muto di Cetraro. Le realizzazioni delle opere e l’esercizio per i successivi 25 anni della sciovia, del parcheggio sotterraneo e dell’aeroporto avrebbero fruttato alle cosche la bellezza di 80 milioni di euro di proventi.

Ma chi è questo Barbieri? Ecco cosa scrive Francesco Cirillo su ”Iacchité”:-… Barbieri ricevuto a Scalea con tutti gli onori e con Sindaci e politici della costa tirrenica a stringergli la mano. Ecco l’uomo che rilancerà lo sviluppo nel Tirreno cosentino, ecco l’uomo che porterà occupazione e lavoro a tutto il tirreno. Albergatori, ristoratori, proprietari di case villaggi, tutti in fila a stringergli la mano, e tutti pronti ad aiutarlo per ottenere finanziamenti pubblici e privati-.

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Il 2017, che è appena incominciato, passerà alla storia come l’anno orribile per l’ex Sindaco Sig.ra Monica Sabatino del Comune di Amantea.

 

 

Eletta due anni e mezzo fa ha dovuto lasciare la fascia tricolore e la propria poltrona perché sfiduciata principalmente dalla sua stessa maggioranza per lasciare spazio, ancora una volta, a distanza di pochi anni, al Commissario Prefettizio.

La Sig.ra Sabatino è stata mandata a casa perché 9 consiglieri comunali si sono dimessi, ultimo in ordine di tempo Giusi Osso.

 

La vicenda del Comune di Amantea, culminata con le dimissioni di 9 consiglieri e col defenestramento del Sindaco, ha fatto ritornare di grande attualità la parola commissariamento.

 

Infatti il Comune, in attesa della nuova consultazione elettorale amministrativa, viene affidato ad un Commissario straordinario, solitamente un Prefetto o un vice Prefetto.

 

I suoi poteri sono uguali a quelli del Sindaco, ma, poiché resterà in carica per pochi mesi, di solito, si limiterà alla ordinaria amministrazione.

L’incarico durerà fino all’elezione del nuovo consiglio comunale e del nuovo Sindaco, da tenersi normalmente nel primo turno elettorale utile previsto dalla legge.

Non è la prima volta che il Consiglio Comunale di Amantea viene sciolto anticipatamente.

Alcuni anni fa, quando era in carica il caro e indimenticabile amico Franco Tonnara, il Consiglio Comunale venne sciolto per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso.

 

Dopo due anni di commissariamento, però, Franco Tonnara ha potuto riprendere il suo posto perché democraticamente eletto dagli elettori di Amantea.

Il defenestramento di un Sindaco è un dramma non solo per i consiglieri di maggioranza e per il Sindaco, ma per tutti quegli elettori che hanno creduto in lui ed hanno approvato il suo programma.

E’ stato un bene, è stato un male sfiduciare il Sindaco democraticamente eletto?

Non spetta a me dirlo, perché essendo cittadino ed elettore di un altro comune, non ho nessun diritto giudicare l’operato dei consiglieri che si sono dimessi.

Molti elettori di Amantea, però, che hanno dato la fiducia all’ex Sindaco, certamente si sono arrabbiati un po’ perché, secondo loro, il defenestramento è stato un errore politico clamoroso.

 

La Sabatino non solo non sarà più Sindaco, ma non potrà più concorrere neppure alla nomina di consigliere provinciale perché decaduta.

Chi sceglieranno prossimamente come Sindaco gli elettori della cara Amantea?

Il nome non sarà facile.

Se però sceglieranno il bravo ragazzo imberbe o la brava ragazza mamma, gli unici a festeggiare saranno l’ex Sindaco e gli 8 consiglieri rimasti a lei fedeli che hanno dovuto lasciare a malincuore l’incarico anticipatamente.

NdR. Sapete quanto noi si sia affezionati a Francesco Gagliardi ma questa volta dobbiamo evidenziargli che il vero problema che si deve affrontare non è il nome del sindaco, quanto la capacità sua e della sua giunta di affrontare i gravissimi problemi della città, che, ricordiamo, sono almeno di tre specie: gravità della situazione finanziaria e possibilità di dissesto, insufficienza numerica e qualitativa dell’organico, procedimenti contabili, civili e penali in corso ed in arrivo.

Certo, come lui, anche noi temiamo che il commissario non vorrà affrontare i grandi problemi di Amantea così che si arriverà alle prossime elezioni senza nemmeno sapere le verità finora tenute segrete ( Sergio Tempo docet).

Come dico a tanti amici il prossimo sindaco dovrà essere od uno scemo incosciente od un eroe coraggioso dotato di un buon esercito.

salva1Quante cose brutte sono accadute in questa settimana in Italia E sono balzate agli onori delle cronache per la gravità dei gesti e per la spettacolarizzazione televisiva che ne è stata data.

 

 

Un ragazzo di appena 16 anni paga un compagno per uccidere i suoi genitori. Ora il carnefice e il mandante sono in carcere dopo avere barbaramente ucciso con una grande accetta da boscaiolo la mamma e il papà del sedicenne mentre dolcemente dormivano nel loro letto in una villetta di Pontelangorino di Codigoro in provincia di Ferrara.

 

Avevano tutto pianificato alla perfezione.

L’accetta e i panni sporchi di sangue sono stati buttati in un canale. Anche i corpi dovevano essere occultati, non ci sono riusciti perché la donna era troppo pesante e trascinare il cadavere avrebbe potuto lasciare delle tracce. Ma perché hanno ucciso Salvatore e Nunzia? Per rapina? Per soldi? Per vendetta? No.

 

Per i rimproveri che riceveva il ragazzo.

Il figlio della coppia assassinata veniva rimproverato perché non andava bene a scuola e passava molto tempo a giocare alle slot machine e alla playstation.

Si ritirava tardi a casa, addirittura faceva uso di sostanze stupefacenti.

Ma per un rimprovero si uccidono i propri genitori?

Se un figlio ottiene un brutto voto a scuola cosa dovrebbero fare mamma e papà?

Bravo, continua così perché ti troverai bene, siamo contenti del tuo comportamento a casa e a scuola, hai bisogno di altri soldi? Eccoli, Vai a giocare alle slot machine e alla playstation, il resto usalo per comprarti la droga.

 

Ma davvero si può uccidere per un compenso anticipato di 80 euro e poi al lavoro finito di1000 euro?

Il figlio della coppia uccisa non ha avuto la forza e il coraggio di uccidere i propri genitori, ha pagato l’amico col quale passava tutte le ore del giorno e della notte insieme, perché lui aveva le palle per farlo.

Gli investigatori continuano le indagini perché il movente non li convince appieno. Sono emersi inquietanti particolari. Gli assassini avrebbero cercato di occultare i cadaveri simulando una rapina. Non ci sono riusciti.

Dopo l’efferato delitto i due amici hanno giocato tranquilli alla playstation come se nulla fosse successo. E poi sono andati a dormire tranquilli.

All’ospedale di Cesena è ricoverata in prognosi riservata una ragazza di 28 anni perché è stata aggredita e sfregiata con acido muriatico dall’ex fidanzato. Ha riportato gravi ferite e rischia addirittura di perdere un occhio. All’ospedale di Messina è stata ricoverata una ragazza di 22 dopo che il suo ex ragazzo le ha versato una bottiglia di benzina e le ha dato fuoco.

Ma la ragazza, in questo caso, difende il suo ex ragazzo. – Non è stato lui. Egli mi ama.- Ti ama? Ma uno che ama davvero la sua ragazza cosa fa? Le dà fuoco? Cosa da pazzi. A Napoli un uomo spara all’ex moglie e al nuovo compagno di lei.

L’aggressore ha precedenti penali, addirittura 15 anni fa ha ucciso la sua prima moglie. A Roma una mamma di 30 anni è stata arrestata dai Carabinieri con l’accusa di tentato omicidio. La vittima in questo caso è la figlia, una bambina di appena tre anni. La mamma le avrebbe somministrato dei farmaci sedativi provocandole due arresti cardiorespiratori.

 

Questi fatti hanno sconcertato la popolazione e colpito la coscienza di tanti e l’Italia è ancora sotto shock.

Purtroppo questi orribili episodi si affiancano per ferocia agli altri delitti che abbiamo avuto negli anni passati. Basta ricordare Erika e Omar che uccidono la mamma e il fratellino di lei infliggendo loro centinaia di coltellate. E poi Maso che ha ucciso i genitori colpendoli con un martello sulla testa. Voleva impossessarsi della eredità perché aveva prenotato una BMW e lui doveva pagarla e non aveva i soldi.

Questi ragazzi diventati criminali alla giovane età non solo hanno distrutto l’esistenza delle loro famiglie, ma anche le loro. Adesso molti danno la colpa alle famiglie che non hanno saputo educarli e alla società malata e cattiva per non averli capiti. Parlano di raptus o di follia mentale per giustificare in qualche modo ciò che non accettano di comprendere. I due ragazzi che hanno barbaramente ucciso in provincia di Ferrara sono degli assassini e come tali dovranno essere trattati. Non ci sono giustificazioni o attenuanti. Punto

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geloRicordi di un maestro

La neve caduta in abbondanza in questi ultimi giorni ha causato non solo la morte di alcune persone ma tantissimi disagi alla popolazione. Freddo, gelo, vento e neve hanno flagellato l’Italia. Si sono registrate temperature polari ovunque. La neve ha imbiancato monti e vallate e il gelo polare ha fatto gelare fiumi, laghi, torrenti e finanche le fontane più belle di Roma. In molti paesi di montagna il gelo ha fatto saltare le tubature dell’acqua e la neve caduta copiosa per ore ed ore ha fatto crollare i fili dell’alta tensione costringendo diversi paesi di montagna al freddo e al buio per mancanza di energia elettrica. Gravi danni ha causato anche all’agricoltura costringendo i sindaci a chiedere al Governo la calamità naturale. I paesini distrutti dal terremoto dello scorso agosto sono quelli che stanno soffrendo di più, perché costretti, malgrado le promesse del governo, ancora a vivere nei container e non nelle casette prefabbricate. Nelle zone terremotate ricoperte dalla neve abbondante mancano il foraggio per il bestiame che per mancanza di cibo e per il freddo intenso rischia di morire. Molte persone senza fissa dimora sono morte assiderate. Il Vaticano addirittura ha messo a disposizione dei clochard romani le proprie automobili parcheggiate in Piazza San Pietro. In molti centri montani incominciano a scarseggiare i viveri e i medicinali e diversi Sindaci hanno chiesto l’intervento dell’Esercito per superare le varie situazioni di emergenza. Il mare in burrasca ha impedito alle navi di raggiungere le isole e ha danneggiato, ancora una volta, alcuni lungomari della nostra Calabria. Molte città dell’Italia meridionale, dove la neve cade in abbondanza ogni trenta anni, assolutamente non abituate alla neve, si sono trovate impreparate per poter governare l’emergenza. Per il freddo e per la neve sono stato costretto a rimanere chiuso in casa. Sono una persona anziana ed un maestro elementare in pensione. Non avendo nulla da fare ho preso un vecchio libro in mano ”Cuore” di De Amicis e ho incominciato a leggere alcune pagine, che tanti anni fa facevo leggere anche ai miei scolari. Ricordo e rivedo la mia aula scolastica dove ho insegnato a leggere e a scrivere a diverse generazioni. Ricordo e rivedo gli scolari di allora molti dei quali con la testa rapata a zero non solo per la paura dei pidocchi ma anche per risparmiare il taglio dei capelli. Quanti sogni, quante speranze, quanta innocenza! Se chiudo gli occhi rivedo i miei cari marmocchi. Li ricordo tutti uno per uno. E tutti, maestro e scolari, quando faceva davvero freddo, l’aula non era riscaldata, con il fiato riscaldavamo le punta delle dita ed eravamo costretti a stare col cappotto e con la sciarpa al collo. Ma ora le cose sono cambiate. Le nostre scuole sono riscaldate, ci sono i termosifoni e la corrente elettrica e non ci sono più scolari con i pidocchi e con i geloni ai piedi. E quando incominci a cadere qualche fiocco di neve i Sindaci immediatamente fanno chiudere le scuole. Come è cambiato il mondo! E anche la neve allora non faceva tanta paura e non arrecava tanti danni. Era festa grande per grandi e piccini. Ecco cosa scriveva Edmondo De Amicis sabato 10 dicembre di tantissimi anni fa nella pagina intitolata appunto” La prima nevicata”:- Addio passeggiate. Ecco la bella amica dei ragazzi! Ecco la prima neve! Fin da ieri sera vien giù a fiocchi fitti e lunghi come fiori di gelsomino. Era un piacere questa mattina alla scuola vederla venire contro le vetrate e ammantarsi sui davanzali; anche il maestro guardava e si fregava le mani e tutti eran contenti pensando a fare alle palle, e al ghiaccio che verrà dopo, e al focolino di casa. Che bellezza, che festa fu all’uscita! Tutti a scavallar per la strada, gridando e sbracciando, e a pigliare manate di neve e a zampettarci dentro come cagnolini nell’acqua. I parenti che aspettavano fuori avevano gli ombrelli bianchi. Tutti i nostri zaini in pochi momenti furono bianchi. Tutti parevan fuori di sé dall’allegrezza. Il calabrese che non aveva mai toccato la neve, se ne fece una pallottola e si mise a mangiarla come una pesca. Anche le maestre uscivano dalla scuola di corsa, ridendo. Centinaia di ragazze passavano strillando e galoppando su quel tappeto candido. E i maestri e i bidelli gridavano:-A casa, a casa!- ingoiando i fiocchi di neve e imbiancandosi i baffi e la barba. Ma anch’essi ridevano a quella baldoria di scolari che festeggiavano l’inverno-. Adesso tutto ciò non può più accadere, perché le cose sono cambiate e la società di oggi non è più quella ai tempi di De Amicis ( siamo alla fine dell’ottocento), perché appena incominciano a cadere i primi fiocchi di neve i Sindaci ed i dirigenti scolastici fanno chiudere le scuole. Addio risate! Addio baldorie! Addio palle di neve! E le mamme che invitano i figli a stare dentro casa perché fuori fa freddo e potrebbero prendere il raffreddore. Attento che cadi! Hai indossato il dopo sci? E il cappellino di lana? E il cappotto pesante? Come cambia il mondo e come cambiano gli usi ed i costumi. Non ci sono più scuole sepolte dalla neve, nude e tetre come spelonche, dove i ragazzi soffocano dal fumo e battono i denti dal freddo. E non ci sono più scolari che non hanno né panni, né scarpe, né fuoco. E non ci sono più scolari che scendono dalle montagne portando nelle mani sanguinanti di geloni un pezzo di legno per riscaldare la scuola. Altri tempi. Scuoletta mia, di cuore ti saluto..

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bambinoAncora una storia triste, agghiacciante, in cui il protagonista è un bambino indifeso, ammalato, che sta per morire e che avrebbe dovuto essere coccolato dai genitori, assistito dai medici, invece è stato abbandonato a se stesso dai genitori adottivi che non hanno voluto rinunciare ai loro divertimenti.

Un fatto molto grave. Una storia triste che ha generato polemiche e l’intervento delle autorità. La storia che sto per raccontarvi non si è verificata in Italia, in Calabria o in qualche sperduto paese della Sila o dell’Aspromonte, ma nella opulenta America e precisamente nello Stato del Minnesota e per giunta in una grande città:Plymout. Qui vive una famiglia composta da padre, madre e due bambini, di cui uno adottivo di nome Seth di appena sette anni. E’ un bambino ammalato, molto ammalato. E’ stato colpito dalla setticemia e sta per morire. I suoi genitori non solo non chiamano il medico di famiglia o lo portano all’ospedale per farlo curare, lo lasciano a casa da solo in compagnia del fratello maggiore di 16 anni e loro vanno ad un matrimonio fuori città a divertirsi per l’intero weekend. Adesso sono indagati dal tribunale dei minori e il Procuratore della Contea di Hennepin vuole andare fino in fondo sulla questione, perché vuole comprendere come mai i genitori lasciano un figlio solo in casa per giunta gravemente ammalato e loro si allontanano da casa per andare a divertirsi. Quando sono stati avvertiti dal figlio maggiore che le condizioni del piccolo erano peggiorate e stava per morire non si sono precipitati a casa, hanno continuato a divertirsi. E quando, finalmente, la sera di domenica fanno ritorno a casa, non chiamano il medico per ottenere immediata assistenza, non chiamano l’ambulanza per ricoverare il piccolo all’ospedale. Si sono giustificati: Abbiamo problemi con l’andare dai medici. Puerile giustificazione. Non si lasciano i bambini soli in casa specialmente se gravemente ammalati. Una cosa del genere da noi non sarebbe mai successa. Tutto questo, invece, è accaduto in America, nella più ricca e potente nazione del mondo e siamo nell’anno del Signore 2017. Meditate miei carissimi lettori, meditate!

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Francesco Gagliardi è sempre attento alle cose importanti di questa nostra società, di questo nostro tempo.

La riprova, se di riprova, mai, ci fosse stato bisogno è in questa nota che ci ha inviato.

Una nota che parla di Claudia Muzzillo.

Acoltate cosa ci dice Francesco:

“Lo scorso anno in un incidente stradale perse la vita un ragazzo di Giugliano, vicino Napoli.

Aveva una sorellina di 6 anni di nome Claudia che gli voleva tanto, ma tanto bene.

Era molto attaccata a lui.

Stavano sempre insieme.

Claudia , come tutti i bambini del mondo, ha scritto una letterina molto toccante alla Befana che pubblichiamo integralmente.

E’ molto breve.

E’ una letterina diversa, commovente e nello stesso tempo originale.

I bambini, sappiamo, scrivono alla Befana per chiedere in dono giocattoli, bambole, caramelle, telefonini, lei invece non ha chiesto nulla di tutto questo.

Ha scritto soltanto:

- Cara Befana, vorrei tanto vedere qualcuno che mi manca, che si chiama Mario, lui è mio fratello-. Non ha aggiunto altro.

Questo era il desiderio struggente della piccola Claudia che, purtroppo, la Befana, pur volendo, non ha potuto esaudire.

Ma forse la Befana, che vuole tanto bene ai bambini di tutto il mondo, questa volta ha fatto una eccezione.

Per venire incontro al desiderio di questa bambina innocente certamente la Befana la notte del 5 gennaio avrà portato suo fratello insieme e tanti angioletti che stanno in Paradiso vicino al suo lettino mentre lei dormiva pacificamente.

E così, la piccola Claudia, avrà potuto rivedere ancora una volta il suo fratellino e stare seppure per un poco insieme a lui.

Lo ha rivisto in sogno, lo ha sentito vicino.

Aveva ragione la mia cara nonna Teresa.

Ogni anno arriva puntualmente la Befana.

E così, è arrivata anche per Claudia.

E nella calza appesa accanto al caminetto avrà trovato senz’altro quella magnifica sorpresa che desiderava tanto.

Il 6 gennaio, in occasione della festa dell’Epifania, anche nel mio paese San Pietro in Amantea arrivava la Befana, quella favolosa vecchietta così cara ai bambini di tutto il mondo perché portava e porta ancora oggi tantissimi regali.

 

Questo mitico personaggio, secondo l’invenzione popolare e secondo i racconti degli adulti, era una brava vecchietta, anche se molto brutta, che scendeva nelle nostre case attraverso i comignoli o si infilava attraverso i buchi della porta principale portando sulle spalle un sacco stracolmo di doni e di giocattoli. Si spostava rapidamente andando a cavallo di una scopa magica.

Gli elicotteri non erano stati ancora inventati.

 

Si trattava di una figura ambivalente, perché metteva paura solo a guardarla a come veniva raffigurata, molto temibile per i suoi poteri magici:

Volava, penetrava nelle case, sapeva in anticipo chi era stato buono o cattivo.

Tutti questi poteri, tuttavia, erano esercitati in fin di bene: essa recava i doni.

E questa era per noi la cosa principale.

Noi l’aspettavamo con ansia e preoccupazione e la notte del 5 gennaio immancabilmente appendevamo una lunga calza vicino il caminetto.

Quello era il posto ideale.

-Nonna, nonna- domandavamo con tanta insistenza – verrà anche quest’anno la Befana?-

-Ma certo che verrà. Se siete stati buoni e bravi vi riempirà anche quest’anno la calza di bei regali-.

-Siamo stati bravi, nonna, dunque verrà anche per noi?-

-Ma certo, miei cari nipotini! Verrà anche per voi e per tutti i bravi bambini italiani. Questa notte a fianco a lei ci sarà un grande uomo che le suggerirà dove andare. Le dirà a chi portare i doni e quali giocattoli e regali infilare nella calza-.

E quali erano i regali che noi aspettavamo? Qualche castagna, qualche fico, due arance, due mandarini, tre o quattro caramelle al miele “Ambrosoli”, qualche cioccolatino, alcuni spiccioli, un soldatino di stagno.

Per i più fortunati una bambolina di pezza, un cavalluccio di carta pesta con le rotelline, una macchinina di latta.

Chi era quell’uomo che secondo il racconto della nonna volava al suo fianco e le suggeriva dove andare e cosa infilare nella calza?

Quell’uomo era Mussolini, il nostro Duce, che voleva tanto bene ai bambini, ai Figli della Lupa, ai Balilla, alle Piccole Italiane.

Quella notte io sognai la Befana e mi svegliai piangendo perché mi sembrava che si fosse dimenticata di me.

Fui tranquillizzato dalla nonna e mi addormentai.

Nel sogno vidi il Duce il quale con mano ferma strattonava la vecchietta e le diceva:- Ti sei dimenticata di questo bambino, come mai?

Perché non gli dai qualche giocattolo?

E’ forse stato cattivo?

No, i Figli della Lupa non sono mai cattivi.

Fai la brava, riempi la sua calza e voliamo via perché si sta facendo giorno ed io ho molto da fare-.

Era un ordine del Duce e la vecchietta, anche se a malincuore, dovette obbedire.

E così, anche nella mia calza, appesa vicino al caminetto della nonna, infilò qualcosa.

La Mattina mi alzai di buonora e corsi verso il caminetto e trovai la calza piena.

Ero felicissimo.

Gli altri bambini, quelli meno abbienti, che non avevano ricevuto la visita della Befana, si recarono frettolosamente alla Casa del Fascio e lì trovarono i regali che la Befana e il Duce avevano lasciato

Per loro c’era la Befana fascista.

Ogni bambino riceveva il suo dono e se lo stringeva felice al seno.

Alcuni, poi, quelli più poveri, ricevevano dei pacchi dono con dentro giocattoli, bambole di pezza, vestitini, scarpe, libri, quaderni, farina, zucchero, marmellata.

Erano tutti felicissimi.

Il nostro Duce e la Befana avevano pensato anche a loro.

Non avevano dimenticato nessuno.

Aveva ragione la mia cara nonna.

Anche quell’anno era arrivata puntualmente la Befana.

“Vada via, brutto 2016”, così titola il suo augurio di fine anno il nostro amico Francesco Gagliardi, innamorato della nostra quotidianità, del nostro passato, delle nostre consuetudini, dei riti e delle tradizioni, di quel “bell’essere e bel vivere” della nostra gente umana e sincera, che della modestia e della serenità faceva uno stile di vita che permetteva di incontrarsi in chiesa , nelle piazze, nelle vie e di darsi un buongiorno vero che durava fino al prossimo, magari accompagnato , quando era necessario, da un cespo di scarola e quattro “cap’ì patati” che sarebbe stata la minestra di quel giorno per lei e per i figli.

 

Ne diamo pubblicazione, non dimenticando di ringraziarlo per essere la nostra memoria viva di un “paese che non c’è più” ed insieme di porgergli i nostri auguri di Buon Anno.

 

“Sì, fila via, brutto anno bisestile 2016, anno davvero funesto.!

 

Noi ti avevamo sognato davvero bello,molto bello, radioso, pieno di fascino, di pace e di amore, ma i sogni sono svaniti fin dall’aurora ed è rimasta la cruda realtà, che ci ha riservato cataclismi, assassini, truffe, incendi, case crollate, alluvioni, terremoti, guerre, stragi, arresti,caos negli ospedali, nelle strade, nelle scuole. Nei tuoi 365 lunghi giorni invece di renderci felici hai portato nelle nostre case, nelle nostre aule scolastiche, nei nostri posti di lavoro, giorni infelici, tristi e bui. I nostri fratelli hanno ucciso i fratelli seminando odio, terrore, costernazione e morte. L’anno che finalmente sta andando via sarà difficile da dimenticare. Quante rovine hai combinato con quelle terribili scosse di terremoto del 24 agosto e 30 ottobre nell’Italia centrale. Hai completamente distrutto la bella cittadina di Amatrice e l’incantevole Norcia. Quante case distrutte e quante vite spezzate. Hai causato tanti danni, gravissimi ed estesi, agli edifici e al patrimonio storico e artistico. Paesi completamente distrutti che ora rischiano di diventare fantasma. Migliaia di sfollati. Hai devastato il Piemonte e la Liguria con le esondazioni, le alluvioni. I giorni di forte maltempo hanno causato ingenti danni all’agricoltura. Per diversi giorni le scuole sono rimaste chiuse, alcune tratte ferroviarie sono state interrotte, molte persone hanno dovuto abbandonare le proprie case, molti danni hanno subito le strade comunali e provinciali, con frane e smottamenti, con paesi e frazioni isolate senza luce e senza acqua potabile. Ma quest’anno sarà difficile da dimenticare principalmente per le stragi terroristiche che hanno colpito il cuore dell’Europa ( Nizza, Bruxelles e Berlino). A Nizza   un camion guidato da un terrorista islamico ha ucciso centinaia di persone che assistevano agli spari dei fuochi d’artifizio e a Berlino mentre facevano shopping nei mercatini di Natale. E non possiamo dimenticare neppure i vari disastri aerei che si sono verificati in questo infausto anno 2016. Uno in America latina dove l’aereo, rimasto senza carburante, si è sfracellato al suolo causando la morte di una intera squadra di calcio come quella del Grande Torino a Superga nel 1949.. E ultimo in ordine di tempo quello che si è verificato una settimana fa, proprio il giorno di Natale. Il Tubolev russo precipitato nel Mar Nero subito dopo il decollo provocando la morte delle 92 persone a bordo decimando l’intero coro dell’Armata Rossa di Mosca.

 

Via, brutto 2016! Non c’è stato giorno che, ascoltando la radio e guardando la televisione, non abbiamo sentito fatti di sangue. Si è sparato e ucciso in Afghanistan, in Siria, in Iran , in Irak, nei paesi dell’America latina. Molti uomini e donne e tantissimi bambini sono morti affogati nel nostro Mare Mediterraneo che cercavano di scappare dai loro paesi di origine per sfuggire alla fame, alla persecuzione e alle guerre.

 

Il male sembra prevalere sul bene, i cattivi sui buoni. Ma l’ultima parola sarà di quel Bambino, all’apparenza indifeso, fragile, umile, nato in una stalla umida e fredda, perché non c’era posto per lui in una stanza di albergo. A lui e soltanto a lui sarà riservata la gloria del trionfo ed i cattivi saranno un giorno sterminati, radiati dal regno dei cieli.

 

Abbiate fede negli uomini,nelle istituzioni, nel Cristo, figlio del Dio vivente. E il nuovo anno che verrà sia per tutti voi felice, sereno, tranquillo, non più pervaso dall’odio, dal rancore, dalle guerre, dalle uccisioni, dai terremoti, dalle alluvioni, dalle incomprensioni, ma dall’amore, dalla pace vera e duratura. Pace a tutti voi, amici lettori di Tirreno News, al direttore, ai collaboratori, a tutti i bambini del mondo, ai vostri amici e parenti vicini e lontani dalla nostra amata terra di Calabria, agli amministratori dei nostri paesi, a tutti, alle Forze dell’Ordine che giorno e notte sono al servizio dei cittadini e rischiano la loro vita per difenderci dai vili attentati terroristici, e che il nuovo anno che verrà sia per tutti voi felicità che inebria i cuori. E un pensiero affettuoso va ai nostri cari emigrati in terre lontane che hanno dovuto abbandonare la loro terra e i loro affetti in cerca di lavoro in terre straniere, talvolta anche ostili. Chi scrive è stato per lunghi 16 mesi e 2 giorni in missione ONU in Korea, quando l’Italia ancora non ne faceva parte, e sa cosa significhi passare le feste natalizie lontano dall’Italia, dai propri cari e dai propri affetti.

 

Buon Anno!

Pubblicato in Basso Tirreno
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