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No della Plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo a dibattere in aula del caso di Riace, il cui sindaco Domenico Lucano è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Locri.

A proporre una discussione è stata la vicepresidente dei Socialisti e Democratici S&D Maria Joao Rodrigues, ma la proposta, messa ai voti, è stata respinta.

(ANSA). 23 ottobre 2018 Primo piano, Reggio Calabria

Pubblicato in Mondo

Da un lato il Prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari dopo l'ordinanza del Tribunale del Riesame che, revocando gli arresti domiciliari per il primo cittadino, ha emesso un provvedimento di divieto di dimora nella cittadina calabrese, ha confermato il provvedimento di sospensione dalla carica del sindaco di Riace, Domenico Lucano.

Lucano era stato arrestato il 2 ottobre scorso con le accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e d abuso d'ufficio, in relazione ala celebrazione di matrimoni "di facciata" fra immigrati e cittadini del posto al fine di assicurare la permanenza in Italia di ragazze straniere, ed all'affidamento del servizio di raccolta rifiuti ad alcune cooperative.

All'indomani dell'arresto era stato messo un provvedimento di sospensione dalle funzioni confermato ora con un nuovo provvedimento dal prefetto.

Il sindaco tornato in libertà, ha dovuto lasciare il paese, trascorrendo la notte in un'abitazione della vicina Caulonia.

Dall’altro lato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris lo ha invitato ad andare a Napoli.

E lo stesso Lucano, ai microfoni di Radio Crc, durante la trasmissione Barba e Capelli, ha risposto favorevolmente all'invito rivolto «Accetto con il cuore l’invito del sindaco de Magistris».

«De Magistris - ha aggiunto Lucano secondo quanto riferisce una nota - è uno dei sindaci che ammiro di più e che conosce bene la nostra terra.

Mi trovo in una condizione che non avrei mai immaginato, ma non faccio un passo indietro.

Oltre a dimostrare la mia innocenza personale, credo che questa vicenda, in un momento storico particolare, possa dare un contributo ad un’idea di politica che va in direzione opposta rispetto a ciò che sta accadendo in questo Paese».

«Il problema di Riace - ha detto de Magistris - non è l'immigrazione, ma l’emigrazione, lo spopolamento di quella terra.

Solo chi non conosce Riace non capisce cosa sia accaduto lì in questi anni.

Lucano è stato punito perché considerato socialmente pericoloso.

Riace deve diventare la roccaforte della resistenza del nostro Paese, per l’attuazione dei valori costituzionali.

Questa lotta la vinceremo insieme».

Pubblicato in Calabria

Nel mentre si attende l’udienza di giorno 16 ottobre, davanti al Tribunale della Libertà, dove si discuteranno le sorti giudiziarie di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, la direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del ministero degli Interni, “avvia” le pratiche per la chiusura definitiva del “modello Riace”.

In una nota di 21 pagine inviata al Comune di Riace, alla Prefettura di Reggio Calabria, e allo Sprar, “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”, il ministero degli Interni invita i soggetti istituzionali coinvolti ad attivarsi per “«disporre il trasferimento/uscita degli ospiti in accoglienza» presso i progetti a Riace.

E aggiunge: «dovendosi, in seguito, procedere alla definizione degli aspetti contabili dare/avere, entro 60 giorni dal trasferimento/uscita dell’ultimo beneficiario codesto Comune (Riace) dovrà rendicontare le spese sostenute inviando la relativa documentazione secondo le modalità previste dal Manuale di rendicontazione Sprar».

Quindi tutti i profughi dovranno abbandonare Riace, e spostarsi in altri progetti sparsi per l’Italia.

E quando tutti saranno andati via, il ministero ha chiesto a Lucano di fornire tutta la rendicontazione delle spese effettuate in questi anni nei vari progetti di accoglienza.

I motivi della richiesta di chiusura dei progetti di Riace da parte del ministero degli Interni sono elencati nella nota inviata: «mancato aggiornamento della banca dati gestita dal Servizio centrale»; «mancata rispondenza tra i servizi descritti nella domanda di contributo e quelli effettivamente erogati e/o mancata applicazione di quanto previsto dalle linee guida anche in termini di standard qualitativi e quantitativi»; «erogazione dei servizi finalizzati dal Fondo a favore di soggetti diversi da quelli ammessi all’accoglienza» e «mancata presentazione della rendicontazione».

“Mancanze” che hanno determinato la decurtazione di 34 punti dalla “classifica” stilata dallo Sprar, decretando l’uscita di Riace dai progetti finanziati.

Una bella botta per Mimmo Lucano e tutta Riace. E qui, non c’entra la procura, ma solo ed esclusivamente chi ha prodotto relazioni false sul modello Riace.

E’ chiaro che contro questa assurda decisione il Comune di Riace ricorrerà al Tar

Da Iacchite - 13 ottobre 2018

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L'altra faccia della verità:

[Le intercettazioni] “È una brutta persona. Ha fatto un decreto... Se non vi sposate vi cacciano”. Il sindaco ora agli arresti spiega a una donna straniera il motivo per cui è necessario procedere alla truffa del matrimonio

Il Gip di Locri non ha concesso la misura cautelare nei confronti del sindaco di Riace, Domenico Lucano, per gran parte dei capi di imputazione contestati dalla Procura: accuse generiche prive di riscontri, i rilievi mossi con maggiore frequenza all’impalcatura messa in piedi dagli inquirenti. Laddove, invece, ha avvalorato l’impianto accusatorio, però, il Gip non risparmia pesanti valutazioni sulle condotte messe in atto dal sindaco dell’accoglienza, finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Xenia” per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: “L’indagato vive oltre le regole, che ritiene d’altronde di poter impunemente violare nell’ottica del ‘fine giustifica i mezzi’; dimentica però che quando i ‘mezzi” sono persone il ‘fine’ raggiunto tradisce quegli stessi scopi umanitari che hanno sorretto le proprie azioni”.

Tra le accuse nei confronti di Lucano, quella di essere l’organizzatore di matrimoni “di comodo” tra gli abitanti del suo comune e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano. “Dimestichezza e spregiudicatezza” da parte del sindaco che, nonostante sapesse di essere indagato, nelle conversazioni intercettate non avrebbe fatto mistero di trasgredire norme civili e amministrative per mantenere in piedi il “Modello Riace”, divenuto famoso nel mondo. Scrive il Gip: “Per il perseguimento dei suoi scopi, l’uomo non risparmiava il ricorso a condotte non solo penalmente, ma anche moralmente riprovevoli per quanto, dal suo punto di vista, finalizzate a garantire a soggetti svantaggiati la possibilità di permanere in Italia o di raggiungere il Paese per godere di un migliore regime di vita”.

Il riferimento è appunto, ai matrimoni fittizi. Tre i casi che gli inquirenti sono convinti di aver verificato. In uno di questi, peraltro, lo stesso Lucano si sarebbe recato in Etiopia al fine di garantire l’esecuzione delle procedure sul suolo africano: “Dei tre matrimoni fittizi organizzati, due vedevano protagonisti suoi concittadini facilmente malleabili ai suoi fini o perché non avvezzi a intrattenere relazioni amorose (“lui è piccolino così, mai avuto donne” si dice in una conversazione intercettata) o perché affetti da deficit mentale (“quello stupido” viene definito nelle conversazioni il ‘prescelto’); l’ultimo era invece ‘interpretato’ da fratello e sorella, il primo dei quali, una volta sposatosi, avrebbe lasciato temporaneamente in Etiopia la sua vera moglie e tre figli”.

La polemica con l’attuale ministro degli Interni, Matteo Salvini, è nota. Dalle intercettazioni emerge però cosa il sindaco dell’accoglienza pensasse del predecessore del leader leghista, al Viminale, Marco Minniti, esponente di quel Partito Democratico che ha sostenuto pubblicamente Lucano nel suo modello di accoglienza. Proprio con riferimento all’organizzazione del matrimonio di una cittadina straniera cui era già stato negato - per ben tre volte - il permesso di soggiorno, in cui Lucano affermava: "... se ne deve andare, se ha avuto per tre volte il diniego ... ecco perché non lo rinnovano più. Ti spiego dal punto di vista dei documenti lei non può stare ... mica dipende da ... questo purtroppo, dico purtroppo perché io non sono d'accordo con questo decreto, come documenti lei non ha diritto di stare in Italia, se la vedono i carabinieri la rinchiudono ... perché non ha i documenti, non ha niente”.

Per spiegare il perché di tutto questo, Lucano alla giovane donna, Joy, spiega così il perché del presunto artifizio: “Adesso con il nuovo Governo c’è uno che si chiama Minniti, una brutta persona, vi mandano via, vi cacciano”. Il raggiro, però risolverebbe le cose: “Lei va alla Questura di Siderno e richiede il permesso di soggiorno per motivi familiari, in barba a Minniti!”.  Frasi che potrebbero imbarazzare il Pd, soprattutto ora che Minniti viene inserito tra i papabili candidati alla segreteria del partito, in alternativa a Nicola Zingaretti.

di Claudio Cordova, giornalista d’inchiesta 3 ottobre 2018 https://notizie.tiscali.it/

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Ecco la verità di Race. Parte prima.

Da il mattino di Napoli

Molti striscioni: «Arrestato Lucano per arrestare un modello di integrazione eccellente», «Il mondo lo adora, l'Italia lo arresta».

 

 

 

A Riace migliaia di persone si sono radunate per un corteo che raggiunge la casa di Domenico Lucano, il sindaco arrestato martedì scorso per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

I manifestanti, giunti a Riace per portare la loro solidarietà al sindaco ora sospeso, provengono principalmente, oltre che dalla Calabria, da Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia. Presenti persone di ogni età.

L'assessore comunale di Napoli Enrico Panini, presente in rappresentanza del sindaco Luigi de Magistris, ha detto di essere «contro la politica xenofoba di Salvini.

Giù le mani da Mimmo Lucano».

La strada di accesso al paese è ormai bloccata dalle auto in sosta e gli ultimi arrivati vengono fatti fermare a circa 3 chilometri dal centro abitato.

Lucano saluta con il pugno chiuso.

Affacciato alla finestra di casa col pugno sinistro chiuso: così Domenico Lucano ha salutato le circa quattromila persone giunte a Riace per testimoniare la loro solidarietà al sindaco - ora sospeso - agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

I manifestanti, dopo aver percorso le strade del paese, sono giunti sotto casa di Lucano urlandogli «Tieni duro, continua a lottare sempre. In questa battaglia di civiltà non sarai mai solo!».

Tra i manifestanti anche l'ex presidente della Camera Laura Boldrini che attacca: «Il ministro Salvini dovrebbe sapere che c'è la presunzione di innocenza, lui che è indagato per sequestro di persona aggravato non dovrebbe gioire tanto.

Magari dovrebbe darsi un po' più da fare e gioire per l'arresto di qualche capo di 'ndrina o quando la criminalità organizzata viene sradicata dai territori italiani.

Invece gioisce perché Lucano è agli arresti domiciliari.

Insomma mi sembra ben poca cosa».

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