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f1 0 pd-cremona-a-marzo-mobilitazione-per-tesseramento-2016-e-legge-di-stabilitaRiteniamo che la fase del tesseramento debba essere un momento di grande partecipazione e trasparenza.

 

Si tratta di un’occasione di condivisione, ma anche di confronto con i cittadini rispetto a ciò che il Partito Democratico a tutti i livelli ha fatto e deve fare.

 

Siamo consapevoli che questa vocazione all’apertura, alla chiarezza ed al dialogo rappresenti una priorità da coltivare con azioni quotidiane. 
Il tesseramento rappresenta lo strumento per rinnovarla di anno in anno.

 

Ecco il calendario:

Venerdì 9 dicembre 2016, dalle ore 18.00 alle ore 20.30, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Sabato 10 dicembre 2016, dalle ore 11.00 alle ore 13.00, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Lunedì 12 dicembre 2016, dalle ore 19.00 alle ore 21.00, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Venerdì 16 dicembre 2016, dalle ore 18.00 alle ore 20.30, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Sabato 17 dicembre 2016, dalle ore 11.00 alle ore 13.00, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Lunedì 19 dicembre 2016, dalle ore 19.00 alle ore 20.30, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Giovedì 22 dicembre 2016, dalle ore 19.00 alle ore 20.30, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Venerdì 23 dicembre 2016, dalle ore 19.00 alle ore 21.00, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Martedì 27 dicembre 2016, dalle ore 11.00 alle ore 13.00, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Giovedì 29 dicembre 2016, dalle ore 17.30 alle ore 21.00, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS);

Venerdì 30 dicembre 2016, dalle ore 10.00 alle ore 12.30, presso la sede del Circolo (in via Nuova, n. 28, 87032, Amantea CS).

CLICCA QUI PER APRIRE IL SITO DEL PDAMANTEA

Pubblicato in Primo Piano

I numeri del referendum sono impietosi per Renzi e la sua combriccola.

Un po’ dappertutto.

 

Eccoli regione per regioni: 

Aosta il SI ottiene il 43,25 %, il NO ottiene il 56,75 %

Piemonte il SI ottiene il 43,53 %, il NO ottiene il 56,47 %

Liguria il SI ottiene il 39,92 %, il NO ottiene il 60,08 %

Lombardia il SI ottiene il 44,51 %, il NO ottiene il 55,59 %

Trentino AA il SI ottiene il 53,87 %, il NO ottiene il 46,13%

Veneto il SI ottiene il 38,06 %, il NO ottiene il 61,94 %

Friuli il SI ottiene il 39,03 %, il NO ottiene il 60,97 %

Emilia Romagna il SI ottiene il 50,39 %, il NO ottiene il 49,61 %

Toscana il SI ottiene il 52,51 %, il NO ottiene il 47,49 %

Marche il SI ottiene il 44,95 %, il NO ottiene il 55,05 %

Umbria il SI ottiene il 48,83 %, il NO ottiene il 51,17%

Lazio il SI ottiene il 36.68 %, il NO ottiene il 63,32 %

Abruzzo il SI ottiene il 35,61 %, il NO ottiene il 64,39 %

Molise il SI ottiene il 39,22 %, il NO ottiene il 60,78 %

Campania il SI ottiene il 31,48 %, il NO ottiene il 68,52%

Puglia il SI ottiene il 32,84 %, il NO ottiene il 67,16 %

Basilicata il SI ottiene il 34,11 %, il NO ottiene il 65,89 %

Calabria il SI ottiene il 32,98 %, il NO ottiene il 67,02 %

Sicilia il SI ottiene il 28,42 %, il NO ottiene il 71,58 %

Sardegna il SI ottiene il 27,78 %, il NO ottiene il 72,22 %.

 

In sintesi il SI vince in Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana.

In tutte le altre regioni il SI perde.

 

La maggiore percentuale di SI Renzi la ottiene nel Trentino Alto Adige con il 53,87 % , di seguito la sua Toscana con il 52,51% ed infine l’Emilia Romagna con il 50,39%

Da notare che in Trentino il voto è diversificato.

In provincia di Trento vince il NO con 54,30% mentre in provincia di Bolzano vince il SI con il 63,69 %

Anche in Toscana il voto è diversificato. Votano per il SI Pisa, Siena, Arezzo, Firenze,Prato, Pistoia

 

Mentre votano per il NO Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara.

Stessa cosa per l’Emilia Romagna dove votano per il SI Reggio Emilia, Modena, Bologna,Ravenna e Forlì Cesena.

 

Mentre votano per il NO Piacenza, Parma,Rimini, Ferrara.

 

Di particolare valore il 64,69% di NO nella provincia di De Luca (Salerno).

Né può essere dimenticato il 66,55 della provincia di Mario Oliverio (Cosenza).

Tutte da comprendere le ragioni.

Pubblicato in Italia
  1. dire noLa miseria dei contenuti e del linguaggio della proposta del SI alla modifica della Costituzione. Basta leggere il testo al quale è stato affidato il compito gravoso di riscrivere ben 43 articoli della Costituzione, per rendersi conto che questi signori scribi sono degli analfabeti che pensavano di semplificare le dinamiche costituzionali in particolare il procedimento legislativo. Per annullare il deprecato bicameralismo paritario sono giunti a un bicameralismo bordellato.

  2. Un Governo, non la governabilità, in democrazia, presuppone idee e progetti politici capaci di suscitare consenso, partecipazione, sostegno. In assenza, la democrazia degenera in linguaggio demagogico, rassicurazioni vuote, altra faccia della rassegnazione, e dell’abulia: materia passiva, irresponsabile e facile alla manipolazione. Questa è la governabilità.

  3. Con la legge elettorale Italicum e la Riforma della Costituzione sinora delineata da Renzi e dalla maggioranza governativa,  si continuerà  ad avere un Parlamento prevalentemente di nominati e  non di eletti e un sistema assurdo che vale per la maggioranza e, paradossalmente, risulta ancor più rigoroso per l’opposizione, in netto contrasto con le indicazioni date dalla Corte costituzionale, che si pronuncerà sulla legge elettorale “Italicum”, “Udite! Udite!,    dopo il Referendum costituzionale di domenica 4  dicembre.

  4. Neppure gli studiosi più esperti sono riusciti a dare una lettura univoca del numero delle nuove e diverse procedure di approvazione delle leggi.

  5. Il Senato non sarà abolito, ma trasformato in un ramo del parlamento non eletto dai cittadini, né realmente rappresentativo dei territori, pur mantenendo notevoli funzioni legislative (tra cui nuove possibili riforme costituzionali) e partecipando all’elezione dei più importanti organi dello Stato, presidente della Repubblica, giudici della Corte Costituzionale e membri del Consiglio Superiore della Magistratura.

  6. Un’informazione corretta, non falsificata, era la premessa indispensabile per il voto consapevole dei cittadini, e chi aveva le conoscenze necessarie doveva metterle a disposizione di tutti i cittadini.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Politica

«Non credo ci sia la necessità di governi tecnici, senza che questo diventi un mantra in positivo o in negativo. Io nè auspico nè prevedo ci sia un governo tecnico».

Lo ha detto Mario Monti a L'Intervista di Maria Latella su SkyTg 24.

(nella foto Renzi sembra chiedersi: mi sembra come quandi io dicevo a letta stai sereno)

 

 

Monti ha poi detto di «prevedere» che il prossimo governo sarà guidato da Renzi.

«Io voto no, ma non vedo ragione al mondo per cui Renzi debba lasciare».

«Prevedo - ha quindi aggiunto - che Renzi, anche in caso di vittoria del no, resti alla guida del Paese.

Il referendum - spiega il senatore a vita - è una scelta di merito e non una scelta di campo.

Se deciderà di dimettersi sarà dunque una sua scelta.

Toccherà in quel caso al presidente della Repubblica decidere cosa fare», precisa spiegando che comunque «ci saranno altre persone nell'ambito dello stesso Governo Renzi, o del centrosinistra, che potranno eventualmente assumere la guida del governo fino alle prossime elezioni».

Potrebbe essere Padoan?

«Sarebbe un tecnico alla guida di un governo politico», conclude Monti.

«Quella del referendum è una scelta di merito, tutti stiamo sentendo la pressione di farne una scelta di campo.

Sapesse, dopo che ho esposto le ragioni meditate per cui voterò "no", come mi sono sentito estraniato da molta gente negli ambienti dove opero e dove ho amici.

Mi sono scoperto totalmente estraneo all'establishment».

«Se l'establishment vota "sì", o una buona parte, è per fare la scelta di campo per Renzi...

Che poi non è il Renzi contro D'Alema ma è Renzi contro Camusso, essenzialmente, quella è la cosa che lo ha reso simpatico all'establishment, ebbene io non faccio parte in questo senso dell'establishment».

Pubblicato in Italia

La Corte costituzionale giudica illegittimo il meccanismo per cui l'attuazione passa dal semplice parere della Conferenza Stato-Regioni.

Nel mirino le norme sulla dirigenza, le partecipate, i servizi pubblici locali e il pubblico impiego.

LA riforma Madia è incostituzionale perché lede l'autonomia delle Regioni.

E lo fa in quattro punti cruciali, il cuore stesso della riforma: dirigenti, società partecipate, servizi pubblici locali, organizzazione del lavoro.

La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 251 appena emessa, non lascia adito a dubbi.

Il governatore del Veneto Luca Zaia parla di «Una sentenza storica», e commenta. «Siamo stati l'unica Regione d'Italia a portare avanti le nostre convinzioni. Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo e noi, tanto per fare un esempio concreto, continueremo a nominare i direttori generali della nostra sanità invece che doverli scegliere all'interno di una terna `nazionale´ dove poteva esserci anche qualche responsabile di certi sfasci in giro per l'Italia».

Il premier Renzi,al contrario dichiara che : «La sentenza spiega perché cambio il titolo V della Costituzione , siamo un Paese bloccato»

E poi, continuando, ha aggiunto «Noi avevamo fatto un decreto per rendere licenziabile il dirigente che non si comporta bene e la Consulta ha detto che siccome non c'è intesa con le Regioni, avevamo chiesto un parere, la norma illegittima. E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V. Siamo circondati da una burocrazia opprimente».

La Corte non ha bocciato in toto la riforma, ma solo le misure della delega Madia impugnate dalla Regione Veneto.

«Le pronunce di illegittimità costituzionale colpiscono le disposizioni impugnate solo nella parte in cui prevedono che i decreti legislativi siano adottati previo parere e non previa intesa», si spiega nella sintesi della sentenza.

«Quando non è possibile individuare una materia di competenza dello Stato cui ricondurre, in via prevalente, la normativa impugnata, perché vi è, invece, una concorrenza di competenze, statali e regionali, è necessario che il legislatore statale rispetti il principio di leale collaborazione e preveda adeguati strumenti di coinvolgimento delle Regioni (e degli enti locali)», spiega la Corte.

Linda Lanzillotta (Pd) sulla riforma Madia twitta « La Corte impone l'intesa con le Regioni sulla riduzione delle società per azioni e la dirigenza: così il cambiamento non si farà mai».

Maurizio Gasparri (Fi), dichiara «dopo quella del Veneto ci sarà una pioggia di impugnazioni per fermare giustamente i deliri di onnipotenza di questo governo, e il caos sarà totale»

E una doccia fredda per il governo. Ad un giorno appena dall'approvazione definitiva di ben cinque decreti attuativi della riforma Madia, tra cui quello importantissimo sulla dirigenza e l'altro sui servizi pubblici locali, oggi di fatto bollati come incostituzionali dalla Corte.

Tutto da rifare quindi?

Senz'altro la legge delega deve cambiare.

Si salva solo il testo unico del pubblico impiego, ma solo perché non ancora approvato dal Consiglio dei ministri (c'è tempo fino a febbraio).

Mentre gli altri tre (dirigenti, partecipate, servizi pubblici) devono di fatto essere riscritti.

E questa volta non basterà il mero parere delle Regioni.

Pubblicato in Italia

San Pietro in Amantea. Scrive Ciccio Gagliardi:” E’ passato molto tempo dall’ultimo mio intervento sul “Quotidiano”.

E’ dal mese di giugno che non scrivo. Sapeste quanto mi dispiace.

 

 

E chiedo scusa ai miei 10 lettori che a Corso Mazzini mi fermano e mi chiedono:- Hai finito l’inchiostro?-

Non ho finito l’inchiostro e mi dispiace davvero, però questa situazione politica che si è venuta a creare con l’avvento del Sig. Renzi mi ha fatto stare male.

Cosa avrei dovuto scrivere? Che fa schifo? Che fa pena? Che le tasse sono aumentate? Che il Pil non cresce? Che la disoccupazione aumenta giorno per giorno? Che i poveri sono diventati sempre più poveri e sono in continuo aumento?

Mi fanno pena e mi fanno schifo tutti quei personaggi che ogni santo giorno appaiono in televisione e spocchiosamente affermano che le cose in Italia vanno a gonfie vele.

Per loro sicuramente che percepiscono un lauto stipendio.

Non vanno bene per milioni di italiani che fanno ogni giorno la fila alla mensa della Caritas per avere un piatto caldo.

Questi poveracci non fanno pena, mi fanno rabbia, perché vorrei che la gente per bene scendesse in piazza come faceva una volta e facesse sentire la sua voce.

Per questi motivi sono stato in rispettoso silenzio. Non ne vale più la pena parlarne e scrivere.

Gli elettori non contano più. Non hanno più voce in capitolo.

Come un ammasso di pecore belanti siamo costretti a dire sempre di sì. Guai ad opporsi. Sarebbe la fine.

Cosa mi ha spinto allora a scrivervi? E’ stato un articolo apparso su un giornale nazionale con una intervista ad un noto e famoso architetto italiano: Ricostruiamo tutti i paesi distrutti dove erano prima, perché tutto si può ricostruire come hanno fatto le nazioni europee che dopo i bombardamenti della seconda guerra hanno ricostruito le case e gli edifici pubblici come prima, meglio di prima.

Falso.

La maggior parte di quei paesini distrutti dal terremoto nelle Marche e nell’Umbria non verranno mai ricostruiti come prima, perché è impossibile ricostruirli.

Lo dicono gli esperti, lo confermano i geologi, lo sostengono i tecnici del Genio Civile.

Il motivo è semplice: il terreno è ad elevato rischio sismico.

E poi è franoso, argilloso e presenta lesioni e fratture visibili ad occhio nudo. Ma queste cose non le dicono.

Per loro la priorità è la consultazione del prossimo 4 dicembre.

Le priorità invece sono: assicurare e subito ai tanti bambini che hanno abbandonato i loro paesi e le loro scuole la continuità dell’anno scolastico; garantire ai tanti sfollati non un solo piatto di lenticchie calde ma tutti i servizi essenziali; le tende e i container vanno bene per l’emergenza, ma ora che il crudo inverno in quelle zone colpite dal sisma sta per arrivare, servono casette vere e sicure; e servono sostegni adeguati e urgenti agli agricoltori e alle imprese.

Ma la cosa prioritaria e necessaria è snellire le pratiche burocratiche.

Basta con le pastoie, con firme, contro firme, con domande in carta bollata, con pareri degli esperti, dei Comuni, delle Province, delle Regioni, del Genio Civile, dei Vigili del Fuoco.

Se si incominciano a preparare gare di appalto come sempre si è fatto i tempi si allungherebbero e la gente non avrebbe mai una casetta decente e gli allevatori una stalla per il bestiame.

Tutto si può costruire, tutto si deve costruire. E’ vero.

Bisogna fare presto perché i soldi ci sono.

Bisogna pure dire, però, che tutto non si può costruire sullo stesso posto di prima perché è impossibile farlo.

Ma nessuno fino ad oggi, nemmeno le più alte cariche dello Stato, hanno messo sull’avviso gli abitanti delle Marche e dell’Umbria ormai sistemati negli alberghi della riviera marchigiana.

E chissà per quanto tempo ancora.

Francesco Gagliardi

Pubblicato in Basso Tirreno

Sfoglia la margherita e dice:

Farò il ponte sullo Stretto di Messina
Anzi per il momento non lo farò!.
Faccio il ponte sullo Stretto.
No per il momento no!.

 

Faccio il ponte.

No, il ponte non lo faccio.

Faccio il ponte.

No! Non lo faccio.

Si. Lo faccio.

No,no,no. Non lo faccio.

Lo faccio.

Non lo faccio.

Lo faccio.

Non lo faccio.

Lo fò.

Non lo fò.

Lo fò, lo fò.

Non lo fò, non lo fò, non fo fò.

 

Poi si ferma un attimo e dice alla sua ministra: scusa di che stavo parlando?

La ministra lo guarda e dice: perché fa differenza?

No, no-risponde Renzi.

E poi, dubbioso, aggiunge- O si?

Pubblicato in Italia

Il CIPE ha approvato ieri il Piano di Azione e Coesione Complementare (Pac 2014-2020) che costituisce l’ultima tranche del Piano operativo nazionale 'Cultura e sviluppo' (Pon cultura) del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Presentato nel marzo 2016, per un valore di 133.622.878 euro, il Pac appena approvato completa un intervento strategico di circa mezzo miliardo di euro (i 133 milioni del Pac si sommano infatti ai circa 360 milioni del Pon cultura) con cui si finanziano, nel 2016, 88 cantieri, subito operativi, nelle 5 regioni del Sud: Basilicata Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.

"I cantieri della cultura – dichiara il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini – sono un’ulteriore dimostrazione di come e quanto il governo stia investendo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico e archeologico del nostro Paese. Dopo un decennio di tagli, queste scelte confermano che per il governo Renzi la cultura è la chiave per il rilancio economico dei territori e del Mezzogiorno'.

Ci prendono pure in giro dicendo “Franceschini: investiamo sul patrimonio per rilanciare l'economia”!

Ecco infatti i finanziamenti:

Calabria finanziati 6 interventi per 11.088.730 euro,

Basilicata finanziati 9 interventi per 26.448.242 euro,

Sicilia finanziati 19 interventi per 57.073.267 euro

Puglia finanziati 20 interventi per 68.297.141 euro

Campania finanziati 32 interventi per 137.816.723 euro.

Insomma la Calabria ha avuto UN CINQUANTESIMO!

Ovviamente nessuno vi dirà la verità!

Nella foto Oliverio si allena a far partire la calabria e comuncia dal treno della sila.

Pubblicato in Politica

«Dopo i ballottaggi nel partito entriamo con il lancia fiamme».

Così ha detto Renzi al quale non sono andate giù le critiche della sinistra interna che ha attribuito il mancato successo dei candidati dem alle elezioni amministrative ed anche alla “strana alleanza” con Denis Verdini.

 

«Non c’è nessuna alleanza tra Pd e Verdini in Italia» ha poi assicurato Renzi.

Poi ha attaccato. «Abbiano un problema di classe dirigente perché in altri paesi ci si confronta e non ci si fa la guerra nello stesso partito, mi colpisce che ci sia questa continua guerriglia interna invece di parlare di problemi veri».

 

Tra i territori da bonificare la Calabria: “Ferr’e fuoco”.

Nessuna paura, invece.

Al massimo, come dice il segretario regionale del Pd Calabria Magorno,«Il risultato elettorale, dopo il turno di ballottaggio di ieri, determina in maniera netta e urgente la necessità di una riflessione seria finalizzata al rilancio dell'azione politica del Partito democratico in Calabria».

Poi ringrazia «… tutti i candidati che si sono messi in gioco per attuare con impegno e passione un auspicato cambio di passo nell'interesse delle proprie comunità».

Infine evidenzia che « È il momento di riflettere e di lavorare per l'unità: nei momenti di difficoltà è importante restare uniti».

Allora niente lanciafiamme.

 

Già il PD perde voti e consenso, perdere bruciati anche tesserati non è auspicabile.

Allora la risposta sta nelle direzioni regionali , fissata per il 28 giugno, e nei convegni di cui uno che si terrà a Catanzaro il prossimo 29 giugno

Direzioni e convegni che non affronteranno i problemi del PD calabrese, dove tutto si perdonerà e tutti si perdoneranno.

E così vincerà l’antico motto che squadra che perde non si cambia.

 

Ed a nulla serve l’ultima metafora di Bersani che dichiara“Non vedono nemmeno una vacca in corridoio” a significare che il bovino passato inosservato sono le avvisaglie del non edificante risultato elettorale del Pd.

E così Oliverio pagherà il prezzo della costituzione dei comitati per il SI e continuerà in” totale autoreferenzialità dell'azione amministrativa della giunta regionale, e continueranno le nomine, le deleghe, gli investimenti, le iniziative, decise in tavoli clandestini e non istituzionali, senza alcun dibattito politico né in seno al partito e tantomeno in seno al consiglio regionale. Dame bianche e dame nere, ciambellani e avventurieri che ancora scorrazzano per gli uffici e nelle istituzioni a parodia pasoliniana del clima da fine regime che si registra, mentre cresce lo scollamento tra cittadini e partiti e tra questi ultimi e la democrazia”.

Intanto, almeno altrove, la gente prende consapevolezza e vota per il cambiamento.

 

Forse aveva ragione Renzi: per salvare la Calabria ci voleva il lanciafiamme!

E non è peregrino il dubbio che sia stato, in parte, il PD a fare paura a Renzi ed a fargli provare la paura di cadere!

Pubblicato in Calabria

Grazie Oliverio : la “nostra” Calabria è prima in Europa per disoccupazione giovanile

Ecco cosa ti mancava. Questo nuovo palmares.

Sotto il tuo governo la Calabria diventa la prima in Europa per disoccupazione giovanile. Lo dice il rapporto Eurostat.

Ora con questo nuovo successo resterai nella storia della nostra regione( non da solo, ma insieme ai tuoi sodali ed amici)

La Calabria è la Cenerentola in Italia così come l’Italia è la Cenerentola in Europa.

Parliamo dei giovani “senza lavoro” tra i 15 e i 24 anni”.

In Europa la Calabria è la prima con il 65,1%,!

Superata solo dalle due enclave spagnole di Ceuta(79,2%), e di Melilla al 72%. .

Abbondantemente dopo la Grecia con la Tessaglia (al 60,3%) e l’Epiro (al 58,6%).

A seguire la Spagna con la Castilla-La Mancha (al 57,2%) e l’ Andalusia (al 56,8%).

E poi ancora l’Italia con la Sardegna al 56,4% e la Sicilia al 55,9%.

Sempre Eurostat pubblica l’elenco delle dieci regioni con il più basso tasso di disoccupazione tra i giovani si trovano .

Sono tutte in Germania.l’ Alta Baviera (3,4%), Friburgo (7,4%), Franconia Media (5,2%), Weser-Ems (in Bassa Sassonia, 5,7%), Karlsruhe (5,8%), Tubinga al 6%, Luneburgo (6,6%), Colonia (6,9%) Darmstadt (7%) e Stuttgart (7%)..

Anche in Germania le regioni che hanno registrato un basso tasso di disoccupazione generale , Friburgo e Bassa Baviera (entrambe al 2,5%), Alta Baviera e Alto Palatinato (entrambe con un tasso del 2,7%) e poi la ceca Praga (2,8%).

Chissà cosa avrai previsto per il lavoro dei giovani in Calabria con i fondi del POR!!!!!

Ah, insieme a te ringraziamo anche Renzi, ovviamente.

Pubblicato in Calabria
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