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Il tumore è una malattia in cui una cellula dell'organismo muta il proprio Dna iniziando a moltiplicarsi senza limiti.

All'origine del cancro c’è un accumulo di mutazioni, cioè di alterazioni, nei geni che regolano la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule.

Nella grandissima maggioranza occorrono altre mutazioni, quelle indotte da fattori ambientali come l’esposizione prolungata ad agenti cancerogeni di origine chimica, fisica o virale.

 

Gli esempi più noti sono il fumo di sigaretta, l'amianto, alcune sostanze chimiche utilizzate nei processi industriali o generate dalla combustione di derivati del petrolio.

Di recente è stato scoperto che anche le abitudini alimentari scorrette rappresentano un fattore di rischio tumorale.

Sembra che per la prima volta nuovi casi di tumore in Italia stiano calando passando dai 373 del 2018 ai 371 del 2019.

Neoplasie più frequenti: seno, colon-retto, polmone e prostata

Le 5 neoplasie più frequenti sono quelle del seno (53.500 casi nel 2019), colon-retto (49.000), polmone (42.500), prostata (37.000) e vescica (29.700).

In calo le neoplasie del colon retto, stomaco, fegato e prostata e, solo negli uomini, i carcinomi del polmone, che continuano invece ad aumentare fra le donne (+2,2% annuo) per la preoccupante diffusione della abitudine al fumo di sigaretta.

Ad oggi, quasi 3,5 milioni di italiani vivono dopo la diagnosi di cancro, cifra in costante crescita grazie ad armi sempre più efficaci e alla maggiore adesione ai programmi di screening.

In aumento anche la sopravvivenza: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi.

Almeno un paziente su 4, pari a quasi un milione di persone, è invece tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito.

Il tumore del seno si conferma il più frequente, in crescita soprattutto nel Centro-Nord per l’estensione dei programmi di screening e della popolazione target (da 50-69 anni a 45-74). Quest’ultimo però non costituisce un fenomeno negativo, perché vengono individuati in fase iniziale e con alte probabilità di guarigione molti tumori che, senza lo screening, sarebbero stati scoperti in stadio avanzato”.

Meno nuove diagnosi di tumori al Sud rispetto al Nord Italia.

La maggiore incidenza si registra in Friuli Venezia Giulia (716 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Calabria (559 casi per 100.000 abitanti).

Nel maschio, il tasso di incidenza per tutte le neoplasie è più basso al Centro (meno 4% rispetto al Nord) e ancor più basso al Sud (meno 14%).

Nelle donne si conferma lo stesso andamento: meno 5% nell’Italia centrale e meno 17% nell’Italia del Sud-insulare, rispetto al Nord.

Secondo gli esperti “ E’verosimile attribuire tale situazione a fattori che agiscono in senso ‘protettivo’ come abitudini alimentari, vita riproduttiva, minore esposizione a fattori di rischio ambientale”.

Al Sud, tuttavia, la minore adesione agli screening oncologici non ha fatto rilevare quei benefici effetti della diagnosi precoce che si registrano al Nord“.

La sopravvivenza a 5 anni più alta si registra, per gli uomini, in Valle D’Aosta (61%), Emilia-Romagna e Toscana (56%) e, per le donne, in Emilia-Romagna e Toscana (65%).

Nel genere femminile, inoltre, la sopravvivenza per tutti i tumori è più alta di quella degli uomini: questo vantaggio di genere può essere associato alla diversa diffusione di screening specifici (mammella e utero) e alla maggior propensione delle donne ad aderire ai programmi di prevenzione e screening.

Pubblicato in Amantea Futura

amianto 2Non c'è da scherzare. Non è più tempo. Forse non lo è stato mai. Quando non si sapeva del pericolo dell'amianto la cosa poteva pure passare in silenzio ma ora è tempo! Lo dimostra la grande quantità di tegole di eternit abbandonate sulle colline della città. Sembra un medio tetto, non cosa da poco. E la città omissiva e dimentica non parla. Sta zitta. Non si preoccupa. Non si preoccupa che le fibre dell'amianto si liberano nell'aria, che cadano per terra e calpestate dalle nostre scarpe vengono portate, nelle nostre case e che infine cadano nelle reti bianche e da qui al mare. Insomma siamo circondati di pericoloso amianto e non facciano niente

cancro chemioterapia

L’informazione anti-scientifica sta creando gravi danni: la chemioterapia si è evoluta e non è più quella di una volta.

Non è solo il tumore, bestia nera della nostra società, che spaventa milioni di persone: anche la chemioterapia spaventa i malati.

Però, i conti non tornano: se la chemioterapia è una cura per combattere questa terrificante malattia, che non guarda in faccia a nessuno e che mira solo ad incrementare il numero delle sue vittime, come mai spaventa così tanto? È proprio grazie a questa particolare terapia (si, non è proprio una passeggiata) che oggi si può sconfiggere il tumore e continuare a vivere la propria vita. Quindi, perché molte persone decidono di rifiutare queste specifiche cure?

Una risposta, forse, anzi quasi sicuramente, la si può trovare nelle cure alternative, che nascono così, dal nulla, le quali non hanno alcun fondamento scientifico. Di cosa si tratta? Nella maggior parte dei casi di false speranze! Inutile girarci attorno, è così, bisogna prenderne atto e affrontare la realtà senza ipocrisia.

Molti pazienti decidono, infatti, di avvalersi di queste cure miracolose (ad esempio le cure di Hamer, che stanno sollevando un vero e proprio polverone scientifico) rinunciando alla chemioterapia, ritenuta molto pericolosa e pesante. Però, non tutti pensano che quest’ultima, anche se molto pesante, soprattutto in passato, è l’unica a garantire un’alta percentuale di guarigione. Il mondo va avanti, si evolve, e così anche la medicina e le terapie in essa sviluppatesi: la chemio non è più quella di una volta e i traguardi raggiunti dalla scienza medica sono straordinari (basti pensare alla protonterapia e cure simili). Ma, rintanarsi in un mondo fatto di false promesse è molto più semplice: la ragione facilmente si offusca dinanzi alla proposta di trattamenti miracolosi.

Le “terapie miracolose” stanno annebbiando l’efficacia della chemioterapia

Gli esperti del settore parlano di un vero e proprio movimento anti-scientifico, che sta spargendo pericolose mine, pronte ad esplodere da un momento all’altro, disintegrando ciò che di certo c’è, come la chemioterapia

I dati parlano chiaro: le percentuali di persone che sconfiggono il cancro sono aumentate di quasi il 20% solo negli ultimi 5 anni, proprio grazie alle classiche terapie, ora migliorate e ancor più efficienti.

Però, la maggior parte della popolazione sembra aver deciso di remare controcorrente, vedendo il cancro come un male incurabile ancora oggi. Non è così!

Di conseguenza, proprio queste persone decidono di navigare in un mare magnum di cure miracolose, che non avendo alcun fondamento scientifico, fanno agitare non poco le acque, aumentando il rischio di incidente e annegamento.

Un altro dato? Il 68% dei pazienti a cui vengono diagnosticati dei tumori, riesce a sconfiggere la malattia. Un numero che parla da solo!

 

La chemioterapia fa male?

È proprio questo il quesito che si è trasformato in un vero e proprio trampolino di lancio per le “cure miracolose”. Molti ritengono che tale terapia sia molto aggressiva, come anticipato, e che porta con sé pesanti effetti collaterali. La chemio non è più quella di 30 e più anni fa, ma ha raggiunto un livello tale da scongiurare quanto appena detto e raggiungere un livello di efficienza molto alto, che si traduce in una schiacciante vittoria contro il tumore.

Nuove terapie e nuovi farmaci immuno-oncologici di ultima generazione stanno letteralmente portando alle stelle le prospettive di cura e di sopravvivenza.

La verità sulla chemioterapia? La medicina e la ricerca sono andate avanti, sono i pazienti ad essere rimasti indietro! Cure miracolose non esistono!

 

(CHEMIOTERAPIA; efficacia chemioterapia; chemioterapia verità; chemioterapia efficacia; chemioterapia fa male.)

Pubblicato in Italia

Un passaggio epocale, importante in questa fase forse più per il suo valore simbolico. Perché fino a qualche anno fa era impensabile immaginare che si sarebbe arrivati a coltivare, in Italia, cannabis per produrre farmaci.

stabilimento

Oggi, invece, coltivare i semi di canapa per finalità curative è del tutto legittimo; e rientra anzi in un programma che lo Stato italiano sta portando avanti da diverso tempo per consentire un più facile reperimento sul mercato nostrano dei farmaci cannabinoidi.
Si tratta di un programma sperimentale portato avanti da ministero della Salute e ministero della Difesa, in base al quale si è data l’opportunità di coltivare, solo presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare (SCFM) di Firenze e sotto stretta sorveglianza dello Stato, alcune piantine di cannabis per produrre farmaci.
Le patologie per le quali l’utilizzo della cannabis è consentita sono diverse; si parla soprattutto di terapia del dolore associato a malattie gravi come sclerosi multipla, tumori, lesioni al midollo spinale, Hiv. I farmaci cannabinoidi sono inoltre prescritti anche come stimolanti per perdita dell’appetito, anoressia, cachessia o come cura del glaucoma.
Ad essere numerosi sono anche i pazienti che potrebbero beneficiare di cure con farmaci cannabinoidi e che oggi sono costretti ad attendere tempi lunghissimi per ottenere questi medicinali, importati dall’estero a cifre considerevoli. Costi che vanno a pesare sulle casse statali del SSN, e quindi a carico della collettività.
Ecco allora che avendo analizzato tutti questi fattori di criticità si è deciso di dar vita a questo progetto sperimentale che è giunto, adesso, nella sua fase cruciale.

 

Sta per arrivare il momento tanto atteso del raccolto: il primo di cannabis medica interamente prodotta in Italia.
Dalle talee curate nell’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze stanno per vedere la luce i primi 10 chili di sostanza che verrà utilizzata per dar vita ai farmaci: entro fine anno si arriverà ad una quantità complessiva di 50 chili.

Un quantitativo che verrà smistato alle farmacie, sia quelle ospedaliere che quelle territoriali, che provvederanno poi a distribuire il farmaco ai pazienti che ne avranno necessità ad un prezzo finale di circa 10 euro al grammo.

Superata questa fase sperimentale, quando la produzione entrerà a pieno regime, si pensa di arrivare a produrre tra i 100 e i 200 chili all’anno di cannabis destinata a scopi curativi. Numeri non da poco, e che nel giro di alcuni anni potrebbero arrivare a rendere l’Italia assolutamente autonoma, evitando così di dover importare il farmaco dall’Olanda.

Pubblicato in Italia
Nel rapporto edito dal Ministero della sanità si legge che la mortalità generale «è in eccesso rispetto alla media regionale, in entrambi i gruppi di Comuni, sia tra gli uomini che tra le donne».
Parliamo delle province di Napoli e di Caserta
Varie le neoplasie per le quali si registra un maggiore rischio in queste aree.
Ma l’allarme riguarda innanzitutto i più piccoli: «Eccesso di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori ed eccessi di tumori del Sistema nervoso centrale nel primo anno di vita e nella fascia di età 0-14 anni - afferma l’Istituto Superiore di Sanità parlando di «quadro critico» - sono stati osservati in entrambe le province» di Napoli e Caserta.
Ed ancora: l’Iss rileva pure «un’elevata prevalenza alla nascita di malformazioni congenite in aree caratterizzate anche dalla presenza di siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi». 
Le patologie più frequenti

Il gruppo di patologie per le quali sussiste un eccesso di rischio in entrambi i generi per tutti i 3 gli indicatori utilizzati (incidenza tumorale, mortalità, ricoveri), disponibili per la sola Provincia di Napoli, è costituito da:

tumore maligno dello stomaco,

tumore maligno del fegato,

tumore maligno del polmone,

tumore maligno della vescica,

tumore maligno del pancreas (tranne che nell’incidenza fra le donne),

tumore maligno della laringe (tranne che nella mortalità fra le donne),

tumore maligno del rene (tranne che nell’incidenza fra gli uomini),

linfoma non Hodgkin (tranne che nella mortalità fra gli uomini).

Il tumore della mammella è in eccesso in tutti i 3 indicatori. I

n Provincia di Caserta, invece, eccessi in entrambi i generi per i due esiti disponibili (mortalità e ricoveri) riguardano i

tumori maligni dello stomaco e del fegato;

i tumori del polmone, della vescica e della laringe e le leucemie risultano in eccesso tra i soli uomini (mortalità e ricoveri);

tra le sole donne sono in eccesso la mortalità e le ospedalizzazioni per infarto miocardico acuto.

Pubblicato in Italia

Quasi contemporaneamente si ha modo di leggere che Paola ( posta a metà strada tra la Cunsky cetrarese e la Jolly Rosso camporese) sarebbe la città dove i tumori imperversano in modo incredibile, quasi fossero “figli” di qualche “virus”, e che il misterioso fenomeno delle spiagge rosse si amplia.

Non solo ma, altro paradosso, nel mentre il presidente dei geologi calabresi Francesco Fragale “non esclude” l’origine naturale del fenomeno si ha anche modo di leggere che il fenomeno delle spiagge rosse inizialmente localizzato tra Fuscaldo e Paola, “ora il fenomeno si sarebbe allargato alle spiagge a sud del centro tirrenico. In particolare nell'area limitrofa al torrente Deuda che separa la cittadina tirrenica da San Lucido”. Quasi come se la sabbia asportata da nord si sia naturalmente portata a sud( chissà dove arriverà se vera questa ipotesi!)

Il geologo ha dichiarato infatti: “Non mi sento di escludere l'origine naturale del fenomeno. Anche se per avere certezza della vicenda occorrerebbero esami ancora più approfonditi sia petrografici che mineralogici”.

Poi ha aggiunto che in via teorica “la colorazione della spiaggia possa essere generata da un processo di ossidazione dei minerali” ed ha ricordato come “il vanadio, ma soprattutto il cobalto siano presenti nelle rocce metamorfiche dell'Appennino Paolano” e come “queste sostanze possono esser rilasciate in natura attraverso processi di diluizione delle rocce”.

Nè aiutano gli accertamenti fatti dall’Arpacal su disposizione della procura di Paola da tempo attenta alla vicenda.

Nel 2013 infatti erano stati registrati “ eccessi di concentrazioni di metalli pesanti (cobalto, vanadio, cromo totale e stagno) mentre ad una successiva analisi sono risultati con valori normali”.

Le analisi di oggi evidenziano invece che “ due elementi – il cobalto e il vanadio” sono stati trovati nella sabbia in “parametri più alti del limite di legge”.

Una sabbia ed un inquinamento flessibile, allora? Addirittura naturale?

No! Non basta , anzi c’è chi ricorda che se si esclude il vanadio ( usato nelle leghe di acciaio) il “ cobalto si presta a preoccupazioni molto allarmanti. Basti pensare che il 60Co, radioattivo, è un potente emettitore di raggi gamma, pertanto l’esposizione ad esso aumenta il rischio di cancro. Ingerito, viene eliminato dai tessuti solo lentamente”.

E sulla base di questi allarmi resta attuabile l’ordinanza del 18 marzo 2015 adottata dal sindaco di Paola Basilio Ferrari che ha interdetto al pubblico l’area demaniale (zona nord arenile) a margine del Torrente Regina e fino al Torrente Laponte, a causa dell’inquinamento della spiaggia”.

Pubblicato in Paola

Scrive da Isola Capo Rizzuto Maria Maio, Socia Fondatrice di RISVEGLIO IDEALE. Una vera e propria denuncia ed insieme una vera e propria lettera di dolore.

“ E’ ormai un vero e proprio bollettino di guerra quello a cui ogni giorno assistiamo, mi riferisco all’elevatissimo numero di nuovi ammalati e di morti per tumore a Crotone e provincia; ecco perché su questa tristissima, ma attualissima, pagina quotidiana tutti abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce per arrivare a scoprire la verità su cosa c’è all’origine di questa “epidemia” che oramai da troppo tempo dilaga nelle nostre zone seminando dolore in una popolazione già provata da ben note problematiche socio – economiche”.

Non una cittadina come Paola, quindi, ma una intera provincia!

Poi continua :”La politica in primis ed a cascata tutta la classe dirigente deve, una volta per tutte ed indipendentemente dalla colorazione, porre le tematiche della bonifica degli ex-siti industriali e degli altri luoghi a rischio al centro del proprio mandato, tramutando in fatti le ormai troppe parole dette, atti concreti che traducano in speranza la triste certezza rappresentata dal lungo elenco di decessi per patologie oncologiche che ogni giorno si registrano.

Non mi stancherò mai di ripetere che un territorio come il nostro, caratterizzato da paesaggi incantevoli, da borghi antichi, da un importante patrimonio storico – culturale - archeologico, da significative produzioni agricole ed anche da forti potenzialità turistiche, non ha futuro se non si interviene massicciamente con concrete politiche di risanamento ambientale”.

Ed allora ecco la proposta:

“Rivolgo, a tal proposito, un accorato appello prima di tutto ai ministri dell’Ambiente e della Salute, ai deputati e senatori calabresi, ai rappresentanti regionali e locali rimarcando il fatto che il nostro territorio necessita di un intervento straordinario perché la situazione è straordinaria e soprattutto non più rinviabile perché il diritto alla salute deve essere la regola e non l’eccezione e chiedo ancora: non sarebbe opportuno, alla luce dei fatti, che venisse istituita una task force per effettuare un vero e proprio screening epidemiologico della popolazione ricadente all’interno dei siti inquinati?  Isola Capo Rizzuto, lì 28 aprile 2015

Pubblicato in Crotone

Riceviamo e pubblichiamo:

Aumentano i casi di malattie della tiroide – tumori, noduli e malattie autoimmuni . I noduli tiroidei affliggono il 30-50% delle donne in età fertile Nuove tecniche riducono il ricorso alla chirurgia.

“Stiamo osservando un incremento delle malattie della tiroide: è un trend che vedrà, nei prossimi 20 anni, aumentare ulteriormente questi disturbi, che già oggi colpiscono oltre il 10% della popolazione femminile. Le malattie più frequenti sono la tiroidite di Hashimoto, una patologia autoimmune che può progressivamente indurre l’ipotiroidismo, i noduli e i tumori alla tiroide che, grazie alla diagnosi precoce, vengono guariti nella maggioranza dei casi, afferma Enrico Papini, Responsabile scientifico Associazione Medici Endocrinologi (AME) e Direttore UOC Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’Ospedale Regina Apostolorum, Albano Laziale. L’incremento di tali patologie è attribuibile sia all’inquinamento ambientale che a situazioni locali, come le radiazioni vulcaniche o la carenza iodica che caratterizza alcune aree del nostro territorio”.

L’accurata messa a punto dei temi più rilevanti e controversi della patologia tiroidea è l’obiettivo del Workshop ‘Thyroid UpToDate 2013 - Patologia tiroidea fra certezze e zone grigie’ che si terrà ad Ariccia (Roma) il 27 e il 28 settembre p.v. e al quale parteciperanno numerosi esperti italiani e internazionali. “Patologie così ‘comuni’ consentono, attraverso la revisione di ampie casistiche, l’ottimizzazione periodica delle pratiche mediche, prosegue Papini. I noduli della tiroide sono molto frequenti nella popolazione italiana e giungono ad interessare il 30-50% nelle donne in età fertile”. L’uso combinato dell’ecografia e dell’esame citologico con ago sottile ha consentito di individuare le lesioni a rischio di malignità e di ridurre il numero degli interventi di tiroidectomia a scopo “diagnostico-precauzionale”. Tuttavia, le casistiche chirurgiche dimostrano che la maggioranza degli interventi di asportazione della tiroide è tuttora eseguito su casi che si rivelano benigni. Questo dato fa riflettere sull’opportunità di evitare ai pazienti interventi non necessari, e le conseguenze potenzialmente sfavorevoli che talora ne derivano. L’obiettivo è quindi limitare gli interventi chirurgici, quando il nodulo alla tiroide è benigno, ai soli pazienti che presentino ipertiroidismo o sintomi compressivi non altrimenti gestibili. Allo scopo sono state recentemente impiegate varie tecniche mini-invasive, eseguibili senza ricovero né necessità di anestesia generale. Ciò consente di mantenere, anche se parzialmente, la funzione della tiroide evitando i costi sociali e sanitari della chirurgia e la necessità di una terapia sostitutiva per tutta la vita.

“Per questi motivi, un gruppo di lavoro formato dalle Società Italiane di Endocrinologia e dalla Società Italiana di Anatomia Patologica, spiega Papini, ha messo a punto una classificazione diagnostica più precisa. Vengono inoltre proposte tecniche bioptiche che, sotto guida ecografica, consentono di ottenere piccoli campioni di tessuto tiroideo (e non semplici cellule come avviene con il tradizionale agoaspirato) che permettono una più affidabile determinazione dei marcatori tumorali eliminando, anche se non del tutto, le “aree grigie” dell’agoaspirato”.

Il convegno tratterà anche dei più recenti aggiornamenti nella terapia dell’ipotiroidismo, sia dopo tiroidectomia, sia nei casi di tiroidite di Hashimoto. La terapia, che utilizza prevalentemente (ma non solo) la levotiroxina, deve essere seguita per tutta la vita e impone semplici ma precise regole per essere effettuata correttamente. Purtroppo, in alcuni casi, l’assorbimento del farmaco può non essere ottimale, per problemi digestivi o per il contemporaneo uso di altre medicine, e per tutti è necessario non assumere cibo, per almeno 30 minuti, dopo l’assunzione della levotiroxina. Alcune persone, infine, non riescono a riacquistare un completo benessere anche dopo la normalizzazione delle loro analisi di laboratorio. Alcuni recenti contributi nel campo della farmacologia consentono ora di ricorrere ad un ventaglio più articolato di soluzioni terapeutiche e di soddisfare, almeno in parte, le esigenze finora irrisolte, ad esempio con l’impiego dell’ormone tiroideo in soluzione liquida che può garantire un migliore assorbimento del principio attivo.

I tumori della tiroide sono, in genere, dotati di moderata aggressività e l’atto chirurgico seguito dalla eventuale ablazione dei residui con radioiodio è nella maggioranza dei casi definitivamente curativo. In alcuni casi, purtroppo, hanno luogo recidive della malattia tumorale, soprattutto a livello dei linfonodi del collo. Varie armi sono a disposizione per gestirle: chirurgia, medicina nucleare e, molto recentemente, tecniche ablative mini-invasive e farmaci anti-tumorali. E’ necessaria una precisa messa a fuoco delle indicazioni e dei limiti delle varie metodiche disponibili (soprattutto delle più recenti) e di come esse possano essere utilizzate, in successione o in modo combinato, per raggiungere la massima efficacia con il minimo rischio per il paziente.

Un’altra malattia della tiroide è l’ipertiroidismo che determina una profonda alterazione della qualità della vita ed è una condizione che può influenzare sfavorevolmente patologie coesistenti, soprattutto negli anziani e nei cardiopatici. Tuttora in Italia alcuni pazienti vengono trattati con terapia medica per periodi assai lunghi, senza ricorrere a una soluzione definitiva di questo problema. La terapia con radioiodio può svolgere con sicurezza ed efficacia il ruolo di terapia definitiva ma è spesso procrastinata per dubbi e timori circa i possibili effetti collaterali. Le numerose evidenze a favore e le rare (anche se importanti) limitazioni di questa modalità di trattamento dell’eccesso di ormoni tiroidei devono essere ben presenti allo specialista che si trovi ad affrontare queste situazioni.

E’ evidente che, in una situazione così articolata, è importante affidarsi a centri ospedalieri che possano offrire una serie di procedure diagnostiche e di alternative terapeutiche adeguate alle diverse condizioni. “A questo fine, il convegno potrà avvalersi anche del contributo dei pazienti e delle loro associazioni il cui punto di vista è sempre più importante e determinante nella revisione dei protocolli clinici”, conclude Papini.

Pubblicato in Italia

Se dovessimo giudicare la sanità in Calabria dalla tempestività e concisione della evasione della nostra richiesta dovremmo dire che funziona come poche in Italia.

Non possiamo esimerci, quindi, dal sottolineare, nel contempo ringraziandola, che la dssa Bernaudo che ci ha inviato immediatamente la seguente email :

“Buonasera ing. Pirillo

Ho ricevuto la sua richiesta di dati inerenti le esenzioni ticket per neoplasia.

Ho già attivato gli Uffici preposti ed appena in possesso di quanto richiesto provvederò alla trasmissione.
Cordiali saluti Giuliana Bernaudo”

Ora restiamo in attesa dei dati per una prima analisi a cura del ns gruppo di lavoro a seguito della quale valuteremo un eventuale dibattito pubblico od una semplice loro diffusione.

Amantea 24.09.2013    Il segretario del circolo del PD ing Salvatore Pirillo

Pubblicato in Cronaca

Il consigliere Salvatore Magarò vuole diventare un politico “del fare”. Tardi, ma bene. Il problema è che vuole affrontare il serio e grave problema dei tumori del colon, della prostata e del seno con le lettere obbligatorie!

Lettere che invitano i cittadini over 45 presentarsi “presso le strutture sanitarie per effettuare gli esami e le analisi, quelli delle feci, le mammografie e quello del PSA, che possono favorire una diagnosi preventiva”

Caro Salvatore, ma dove vivi? Non certamente in Calabria, vero? Già, perché se vivessi in Calabria sapresti che per una mammografia ci vogliono mesi e mesi di prenotazione. UNA VERGOGNA!

Vuoi davvero affrontare questi problemi ? Allora istituisci una equipe per ogni ospedale, clinica privata o poliambulatorio, finalizzata a controllare ogni giorno 10,20,30 ultraquarantacinquenni ( dipende da quanto tempo ritieni di avere a disposizione) per fare esattamente quello che suggerisci e guidare subito dopo nelle fasi sanitarie successive i casi per i quali dovesse verificarsi una percentuale di rischio.

Si chiama medicina preventiva nella quale il sistema sanitario si pone a disposizione del paziente.

Ed è qui che casca l’asino. Per fare questo ci vuole un sistema sanitario e noi in Calabria non ce l’abbiamo. Accetto la sfida nelle dimostrazione del contrario.

Ed è qui che la politica può intervenire, se ne è capace, “oltre le parole”.

Se davvero dovesse interessare la proposta siamo in grado di fornire un programmino che controlla il sistema di sanità preventiva suggerito. Ecco comunque le dichiarazioni di Magarò che ( è una provocazione) riteniamo resteranno sulla carta!

“Reggio Calabria, 22.09.2013

“Per dimostrare nei fatti che, proponendo di aprire nella politica regionale un ‘cantiere della concretezza’ chiedo che in Calabria si intrecci una sfida sui temi ‘del fare’ che metta al centro i problemi dei cittadini e la loro soluzione, voglio fare un esempio molto pratico. Ci sono tre patologie, i tumori del colon, quelli alle mammelle e quelli alla prostata, che sono tra le più gravi e diffuse e che ‘costano’ cifre enormi alle finanze pubbliche oltre a far pagare un prezzo di sofferenze e a volte anche di vite umane ai calabresi. Ebbene, perché non rendere obbligatorio l’invio di una lettera a tutti i cittadini e cittadine che compiono 45 anni, invitandoli a recarsi presso le strutture sanitarie per effettuare gli esami e le analisi, quelli delle feci, le mammografie e quello del PSA, che possono favorire una diagnosi preventiva ed interventi efficaci in grado di scongiurare tristi epiloghi?”.

“Occorre superare, anche per quanto riguarda la sanità, sterili contrapposizioni per passare a un confronto stringente ma positivo, per individuare soluzioni capaci di tramutarsi in risultati”.

“Invece giorno dopo giorno si discute accanitamente soprattutto dei conti ‘in rosso’, per attribuirne la responsabilità alla Giunta attuale o a quelle in carica precedentemente. Poco o nulla si propone di fattibile per ridurre i costi del settore e per alleviare le sofferenze dei calabresi ammalati.”

“Tornando alla mia proposta so bene che in Calabria per quanto riguarda la prevenzione e gli ‘screening’ non si parte certo da zero, ma chiedo che si faccia uno sforzo in più per raggiungere capillarmente tutti i potenziali soggetti a rischio per effettuare una grande campagna di controlli preventivi. Si tratta, in fondo, di esami ed analisi che non hanno costi elevati e che possono, al contrario, far risparmiare grandi risorse economiche e, quel che più conta, enormi costi umani”.

“Sarebbe uno scatto positivo di concretezza. Un passo avanti nel ridare slancio e vigore a una politica che, in Calabria più che altrove, sembra aver smesso di guardare in faccia gli elettori che prima di tutto sono cittadine e cittadini in carne ed ossa. Sarebbe un atto tangibile volto a superare i limiti asfittici di una dialettica politica che si riduce a un batti e ribatti di denunce di limiti e inadeguatezze dell’azione di governo e dall’altra di difese ‘a riccio’ della propria attività amministrativa”.

Giuseppe Marchese

 

Pubblicato in Calabria
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