Lamezia Terme – Sono 11 gli indagati per l’occupazione del teatro Grandinetti avvenuta lo scorso 7 giugno e tra loro sarebbero rimasti coinvolti anche tre ex consiglieri comunali dell’ amministrazione Mascaro.
Il teatro infatti, proprio in quella giornata, fu occupato anche se risultava chiuso.
Tante dopo il commissariamento le manifestazioni di protesta e gli incontri sul sipario calato per inagibilità che coinvolse in particolare le associazioni di danza, preoccupate per un possibile mancato svolgimento dei saggi di fine anno.
Quel 7 giugno infatti, ex consiglieri, cittadini e associazioni si incontrarono dentro e fuori il teatro per chiedere una celere soluzione che potesse consentirne l’apertura, tra cartelloni di protesta scritti dalle scuole fino all’occupazione notturna dello stabile.
Ad 11 persone sono stati così recapitati undici avvisi di conclusioni indagini preliminari.
Tra gli indagati ex consiglieri comunali ed alcuni legali rappresentanti delle associazioni sportive dilettantistiche della città.
Secondo gli inquirenti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, Sostituto Procuratore dottoressa Giulia Maria Scavello, ‘gli undici indagati risponderebbero a vario titolo di porto d’armi ed oggetti atti ad offendere, danneggiamento aggravato, invasione arbitraria di un luogo pubblico e per l’aver promosso una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico senza darne preavviso all’autorità di P.S.
Negli undici avvisi di conclusioni indagini risultano indagati: Tonino Sirianni, Federico Grandinetti, Gennaro Domenico Gianturco, Francesco Ruberto, Sergio Servidone, Rosy Pagnotta, Vincenzo Popello, Massimo Cristiano, Pasquale Valentino, Michele Torcasio, Aldo Gramuglia.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Armando Chirumbolo, Michele Cerminara e Fabrizio Falvo.
L’Avvocato Armando Chirumbolo, nell’interesse dei suoi assistiti, ha depositato memorie difensive con le quali gli indagati contestano ogni addebito a loro carico ed ha richiesto per gli stessi interrogatorio di garanzia.
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Lamezia Terme
I militari della Compagnia Carabinieri di Locri hanno eseguito 11 ordinanze di applicazione di misura cautelare personale, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Locri su richiesta della Procura della Repubblica di Locri, nei confronti di 11 impiegati pubblici del Comune di Sant'Ilario dello Ionio.
Il comune di Sant'Ilario dello Ionio, con una popolazione di circa 1400 residenti, ha 19 impiegati in servizio presso l'ente comunale i cui "comportamenti lavorativi" sono stati monitorati nel corso delle indagini svolte tra il settembre 2016 e il gennaio 2017 dai militari della Stazione Carabinieri del luogo.
Parliamo come al solito di "assenteismo".
I reati contestati vanno dalla truffa aggravata e continuata in danno dell'Ente Pubblico, all' attestazione fraudolenta della presenza in servizio, all'abuso d'ufficio e al peculato.
Tra i tanti dipendenti comunali coinvolti nell'attività investigativa, spiccano anche alcuni impiegati con funzioni di responsabilità amministrativo-contabile che hanno agevolato il personale assenteista non perseguendo determinati comportamenti volti a certificare falsamente la presenza in servizio strisciando il badge ma di fatto assenti dal luogo di lavoro procurando, quindi, verso questi ultimi, ingiusti vantaggi patrimoniali con danni per l'ente che erogava gli stipendi.
Molti dipendenti, tra i quali responsabili di area e di settore, pur risultando regolarmente in ufficio a prestare ore di lavoro in favore dell'Ente pubblico di appartenenza, si trovasse, invece, in tutt'altri luoghi privati, attestando falsamente la propria presenza in ufficio.
Gli indagati, eludendo il sistema di rilevazione elettronica delle presenze, si dedicavano alle più svariate attività personali: vi era infatti chi andava al mercato a fare la spesa, chi stava in auto a leggere il giornale, chi effettuava sortite in circoli ricreativi, in supermercati o nei bar o addirittura chi si recava dal barbiere.
Il caso più simpatico è quello di un dipendente pubblico che in più occasioni, quasi quotidiane, faceva un uso momentaneo di un autoveicolo dell'Ente posto nella sua disponibilità, sottraendolo alla sua destinazione originaria recandosi nei comuni limitrofi per fare shopping o commissioni di natura privata, creando così un apprezzabile danno economico. (Da Il Dispaccio)
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Reggio Calabria