Niente alleanze col Pd in Emilia Romagna e in Calabria alle prossime elezioni regionali del 26 gennaio, così ha ribadito Luigi Di Maio.
Nel suo Movimento non c’è nessun consenso.
Anche a Roma in Parlamento non c’è nessuna alleanza, ma un governo che ha messo insieme i voti di quattro forze politiche.
Un governo per fare cosa? Nulla di straordinario.
Ma se stanno insieme ci sarà un perché, così cantava Riccardo Cocciante, ed io vorrei scoprirlo oggi.
Stanno insieme per condividere le poltrone.
Hanno la stessa voglia di governare.
Tirano a campare. Rinviano le elezioni almeno fino a dopo la elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Tengono lontano da Palazzo Chigi il nemico giurato Matteo Salvini.
Questo è il patto scellerato del Movimento 5 Stelle col Pd di Zingaretti.
Quel patto che in Umbria non ha funzionato e allora oggi Di Maio vuole correre ai ripari, perché non è stato ritenuto dagli elettori un segnale di cambiamento.
Ma in Calabria il M5Stelle presenterà proprie liste dopo la debacle subita nelle elezioni comunali di Lamezia Terme?
E chi sarebbe il candidato alla presidenza della regione?
Dalila Nesci si è autocandidata, ma dal suo movimento è arrivato un secco no.
E il Pd cosa fa? Anche nel Pd si litiga.
Ancora non hanno scelto il candidato alla presidenza. Oliverio,
Governatore uscente, non molla. Non ha nessuna intenzione di fare alcun passo indietro. Come non ha nessuna intenzione di mettersi da parte anche il Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto di Forza Italia. Salvini è contrario alla sua candidatura.
E mentre nel M5S, nel Pd e in FI si litiga migliaia e migliaia di lavoratori rischiano di finire per strada.
C’è il grave rischio che il malcontento generale a questo punto, se il Governo non risolverà al più presto le crisi dell’ex ILVA di Taranto, di Whirpool di Napoli e dell’Alitalia, per citarne le più gravi, potrebbe sfociare in una protesta di piazza.
Fino ad ieri l’elettorato ha sfogato la propria rabbia contro la politica governativa votando il M5S e ora la Lega di Salvini. Ma non è cambiato un bel nulla.
A questo punto non resta che la piazza, imitare i colleghi francesi, i gilet gialli. E davvero sarebbe un bel guaio. Invito i politici a fare presto.
Rimettete il lavoro al centro della scena e meno propaganda e apparizioni in televisione. Migliaia e migliaia di lavoratori che rischiano il posto di lavoro non possono più spettare. E intanto il 13 dicembre si avvicina. L’altoforno 2 sarà spento.
Il caso ILVA, miei carissimi amici, è diventato un problema gravissimo che affolla le prime pagine dei giornali e i talk show televisivi.
Se non si troverà una soluzione, un accordo stabile tra le forze politiche per salvare l’ILVA e i posti di lavoro, il Premier Conte sarebbe costretto a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni.