Riceviamo e pubblichiamo
Longobardi– "Il maltempo, di questi giorni, sta mettendo in luce la fragilità dei nostri territori, a causa di amministratori che non ne garantiscono la manutenzione e non investono sulla prevenzione.
Sono anni che chiediamo, invano, al sindaco di Longobardi, il programma di priorità degli interventi sul nostro territorio".
E’ quanto affermano i consiglieri di opposizione del comune di Longobardi Francesco Cicerelli e Nicola Bruno.
"Chiunque –prosegue il capogruppo di minoranza Nicola Bruno- si rende conto che viviamo in un paese abbandonato, degradato, senza manutenzione di cunette, corsi d'acqua e griglie.
Dopo l'interrogazione del 15 novembre 2017, abbiamo sollecitato una risposta, con interpellanza del primo ottobre scorso.
Ma, ancora, oggi, questa amministrazione continua a fare orecchie da mercante e anzichè investire in prevenzione, preferisce, all'occorrenza, com'è già avvenuto in passato, agire in urgenza, con notevoli costi per la collettività.
Beninteso, siamo consapevoli che gli enti locali non hanno soldi ma il sindaco Mannarino, quale autorità comunale di protezione civile, anzichè fare manutenzione del territorio, preferisce spendere euro 4.367,60, come si evince dalle determinazioni nn° 85, 86 e 94/2018, per sistemare un ulivo davanti al municipio".
Di qui "la nostra preoccupazione".
E poichè "l'inverno è alle porte e l'allarme non cessa, vista l'inerzia dell'amministrazione comunale, abbiamo chiesto l'intervento del Prefetto".
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Longobardi
In Calabria l'olivicoltura fu introdotta dai Greci e nel corso dei secoli ha assunto una rilevante importanza per l'economia della regione.
Nel cosentino è caratterizzata dalla presenza di cultivar autoctone che si sono selezionate grazie alla particolare esposizione dei terreni e all'ambiente pedoclimatico.
Una storia antica quella dell’olio.
Tanto che nella Bibbia si legge (Genesi (8, IO-II) che, approdato sul Monte Ararat dopo il diluvio universale, Noè fece uscire dall'arca una colomba che "... tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo..."
Una storia che lo vede sia alimento, sia per la illuminazione degli ambienti (Aristofane nelle Vespe scherzando sul prezzo troppo alto dell’olio, dice: “ Che fai, scimunito? Proprio adesso il lucignolo - stuzzichi col dito, che l’olio costa un occhio! - Già, non sa d’amaro a te, quando bisogna - pagarlo sì caro “), sia come emolliente (se ne parla nell’Odissea fin dall’inizio con l’irsuto Ulisse scampato al naufragio, incrostato di sale, che vien lavato da Nausicaa e dalle fanciulle Feaci e poi unto con l’olio degli olivi coltivati nel giardino di Alcinoo).
E Giunio Moderato Columella (I secolo d.C.), uno dei più grandi esperti di agricoltura di tutti i tempi nel "DE RUSTICA"scriveva che ." Olea prima omnium arborum est " (L'ulivo è il primo di tutti gli alberi).
Con l’espansione delle colonie greche la coltura dell’ulivo raggiunse la Calabria all’epoca il Brutium, intorno all’VIII secolo a.C.
Durante la dominazione romana gli alberi di ulivo erano piantati in tutta la regione e preziose testimonianze al riguardo le fornisce lo storico Plinio, il quale affermava che dalla Calabria arrivava “un eccellente olio d’oliva a prezzi ragionevoli, il migliore nel Mediterraneo”.
Ne ha dato recentemente conferma l’archeologo Fabrizio Mollo che ha detto che l’olio calabrese viaggiava in tutto il mediterraneo.
Ancora oggi ulivi ultracentenari si incontrano sulla nostre colline.
Più recentemente l’olivo ha perfino raggiunto le zone più basse , quelle innaffiabili.
Ma storicamente ed ordinariamente l’olivo domina le zone collinare sia del capoluogo che della frazione Campora SG.
Un bene, l’olio che suscitò anche nel settecento l’arrivo delle famiglie Mileti( zona Camoli) ed Augurati( zona omonima di Campora San Giovanni)
Proprio a questa famiglia sembra potersi far risalire la giara settecentesca di fattura napoletana riportata nella foto
E’ questa una delle tante belle testimonianze di questa antica e sconosciuta terra di Amantea.
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Campora San Giovanni