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La notizia si era diffusa anche in passato, ma poi sembrò ci fosse un passo indietro da parte dei quadri generali della Guardia di Finanza.

 

Anzi, addirittura, circolò la voce che la GdF potesse utilizzare parte delle abitazioni sequestrate lasciando le altre all’Arma dei carabinieri.

Oggi torna a circolare nuovamente la notizia della chiusura della tenenza di Amantea.

La spinta è data dalla ferma volontà del Comando generale della Guardia di Finanza che sembra continui a voler promuovere un accentramento del personale delle sedi periferiche verso le sedi principali.

 

Come noto il numero, la sede, il livello e le dipendenze dei comandi sono stabilite dal Comandante Generale con propria determinazione, sentito, salvo i casi di particolare urgenza, il Consiglio Superiore del Corpo, in ragione delle esigenze funzionali ed operative determinate dalla legge e dal particolare contesto sociale ed economico, valutato in riferimento alle esigenze istituzionali di contrasto all'evasione fiscale ed alla criminalità economico - finanziaria.

Come noto la GdF è presente nella provincia di Cosenza , distribuita in Gruppi, in compagnie (Castrovillari, Cosenza, Paola e Rossano) in Tenenze ( Amantea, Corigliano, Montegiordano, Scalea) ed in brigate (Cetraro).

Anche la brigata di Cetraro ha rischiato di essere chiusa( erano stati già chiusi gli atti negli scatoloni) ma poi dopo il forte intervento della politica, la proposta era venuta meno.

 

Ora, invece, sembra sia il turno di Amantea .

Saprà la politica salvare la città da quale che una continua spoliazione di uffici pubblici?

O forse, meglio dire, vorrà salvare la città alla quale ormai restano solo Carabinieri e Guardia di Finanza?

I clienti erano convinti di acqui stare capi impor tanti a prezzi scon tati.

L’operazione è partita da Napoli ed è stata condot ta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli, sotto il coordinamento del la Direzione Di strettuale Antima fia del capoluogo campano.

Sono stati eseguiti 17 provvedimenti giudiziari nei confronti degli appartenenti a due distinti sodalizi criminali ramificati sull'intero territorio nazionale.

L’accusa è di contraffazione di prodotti recanti i marchi registrati di noti brand nazionali e internazionali.

Le indagini hanno accertato il pieno coinvolgimento nella fase distributiva di alcuni outlet, cosiddetti "grandi firme", di Napoli e nelle province di Caserta e Crotone

Due i gruppi criminali che gestivano l’attività in Italia con proiezioni anche in Cina e Turchia.

La prima era gestita dai fratelli Giuseppe e Luigi Verde: si occupavano dalle produzione, ricettazione e vendita in tutta Italia di cinture, borse ma anche occhiali e capi di abbigliamento contraffatti.

Nel gruppo, un ruolo di rilievo lo aveva anche una coppia di cinesi che provvedeva ad importare dalla Cina merce neutra dove poi venivano apposti i falsi marchi.

C'era, poi, il gruppo che faceva capo a Guglielmo Esposito i cui componenti erano invece impegnati soprattutto nella produzione, distribuzione e vendita di merce contraffatta acquistata in particolare in Turchia. 

Cinque le misure restrittive in carcere, due ai domiciliari e 10 gli obblighi di dimora. 

Pubblicato in Crotone

lagoGli amministratori e i dipendenti del comune di Lago, unitamente a quelli di Amantea, Cleto e Longobardi si ritroveranno il prossimo 25 gennaio, a partire dalle ore 15.30 presso la sala consiliare del centro nepetino, per discutere e confrontarsi su quanto regolato dalla legge 190/2012 e sulle tematiche dell’anticorruzione nella gestione della cosa pubblica.

 

L’incontro, introdotto dalla presenza di Nicola Falcone che ha effettuato molte ricerche sull’argomento, ha anche finalità formative, tanto che ai partecipanti verrà rilasciato un attestato di frequenza.

«Per avversare il malaffare amministrativo – evidenza il sindaco di Lago Vittorio Cupelli – esiste un articolato quadro di norme del Codice penale che rappresenta, nel complesso, la via giudiziaria contro il fenomeno corruttivo nella Pubblica Amministrazione. Dal 2012 il legislatore ha imboccato un’ulteriore “via”, mediante leggi dirette a rafforzare le logiche di prevenzione della corruzione.

 

La legge 190 del 2012 e le normative derivate inducono gli enti a strutturare un percorso possibilmente “auto-organizzativo” attraverso l'adozione di proprie misure di prevenzione. Da qui la necessità di interagire tra comuni vicini, allo scopo di scambiarsi idee ed opinioni, per dare forma e sostanza ad un percorso che sia quanto più condiviso e lineare.

Il presupposto logico alla base di questo modus operandi è che le misure di tipo penale e repressivo non siano più sufficienti ad affrontare il dilagare del fenomeno corruttivo, perché giungono solo a posteriori. Urge dunque prevenire. La Legge 190 è la fonte primaria della moderna prevenzione alla corruzione: sollecita una pluralità di ruoli volti al controllo; rafforza la funzione della Corte dei conti e concede più azione alla Prefettura; pone l'esigenza di un Piano nazionale anticorruzione; obbliga le singole ad adottare un proprio piano triennale di prevenzione della corruzione; promuove l’adozione di un codice “interno” di comportamento; introduce prescrizioni specifiche, come la tutela delle segnalazioni di illeciti da parte degli stessi dipendenti. Agli stessi impiegati, infatti, si pone il divieto di ricevere regali.

La norma in sé, pur difficilmente evitando comportamenti di corruzione perché, presumibilmente, chi è intenzionato a accettare tangenti non si fa certamente intimorire da potenziali sanzioni disciplinari, aggredisce la zona grigia delle condotte.

I dipendenti, inoltre, sono tenuti a segnalare al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito di cui siano venuti a conoscenza e devono astenersi su decisioni e attività amministrative in presenza di interessi propri o di parenti.

Pubblicato in Primo Piano

Leggiamo sulla stampa online che la Guardia di Finanza della tenenza di Sca lea, coordinata dal Tenente Luigi Magliulo, ha scoperto una rivendita abusiva di sigarette.

 

La rivendita abusiva di sigarette e tabacco sfuso era in un bar

In questo bar sono stati rinvenuti circa 500 pacchetti di sigarette che, ovviamente, sono stati sottoposti a sequestro.

 

Poi l’articolo continua “Il titolare del bar è stato denunciato per il reato previsto dall'art. 8 della Legge n. 27 del 1951, che prevede l'arresto fino ad un anno. I militari, inoltre, hanno provveduto a segnalare la persona all'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato che potrà disporre la chiusura dell'esercizio commerciale fino ad un mese e, in caso di recidiva, la chiusura definitiva del bar. L'attività di controllo nasce nell'ambito del costante monitoraggio sulle attività vendita di tabacchi nella provincia di Cosenza e sul possesso di regolari autorizzazioni amministrative rilasciate dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato”.

 

Infine il quotidiano online conclude “ Un'attività di controllo continuativa, volta a contrastare ogni forma di illecito anche nel settore della vendita dei tabacchi a tutela del consumatore e degli imprenditori onesti”

Una sola domanda.

Visto che non sembra che fossero sigarette di contrabbando , questo barista dove si era procurate le sigarette del monopolio ?

Per caso gliele aveva ceduto un altro rivenditore ?

E se è così, questo non doveva essere contravvenzionato?

Facciamo la domanda anche perché il citato articolo 8 della legge 27/1951 tratta di “ Arresto e ammenda in rapporto all'entità del reato, per la vendita di   tabacco senza autorizzazione od acquisto da persone non autorizzate alla vendita” ed ha espresso riferimento all’art 96 secondo comma della legge 17 luglio 1942, n. 907, che, a sua volta , tratta di “ Vendita di generi di monopolio senza autorizzazione od acquisto dapersone non autorizzate alla vendita”.

E’ strano, infatti, che il reato lo faccia solo l’ultimo della catena.

Pubblicato in Cosenza

La finanziaria del 2008 (articolo 1, comma 269, della legge n. 244 del 24.12.2007) ha portato da tre a quattro, il numero delle violazioni in materia di scontrino o ricevute fiscali (mancata emissione di scontrini fiscali) che fanno scattare la chiusura dell’attività.

 

Ovviamente parliamo di violazioni contestate nel corso di un quinquennio, ma in giorni diversi per le “dimenticanze” da parte dei commercianti o degli artigiani.

 

Oltre alle sanzioni per la mancata emissione dello scontrino l'Agenzia delle Entrate competente per territorio in relazione al domicilio fiscale del contribuente emette l’ordinanza di sospensione dell’esercizio della attività.

 

Ed è cosi che stamattina la Guardia di Finanza di Amantea entro i sei mesi dalla contestazione della quarta violazione, ha apposto i sigilli ad un artigiano parrucchiere di Via Dogana, tale S.A.

 

La chiusura è stata assicurata con l'apposizione di un sigillo firmato dal personale incaricato.

Sigillo inavvertibile perché apposto sulla vetrina e non sulla saracinesca.

I finanzieri della Tenenza di Amantea, in esecuzione di specifico decreto emesso dalla Procura della Repubblica di Paola, hanno sequestrato in via preventiva un capannone sito in Mangone (CS) e conti bancari riconducibili ad una società in accomandita semplice esercente attività di installazione impianti con sede in Amantea (CS) per un valore complessivo di 350.000,00 euro.

L’attività di servizio trae origine da una verifica fiscale condotta nei confronti di una società, i cui esiti hanno consentito di denunciare nr. 7 soggetti per i reati previsti e puniti dagli artt. 2, 8 e 11 del D. Lgs. 74/2000 e constatare la sottrazione al fisco di redditi imponibili per € 610.000,00 e oltre € 160.000,00 di I.V.A., nonché l’emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti per un importo complessivo di circa € 1.000.000,00.

La società verificata, per non pagare le imposte e permettere a terzi di evaderle, emetteva sistematicamente ed utilizzava fatture palesemente fittizie, riguardanti inverosimili ed antieconomiche operazioni di manutenzione di automezzi ed immobili.

Inoltre, l’attività investigativa ha permesso di accertare che due degli indagati, marito e moglie, durante le operazioni di verifica, hanno tentato di simulare la vendita dell’immobile sottoposto a sequestro, per evitare che lo stesso fosse aggredito dalla eventuale procedura esecutiva dell’Erario. Proprio in virtù della significativa evasione e delle investigazioni effettuate dalla Fiamme Gialle, il G.I.P. del Tribunale di Paola ha convalidato la misura del sequestro preventivo per equivalente d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Paola, preordinato alla successiva confisca delle risorse patrimoniali illecitamente accumulate fino alla concorrenza delle imposte evase dal contribuente.

Quello applicato dall’Autorità Giudiziaria è uno strumento particolarmente efficace ed incisivo a garanzia delle ragioni dell’Erario, introdotto dalla legge finanziaria per il 2008, che consente di aggredire i beni degli evasori fiscali per l’“equivalente” delle somme sottratte al Fisco.

Pubblicato in Primo Piano
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