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TESTIMONI SILENTI

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risateche rendiamo provvisorie le nostre vite e inaridiamo tutte le cose…

Se “modernizzare” vuol dire stravolgere il senso di quanto ci è stato tramandato e che noi dovremmo tramandare a nostra volta, significa che c’è una perdita di valori e di conoscenza profondissima.

Al di là di qualsiasi considerazione, il centro storico viene quotidianamente stuprato nella più assoluta indifferenza, mancanza di valori sociali e del senso del bene comune. Il centro storico ha allora due problemi fondamentali, che se non risolti rischiano di rovinarlo per sempre: da un lato le tante abitazioni da troppo tempo abbandonate, le quali costituiscono anche un problema all’incolumità degli stessi abitanti, dall’altro delle iniziative private non sottoposte ad alcuni vincolo, creano vistosi problemi di impatto visivo al paesaggio.

Il nostro genuino desiderio è che queste constatazioni possano essere utili per una presa di coscienza collettiva, se non da parte degli amministratori comunali, ma di tutta la comunità, sul valore, estetico, economico e sociale, delle testimonianze storiche di questo nostro umiliato paese. Le ingiustizie, gli abusi, gli interessi famelici di pochi e le diseguaglianze perseguite dalle società liberal democratiche sono sotto gli occhi di tutti.

Essere sdegnati oggi è una questione etica e di sensibilità. Un’etica che dovrebbe arricchirsi continuamente dinanzi alle sfide che la storia e la vita ci propongono continuamente. Mentre gli scienziati e gli intellettuali si chiedono oggi come salvare la bellezza del nostro ambiente, nel Meridione si verificano fenomeni socio-culturali che lo offendono e imbruttiscono. Perché uno scenografico centro storico segnato da straordinarie incidenze architettoniche e artistiche, non è sentito come tale, ma viene degradato a mero oggetto di consumo in modo incivile e la sua bellezza viene insultata? Forse perché i nostri sensi, sopraffatti da quelli della barbarie, sono continuamente bombardati da mille stimolazioni, incessanti, assordanti, in cui ci sperdiamo.

Per questo occorre far chiarezza e comprendere quali siano le priorità e che c’è un ordine di valori da pensare o ripensare alla nostra indifferenza e capacità di reagire a tutto questo. Allora una delle risposte ad una auspicata ma mancata rivolta potrebbe essere quella della scarsa formazione e capacità di lettura del reale, dovuta anche alla volontà da parte dei potentati di mantenere le masse nell’ignoranza, e lo vediamo dalle scelte di riforme “democratiche” che ci vengono propinate quotidianamente.

E per questo, i crimini di cui un popolo si vergogna costituiscono la sua vera storia. Questa parte della nostra storia passata, dovrebbe essere tutelata attraverso precisi strumenti urbanistici, ovvero alla stregua di bene paesaggistico vincolato con provvedimento amministrativo.

E soprattutto trasformare i centri storici in luoghi dove la vita si svolge 24 ore al giorno, non possono essere dormitori, non possono essere luoghi dove si va soltanto a dormire. Bisogna ridare ai centri storici la loro urbanità.In origine il centro storico coincideva con la città antica, era la città antica.

Oggi il centro storico indica il nucleo più vecchio della città, corrisponde al centro antico della città, che nel frattempo si è dilatata. Questa banale osservazione ha delle conseguenze non altrettanto banali. Innanzitutto significa che è cambiata la città nel suo insieme, tanto nelle dimensioni spaziali quanto nella distribuzione delle funzioni. Inoltre, è mutato il centro storico. Pur restando spesso fisicamente immutato, si è come “intirizzito”, divenendo una parte dal tutto che era, e trasformandosi radicalmente nell’uso.Sulla definizione di centro storico architetti, storici dell'architettura e urbanisti riflettono da decenni senza certezze.

L’espressione ‘centro storico’ è divenuta una consuetudine lessicale, su uno sfondo vago e indefinito. Nelle città, i centri storici continuano ad esistere, mostrando traiettorie di cambiamento differenti; appaiono degradati e impoveriti, oppure manomessi da interventi edilizi, rifunzionalizzati attraverso i processi di riqualificazione e rinnovamento, o, ancora, restaurati ed esibiti in termini di monumentalità senza vita.

Gigino A Pellegrini & G elTarik, in collegamento dalle viscere della Terra.

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