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È bastato il più classico dei temporali estivi per vedere allagamenti in diverse zone della città, da via Baldacchini a via dogana, altezza scuole Manzoni, oppure in via Margherita.

Strade invase dall’acqua, automobili ferme tra le pozzanghere, una città bloccata per poche gocce d’acqua.

Ogni volta che in città piovono quattro gocce in più, si formano canali tipo Venezia.

Il problema va avanti da anni, in condizioni normali è legato, per la nostra redazione, alla mancanza pulizia dei condotti di scolo dell'acqua piovana, il traffico veicolare in queste situazioni diventa problematico, con la Polizia Municipale che chiude le strade col il nastro rosso, e se non hai un mezzo anfibio rischi di restarci.

Come sempre accade in questi casi i social hanno fatto da cassa di rinonanza.
E la rabbia si è trasformata in polemica, perché molte buste di rifiuti lasciate dai cittadini per strada, si sono trasformate in vero e proprio tappo per tombini e bocche di lupo, finiti occlusi dalla spazzatura.

Molti nostri concittadini, purtroppo, non hanno ascoltato l'invito della Commissione Straordinaria a tenere i rifiuti nelle proprie abitazioni, e la mancata verbalizzazione da parte della Polizia Municipale della negligenza e strafottenza dei cittadini ha fatto sì che tutto ciò sia successo.

Eloquenti le immagini ed i video diffusi da un abitante di via baldacchini che in otto minuti ha mostrato come, semplicemente liberando i tombini dalle cartaccie, l'acqua defluisse.

Piccole negligenze possono generare a volte grandi problemi, l’incuria a cui sembra siano rassegnati i nostri concittadini è frutto non solo dell’inefficienza e dell’irresponsabilità, ma anche della mancata indignazione della gente.

 

di seguito link di video trovati sui social

 

https://www.facebook.com/100003186930103/posts/3039065536209648/

https://m.facebook.com/profile.php?id=1090110725

Pubblicato in Primo Piano

In verità era da tempo che la parte bassa di Amantea non si allagava così tanto

L’ultima volta diversi anni fa a settembre .

Ma la scuola in quei giorni era chiusa

Ben diversa la situazione oggi.

Si comprende dalle foto

Peraltro la pioggia è giunta improvvisa e violenta.

Una insegnante ci ha raccontato di essere riuscita con difficoltà a chiudere le imposte che erano tutte aperte per il caldo afoso mettendo, cos’, in sicurezza i bambini.

Tutti guardavano fuori scoprendo che l’acqua sulla strada saliva di livello fino a superare il marciapiede

Poi l’acqua ha cominciato ad entrare dalle stesse finestre.

Intanto le auto sollevavano l’acqua e la spingevano lateralmente facendola invadere il giardino ed il cortile

Ma la maggiore e negativa sorpresa si è avuta quando si è usciti fuori per la fine delle lezioni.

L’acqua sulla strada in parte si era ritirata ma aveva lasciato un insopportabile fetore di fogna.

Oggi come in passato.

Segno evidente che se non di vera e propria fogna( come tutti sospettano) si tratta quantomeno si deve palare di fetida acqua stagnante che viene mossa dalla pioggia.

In entrambi i casi una condizione inaccettabile.

Amantea 6.6.2015.

Pubblicato in Cronaca

La sede della protezione civile di Germaneto in Catanzaro si è allagata. Non siamo riusciti a trovare le foto dell’acqua e del fango che allagavano la sede di quella struttura che dovrebbe difendere la Calabria e che alle prime acque non è stata capace nemmeno di difendere se stessa.

Abbiamo notato soltanto che il piano di posa del manufatto è più basso rispetto alla strada di accesso e della quota dei terreni laterali, così che sembra strano che finora non si sia allagata.

Un tecnico della stessa Protezione civile ci ha detto che non comprende come la regione Calabria abbia potuto prendere in fitto tale sede vista la sua ubicazione in un alveo fluviale e la sua sottoposizione ai terreni circostanti. Ma evidentemente qualche ragione ci sarà stata. O forse qualche interesse.

Quando ci siamo andati noi il giorno dopo la pioggia le aree esterne della sede della Protezione civile erano completamente piene di fango ancora umido, in parte schiacciato e schizzato dai mezzi che le avevano percorso.

Di questa vicenda se ne è parlato poco e senza alcun accento critico. Eppure avrebbe meritato qualche riflessione.

Quantomeno avrebbe avuto diritto a trovare grande spazio nei mass media il fatto che oggi non sono soltanto i “soliti” fiumi ad esondare.

Oggi esondano anche i “nuovi” fiumi che sono le strade che appaiono indifese dalle acque che le invadono, come occorso nella zona di Germaneto . Parliamo della provinciale 48 , una strada che non ci sembra sia dotata di canali di allontanamento delle acque piovane al punto di diventare essa un fiume di acqua .

Esempio classico di sottovalutazione tecnica delle piogge.

Un altro esempio forse deriva dal fatto che il sig Prefetto di Catanzaro è stato preso di sorpresa e solo alla 10,12 ha convocato d’urgenza il Centro provinciale per il coordinamento dei soccorsi.

E’ vero che sono caduti 140-145 mm di pioggia in 6 ore ma è vero che la pioggia ha sorpreso perfino la Protezione civile regionale, deputata non solo a dare l’allarme, ma anche ad intervenire in soccorso della popolazione calabrese!

Eppure sentite cosa dice spostando evidentemente l’attenzione lontano da sé l’ingegnere Raffaele Niccoli (Arpaca responsabile del centro funzionale decentrato della Regione Calabria.

“I sindaci sono l’anello debole della catena. All’ultimo corso di formazione dedicato all’organizzazione del sistema di protezione civile, promosso nel 2006 subito dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, su 409 comuni calabresi, hanno partecipato solo 83 amministrazioni. C’è un problema di formazione culturale”. Lo ha detto, nel corso di una conversazione con l’Agi, il responsabile del centro funzionale decentrato della Regione Calabria, l’ingegnere Raffaele Niccoli, commentando la situazione emersa dopo l’ondata di maltempo che ha interessato buona parte della Calabria. La struttura, incardinata nel sistema dell’Arpa Calabria, aveva diffuso in anticipo, attraverso la Protezione civile nazionale, lo stato di allerta per i territori interessati poi dal nubifragio. Niccoli ha evidenziato che “l’evento era stato previsto, ma il problema è come i sindaci intervengono. È questo il punto che va rafforzato - ha aggiunto - insieme ad un adeguamento culturale delle proprie azioni per una maggiore attenzione verso questi avvisi. Basti pensare che ci sono comuni che non hanno ancora nemmeno il piano di protezione civile che dice ancora cosa bisogna fare. La pratica, purtroppo, è diversa dalla teoria”. Per quanto riguarda quanto accaduto ieri, e quindi eventuali disfunzioni organizzative, Niccoli ha sottolineato: “Da quello che abbiamo visto in giro come cittadini, direi che siamo stati presi di sorpresa. Ieri mattina, ad esempio, durante quella pioggia, il traffico di Catanzaro era incredibile. Bisogna fare delle scelte, decidere se spostarsi in auto con quelle condizioni meteo piuttosto che chiudere le scuole. È un problema nazionale, poi c’è un’azione pedagogica da attuare, soprattutto attraverso una formazione dei giovani nelle scuole. Il problema grosso, in questi casi, è come i Comuni danno comunicazione alla popolazione”. Rispetto al fatto che, visti i numerosi avvisi di criticità emessi di volta in volta, si rischierebbe la paralisi di tante realtà, il responsabile del centro della Regione ha spiegato: “Questa è una scelta di gestione della cosa pubblica. Bisogna decidere se è peggio un mancato allarme o un allarme di troppo”. D’altronde, secondo l’esperto, “abbiamo un territorio troppo fragile. Non serve rincorrere le responsabilità, serve prevenzione e coscienza di auto protezione. Se un corso d’acqua è tappato perché qualcuno ha costruito un passaggio o ha ristretto la sua portata, è evidente che ci saranno delle conseguenze. Martedì, durante quella tempesta, c’erano mamme che portavano i bambini a scuola e poi rimanevano bloccate nelle loro auto per la pioggia. Si aspetta sempre - ha aggiunto - che siano gli altri a fare qualcosa, ma il sistema non è più così. Oggi, anche per chi ha avuto la casa allagata o invasa dal fango, non c’è più l’intervento delle istituzioni, come d’altronde abbiamo visto in Sardegna. Se ci sono allagamenti bisogna rimboccarsi le maniche perché non ci sono più nemmeno le disponibilità economiche di una volta per intervenire”. Mettendo a confronto il dato della Sardegna, con circa 440 millimetri di pioggia caduti, e quello di Catanzaro, con circa 140 millimetri, Niccoli ha evidenziato: “Su Catanzaro non abbiamo avuto danni dai corsi d’acqua. I grossi danni sono venuti dall’acqua che scendeva dai versanti che, non avendo una regimentazione dello scolo delle acque bianche ha provocato una canalizzazione sulle strade che hanno fatto da collettore. Ho avuto modo di visionare alcuni filmati - ha proseguito - e questi dimostrano che queste strade erano diventate dei fiumi in piena”. Guardando ai danni prodotti, invece, in provincia, Niccoli ha sostenuto che “a Sellia Marina la situazione è stata diversa. Il villaggio è stato lambito dal fiume, e questo è stato l’unico allagamento di questo tipo. Purtroppo c’è un disordine del territorio, basta vedere via Lucrezia della Valle, ad esempio, per vedere le stradine che scendono dalle colline e che si trasformano in fiumi di acqua”. Niccoli ha anche analizzato le azioni da intraprendere: “Gli effetti non si annullano in tempi brevi e medi. Occorre fare - ha detto - dei piani di protezione civile e le esercitazioni con la popolazione, senza prenderle con superficialità. Bisogna fare imparare i piani di protezione civile intanto che si mette in sicurezza il territorio. Nell’immediato c’è solo la prevenzione”. Per quanto concerne le attività dell’ufficio che dirige, Niccoli ha dichiarato che ““dal punto di vista tecnologico limiamo anche i minuti, ma è frustrante se poi non c’è nessuno che attua gli avvisi”. Ci sono, dunque, responsabilità e ruoli ben precisi secondo Niccoli, anche se i sindaci sono l’anello debole di questa catena: “Il sindaco sa di essere il responsabile locale di protezione civile - ha sottolineato - e lo sa da quando decide di candidarsi. C’è un problema di formazione culturale. Bisogna aiutare soprattutto i piccoli comuni, che sappiamo essere in difficoltà, ma bisogna essere disponibili a fare e poi - ha concluso - bisogna arrivare alla popolazione”

Insomma , la solita tecnica quale è quella di spostare l’attenzione verso gli altri; nel caso i sindaci che pur se avvertiti non hanno comunque i mezzi finanziari per attendere a quanto necessario.

Siamo all’anno zero. O forse sotto zero!

Pubblicato in Catanzaro

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota stampa inviata dall’europarlamentare Mario Pirillo

“Grazie a potenti idrovore dei Vigili del fuoco, è stato possibile togliere l'acqua dalle zone del Parco archeologico e man mano che veniva aspirata, riemergevano i reperti archeologici dell'antica Sybaris. Le idrovore hanno fatto tanto, ma ora occorrono altri mezzi. Sostengo per questo, la necessità che gli organi preposti prendano impegni ben precisi e si faccia subito chiarezza ove ci siano delle responsabilità affinché si possa riportare alla normalità l'attività del sito archeologico. Il lavoro instancabile dei vigili del fuoco e del personale volontario e non, ha contribuito ad evitare il disastro completo, ma è essenziale l'impegno serio a fronte della salvaguardia di questo patrimonio culturale. Il parco presenta da tempo gravi problemi di infiltrazioni e umidità, che ne minano la struttura. Mi associo alla mobilitazione partita dagli studiosi, accademici, intellettuali, che hanno lanciato dalle colonne del Quotidiano della Calabria l'appello "Salviamo Sibari" per richiamare l'attenzione sul sito in pericolo, e sono vicino al Sindaco Papasso. Rivolgo altresì l’appello al Ministro Barca, che ha già annunciato uno stanziamento di 20 milioni di euro e favorito un concorso di idee per la valorizzazione del Museo di Reggio Calabria e dei Bronzi di Riace, di tener conto nel Progetto anche di Sibari, che è senza dubbio uno dei più significativi siti archeologici della Magna Grecia. Presenterò un’interrogazione alla Commissione europea per richiedere altri fondi. Proporrò infine, che i siti calabresi come Sybaris, Kroton e i reperti di Locri vengano inclusi nella lista ufficiale della Convenzione sul Patrimonio dell'Umanità (UNESCO) per l'identificazione, la protezione e la conservazione del patrimonio mondiale culturale e naturale”.

Pubblicato in Primo Piano

Non lo chiede ufficialmente Carlo Guccione , ma la forte denuncia lo impone. Basta scherzare dice il politico calabrese: “l’allagamento si poteva evitare”. Anzi si doveva evitare, ma non si è fatto quanto si doveva fare. Di qualcuno sarà bene la responsabilità, vero? Ed è necessario, corretto, onesto che si richiami , anche se in Calabria, circondata come è dal mare e ricca di fiumi, salvo che non esondino, tutto finisce nelle profondità del Tirreno e dello Ionio.

(ASCA) - Reggio Calabria, 25 gen - ''L'esondazione del fiume Crati si poteva evitare e l'allagamento degli scavi di Sibari poteva essere scongiurato se solo si fossero prestate maggiore attenzione ed ascolto alle incessanti e continue comunicazioni, ripetute anche negli ultimi giorni, dei sorveglianti idraulici che, proprio in quell'aria interessata all'esondazione del Crati, avevano segnalato l'occupazione delle golene per la presenza di coltivazioni di vario genere e di una folta e rigogliosa vegetazione. Ancora una volta, purtroppo - afferma il Consigliere regionale della Calabria, del Pd, Carlo Guccione - le schede di ''allerta'' trasmesse dai nostri sorveglianti idraulici sono rimaste lettera morta, senza che nessun incaricato dell'Afor, l'ente che gestisce questo delicato e importante servizio, abbia sentito la necessità di assumere e trasmettere i dati nel sistema informativo istituito per legge, essenziale a qualsiasi attività di prevenzione del rischio idrogeologico e, principalmente, di salvaguardia dell'incolumità delle popolazioni calabresi. Il servizio, tra l'altro, prevede per legge non solo la trasmissione dei dati delle criticità, ma anche l'allertamento di tutti gli enti preposti (Arpacal, Protezione Civile, Regione) perché vengano immediatamente predisposti gli interventi necessari a prevenire il rischio idrogeologico e a segnalare incombenti esondazioni dei fiumi. Ancora una volta, così come e' accaduto per la tragedia del camping 'Le Giare' alle porte di Soverato, il cui pericolo era stato segnalato per tempo dai sorveglianti idraulici a cui, anche in quell'occasione non fu dato nessun ascolto, tutto ciò non ha funzionato e gli scavi di Sibari sono stati sommersi dall'acqua e dal fango.

Perche'? Chi rispondera' di tutto questo?''. Si chiede infine il politico.

Al politico coraggioso suggeriamo- nelle more dell’apertura di una indagine da parte della magistratura- di formulare in consiglio regionale la proposta dell’apertura di una inchiesta interna.

 

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato da Katia Stancato.

“A Sibari è accaduto qualcosa di molto grave, un vulnus irreparabile per l’immagine culturale e la tradizione della Calabria, con la città greca vivente più importante del mondo, dal punto di vista archeologico, ridotta in condizioni miserrime e inaccettabili .

Le responsabilità dell’assessore regionale alla cultura, prof. Mario Caligiuri, sono enormi ed evidenti .

La mancata attuazione dei progetti di consolidamento e di ridefinizione di tutta l’area e la superficialità plastica con la quale ci si è approcciati a un problema che andava prevenuto non consentono dilazioni di intervento, né esoneri di colpe gravi che sono oggettivamente evidenziabili

Il Presidente della Giunta Regionale , on. Scopelliti, deve ritirare la delega all’assessore regionale e predisporre un piano cadenzato per rivitalizzare un giacimento che avrebbe dovuto diventare strumento di esportazione turistica e culturale “.

Ndr. Forse se qualche cosa dei 20 milioni di euro utilizzati per Calabria Jones fossero andati alla tutela di Sibari non sarebbe stato male. Il problema è che nessuno pare li abbia chiesti e tantomeno abbia contestato le scelte dell’assessore Caligiuri. Anzi sembra che gli amministratori della zona siano stati contenti di avere avuto la presenza negli alberghi locali degli studenti calabresi. Allora forse è anche il caso di chiedere anche altre dimissioni; tante altre!

Pubblicato in Cosenza
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