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sognareCi fa piacere segnalarvi che il 12 agosto in via Genova è stato inaugurato – a cura de “La Rivoluzione delle Seppie”, l’Associazione rappresentata da Rita Elvira Adamo che si propone una nuova pedagogia per tutti i campi creativi, riducendo le distanze tra docenti e studenti e ricercando ricadute di idee ed energie nel mondo reale – il “Seppie Lab”.

Dopo tanti mesi di lavoro su tutto il territorio calabrese - e che ha visto il coinvolgimento di professionisti provenienti da tutto il mondo, di istituzioni e associazioni nazionali e internazionali e dei ragazzi del Centro di Accoglienza di Amantea e Longobardi - l’Associazione ha inteso aprire ad Amantea una propria sede dove poter lavorare e condividere con la comunità progetti, idee e sogni.

È stato proprio il Sindaco Mario Pizzino, durante l’inaugurazione, a sottolineare come l’apertura di “Seppie Lab” rappresenti l’esempio lampante di come anche nel Mezzogiorno sia possibile investire sull’intraprendenza delle giovani generazioni, che è fattore chiave del rilancio occupazionale. Ciò assume ancora maggior rilievo perché l’iniziativa della dott.ssa Adamo si incardina in quei necessari processi di integrazione che dalla Calabria possono diventare sempre più sani modelli da replicare su scala nazionale.

Lo spazio allestito dalle Seppie è principalmente destinato a laboratori sperimentali ed ospita diversi artisti nazionali e internazionali che collaborano con la comunità locale e con i rifugiati. A tal riguardo, il 14 agosto il “Seppie Lab” ha già svolto un primo workshop dal titolo "Sogno e Collage" a cura della psicologa Martina Bruni: un laboratorio espressivo articolato sul tema del sogno utilizzando la tecnica del collage e il gruppo come strumento di lavoro.

Ci pregiamo di ospitare in città uno spazio di integrazione che fa incontrare diverse comunità e che usa la forza della positività per alimentare sane forme di collaborazione e sinergie. Questa è la migliore risposta da dare anche a chi ancora oggi dimostra insofferenza nei confronti della ricchezza umana e sociale che il multiculturalismo, i processi di contaminazione culturale e la collaborazione tra diverse comunità offrono.

Con la presenza in città di “Seppie Lab” Amantea diventa punto di riferimento dei processi di integrazione e dell’aggregazione culturale e creativa.

Con i più cari saluti

Il Sindaco Mario Pizzino

Il Portavoce dell’Amministrazione Enzo Giacco

Pubblicato in Amantea Futura

Un incidente affatto curioso.

Erano le 23 circa di ieri 18 luglio.

 

Una serata afosa.

Forse per il caldo un migrante ospite della “Ninfa marina” era su un balcone del centro di accoglienza.

Per ragioni sconosciute il giovane migrante è caduto su un altro migrante che sotto il balcone fumava una sigaretta

 

Il migrante caduto batteva la testa e veniva immediatamente soccorso e trasportato nel vicino nosocomio di Paola

Anche l’altro migrante,quello sul quale è caduto il primo giovane, ha avuto bisogno delle cure dei sanitari ed è stato accompagnato all’ospedale di Paola.

 

 

Quest’ultimo è rientrato oggi.

Il primo migrante, quello caduto, invece è ancora in ospedale.

Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri.

Nella foto la freccia indica da dove è caduto il migrante.

Gli ospiti della comunità di via Lungarini hanno dato vita a una protesta chiedendo maggiore attenzione, la consegna del pocket money e cibo di qualità migliore.

 

Sul posto polizia e carabinieri.

Hanno lanciato in strada sedie, divani, banchetti e altro ancora.

 

Mattinata di tensione a Casteldaccia per la protesta dei giovani stranieri non accompagnati ospiti della struttura di via Lungarini.

Poco più di una ventina di ragazzi ha dato il via alla "rivolta" contro il centro che li accoglie chiedendo "maggiore attenzione, cibo migliore e la consegna dei soldi previsti dal pocket money", riferiscono dalla polizia.

 

Sul posto cinque pattuglie della polizia e tre dei carabinieri.

Gli ospiti della struttura, dopo circa una mezz'ora, hanno interrotto l'azione dimostrativa e si sono aperti al dialogo con i responsabili della struttura.

L'intervento degli agenti è risultato necessario per riportare la calma in attesa dell'arrivo dei mezzi comunali cui toccherà il compito di liberare la strada dagli arredi buttati giù dalle finestre.

 

Secondo alcune indiscrezione sembrerebbe che alla base della protesta ci sia il mancato festeggiamento del Ramadan. I responsabili del centro accoglienza, i cui locali in passato venivano utilizzati come uffici comunali, non avrebbero autorizzato i ragazzi a celebrare la fine del periodo sacro per gli islamici.

I minorenni, però, sono dispensati sia dal digiuno che dagli altri obblighi previsti per i musulmani.

Palermotoday

Pubblicato in Italia

Gli amici ci telefonano per chiederci come mai il nostro sito non pubblica la nota del sindaco Monica Sabatino sui migranti.

 

Semplice. L’ufficio stampa del comune di Amantea, pagato con i nostri soldi, per un qualche motivo, sulla cui legittimità chiederemo formalmente di indagare, interrompendo anni di rispettosa attenzione alla informazione, non ce le invia.

 

Siamo così costretti ad accedere sui altri siti web per proporle agli amanteani ed ai nostri lettori.

Insomma la vergogna non è nostra!

Comunque sia ecco la nota che il sindaco di Amantea ha inviato alla Prefettura:

«L'emergenza legata all'accoglienza degli esuli provenienti dal continente africano e da altre zone interessate dalla guerra non può pesare indistintamente sulla collettività amanteana che ha saputo, fin dal 2011, stringersi attorno a questi ragazzi.

Occorre adesso individuare altre soluzioni per fare in modo che gli equilibri che si sono venuti a creare con i residenti non vadano ad incrinarsi.

Partendo da questo presupposto ho inviato una missiva alla Prefettura di Cosenza affinché ne tragga le opportune conseguenze.

L'istanza prende forma e sostanza dalle segnalazioni di alcuni cittadini che hanno appreso da fonti certe che una cooperativa che si occupa di accoglienza è in procinto di manifestare alla Prefettura il proprio interesse ad ospitare un congruo numero di immigrati.

Al prefetto intendo sottolineare che la città di Amantea e l'ente municipale che lo rappresenta ha sempre dato massima disponibilità nell'accogliere queste persone, tant'è che al momento ve ne sono ospitati in varie abitazioni e/o strutture alberghiere più di un centinaio: una prassi che si ripete dal 2011.

Evidenzio tale circostanza perché non vorremmo essere classificati come "razzisti", ma purtroppo assistiamo sempre più spesso ad episodi di microcriminalità, tanto che si ripetono sempre più di frequente arresti di extracomunitari intenti nello spaccio di sostanze stupefacenti.

 

Di questo bisogna dar merito al grande lavoro che svolgono le forze dell'ordine presenti sul territorio: è solo grazie a loro se il fenomeno viene tenuto a freno.

Purtroppo tali sforzi vengono vanificati sia per l'ampiezza del territorio su cui devono vigilare, sia per l'esiguo numero di militari impegnati giornalmente.

I disagi non mancano.

Molti cittadini non possono recarsi in un qualsiasi supermercato o altra attività commerciale della zona che puntualmente vengono assaliti da uno o più extracomunitari che chiedono l'elemosina.

È diventata una situazione a dir poco incresciosa ed imbarazzante che, con l'arrivo di nuovi esuli, andrebbe ancor di più ad accentuarsi»

«Chiedo dunque al Prefetto di Cosenza di fare in modo che l'arrivo di nuovi immigrati venga scongiurato, soprattutto in considerazione dell'alto valore turistico della città. Come purtroppo è risaputo tale "attività" è un business per chi riesce a mettere a disposizione un qualsiasi locale dove ospitare questi giovani. Siamo vicini alle problematiche di coloro che fuggono dalla propria casa per sperare in un futuro diverso, ma come amministratori prima e cittadini poi abbiamo il dovere di garantire sicurezza, ordine e tranquillità: elementi imprescindibili del vivere civile».

Pubblicato in Politica

immigrati

 

Interi popoli sono in movimento in tutto il pianeta e in modo particolare in Africa, nel vicino Oriente, nell’Asia centrale e nell’Asia del Pacifico. Fuggono da guerre, stragi, povertà; hanno come destinazione i Paesi e i continenti di antica opulenza, suscitando rari sentimenti di accoglienza e molto più frequentemente reazioni di chiusura e respingimento.

Non è il caso della Cooperativa “Attivamente” di Amantea. Per i ragazzi che hanno deciso di onorare il termine “ospitare”. Per questi straordinari ragazzi il rifugiato è una persona che nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato.

 

Il rifugiato è anche chi essendo apolide e trovandosi fuori dal suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi. Al loro arrivo dieci giorni orsono mi son trovato insieme a questi ragazzi appartenenti alla Cooperativa quando è arrivato un pullman con dei rifugiati.

Uno di loro, un Eritreo, nello scendere dall’autobus, mi si è rivolto in inglese dicendomi: “Non sono pericoloso, sono in pericolo”. Questo suo dire mi ha portato alla mente ciò che qualche tempo fa si chiedeva un amico in Rai. Si domandava come fu possibile che i tedeschi degli anni Trenta non si fossero accorti dell'Olocausto, come poterono voltarsi di fronte al dramma degli ebrei e delle minoranze in genere. Ebbene, concludeva, è nello stesso identico modo nel quale noi ci voltiamo di fronte a questo scempio. Non ci sono i reticolati dei campi di sterminio, ma c'è un confine. Non ci sono i forni, ma navi piene di corpi in fondo al mare. Non ci sono i gerarchi in divisa nera, ma ci sono politici in camicia verde.

 

Non ci sono sfilate militari, ma silenziosi contractor ingaggiati a tempo pieno. Non ci sono le leggi razziali, ma la sospensione di Shengen. Non ci sono i treni piombati, ma campi profughi nelle stazioni. Non ci sono i nasi aquilini, ma c'è la scabbia.

Oggi alcuni di questi rifugiati, insieme ai ragazzi della Cooperativa Attivamente, hanno deciso di pulire il centro Storico di Amantea. Nel periodo di permanenza di questi giovani rifugiati verrà insegnato loro l’italiano, affidata qualche mansione di interesse sociale e per chi decide di restare, si cerca la possibilità di un lavoro. Non ci si può più nascondere davanti a tragedie di questa portata.

Questo è quello che spinge questi giovani Amanteani della Cooperativa “Attivamente” ad aprire gli occhi e riconoscere i problemi della nostra epoca, migrazioni dovute a guerre, estremismo, miseria, fame e cambiamenti climatici.

Non possiamo pensare di arrenderci o soccombere ma nemmeno di nascondere il problema o scaricarlo sul vicino, bisogna avere il coraggio di essere adulti, chiamare tutti alle responsabilità e chiamare le cose con il loro nome. Evitare di girarsi dall’altra parte regalando migliaia di disperati al lavoro nero e alla criminalità organizzata.

Quello che è sicuro è che in un contesto simile siamo tutti responsabili.

Ognuno di noi, nei propri spazi sociali e digitali, fa informazione. E quindi partiamo da noi: abbiamo il dovere di fare qualcosa. Di impegnarci per quanto possibile a diffondere anticorpi contro questo veleno fatto di mancanza di empatia verso la miseria e la tragedia di altri esseri umani e di razzismo esibito, ostentato in maniera trionfante e spavalda.

 

Belati di pecora giungono dai pendii rocciosi, dalla costa arriva il mormorio del mare e intanto da qualche parte l’utopia dei giovani della Cooperativa è diventata realtà.

Nel 2010 il regista tedesco Wim Wenders è venuto in Calabria per girare un documentario sul problema dei rifugiati.

Ma dopo aver sentito del paese dei rifugiati, ha deciso di raccontare la storia di Riace con una pellicola dal titolo “Il Volo”. “La vera utopia” ha dichiarato Wenders lo stesso anno, in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario della riunificazione delle due Germanie. “Non è stata la caduta del muro di Berlino, ma la convivenza serena della gente di Riace”.

Oggi questo ruolo anfitrionico spetta ad Amantea che, attraverso questi suoi giovani di cui andar fieri, ha l’opportunità di mostrare la propria generosità, ospitalità e umanità a questi altrettanto giovani rifugiati scampati alle profondità del Mediterraneo.

In questa Cittadina, tra brulle pareti rocciose di un antico, dimenticato splendore, e il mormorio del mare ho scorto frammenti di un mondo migliore.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

asl amantea 2015Riceviamo e pubblichiamo.

Ho appena letto sul portale Tirreno News, un articolo, peraltro non firmato, che conteneva uno strano mix giuridico-medico, per la verità un po’ sconclusionato.

 

Mi perdoni l’anonimo estensore, ma non mi è sembrato un grande esperto di diritto costituzionale, neanche di diritto internazionale per la verità, ma soprattutto non eccelle nella materia della infettivologia e, men che mai, nella specialistica epidemiologica.

In realtà ciò che traspare, dalle parole del nostro signor X, è paura, la sua personale naturalmente, ma al contempo, la necessità di diffonderla questa paura, in modo da giustificare la propria magari. Veniamo ai fatti denunciati e che una ipotetica congiura del silenzio, ordita da chissà chi e fortunatamente sventata da un giornalista coraggioso, assai più dei colleghi nelle giungle asiatiche o nei deserti arabici, manterrebbe nascosti.

Parlo da medico e pertanto con una certa cognizione di causa, anche perché da una dozzina di anni quelle zone del mondo, da cui proviene buona parte di quei disperati, di cui parla l’articolista, le conosco bene dato che vi opero, grazie anche alla generosità di tanti cittadini di Amantea.

Il nostro signor X parla di un caso di AIDS tra i profughi presenti in un Centro di accoglienza. Ebbene, tralasciando la confusione tra AIDS e sieropositività all’HIV, che è parte dell’ignoranza di chi scrive (absit iniuria verbis, ignoranza è di colui che ignora, che non sa, come me ignorante nell’arte delle costruzioni ad esempio), se così fosse saremmo di fronte ad un caso davvero fortunato. Solo uno chiederei, considerando, dati statistici alla mano, che purtroppo ad Amantea, tra i residenti ce ne dovrebbero essere diversi, ma sono bianchi però.

 

E la scabbia allora? Direi che è una fortuna che nel Centro di accoglienza ci sia una presenza costante di Medici, che l’Azienda Sanitaria ha voluto, perché la tutela della salute pubblica, migranti compresi, anche se non bianchi, è considerato bene primario.

Una volta tanto bisognerebbe dire “Brava ASP!”. Quindi se arrivassero migranti con la scabbia, sarebbero individuati e trattati (non abbattuti) assai rapidamente. Ma c’è di più, c’è la TBC, per la verità solo ventilata dal nostro amico, ma io, al posto suo evocherei pure la malaria (qualcuno in passato lo ha già fatto, salvo poi far rientrare l’allarme quando qualcun altro gli ha spiegato che non è malattia contagiosa), la dissenteria, la febbre gialla, la peste nera, qualche altra cosa di diverso colore e infine “il ginocchio della lavandaia”.

Cito Jerome Klapka Jerome e “Tre uomini in barca (per tacer del cane)” e non la Costituzione Americana, forse è meglio. Ma meglio sarebbe tacere su ciò che non si conosce, meglio sarebbe tacere e non denunciare colpe del sistema, quando spesso il colpevole lo potremmo individuare guardando uno specchio, meglio sarebbe guardare dentro di noi per scoprire se davvero pensiamo di appartenere ad un’altra razza.

Perché io non appartengo alla razza bianca, nemmeno a quella nera, alla rossa o alla gialla, io e te caro amico che hai paura, apparteniamo alla razza umana.

Ed assai più pericolosa di un acaro o di un virus, c’è una malattia, lei assai contagiosa e difficile da eradicare. Si chiama razzismo.

 

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