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ministroDon Pietro De Luca, parroco di Paola, alla fine della Santa Messa affonda il Ministro degli Esteri l’On. Luigi Di Maio. Don Pietro, un sacerdote da godere. Dice sempre quello che pensa e non ha paura. Per lui Luigi Di Maio è un incompetente, ha appena un diploma di scuola media superiore e un curriculum vitae nobile ma popolare. Vendeva bibite nello Stadio San Paola di Napoli. Come può fare ora il Ministro degli Esteri? Di Maio, per lui, è un povero figliolo e l’Italia ha fatto un grave errore nel votarlo. Ha concluso: il vostro parroco sembra un cretino, ma non lo è. Il suo discorsetto è finito sui Social e apriti cielo! Molti lo hanno criticato perché secondo loro ha trasformato l’altare in un palco da comizio elettorale. Certe cose non si devono dire in chiesa e poi durante l’omelia. Ma Don Pietro ha parlato alla fine della Santa Messa e ha detto quello che la gente pensa oggi. Stravagante? Forse. Ma cretino no. E poi perché criticarlo. Si vuole mettere il bavaglio anche ai preti? Vogliamo introdurre la censura? In Italia comanda Baffone? Ma non è morto e il comunismo non è stato sconfitto dalla storia?

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giuseppe-conteRenzi e Salvini uniti per far cadere il Governo Conte bis. Le testate giornalistiche nazionali mettono la notizia in prima pagina da diversi giorni. Tra i due Matteo pare che ci sia un accordo segreto e che abbiano un piano comune: far cadere il Governo giallo rosso e uccidere politicamente il nemico comune Giuseppe Conte per dar vita ad un nuovo governo. Non può succedere. Non hanno i numeri in Parlamento per fare un nuovo governo. E questo lo sanno benissimo. Se non avranno i voti degli altri partiti sarà un bel sogno ,ma irrealizzabile. Ma per il bene del paese qualcosa potrebbe anche accadere: un governo di scopo che traghetti il paese verso elezioni politiche anticipate. Conte e Zingaretti non ci stanno e secondo il giornale “La Repubblica” per blindare la legislatura, per estromettere i renziani ed evitare che si torni alle urne, stanno cercando il sostegno di alcuni fantomatici Senatori di Italia Viva e Forza Italia, i cosiddetti “Responsabili”, che in realtà non ci sono. Fonti di Italia Viva e Renzi in particolare continuano a sostenere che non ci sarà nessuna fuga. Per quanto riguarda Forza Italia, se dovesse aiutare a tenere in vita Conte, sarebbe l’inizio della fine. Scomparirebbe definitivamente dalla scena politica italiana. Ma anche Forza Italia ha già declinato l’invito. Ora a Conte restano due opzioni: Dimettersi oppure scendere a patti con Renzi. Sceglierà la seconda opzione. Non lascerebbe mai di sua spontanea volontà Palazzo Chigi. Infatti ha già incominciato a chiedere aiuto e consigli al Presidente della Repubblica Mattarella per parlare di Matteo Renzi e della situazione critica, delle tensioni nella maggioranza di governo. L’Italia affonda, il Governo non sta facendo nulla e la scena politica italiana è monopolizzata da Renzi e delle tensioni tra Italia Viva e il resto della maggioranza giallo rossa. Matteo Renzi ha già il plotone di esecuzione pronto a sparare contro Conte. I fucili sono puntati con i colpi in canna che potrebbero mettere la parola fine all’attuale governo. Ma non spara. Sta bleffando, come al solito. Alza la voce, minaccia, i suoi Ministri non partecipano al Consiglio dei Ministri, per essere al centro dell’attenzione mediatica, cerca maggiore visibilità perché il suo partitino è al disotto del 4%. I continui attacchi a Conte e al Pd stanno occupando da diversi giorni le prime pagine dei giornali. Una strategia politica escogitata da Renzi che potrebbe portare maggiori consensi al suo partito, metterlo al centro del dibattito mediale, e forse questa è la vera ragione, per avere più posti nella spartizione delle nomine dei prossimi giorni nelle società pubbliche. E le sceneggiate continuano. Ieri sera, infatti, a “Porta a Porta” di Bruno Vespa ha chiesto l’elezione diretta del Premier, la cancellazione del reddito di cittadinanza. Ha annunciato: niente sfiducia a Conte, niente crisi di governo, sfiducia al Guardiasigilli rinviata alle calende greche. E poi le solite polemiche, gli avvertimenti, le minacce. Renzi non ha passato il Rubicone, non è andato fino in fondo. E ha rivelato la sua paura di votare.

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Jole-Santelli-1200x1200Il 26 gennaio in Calabria si è votato per il rinnovo del Consiglio Regionale e per il Presidente Regionale. Ha vinto, come ben sapete, il candidato del Centro destra Jole Santelli distaccando di molto il candidato del centro sinistra Pippo Callipo. Ecco alcune sentenze uscite dalle urne: Sconfitta del Pd, crollo del Movimento 5 Stelle, trombati alcuni personaggi famosi, bassa affluenza alle urne, tre donne entrano nel Consiglio Regionale, per la prima volta una donna viene eletta Presidente della Calabria, un candidato che viene eletto consigliere regionale con appena 1.072 voti, Marcello Anastasi a Reggio Calabria. Mi voglio soffermare soltanto sulla bassa affluenza alle urne che è stata del 44,32%. Ci dovrebbe far riflettere a lungo se fosse stato davvero così, più del 55% dei calabresi, aventi diritto al voto, non sono andati a votare. Falso. Questa è una fake news. Di questo me ne sono occupato alcuni anni fa dopo che il referendum del 18 aprile 1999 non aveva superato il quorum richiesto. Ma perché il quorum non era stato superato? Perché gli italiani non si erano recati alle urne? Era stato affossato perché la gente era stanca di andare a votare? Balle. Grossolane bugie. Tutto falso. Come è tutto falso affermare oggi che la gente di Calabria si è recata alle urne soltanto il 44,32% aventi diritto al voto. E’ tutta colpa del Ministro degli Interni e del Governo se non avessero autorizzato tutti i Comuni Italiani a iscrivere automaticamente, senza richiesta da parte degli interessati, tutti gli italiani residenti all’estero ed emigrati in terre lontane e che forse hanno già acquisito un’altra cittadinanza. Ora, per il Governo Italiano, tutti gli emigranti e finanche i loro congiunti sono considerati cittadini italiani e quindi elettori e per legge vengono iscritti nei registri elettorali con a margine una bella “E” maiuscola che significa residente all’estero, ma che il Presidente del Seggio Elettorale deve tenerne conto come elettore e quindi averne diritto al voto e deve vidimare, firmare e bollare tutte le schede. Esempio ( ma potrebbe valere per tutti i Comuni calabresi dove si è votato domenica scorsa) San Pietro in Amantea, dove io ho esercitato il mio diritto al voto. Residenti nel Comune circa 500. Iscritti nelle liste elettorali 1.209. Hanno quindi diritto al voto 709 persone che da anni non risiedono più in San Pietro in Amantea. Sono andati a votare 302 elettori, per la Prefettura di Cosenza soltanto il 24,98%. Ma il 24,98% si riferisce a 1.209 elettori e non ai 500 residenti effettivi. L’affluenza è stata, invece, del 60,4% degli aventi diritti al voto. E questo è un dato inconfutabile e quindi non è vero che i calabresi non sono andati a votare e hanno snobbato le elezioni. Se il Parlamento non approva subito una legge che cancella dai registri elettorali tutti i residenti all’estero saremmo costretti ancora una volta a scrivere corbellerie e fake news dicendo che i Calabresi non vanno più a votare. E i referendum non raggiungeranno mai il 50+1 dei voti, come non li hanno raggiunti i precedenti fatto eccezione per i referendum sul divorzio e sull’aborto.

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di maio lasciaROMA. E così dopo una settimana di surreali smentite di cui ancora non si è capito il senso, oggi Luigi Di Maio farà il suo clamoroso passo indietro da capo politico del M5S. Sempre che sarà tale fino in fondo. A soli cinque giorni dal voto che dall’Emilia Romagna potrebbe terremotare il governo e l’alleanza con il Pd. Ma è arduo comprenderlo perché la sua strategia in queste ore è sfumata, ingolfata di mezze verità, notizie veicolate per depistare e spostare l’attenzione.

Unica informazione certificata dal suo staff è: «Domani (oggi, ndr) il ministro Di Maio farà un annuncio importante». E quale potrebbe essere se non questo, di cui si parla da oltre una settimana? Ma la domanda resta la stessa del primo giorno in cui si è cominciato a parlare del suo addio: cosa ha in mente Di Maio? Domanda che resta la più interessante perché lo interroga in quello che nell’intimo di un politico è il motore fondamentale: il potere, e l’ambizione di tenerselo stretto. E infatti nessuno tra i suoi fedelissimi osa smentire l’ipotesi che in realtà si tratta di un arrivederci e non di un addio. Un passo di lato controllato - a soli cinque giorni dal voto che dall’Emilia Romagna potrebbe scuotere il governo e l’alleanza con il Pd - per ritornare alla testa dei grillini dopo averli osservati massacrarsi senza più lui a fare da capro espiatorio. «Vediamo cosa saranno in grado di fare senza di me», è lo sfogo che gli hanno attribuito più volte i collaboratori. Di Maio tornerebbe a proporsi con una sua squadra, una segreteria chiamata in altro modo, e dentro la quale vuole in tutti i modi la presenza della sindaca di Torino Chiara Appendino. Un progetto complicato, perché la politica sa essere spietata con chi rinuncia allo scettro, anche se per poco. Questa nuova sfida però non si terrebbe agli Stati Generali di marzo che proprio Torino dovrebbe ospitare. Ma successivamente, quando matureranno meglio i tempi. Due mesi sono troppo pochi e suonerebbero come una farsa se si ricandidasse a capo politico dopo così poche settimane.

FONTE NOTIZIA

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amantea-3I beneficiari del reddito di cittadinanza devono svolgere lavori di pubblica utilità all’interno dei progetti utili alla collettività (PUC) sulla base di quanto stabilito non solo da decreto 4/2019, ma anche dal decreto attuativo pubblicato l’8 gennaio 2020 sulla Gazzetta Ufficiale dopo un accordo tra ministero del Lavoro e Comuni.

I lavori di pubblica utilità, pur rientrando in una progettualità che tenga conto dell’inserimento del lavoratore nel tessuto economico, sono prestazioni non retribuite.

Il decreto prevede che il beneficiario del reddito di cittadinanza firmando il Patto per il lavoro e per l’Inclusione sociale sia obbligato a prestare la propria disponibilità per partecipare ai PUC nel proprio comune di residenza.

La mancata accettazione della condizione stabilita dal decreto da parte di uno dei componenti del nucleo familiare determina la decadenza del reddito di cittadinanza. Questo è solo uno dei casi per cui si perde il sussidio.

I PUC vengono attivati dai Comuni che possono anche avvalersi per la loro realizzazione di enti del Terzo settore o di altri enti pubblici.

I progetti utili per la collettività vengono svolti in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni.

  • La partecipazione ai PUC da parte dei beneficiari del reddito di cittadinanza deve essere compatibile con altri impegni dello stesso e in particolare:
  • le attività di pubblica utilità non devono superare le 8 ore settimanali;
  • le 8 ore settimanali si possono svolgere in un solo giorno o in più giorni della settimana;
  • le 8 ore settimanali si possono svolgere anche in un solo periodo del mese;
  • il beneficiario ha l’obbligo di completare le ore previste nel mese;
  • la flessibilità determina un recupero successivo delle ore perse;
  • le 8 ore settimanali possono elevarsi a 16 sulla base di un accordo preventivo tra le parti;
  • nel caso di ampliamento delle ore previa accordo tra le parti, la flessibilità prevista per le 8 ore non è contemplata e i beneficiari devono svolgere settimanalmente le ore concordate.

Inoltre il decreto stabilisce anche chi è escluso (specificandolo nell’Allegato 1 dello stesso e sulla base dell’ dell’art. 4, comma 3, del Dl n. 4/2019). Sono esclusi dall’obbligo di partecipazione ai lavori di pubblica utilità inseriti nei PUC dei comuni di residenza i beneficiari del reddito di cittadinanza che:

hanno compiuto i 65 anni di età;

  • persone occupate con reddito da lavoro dipendente o autonomo corrispondente a un’imposta lorda superiore alle detrazioni spettanti vale a dire 8.145 € per lavoro dipendente e 4.800 € per lavoro autonomo;
  • frequentano un corso di studi;
  • sono in una condizione di disabilità;
  • si prendono cura di un disabile grave o non autosufficiente;
  • si prendono cura di un minore di età inferiore ai tre anni (non compiuti);
  • sono in una condizione di salute che impedisce per il momento lo svolgimento di un’attività lavorativa (ad esempio, chi è in gravidanza);
  • i lavoratori che conservano lo stato di disoccupazione vale a dire coloro che hanno un reddito da lavoro dipendente o autonomo corrispondente a un’imposta lorda superiore alle detrazioni spettanti vale a dire 8.145 € per lavoro dipendente e 4.800 € per lavoro autonomo;
  • sono impegnati attivamente in un corso di formazione per il raggiungimento della qualifica o del diploma professionale).

Abbiamo visto quali sono i lavori di pubblica utilità per i beneficiari del reddito di cittadinanza e a chi sono rivolti, vediamo ora quali sono i limiti imposti dal decreto in merito ai PUC.

Lavori pubblica utilità per beneficiari del reddito di cittadinanza: limiti imposti dal decreto

Il decreto impone dei limiti in merito ai lavori di pubblica utilità che devono essere svolti dai beneficiari del reddito di cittadinanza. In particolare nel testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale si specifica che i PUC non rappresentano un rapporto di lavoro e pertanto i lavori di pubblica utilità non sono da considerarsi prestazioni di lavoro autonomo, subordinato o parasubordinato.

Ancora il decreto stabilisce che proprio perché non si tratta di un rapporto di lavoro il beneficiario del reddito di cittadinanza all’interno dei PUC non può svolgere attività in sostituzione del personale dipendente dell’ente pubblico o altro ente che gestisce il progetto.

Inoltre i beneficiari del reddito di cittadinanza che partecipano ai PUC non possono:

  • sostituire lavoratori assenti a causa di malattia, congedi parentali, ferie o altro;
  • essere utilizzati per sopperire a temporanee esigenze di organico in determinati periodi in cui vi è maggior lavoro.

Inoltre il decreto stabilisce che oggetto dei progetti utili alla collettività non possono essere attività connesse alla realizzazione di lavori o opere pubbliche già oggetto di appalto affidato a terzi dal comune o dall’ente specifico.

 

fonte notizia

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Davvero può bastare una “tazzulilla e cafè” per siglare la pace tra il Premier Conte e il leader del Movimento 5 Stelle Di Maio?

Dopo tutto quello che si son detti in settimana a me pare impossibile. Ci vorrebbe ben altro. Magari una bottiglia di Cynar, contro il logorio di questa maggioranza arruffona e litigiosa su tutto anche sui provvedimenti da loro stessi approvati nel Consiglio dei Ministri.

 

 

Il Premier Conte evidentemente si è montata la testa al punto che oltre essere arrogante si prende anche il lusso di minacciare Renzi, Zingaretti e Di Maio. Chi non fa squadra è fuori aveva minacciato Conte. Senza il M5S non fai niente aveva risposto Di Maio. Dopo aver sorbito il caffè un pochino amaro perché non ha voluto offendere i sostenitori del sugar tax Conte ha abbassato i toni. Ha capito che essere a capo di una maggioranza variegata e litigiosa, se vuole restare a galla, deve venire a patti. Lui non conta un bel niente. E’ come un Re Travicello piovuto ai ranocchi. E’ solo e soltanto il mediatore nella maggioranza. Non ha un partito suo, non ha parlamentari che lo seguono. La crisi, dunque, tra il Premier e Di Maio è per il momento rientrata. Almeno così sembra. Solo per ora, però. Sulla manovra è tregua apparente. Dopo una intera giornata di colloqui a notte fonda la maggioranza ha trovato la quadra, ha partorito l’intesa: tutto rinviato nel mese di luglio del prossimo anno. Il nodo politico, però, resta, eccome. Far cadere il Governo dopo appena 40 giorni dalla nascita non conviene a nessuno. Non conviene al leader di “Italia viva” di Matteo Renzi. Magari più in là, tra un anno e mezzo, dopo aver votato un nuovo Presidente della Repubblica molto vicino a lui e dopo aver costruito un rapporto più saldo con Di Maio. Vuoi vedere che forse dietro l’inciucio Pd Movimento 5 Stelle che ha portato alla nascita del Conte bis c’è un vero obiettivo che nessuno ha scritto? Renzi vuole mettere le mani sul Colle. Aspira a diventare il nuovo Presidente della Repubblica. Il ragazzo oltre ad essere molto arrogante, è anche molto ambizioso. Per lui che è un toscanaccio come Macchiavelli, non ci sono ostacoli quando c’è un nobile fine da raggiungere. Lo ha dimostrato sbaragliando gli avversari divenendo Segretario del Pd e poi, senza neppure essere eletto, è diventato Presidente del Consiglio rottamando tutti i suoi avversari interni.

E non conviene neppure al Pd di Zingaretti lacerato dalle lotti interne, dalla scissione subita e dalle pesanti accuse di essere il partito delle tasse. E continua a fare il ruolo di pompiere. Stiano sereni Zingaretti e Franceschini, il governo per il momento non cadrà. Nessuna ha voglia di far cadere il governo Conte bis. Andrebbero tutti a casa e consegnerebbero su un piatto d’argento il Governo a Matteo Salvini. Hanno una paura matta di Salvini. Farebbero finanche una alleanza col Diavolo pur di mettere in minoranza il Capitano. E poi la poltrona piace. Piace tanto a Franceschini e Co. Hanno occupato ogni angolo di potere fregandosene di cosa pensano e cosa vogliono gli italiani, i quali da 5 anni li hanno sempre bocciati in tutte le elezioni comunali, regionali e nazionali. E’ passato un mese dall’inciucio e già litigano su tutto. Lacerati da mille correnti si sono scissi, perdono parlamentari e litigano ogni santo giorno. Hanno perso la faccia? Chi se ne frega, tanto non è la prima volta.

Mi sembra, però, una pace di facciata tra Conte e Di Maio. I siluri dei giorni scorsi rimangono anche perché quello che si sono rinfacciati hanno avuto più di una ripercussione all’interno della maggioranza e all’interno dei gruppi parlamentari grillini. L’aria che si respira è cupa e a me pare che il Governo non sia poi così saldo. La fiducia tra i protagonisti che hanno voluto a tutti i costi il matrimonio tra Pd e M5Stelle sta venendo meno. Il mare è in tempesta. E la nave del Governo si sta avvicinando pericolosamente agli scogli. Di Maio e Renzi continueranno a cannoneggiarlo, per ragioni diverse, ma il risultato che cercano è lo stesso: l’indebolimento del Governo e del Premier Conte e un po’ di visibilità per loro in vista di eventuali future elezioni politiche. Amici carissimi, scrivo sui giornali e mi interesso di politica sin dal lontano 1953 al tempo della legge Truffa, così la chiamavano i comunisti, e quello che mi capita di vedere oggi mi indigna e mi rattrista. Voi cosa ne pensate? Fatevi sentire.

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voto disabili2Ci stanno togliendo a poco a poco l’aria che respiriamo, ci vogliono tagliare la pensione, ci vogliono tassare i nostri sudati risparmi, ci vogliono togliere la nostra casa, ci vogliono togliere il crocifisso dalle aule scolastiche,ci vogliono togliere il sacrosanto diritto di fumare in santa pace una sigaretta pur sapendo che il fumo fa male, ci vogliono togliere il piacere di sorbire una coca cola ghiacciata, ci vogliono togliere la speranza di vincere un bel gruzzoletto col gratta e vinci, ci vogliono togliere il nostro diritto al voto, diritto sancito dalla nostra Costituzione che quando fa comodo a loro è la più bella del mondo, Art.48 .- Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età-. Ma evidentemente qualcuno non comprende il significato di “Tutti” o forse lo comprende benissimo e, allora, per poi poter vincere nelle competizioni elettorali che nessuno vota più vorrebbe togliere il diritto di voto agli anziani perché sanno che le persone anziane sono sagge e difficilmente si fanno infinocchiare da un pagliaccio che sa dire soltanto “vaffanculo”. No, non è vero, grida qualcuno. E’ vero invece, tutto vero. E’ l’ultima sparata di Grillo. Il comico, tutti lo sappiamo, è ricchissimo di fantasia. Ed allora si è inventato una bella baggianata. Tutti già ne parlano. Tutti ne discutano A breve la proposta arriverà in Parlamento. Che bella trovata. Parliamone così la gente dimenticherà la manovra finanziaria lacrime e sangue e i nuovi iniqui balzelli inclusi nella finanziaria inclusa la “sugar tax”. I voti degli anziani, secondo Grillo, dovrebbero essere eliminati del tutto, per garantire che il futuro sia modellato da coloro che hanno un reale interesse nel vedere realizzato il proprio disegno sociale. Ed ecco già qualche Deputato, Senatore, Ministro vuole dare ai ragazzi di 16 anni il diritto al voto. Ma se gli anziani non avranno più diritto al voto, non saranno più presenti nelle liste elettorali e così non avremo più anziani Sindaci, Assessori, Deputati, Senatori, Ministri, Presidenti del Consiglio, Presidenti di Camera e Senato, Presidente della Repubblica. Forse è giunto il momento che ci toglieremo dalle palle personaggi squallidi e fallimentari come Peppe Grillo e tutti quei rompiscatole che ogni giorno pontificano nelle reti televisive nazionali. Sono, dunque, d’accordo, menomale, così anche questo pagliaccio si toglierà di torno. Ma perché fermarsi solo al diritto di voto? Togliamo agli anziani il diritto di curarsi così le spese sanitarie diminuiranno a dismisura e le corsie degli ospedali saranno sempre disponibili per accogliere neonati, fanciulli e giovani. Togliamo pure la pensione agli anziani perché hanno meno esigenze dei giovani così i risparmi potrebbero andare a beneficio dei fratelli migranti così tanto bisognosi. Facciamoli morire perché hanno vissuto troppo a lungo e non si vede il perché dovranno continuare a vivere. Le loro risorse potrebbero essere redistribuite tra i giovani e i migranti, specie quelli che ogni giorno incontriamo davanti i negozi che chiedono l’elemosina. Alla venerabilità età di 70 anni tutti all’altro mondo. Fantastico! Che ideona! Solo così gli imbecilli, i cretini, i nullafacenti, i farisei, i sepolcri imbiancati, i rimbambiti, i pagliacci, i bugiardi, i traditori, i voltagabba, i quacquaracqua scompariranno per sempre dagli schermi televisivi e dal Parlamento. Allora non avremo più un Presidente della Repubblica che si piscia addosso. Dopo questa mia riflessione ribadisco che il primo ad andarsene dovrebbe essere Grillo. Va assolutamente fermato. E’ pazzo. Sta facendo solo danni e, purtroppo, c’è tanta gente ancora che lo ascolta e lo segue. Termino con quanto detto dal Santo Padre Papa Francesco:- Le nonne e i nonni sono la nostra forza e la nostra saggezza. Che il Signore ci dia sempre anziani saggi -.

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Si cerca l'intesa sulle elezioni regionali in Calabria

Incontro a cena, in un ristorante del centro di Roma, tra il segretario Pd Nicola Zingaretti e il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio.

Il faccia a faccia, secondo quanto di apprende, ha avuto al centro il voto in Umbria del 27 ottobre e la possibilità di trovare un candidato comune anche per le prossime regionali in Calabria.

 

 

Il dialogo, dunque, va avanti, nonostante la posizione dei parlamentari calabresi dei 5 Stelle che hanno più volte ribadito il loro no ad un eventuale accordo con i democratici .

Lo stesso movimento sta vivendo giorni di tensione proprio in vista delle elezioni regionali in Calabria.

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Ecco la soluzione per il problema dei migranti secondo Mattarella:

1)l’Italia li fa sbarcare e li ospita;

2) L’Europa (campa cavallo) li redistribuisce tra i suoi stati membri( e mo mangi!);

3) L’Europa li rimpatria . ( chi di speranza vive disperato muore)

"Ho ringraziato Steinmeier per la disponibilità ad accogliere i migranti.

 

 

 

 

 

Crediamo sia necessario che i Paesi che avvertono la responsabilità attivino meccanismi comuni di redistribuzione e la Ue dovrebbe assumere l'onere dei rimpatri, nel rispetto dei diritti umani per quelli che non hanno diritto a restare nella Ue, perché l'Unione è in grado di farlo con maggiore efficacia di quanto non possano fare i singoli paesi membri".

Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella al termine del colloquio al Quirinale con l’omologo tedesco Frank Walter Steinmeier, incontro al quale era presente anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Una vera e propria dichiarazione di fallimento dei rimpatri a parte dell’Italia visto che non siamo in grado nemmeno di rimpatriare i tunisini (Quanto alle nazionalità dichiarate al momento dello sbarco, nel 2019 sono nettamente prevalenti i tunisini (1.736 arrivi), seguiti dai pakistani (862) e gli originari della Costa d'Avorio (701) )

Ieri sera a Lampedusa un gruppo di tunisini appena arrivati ha inscenato un sit in di protesta davanti alla chiesa madre del paese chiedendo di potere rimanere in Italia e di non essere rimpatriati.

Gli arrivi dalla Tunisia, dove domenica scorsa si è votato per le presidenziali, sono aumentati anche grazie alla situazione di instabilità politica e all'allentamento dei controlli.

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Di Maio è alla disperazione più totale.

Ecco cosa ha detto :"Secondo me c'è bisogno che tutte le forze politiche di buon senso facciano un passo indietro e lascino spazio a una giunta civica, che noi saremmo disposti a sostenere esclusivamente con la nostra presenza in consiglio regionale, senza pretese di assessorati o altri incarichi.

 

 

 

 

Ovviamente ci aspettiamo che tutti gli altri facciano lo stesso", scriveva il pentastellato in una lettera pubblicata da La Nazione - Qn, dove affrontava il tema delle elezioni regionali in Umbria.

Tema smontato immediatamente dal direttore del Tempo che mette il dito nella piaga di un inciucio non desiderato. 

Franco Bechis replica all'idea del leader grillino di unirsi all'alleato di governo alle Regionali, purché i candidati appartengano a una lista civica. 

Ma davvero pensa che una lista civica con il PD riuscirebbe a lasciare fuori “quelli” non puliti del PD?

"Mi piacerebbe chiedere a Luigi Di Maio se il candidato civico per l'Umbria a cui pensa è quello già lanciato dal Pd. Perché si chiama Fora, ma rischia di finire dentro visto che dalla scorsa settimana è a processo per frode nelle forniture alle mense scolastiche di Perugia...".

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