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enrico-berlinguer1Trent’anni fa moriva Enrico Berlinguer, una delle figure più amate e rispettate del panorama politico del dopoguerra, sinonimo di integrità, rigore, speranza, impegno verso gli altri. Insomma, un vero testimone della buona politica.

Ricordare Berlinguer oggi deve significare comprendere la lezione che ci ha lasciato e l’uso che i Partiti politici ne hanno fatto.

Enrico Berlinguer è stato un visionario. Non solo per le vicende legate al compromesso storico, ma anche perché per primo ha denunciato i mali che si stavano impossessando della classe politica e che avrebbero poi portato alla scomparsa dei Partiti che hanno caratterizzato la vita politica del Paese nel secolo breve.

La questione morale rappresenta ancora oggi una lucida analisi dell’origine dei malanni d’Italia. La crisi dei princìpi e dei valori che, ben prima di quella economica, ha bussato alle porte del Paese è figlia di una generale degenerazione del ruolo dei Partiti e della loro funzione di rappresentanza dei bisogni e delle aspettative degli Italiani. I Partiti molto spesso non fanno più politica, si sono appiattiti su se stessi e allontani dal popolo, sono diventati macchine di potere e di clientela, smarrendo la strada della passione civile.

Berlinguer ha raccontato ieri uno spaccato dell’Italia di oggi, in cui i partiti politici gestiscono gli interessi più disparati, ma sono sempre più lontani dalla ricerca del bene comune e dai veri problemi della gente, che si rifugia nell’antipolitica.

I Partiti, ridotti troppo spesso ad aggregati di federazioni di correnti e di comitati elettorali, distratti dalle beghe interne per il mantenimento dello status quo, finiscono per soffocare le migliori energie e la passione, al punto da risultare miopi dinnanzi alla necessità di rigenerarsi.

Una necessità etica che, il giorno dopo lo straordinario successo delle ultime elezioni europee, ha portato il Segretario del Partito Democratico ad inequivocabili dichiarazioni di condanna che non risparmiano nessuno.

Berlinguer è stato un gentiluomo della politica, lontano da quell’arroganza che oggi caratterizza certi politici e che porta a sacrificare il bene comune ad interessi non vocati al collettivo.

La lezione che ne abbiamo ereditato esige una riflessione per capire quale sia la strada da percorrere per restituire credibilità ai Partiti e fiducia alla politica, e per bonificare il clima morale del Paese.

E’ di vitale importanza agevolare una nuova stagione di protagonismo, fugando le logiche tese ad assecondare quei comportamenti opportunistici ed immorali che a volte si celano dietro la c.d. “responsabilità del gruppo dirigente”. Una nuova stagione che deve essere ricercata con altruismo ed intelligenza, e che dovrà essere caratterizzata da un entusiasmo nuovo, dal gusto per la democrazia, dalla passione per l’impegno civile, dall’ottimismo della volontà, dalla passione per la buona politica.

Forse così, facendo tesoro della sua lezione, potremo in piccola parte restituire il debito umano e morale che abbiamo nei confronti di Enrico Berlinguer. Del politico, dell’idealista, dell’uomo.

Che il suo ultimo sorriso nostalgico possa essere metafora di speranza per questo nostro stanco Paese.

Enzo Giacco - Direzione Provinciale PD Cosenza

Pubblicato in Cosenza

Enzo Giacco lascia il PD.

La sua nota denuncia una profonda amarezza umana e politica.

“Tempo sprecato” quello per il nulla, questo il senso della sua dichiarazione.

“Visto che tutto il mondo corre in un'altra direzione” io mi fermo qui .

La sua nota denuncia una profonda amarezza umana e politica.

“Ho fatto orgogliosamente parte, negli ultimi anni, di un gruppo che, in maniera del tutto disinteressata, ha denunciato a tutti i livelli i mali più veri che affliggono il Partito Democratico. E' da più di una settimana che sono vittima di attacchi, da parte di un quotidiano regionale, che ledono la mia dignità. Vengo appellato in tutti i modi offensivi possibili e immaginabili: traditore, voltagabbana, in data odierna si presume un mio "essere tornato con la coda tra le gambe ed il capo chino a porgere le mie scuse chiedendo ospitalità nel Partito" (la macchina del fango si sa è il più efficace strumento di lotta politica!). Durante la stessa settimana ho ricevuto telefonate che mi invitavano, in modo più o meno convincente, a votare questo o quel candidato alla Segreteria provinciale del PD ed al successivo Congresso nazionale.

Ma non ho ricevuto alcuna telefonata che esprimesse solidarietà nei confronti della lesa dignità mia e di quanti subivano le medesime offensive.

La cosa peggiore in una tale situazione di degrado è fermarsi, rinunciare, lasciare il campo. Ma tutta questa energia messa a disposizione del nulla mi sembra davvero un profondo spreco di tempo e di opportunità, visto che tutto il mondo corre in un'altra direzione. Dunque, con il cuore in gola e con profonda sofferenza, un pò con la morte nel cuore, dopo quindici anni di tesseramenti, infinite battaglie, principi ed ideali mancati, amici e compagni persi e ritrovati, dopo poco bel tempo e tanto, troppo, brutto tempo, è forse il caso che io mi fermi qui”.

N dR Forse. Ma è difficile credergli. 

Pubblicato in Cronaca

La sala è quella dell’Hotel Mediterraneo.

Il pubblico locale e regionale.

Nel pubblico il sindaco di Amantea, l’assessore Sante Mazzei, il consigliere Biagio Miraglia, l’ex sindaco di Paola Perrotta, alcuni amministratori di alcuni comuni calabresi, l’ex presidente della Fidapa di Amantea , rappresentanti delle associazioni locali, cittadini e stampa

Al tavolo dei relatori il giornalista dell'Unità, Gianluca Ursini, coautore del libro “Il caso fallara”, il consigliere regionale Demetrio Naccari, Franco Laratta, deputato uscente, i consiglieri comunali Marco Ambrogio (Cosenza); Giovannino Russo (Vibo Valentia), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria).

La serata inizia con la presentazione a cura di Enzo Giacco di un laboratorio politico culturale, denominato “Il Cantiere”.

Giacco contesta le classi partitiche arroccate nel disperato tentativo di difesa della proprie posizioni. Osserva che il Centro sinistra in questa situazione e ad ogni livello non è certo “esente da pecche e colpe, anzi!”, ma osserva che “loro” i politici responsabili ,alcuni dei quali sono presenti in sala, “non sono tutti eguali”. Evidenzia che Il cantiere è un movimento di tipo orizzontale, fatto da uomini e donne che dicono no al centro destra, che dicono no al governo regionale, che vogliono ribaltare lo status quo, ma che si riconoscono nelle idee e nei valori del centrosinistra.

Il cantiere “E' un luogo di incontro e di lavoro, una opportunità di discussione e confronto su temi che riguardano la “gente normale”. E l’obiettivo è di ripensare la politica, contribuendo a formare una nuova classe politica locale e regionale.

Prende la parola il giornalista Gianluca Ursini coautore de “ Il Caso Fallara” che illustra il suo lavoro.

Un libro che parte dalla morte della Fallara per salire gradino dopo gradino, passo dopo passo al caso Reggio che lui invita a chiamare caso Scopelliti e gli ultimi 10 anni della storia di Reggio Calabria.

Poi gli altri interventi:

- Franco Laratta per il quale : «In Calabria i partiti hanno fortemente abbassato la soglia di attenzione e di lotta verso la criminalità organizzata. La cosa che più preoccupa è che la ndrangheta controlla ormai buona parte delle istituzioni, è padrona assoluta di larga parte del territorio calabrese, nel silenzio assoluto di buona parte della politica e della società civile. La criminalità organizzata (sostenuta dalla massoneria deviata) sta conquistando la Calabria. Controlla affari leciti e illeciti e si arricchisce sempre di più. Fa affari in diverse regioni italiane e tanti altri Paesi del mondo. Se non c'è una forte reazione politico-istituzionale, e una dura reazione della società civile, la Calabria rischia di perdere la sua battaglia per la legalità». -Giuseppe Falcomatà: «Il “caso Fallara” è il manuale del cattivo amministratore, per chi si affaccia alla politica all'interno delle istituzioni, infatti, basterebbe non fare ciò che c'è scritto in questo libro per essere un amministratore onesto e virtuoso. Basti pensare che a quasi un anno dalla pubblicazione, gli autori del libro non hanno ricevuto neppure una querela. “Il caso Fallara” è lo specchio di cosa sia successo a Reggio negli ultimi dieci anni: una gestione strumentale e per fini personali delle casse comunali che ha portato il Comune ad accumulare debiti per oltre 110 milioni e ha condotto all'onta dello scioglimento per mafia.

Adesso bisogna tornare a dare delle risposte ai cittadini: non basta più essere differenti, i cittadini di Reggio ci chiedono come uscire da questo tunnel e se vogliamo essere classe dirigente dobbiamo essere capaci di rispondere a queste istanze».

Demetrio Naccari: «Il modello Reggio propugnato dall'amministrazione Scopelliti in realtà non è mai esistito. E' esistito piuttosto un utilizzo strumentale delle risorse dei cittadini per finanziare una scalata alle cariche istituzionali che ha sottratto ai reggini ed alle nuove generazioni il futuro. Oggi Reggio non offre una garanzia di esigibilità ai diritti sociali dei cittadini per mancanza di risorse e il piano di riequilibrio deliberato dalla triade rischia di essere uno strumento per non fare emergere le responsabilità e far pagare ai cittadini la mala gestione del passato. La pressione tributaria è diventata insopportabile e rischiamo di non potere puntare ad obiettivi di crescita economica nell'immediato. Dalla vicenda Scopelliti-Fallara dobbiamo partire per affermare un modello vero che aumenti il controllo sociale e coinvolga i cittadini nelle scelte di governo».

Marco Ambrogio e Giovannino Russo.

 

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