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Sul tavolo del procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla ci sono 2 planimetrie

La prima aero fotogrammetria è del 2010, la seconda è di qualche mese fa.

Se li sovrapponiamo si scoprono interi boschi rasi al suolo, ampie parti di territorio desertificate.

 

Siamo in presenza, quantomeno, di una burocrazia regionale che, complice le “distrazioni” della politica, ha autorizzato di tutto.

Oltre al danno ambientale ed alla ridotta sicurezza del territorio c’è anche il danno erariale.

Stiamo parlando di decine di milioni di euro sottratti alle casse regionali e di licenze concesse a prezzo vergognosamente basso.

Ma la cosa più grave è che questo intreccio di collusioni ha sterilizzato qualsivoglia controllo, ivi compreso, in alcuni casi, anche quello devoluto alla polizia giudiziaria.

È un capitolo delicato, questo, ma trova robusti riscontri.

Da Calabria Verde erano partite segnalazioni alla Guardia di Finanza alla quale è stato chiesto di acquisire anche quelle relazioni ma, almeno a sentire le dichiarazioni di Furgiuele, tali inviti non sono stati mai raccolti.

La guerra tra Calabria Verde e il dipartimento regionale competente sul demanio boschivo, era combattuta senza esclusione di colpi e spesso in nome di interessi particolarissimi.

Sembra che inizialmente si siano raccolti elementi parziali, cioè relativi solo ad una delle fazioni in lotta, sorvolando sul resto.

Un andazzo finito con l'indagine aperta dal procuratore Eugenio Facciolla e le relazioni prodotte in questi mesi dal generale Aloisio Mariggiò, che Mario Oliverio ha chiamato alla guida di Calabria Verde conferendogli pieni poteri.

Non solo, ma nel rispetto di una abitudine fortemente praticata da certa politica e da certa stampa non son mancati i tentativi di depistaggio , affidati a campagne di stampa che dovevano servire a portare l'attenzione in segmenti diversi da quelli poi finiti nel mirino della Procura di Castrovillari. Un quadro devastante quello che emerge dalle indagini della Procura distrettuale di Catanzaro.

E le responsabilità restano , comunque, di natura strettamente politica.

Lungo l'elenco degli indagati stilato negli uffici della Procura di Castrovillari.

E poi documenti falsificati; autorizzazioni con i dati alterati; licenze concesse e poi revocate ma senza notificare la revoca; controlli eseguiti solo virtualmente.

Un modello che sembra stia emergendo anche in provincia di Reggio Calabria.

Speriamo che le indagini vadano avanti.

Pubblicato in Calabria

La moglie di Cosimo Donato guidava la gang in sua assenza facendo da tramite tra il marito e gli altri componenti del sodalizio.

Detenzione e porto di armi clandestine, acquisto, spendita e introduzione di banconote false, truffe, furti e ricettazione.

Questi ed altri i reati contestati ad un gruppo di persone accusate di far parte di un'associazione a delinquere. Dalle indagini sarebbe emerso anche un articolato contesto di spaccio di stupefacenti.

I carabinieri del comando provinciale di Cosenza si sono mossi all’alba a carico nei comuni di Firmo, Lungro, Spezzano Albanese e Cetraro, eseguendo numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emesse dal gip del tribunale di Castrovillari, su richiesta del procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla.

Le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Castrovillari, durate circa un anno, hanno consentito di acquisire elementi di prova circa l'esistenza di un'associazione per delinquere incentrata sulla famiglia Donato, facente capo al noto Cosimo Donato, attualmente in carcere con l'accusa di aver partecipato al triplice omicidio in cui perse la vita il piccolo Cocò Campolongo, ucciso insieme al nonno e alla convivente del nonno, a Cassano Ionio.

Tra gli arrestati c'è anche la moglie del Donato, accusata di aver assunto un ruolo di vertice nell'associazione, facendo da tramite tra il marito e gli altri componenti del sodalizio criminale. I dettagli dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 10,30 al comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, alla presenza del procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla.

Pubblicato in Cosenza

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa:

“Mercoledì 4 dicembre Amantea ospiterà un importante appuntamento riservato agli appartenenti alla polizia locale e non solo.

Nella splendida cornice del Campus Temesa è infatti prevista una giornata studio (dalle ore 9.00 alle 17.00) organizzata dal Comando della Polizia Municipale del centro tirrenico in collaborazione con la società Infopol di Milano.

<< Gli argomenti che verranno affrontati – spiega Emilio Caruso, Comandante della Polizia Municipale Amantea -riguardano il Codice della Strada, con l'analisi delle normativa operativa e di come di fatto viene influenzata dai provvedimenti della giurisprudenza, trattato dal dott. Alessandro Casale, Comandante della Polizia Municipale, e la normativa sull'ambiente con particolare riferimento agli scarichi abusivi, materia di quotidiana applicazione per le forze di polizia locale, a cura del dott. Flavio Lucio Rossio, Comandante della Polizia Municipale di Cassano d'Adda. Quest’intervento si avvarrà dell'utilizzo delle nuove risorse offerte dal web, con un intervento in video-conferenza.

Ma l'inizio dei lavori sarà caratterizzato da un altro momento di rilevante importanza per la città di Amantea: la presentazione ufficiale dell'impianto di videosorveglianza comunale, costituito da ben 31 postazioni che vigilano sulla città h24 >>.

Nell'ambito della presentazione - alla quale sono stati invitati a partecipare il Prefetto di Cosenza ed i massimi responsabili delle forze dell'ordine operanti sul territorio – sono previsti gli autorevoli interventi dei magistrati Eugenio Facciolla e Giulio Veltri, che tratteranno dei benefici per la Sicurezza urbana degli “occhi elettronici” e del giusto contemperamento tra tali benefici e il rispetto della privacy.

Numerosi i comandi che hanno già dato la loro adesione, provenienti da tutte le provincie della regione.

Sarà presente anche una rappresentanza degli studenti frequentanti gli istituti superiori di Amantea, cui sarà dedicata una parte dell'aggiornamento sul Codice della Strada.

Prevista, infine, anche una piccola fiera promossa da aziende leader nel settore delle forniture per i corpi di polizia, che presenteranno prodotti e software di ultima generazione”.

Pubblicato in Primo Piano

Una serie di condanne e di conferme della sentenza di primo grado sono state chieste dai sostituti procuratori generali di Catanzaro Massimo Lia ed Eugenio Facciolla nel processo d'appello ai 12 imputati del processo Why Not sui presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici.

Il dibattimento di primo grado, che vedeva imputate 26 persone, si è concluso il 31 luglio 2012 con nove condanne a pene variabili dai 3 anni e 6 mesi ad otto mesi di reclusione, nove assoluzioni e con il non luogo a procedere per altri otto imputati per la prescrizione dei reati contestati.

Il Pg Massimo Lia ha chiesto la condanna di Ennio Morrone, attuale consigliere regionale, assolto in primo grado, così come era stato chiesto nel processo davanti al Tribunale.

La conferma delle condanne della sentenza di primo grado è stata chiesta per

Dionisio Gallo (8 mesi),

Rosario Calvano (8 mesi) e

Domenico Basile (8 mesi).

Per Gianfranco Franzè la prescrizione per alcuni capi d'imputazione e la rideterminazione della pena in due anni di reclusione (3 anni e 6 mesi in primo grado).

Il Pg Eugenio Facciolla, da parte sua, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per

Antonio Gargano (1 anno e 6 mesi),

Michele Montagnese (1 anno),

Filomeno Pometti (1 anno) e

Michelangelo Spataro (1 anno).

Per Franco Morelli e

Nicola Adamo,

ex vice presidente della Giunta regionale di centrosinistra ed attuale consigliere regionale, Facciolla ha chiesto la condanna ad un anno e 8 mesi di reclusione.

Il processo d'appello, dopo le richieste della pubblica accusa, è stato rinviato al 26 novembre prossimo. (ANSA)

Pubblicato in Catanzaro

Ennesima importante operazione della Guardia di Finanza. Una frode fiscale di oltre 500 milioni. Fatture false, evasione fiscale, distruzione di documenti contabili e creazione artificiosa di crediti d’imposta inesistenti sono i reati contestati ai 5 arrestati ed a 12 prestanomi nullatenenti che risultavano amministratori delle società coinvolte.

Tra i denunciati anche l'ex direttore della filiale di Unicredit, filiale di Corigliano, Fabio Vena, che la stessa banca ha esautorato dal suo ruolo. Vena è stato raggiunto da un obbligo di firma.

Gli arresti ed i sequestri sono stati eseguiti, oltre che in Calabria, anche a Livorno, Como Torino e Napoli.

I provvedimenti riguardano: Francesco Domenico Ungaro, 40 anni; Domenico Paolo Antonio Pisano, 40 anni; Elena Zaccaro, 32 anni; Achiropita Formoso, 46 anni; Maurizio Pais, 59 anni. Tutti ai domiciliari. 

Il direttore di banca Fabio Vena ed altri 7 sono indagati a piede libero. Obbligo di dimora per: A. P., 72 anni; L. T., 24 anni; A. M., 29 anni; M. C., 60 anni; P. P., 34 anni; G. P., 39 anni; G. V., 38 anni.

10 le società interessate.

Sequestrati anche beni mobili e immobili, conti correnti e partecipazioni per un valore complessivo di circa 13.400.000 euro.

Le indagini erano iniziate nel 2011 da un'iniziativa dell'Agenzia delle dogane e portata avanti dalla guardia di finanza che ha scoperto un vorticoso giro di società che movimentavano somme enormi di denaro.

La Guardia di Finanza di Catanzaro ha compiuto intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari, riprese video. Il sistema di frode consisteva nella produzione di documentazione "ad hoc" da parte delle varie società del "gruppo". L'organizzazione utilizzava un'articolata rete di strutture societarie, di diritto nazionale ed estero, con ramificazioni nel Regno Unito e in Bulgaria, dimostratesi soggettivamente ed oggettivamente collegate tra di loro. Molte di esse avevano la sola funzione di "cartiere" o contenitori di debiti fiscali riconducibili dal punto di vista gestionale ad alcuni degli indagati.

Pubblicato in Calabria

Giunge a conclusione il primo filone della “Tela del Ragno” la maxi inchiesta sui clan Muto di Cetraro, Scofano-Martello-Serpa-La Rosa di Paola, Gentile-Besaldo di Amantea e Lanzino-Cicero di Cosenza.

Interessata tutta l’area del Tirreno cosentino e Cosenza stessa.

Una indagine su dodici gli omicidi e tre tentati omicidi su cui gli investigatori ritengono di aver fatto luce. Nella foto i faldoni

Una storia di fatti di sangue durata circa 30 anni

Ora la requisitoria del PM Facciolla tenutasi nell'aula di bunker di Catanzaro.

Ecco le sue richieste

Sei ergastoli per :

-Mario Scofano, ritenuto il referente delle cosche cosentine Lanzino-Cicero nel territorio di Paola, accusato dell'omicidio di Salvatore Imbroinise e del tentato omicidio di Francesco Tundis.

-Pasqualino Besaldo, di Amantea, accusato dell'uccisione di Rolando Siciliano e Luciano Martello.

-Gianluca Serpa, Giuseppe La Rosa e Carlo Lamanna e Daniele Lamanna, tutti accusati di avere avuto un ruolo nei numerosi delitti da collocare nella faida di 'ndrangheta che insanguinò il Tirreno Cosentino tra il 1999 e il 2004.

Ed ecco le altre pene richieste:

Domenico La Rosa 18 anni di reclusione ;

Vincenzo La Rosa 18 anni di reclusione;

Gennaro Bruni16 anni ;

Paolo Calabria 15 anni ;

Luciano Poddighe 15 anni;

Sergio Carbone 14 anni ;

Guerino Folino 14 anni;

Domenico Cicero 10 anni ;

Ettore Lanzino10 anni ;

Salvatore Serpa 7 anni ;

Francesco Desiderato 7 anni ;

Alfredo Palermo 7 anni ;

Mario Attanasio 6 anni ;

Romolo Cascardo 6 anni ;

Pietro Francesco Lofaro6 anni ;

Fabrizio Rametta 6 anni;

Mario Severino 6 anni ;

Antonella D’Angelo 6 anni ;

Alessandro Pagano 6 anni ;

Pier Mannarino 6 anni ;

Michele Bloise 4 anni ;

Sonia Mannarino 3 anni

Gli imputati che hanno chiesto il rito abbreviato sono accusati a vario titolo di omicidio, associazione mafiosa, estorsione, usura e porto abusivo d'armi e di materiale esplosivo.

Ora la parola passa agli avvocati difensori. Poi i giudici si pronunceranno.

Pubblicato in Paola

La Corte d'appello di Catanzaro ha giudicato colpevole l'ex consigliere regionale Franco La Rupa.

È stata però ridotta la pena, dai 5 anni comminati in primo grado dal Tribunale di Castrovillari, a soli 4 anni disposti ora dal tribunale di seconda istanza.

Evidentemente ha retto l’accusa che era rappresentata dal sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla ed era imperniata sul voto di scambio.

in accordo con esponenti della mafia.

I giudici ,però, hanno prosciolto Antonio Forastefano, accusatore dell'ex sindaco di Amantea La Rupa.

La vicenda attiene alla operazione Omnia condotta dalla DDA di Catanzaro, che nel 2007 venne accusato di aver consegnato al boss di cassano Antonio Forastefano la somma di 15mila euro in cambio di un pacchetto di preferenze che sarebbero state fondamentali per la sua elezione, nel 2005.

Il proscioglimento di Forastefano, che in primo grado aveva avuto una condanna a 2 anni e 6 mesi, è sostanzialmente dovuto alla collaborazione che il presunto boss ha reso.

Ora occorre attendere le motivazioni della sentenza per capire le diverse decisioni dei giudici sui due distinti protagonisti della vicenda

Pubblicato in Politica

Tela del ragno è l’inchiesta del marzo scorso, coordinata dalla Dda di Catanzaro, il cui fulcro poggia sulle dinamiche criminali di Cosenza e del versante tirrenico della provincia, con la ricostruzione della maggior parte dei fatti di sangue avvenuti negli ultimi 30 anni di guerre di mafia.

Una inchiesta che ha indagato, complessivamente, 250 persone.

Nell'operazione alla quale parteciparono 500 militari, oltre ad elicotteri ed unità cinofile, furono eseguiti oltre a 58 arresti anche il sequestro di beni per 15 milioni di euro.

Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, omicidi, tentati omicidi, usura ed estorsione. In particolare sono stati ricostruiti 12 omicidi e tre tentati omicidi. In particolare sono state colpite le cosche Lanzino-Locicero di Cosenza (subentrata a quella dei Perna-Ruà), Muto di Cetraro, Scofano-Mastallo-Ditto-La Rosa e Serpa di Paola, Calvano e Carbone di San Lucido, e Gentile-BeSalvo di Amantea.

Ora l’inchiesta giunge in aula.

Ed il PM Eugenio Facciolla davanti al GUP distrettuale ha chiesto il rinvio a giudizio di 75 dei 77 indagati finali con proscioglimento solo di Alessio natale e Francesco Loizzo.

Oggi è stato il turno degli avvocati difensori e delle parti civili

Poi toccherà al GUP.

Pubblicato in Paola

Era fine marzo 202 quando 500 militari, elicotteri ed unità cinofile procedevano ad eseguire 58 arresti su 63 ed a notificare 190 denunce.

Era “La tela del ragno” una operazione coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. I reati andavano dall’ associazione mafiosa, agli omicidi, ai tentati omicidi, all’usura ed all’ estorsione. Gli arresti furono eseguiti in Calabria, Veneto, Lazio e Lombardia.

Interessata tutta l’area del Tirreno cosentino ed a Cosenza e con interessi in tutta italia

Al centro dell’indagine, le dinamiche criminali delle cosche del capoluogo e del versante tirrenico della provincia cosentina, con la ricostruzione della maggior parte dei fatti di sangue che hanno contrassegnato il territorio negli ultimi 30 anni di guerre di mafia.

Nello specifico, sono finiti nel mirino degli inquirenti i clan Muto di Cetraro, Scofano-Martello-Serpa-La Rosa di Paola, Gentile-Besaldo di Amantea e Lanzino-Cicero di Cosenza.

Dodici gli omicidi e tre i tentati omicidi su cui gli investigatori ritengono di aver fatto luce.

Furono arrestati: Gennaro Bruni, di 56 anni, vive a Paola; Luigi Bruni, 27 anni, abita a Paola; Antonio Buono, 48 anni, di Paola; Paolo Calabria, 33 anni, residente a Paola; Giovanna Caratelli, 41 anni, di Roma; Sergio Carbone, 54 anni, di San Lucido; Aldo Caruso, 32 anni, di Paola; Romolo Cascardo, 67 anni, residente a Paola; Valerio Salvatore Crivello, 33enne, residente a Preganziol, in provincia di Treviso; Giuseppe Curioso (33), di Paola; Antonella D’Angelo (51), vive a Roma; Francesco Desiderato (24), risiede a Fuscaldo; Antonio Esposito (56), abita a Fuscaldo; Guerino Folino (45), residente a Dorno, in provincia di Pavia; Giacomino Guido (45), vive ad Amantea; Giuseppe La Rosa (32), di Paola; Luca La Rosa (34), residente a Paola; Vincenzo La Rosa (55),vive a Roma; Daniele Lamanna (38), residente a Cosenza; Giuseppe Lo Piano (45), residente a Fuscaldo; Pietro Francesco Lofaro (30), residente a Paola; Piero Mannarino (32), risiede ad Amantea; Sonia Mannarino (48), residente a Paola; Alessio Martello (22), risiede a Fuscaldo; Francesco Martello (24), risiede a Fuscaldo; Mario Matera (31), risiede a San Lucido; Mario Mazza (28), risiede a Fuscaldo; Giovanni Neve (30), risiede a Fuscaldo; Alfredo Palermo (29), residente a Paola; Fabrizio Poddighe (34), residente a Fuscaldo; Luciano Carmelo Poddighe (31), residente a Fuscaldo; Ilario Pugliese (30), residente a Paola; Fabrizio Rametta (40), residente ad Amantea; Gianluca Serpa (37), residente a Paola; Livio Serpa livio (45), residente a Paola; Mario Serpa (59), in regime di semilibertà nella casa circondariale di Pavia; Nella Serpa (57), residente a Paola; Francesco Pino Trombetta (28), residente a Fuscaldo; Giovanni Abruzzese (53), di Cosenza, detenuto a Parma; Alessio Natale (38), di Cosenza, detenuto; Mario Attanasio (40), di Cosenza, detenuto; Pasqualino Besaldo (46), di Amantea, detenuto ad Ascoli Piceno; Michele Bloise (37), di Laino Borgo, detenuto a Roma Rebibbia; Domenico Cicero (55), di Cosenza, detenuto a Viterbo; Antonio Ditto, di Seminara, in provincia di Reggio Calabria), detenuto a Napoli Secondigliano; Gennaro Ditto (36), di Paola, detenuto a Messina; Tommaso Gentile (54), di Amantea, detenuto a Parma; Carmela Gioffré (58), di Seminara, detenuta a Taranto; Giancarlo Gravina (47), di Cosenza, detenuto a Vibo Valentia; Domenico La Rosa (57), di Paola, detenuto a Melfi; Carlo Lamanna (45), di Cosenza, detenuto a San Gimignano; Mario Martello (36), di Paola, detenuto a Volterra; Umile Miceli (46), di Cosenza, detenuto; Mario Scofano (42), di Paola, detenuto a Palermo; Salvatore Serpa (25), di Paola, detenuto a Cosenza; Giuseppe Sirufo (29), di Paola, detenuto a Cosenza; Francesco Tundis (42), di Cosenza, detenuto a Varese; Pietro Sebastiano Vicchio (33), di Siracusa, detenuto a Rossano.

È passato poco meno di un anno e sono stati notificati 77 avvisi di chiusura delle indagini..

Ma La tela del ragno non è una inchiesta chiusa. Affatto! Resta aperto un secondo filone , quello che si riferisce ai colletti bianchi.

Il procuratore Eugenio Facciolla ha stralciato dal filone principale una serie di posizioni iscrivendole in un nuovo fascicolo per il prosieguo delle indagini.

Nessuna indiscrezione sugli ex amministratori che sarebbero collusi con la ‘ndrangheta, e tantomeno sul ruolo all’interno o di accompagnamento.

Non resta che attendere, quindi, ma esiste la possibilità che un ciclone giudiziario possa abbattersi sul Tirreno Cosentino.

Pubblicato in Italia
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