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soldi falsiAmici carissimi, tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta dove le nostre nonne riuscivano a nascondere i pochi spiccioli che avevano in casa, non avendo la cassaforte. Li nascondevano sotto il materasso avvolti in un fazzoletto oppure sotto una mattonella della stanza da letto. Metodi artigianali. Ma oggi le cose sono cambiate. Col civile progresso gioielli e denaro delle persone facoltose vengono conservati nelle cassaforte delle banche cittadine. E i comuni mortali dove nascondono i loro sudati risparmi alle visite di eventuali ladri? Nelle scatole dei biscotti, negli armadi, nei cassetti, nei sacchetti della spazzatura, tra i giocattoli dei bambini, all’interno di qualche barattolo. Metodi alquanto sicuri per i ladri di primo pelo,ma questi, secondo voi, per un ladro di professione sono luoghi sicuri per nascondere soldi e gioielli? Per un vero ladro, per un professionista del furto, questi sono i post in cui il ladro cercherà per primo. E se poi non riesce a trovarli nei cassetti, negli armadi, nella scrivania, nelle borse, nei contenitori di monili, nei luoghi soliti, metterà tutta la casa a soqquadro facendo anche danni. Poiché la prima regola di un ladro è quella di rubare gioielli e denaro e uscire di casa il più presto possibile, la migliore strategia, se non si ha in casa una cassaforte murale, è quella di lasciare qualche spicciolo e qualche gioiello di poco valore in luoghi evidenti in modo che vengano trovati abbastanza facilmente. Il ladro si accontenterebbe e lascerebbe l’abitazione senza fare ulteriori danni e salvare così altri soldi ben nascosti. E i malfattori, i malavitosi, i ladri, gli ndranghettisti, dove nascondono i soldi frutto di rapine, di tangenti, di estorsioni? Nei cassetti degli armadi, nei sacchetti della spazzatura, sotto il cuscino, sotto la mattonella? Sono molto ingegnosi i furbacchioni. Li nascondono nelle bottiglie e poi le murano col cemento nei muri delle abitazioni. E’ di pochi giorni fa la notizia che i Carabinieri di un paesino della provincia di Reggio Calabria, durante una perquisizione, hanno trovato tantissime mazzette di denaro confezionate in buste di plastica sottovuoto nascoste all’interno di un forno. Avete letto bene, banconote in buste sottovuoto. E allora è vero, non solo i cibi che noi mangiamo per meglio conservarli vengono messi sottovuoto. Ora anche le banconote. Sono al sicuro e mantengono più a lungo il loro potere nutrizionale. Viva il progresso. Però le nostre Forze dell’Ordine non si fanno fregare così facilmente e riescono a scovare i luoghi più impensati dove i malfattori nascondono la refurtiva.

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nTutto per voi un “felicissimo” e sincero intervento dell’amico Francesco Gagliardi“Quando un albero, anche se giovane, cade per la furia del vento cosa fa il contadino? Si dispera, resta a guardare? Prende l’accetta e lo taglia perché ormai non serve più, non da più frutta.

Mette la legna in disparte e poi la usa per accendere il fuoco nel camino. Così ha scritto Giovanni Verga nel romanzo “I Malavoglia” a proposito della disgrazia capitata alla famiglia Malavoglia che per un carico di lupini andato in malore e la perdita della barca, dovette vendere la casa del Nespolo che amava tanto:- Ad un albero caduto accetta! Accetta! – All’albero abbattuto tutti corrono con l’accetta. Ma cosa realmente ha voluto dire Verga? Per lui è molto facile attaccare, infierire chi è caduto in disgrazia. E Machiavelli nel “Principe” così ha scritto:- Questa è la condizione umana, che come il girasole, va girando la faccia alla luce del pianeta che risplenda. Questo fiore però anche quando è nuvolo gli va dietro; ma i cortigiani non l’imitano, perché se la luce del favorito niente niente s’annuvola, volta le spalle, e se ne vanno-. Quello che ho scritto vale anche oggi e vale anche per il Governatore della Calabria On. Mario Oliverio, finito nei guai con la giustizia. Questa non è una bella notizia per i calabresi. Ancora una volta, a distanza di pochi anni, un rappresentante istituzionale della nostra terra, è inquisito per abuso d’ufficio per tre appalti pilotati ed è scattata per lui l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore. Ma lui replica:- Accuse infamanti- e annuncia con una nota lo sciopero della fame. La musica è finita, gli amici se ne vanno. Tutti ora lo hanno lasciato solo. Ai talk show non si sono fatti vedere, sui giornali non è apparsa nessuna notizia di solidarietà. Niente, neppure una parola, l’accenno di un saluto. Dove sono finiti gli oltre 200 Sindaci calabresi che a Lamezia Terme lo hanno spinto ad una seconda cavalcata? Un solo personaggio, Mimmo Lucano, l’ex Sindaco di Riace, a lui molto vicino, si è fatto vivo con una dichiarazione di solidarietà. E gli altri non hanno inteso spendere neanche una parola in difesa di Oliverio. Hanno subito abbandonato la nave che affonda e secondo indiscrezioni sono pronti a costruire un terzo polo civico formato da esponenti di Forza Italia contrari alla candidatura di Occhiuto a Governatore della Calabria e pezzi del Pd. Chiedo aiuto al “Principe” di Macchiavelli:- O voi che vi fidate dell’ombra ed appoggio dei potenti, come vi abbatte la disgrazia, la emulazione, e la variabil sorte delle felicità umane. E come tutti vi abbandonano quando cadete, anche quelli che per benefici vi erano più obbligati -. Ed ecco allora il vero significato del titolo di questo mio articolo: Nessuno ammira il sole che tramonta, tutti adorano quello che nasce-. E questo vale anche per te, caro Presidente Oliverio-. Sei caduto in disgrazia e tutti, gli amici, gli amici degli amici, quelli che tu hai favorito ti hanno abbandonato, se la sono squagliata. I cortigiani non hanno imitato il girasole che anche quando il sole si annuvola gli vanno dietro, a te hanno voltato le spalle e se ne sono andati.

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sognoQuesta sera, amici, prima di andare a dormire vi voglio raccontare una bellissima e commovente storia di amore, da leggere con piacere. Vi farà certamente riflettere e vi farà diventare ancora più buoni e non solo a Natale. E’ la storia di una meravigliosa e stupenda bambina di 10 anni che ha combattuto ma invano contro un tumore al cervello, ma anche gravemente ammalata e con le forze che a poco a poco andavano scemando, fino all’ultimo istante della sua breve vita si è sempre prodigata nell’aiutare gli altri specialmente i bambini come lei ma più poveri, più bisognosi e condividendo con loro tutte le sue cose. Una bambina davvero speciale di nome Giulia Zedda, il cognome ci dice che era Sarda, morta lo scorso mese di maggio ad appena 10 anni, stroncata, come abbiamo visto, da un male oscuro al cervello, contro il quale aveva lottato invano per lunghissimi quattro anni e mezzo. Se ne è andata tra le braccia infranti dei suoi cari ed amatissimi genitori. Però prima di morire ha confidata alla sua mamma un sogno, il suo sogno più bello, più grande: quello di regalare i suoi vestitini che lei non avrebbe mai più potuto indossare e tutti i suoi giocattoli, che ne aveva tanto, ai bambini poveri, a quei bambini che non possono permetterseli, a quei bambini che Babbo Natale e la Befana non passano dalle loro case, non lasciano neppure un dolcetto, un soldatino di stagno o una macchinetta di latta. Giulia, questa dolce bambina, anche prima che morisse ha preparato delle buste con tutti i suoi giochi e gli abitini da poter regalare agli altri bambini meno fortunati di lei. Così disse alla mamma: più sfortunati. Una bambina che sta per morire colpita da un male incurabile si riteneva fortunata e pensava che ci fossero nel mondo ancora tanti bambini più sfortunati di lei. Amici, ma questa è una Santa. E’ nata così, dopo la sua morte, una associazione di beneficenza che porta il suo nome:- Il sogno di Giulia-. La sede si trova in Via Giardini 159 a Cagliari dove vengono raccolti e distribuiti i doni tutti i mercoledì e venerdì. Non solo giocattoli ma anche libri, penne, matite, quaderni, coperte, indumenti, passeggini, lettini, giocattoli di ogni tipo per maschietti e femminucce. Mamma Eleonora è felicissima perché ha potuto realizzare il sogno del suo piccolo angelo Giulia che dal cielo certamente ci guarda e ci sorride perché i giocattoli e gli indumenti che vengono distribuiti contribuiscono a donare un sorriso ai bambini più in difficoltà e più sfortunati. Ciao piccolo grande angelo e, continua a sorridere, con gli angeli ed i santi, come hai fatto come quando eri ancora in mezzo a noi.

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Grazie PD, grazie Chiesa!

Siamo a Bologna, amici, nella dotta e opulenta Bologna e non in un paesino sperduto del meridione. Hendrik Atti, con il suo taxi stava percorrendo all’1,30 di notte Via Ugo Bassi e quando ha visto tre uomini e una donna che stavano percuotendo selvaggiamente un netturbino si è subito fermato per andare ad aiutare il malcapitato, reo di aver chiesto garbatamente ai quattro delinquenti di spostarsi perché lui doveva pulire la strada.

Non lo avesse mai fatto.

Gli sono saltati addosso ed hanno incominciato a prenderlo a calci e a pugni scaraventandolo per terra.

E’ intervenuto il taxista invitando gli energumeni di fermarsi.

Per tutta risposta anche lui è stato aggredito.

Uno gli ha sferrato un pugno in faccia.

E’ stato buttato per terra e poi colpito alla testa con una spranga di ferro.

Risultato: il netturbino è stato trasportato all’ospedale, gli sono state medicate le ferite riportate e poi mandato a casa con 10 giorni di prognosi.

Il taxista, invece, ha avuto la peggio: è stato ricoverato all’ospedale con 22 giorni di prognosi.

Prima di scendere dal taxi Atti ha azionato l’allarme di rapina e subito è arrivata la Polizia e ha arrestato due dei quattro aggressori.

Ma chi sono questi quattro delinquenti che all’una di notte scorazzano per le vie delle nostre città?

Per i politically correct io non dovrei dirlo, perché non rispetto la loro privacy e diranno che sono un fascista, un nazista, uno sporco razzista.

Ma poiché fascista, nazista, razzista non lo sono mai stato e mai lo sarò, non ho paura di scrivere che i quattro delinquenti e vigliacchi aggressori di due persone che facevano il loro dovere anche di notte sono quattro ex comunitari, quattro magrebini.

Ora dovranno rispondere per lesioni aggravate. Il commento lo lascio a voi, amici che mi state leggendo.

Io mi fermo qui.

Dico soltanto: E questi sono quelli che daranno la pensione ai nostri figli?

E questi sono la risorsa economica e culturale del nostro paese?

No, non sono una risorsa.

Sono un grave problema per l’Italia.”

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Amici, siamo alla vigilia del Santo Natale e ieri vi ho dato due brutte e cattive notizie: Una strada principale di Cosenza che esplode e una strage a Strasburgo in un Mercatino di Natale.

La tubatura dell’acqua è stata in giornata riparata e i cittadini di Cosenza hanno avuto in serata l’acqua in casa, a Strasburgo, invece, hanno perso la vita tre persone.

Ci sono stati una decina di feriti gravi tuttora ricoverati negli ospedali, tra i quali c’è pure un italiano in coma e che non può essere operato.

Per quelle famiglie che hanno perso i loro cari sarà un triste Natale e per i gendarmi e i governanti francesi che ancora non sono riusciti ad acciuffare quel delinquente incallito sarà un Natale da incubo.

Potrebbe colpire ancora.

Ma oggi, per sdrammatizzare un po’ e per poter riderci sopra e per dimenticare tutte le cose brutte della vita vi voglio raccontare di un fatto vero accaduto in una cittadina della Germania.

Cari amici vi scrivo, così mi distraggo un po’.

Non è una favola che ci ha raccontato la mamma o il maestro, anche se può sembrare tale.

E’ un fatto straordinario, inusuale, che non si è mai verificato prima d’ora.

Potrei incominciare il racconto così:- C’era una volta -. I miei vecchi scolaretti avrebbero chiesto subito:- Chi c’era, signor maestro? Geppetto, Mastro Ciliegia, la Fata Turchina, un pezzo di legno, Pinocchio?-

No, ragazzi, c’era una volta nella cittadina di Werl in Germania una fabbrica di cioccolato che per un guasto ai suoi macchinari ha riversato sulla strada una tonnellata di cioccolato che si è subito solidificato.

Il guasto ad uno dei suoi macchinari è stato subito riparato.

E il cioccolato che fine ha fatto?

Son dovuti intervenire i Vigili del Fuoco con gettiti di acqua calda e con la fiamma ossidrica per rimuovere il cioccolato sull’asfalto.

Se il proprietario della fabbrica avesse chiamato tutti i bambini del posto certamente avrebbero ripulito la strada senza usare acqua calda e la fiamma ossidrica e sarebbero stati, come si dice nelle favole, tutti felici e contenti.

E’ Natale, amici, e questo miracolo natalizio si è veramente verificato.

Non ci sono stati morti, non ci sono stati feriti, non c’è stato un attentato, grazie a Dio. Chissà se qualche Vigile del Fuoco, spalando il cioccolato, spinto dalla curiosità e dall’acquolina in bocca,ne abbia afferrato un pezzo e lo abbia assaggiato.

Ridiamoci sopra, amici, e continuiamo a sperare.

Sono felice e contento di essere qui oggi con voi per farvi un po’ di compagnia.

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Non lasciate le vostre case perché noi abbiamo sete del vostro sangue.

Questo è quello che scrivono i terroristi dell'ISIS.

Ma noi rispondiamo mostrando l'altra guancia: Accoglienza, integrazione.

Inutile illudersi, i terroristi islamici sono in mezzo a noi e ieri ne abbiamo avuto le prove.

A Strasburgo, nel mercatino di Natale molto affollato, sono state uccise almeno tre persone e ferite, alcune in modo grave, una decina di festanti acquirenti.

Uccise e ferite da chi?

Ma da un terrorista islamico che ore le Forze dell'Ordine gli danno la caccia.

Lo conoscevano benissimo e ora ha anche un nome. Si chiama Cherif C., molto conosciuto in Francia, schedato,arrestato varie volte, processato, condannato e sempre messo in libertà e ora ha colpito ancora.

La mattanza poteva essere evitata? Certamente.

Sarebbe bastato che il terrorista fosse stato trattenute nelle patrie galere a marcire, invece, da libero cittadino, ha colpito ancora riportando indietro le lancette dell'orologio alle stragi di Parigi e di Bruxelles. Cherif doveva essere arrestato per l'ennesima volta proprio ieri mattina, ma la Polizia non l'ha trovato in casa.

Evidentemente stava preparando il vile attentato in un mercatino di Natale molto affollato, dove la gente allegra e spensierata faceva gli ultimi acquisti per la preparazione del presepe e dell'albero di Natale.

Ora è braccato dalla Polizia, si dice che sia finanche ferito ad un braccio.

E' riuscito a fuggire per i vicoli e le stradine di Strasburgo.

Dove sarà diretto? Sta forse preparando un altro attentato? Ma dove?

Mi torna in mente il terrorista dei mercatini di Natale di Berlino ricercato per giorni e giorni in Germania e poi ucciso in un conflitto a fuoco con le Forze dell'Ordine Italiane a Sesto San Giovanni.

Arrivati a questo punto una semplice domanda è d'obbligo.

Ma perché i terroristi dell'ISIS non attaccano per ora l'Italia? Perché le nostre Forze dell'Ordine sono molto più brave e preparate di quelle francesi e tedesche e quando riescono ad acciuffare un presunto terrorista per motivi di sicurezza viene subito espulso dall'Italia.

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Salta conduttura dell'acqua a Cosenza su Corso Umberto una delle vie principali che ha causato grave disagio agli automobilisti.

La rottura si è verificata stamattina e un forte boato ha fatto spaventare i commercianti della zona.

 

L'asfalto della strada, come del resto si può vedere dalla fotografia, è saltato in aria e una voragine si è formata sulla strada inghiottendo una vettura, una opel bianca, che stava transitando in quel preciso momento .

L'autista è rimasto fortunatamente illeso anche se forte è stato lo spavento.

Sono subito intervenuti i Vigili Urbani che hanno rimosso subito la macchina intrappolata nella voragine, i Vigili comunali che hanno subito deviato il traffico e i tecnici del Comune che hanno subito provveduto a chiudere l'acqua dai serbatoi di Via de Rada e del Merone.

Appena la pressione è diminuita sono intervenute le ruspe di una ditta chiamata dal Comune e si son messe a scavare per trovare il guasto.

L'interruzione dell'acqua, inutile nasconderlo, potrà causare notevole disagio alle abitazioni circostanti. 

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maialeA Livorno ci sono alcune palazzine occupate abusivamente dagli stranieri e in una di queste una famiglia ha macellato un maiale. Apriti cielo. Ha suscitato un grande scalpore e le proteste sono fioccate a iosa. L’uccisione, la depilazione, la squartatura del maiale appeso al “manghiellu” sono stati postati su Facebook e hanno sollevato, come era prevedibile, una vera e propria polemica. Ma come si sono permessi! Chi ha dato loro l’autorizzazione di uccidere un maiale in casa e poi in quel modo tribale? E poi fare assistere al rito cruente finanche una bambina? Voglio ricordare ai miei amici lettori che anche dalle nostri parti, nei nostri paesi e specialmente nelle nostre campagne fino agli anni ottanta ogni famiglia allevava un maiale in casa con gli avanzi della cucina, delle castagne, delle ghiande. Spesse volte era costretto ad allevarne due perché uno era destinato al padrone del terreno che coltivava, e che poi veniva regolarmente ucciso proprio in questo periodo dell’anno nelle giornate fredde ed asciutte e quando il maiale aveva raggiunto il peso ragguardevole di un quintale, un quintale e trenta. Famose erano le “vrodate” che mia madre faceva con i fichi mischiati con la farina di crusca che poi versava nello “scifo du puorcu”. L’uccisione del maiale, checché ne dicano e ne pensano i vegetariani, era una grande festa per tutta la famiglia, specialmente per la donna che per tutto l’anno aveva allevato con cura ed amore il maiale che per la famiglia contadina rappresentava la principale fonte di sostentamento. Per uccidere il maiale il norcino (u chianchiere) usava un lungo coltello acuminato, allora non c’erano altri rimedi per non far soffrire il maiale. L’uccisione in questo modo non era da nessuno considerata una barbaria. Vi ricordate, amici, il film “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi? Anche in quel film si assiste ad una uccisione del maiale come si faceva una volta e nessuno ha mai protestato. Dalle nostri parti era un lusso potersi permettere di allevare un maiale e poter mangiare poi la carne saporita. Ci sono alcuni oggi che protestano, che criticano i modi in cui vengono uccisi gli animali, ma poi si recano puntualmente alle macellerie dei supermercati tutti i giorni e non solo a Natale e a Pasqua a comprare la carne, le salsicce, le soppressate, i capicolli. Vedere uccidere un animale in quel modo come è stato postato su Facebook con quel lungo coltello e poi raschiato e depilato fa un po’ ribrezzo, è vero, però a noi che siamo vissuti in un’altra epoca non ci ha impressionato. Anche perché sin da bambino “il Chianchiere” mi chiamava a tenere la coda del maiale che quattro robuste braccia mantenevano fermo su una lunga cassapanca. Il maiale, il capretto, l’agnello, il coniglio, il gallo erano una risorsa per tutta la famiglia contadina di una volta. Venivano allevati per essere uccisi e mangiati. Amara chilla casa ca nun allevava nu maiale! Le braciole, le polpette, il sanguinaccio, le risimoglie, la gelatina, lo strutto, le frittule, andavi a comprarle ai supermercati? Ma dove erano i supermercati! E i soldi che ti li dava? E allora l’uccisone del maiale è stata sempre una gran festa. La sua morte serviva per dare la vita, la gioia, la felicità, la sopravvivenza alle persone che durante tutto l’anno si cibavano della sua carne. Avere ed uccidere un maiale voleva dire non morire di fame. Ma questo, quelli che oggi percepiscono lauti guadagni e pensione d’oro, non lo vogliono capire o fanno finta di non capire.

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stellaDottoressa carissima, nella nostra civilissima Italia, cattolica, ci sono alcuni sacerdoti, alcuni dirigenti scolastici, alcune maestre, alcuni sindaci che quando sentono aria di Natale cercano un po’ di visibilità e fanno a gara a chi la spara più grossa e si rendono, dunque, protagonisti di azioni più bislacche e assurde: bandire il Natale e i suoi ritti dalle nostre scuole e dalle nostre piazze, niente presepi in chiesa e nelle scuole, niente crocifisso nelle aule scolastiche, niente suono delle zampogne, niente cullurielli in piazza. Per loro, tutto questo, offende i ragazzi di altre etnie nelle nostre scuole, offende gli uomini e le donne di altre religioni ma che vivono e lavorano nelle nostre case e nei nostri paesi. Il presepe, bene non farlo, dice il parroco don Luca Favarin di Padova, ben conosciuto in città per le sue attività in sostegno dei migranti, degli emarginati e dei poveri, per rispetto ai poveri, del Vangelo e dei suoi valori. Per questo prete evidentemente il Serafico San Francesco d’Assisi che costruì il primo presepe era dunque contro i cristiani. Hanno fatto molto discutere sui social le affermazioni di don Luca. Ha strappato pure qualche consenso, ma ha ricevuto un profluvio di critiche. E il parroco della chiesa di San Torpete a Genova don Paolo Farinella, anche lui parroco di frontiera, al servizio sempre dei poveri e degli emarginati, per protestare contro la Lega e Salvini i e perché contrario al Decreto Sicurezza approvato dal Parlamento Italiano ha fatto sapere che terrà la chiesa chiusa durante le feste natalizie e non celebrerà la Messa di Natale. I suoi parrocchiani hanno votato Salvini, dunque sono complici di lesa umanità e di deicidio. Il parroco nella sua newsletter inviata e poi pubblicata sul “Fatto Quotidiano” ha così scritto:- Natale non è più Natale cristiano, non più memoria della nascita di Gesù, ma cinico fatto commerciale, mescolato a ripetuti riti e liturgie-. Se si fosse fermato qui non ci sarebbe nulla da eccepire. Infatti il Natale di oggi non è più il Natale di ieri. E’ un Natale commerciale. E’ il Natale della corsa sfrenata ai regali anche costosi, alle luminarie, ai torroni e ai panettoni, alle feste, agli spettacoli in piazza con artisti famosi che costano un sacco di soldi, ai fuochi d’artifizio, allo champagne, ai pranzi luculliani che non finiscono mai. Sì, è il Natale delle abbuffate, così dice don Paolo – mentre migliaia di cristi muoiono di fame e di freddo in mare, nei bordelli della Libia, pagati dall’Italia che fomenta le guerre con l’immondo commercio delle armi-Abbiamo dimenticato, questo è vero, che il 25 dicembre di ogni anno noi cristiani celebriamo la nascita di Gesù in una stalla a Betlemme al freddo e al gelo. Ma don Paolo va oltre e paragona Gesù come un migrante, costretto a fuggire dalla sua amata terra in Egitto perché perseguitato e se si presentasse da noi oggi, col decreto immondo di Salvini, sarebbe fermato alla frontiera e rimandato indietro perché migrante economico, perché senza permesso di soggiorno e perché in Palestina non c’è una guerra vecchia dal 1948. Tante sono state le reazioni dei lettori. Il prete deve fare il prete e celebrare le Sante Messe e amministrare i sacramenti, se vuole fare il politico deve abbandonare l’abito talare e presentarsi alle elezioni. Per alcuni, visto che la sua chiesa rimarrà chiusa e diventerà inutile, sarà candidata alla vendita come auspicato dal Santo Padre e con il ricavato potrà davvero aiutare i poveri, i più bisognosi della sua parrocchia, gli emarginati e i migranti. Lei, cara dottoressa, cosa mi dice di questi sacerdoti che si rifiutano di costruire i presepi e di celebrare la Santa Messa il giorno del Santo Natale?

Francesco Gagliardi

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san-nicola-eventiA Santu Nicola ogne vallune sona e ogni mandria fa la pruovula. A San Nicola la portata d’acqua lungo i corsi dei fiumi, dei torrenti, dei valloni è abbondante e quindi sono rumorosi e ogni mandria produce più del solito prima che arrivi il crudo inverno. Questo era un antico proverbio e un modo di dire per oggi 6 Dicembre . La Chiesa cattolica oggi festeggia il grande Santo, San Nicola da Bari. Mi ricordo che una volta veniva festeggiato anche a Lago (‘U Vacu), un paese confinante al mio, molto carino e ricco di tradizioni culturali e popolari. Il Santo Patrono del simpatico paese è infatti San Nicola (Santu Nicova in dialetto laghitano) e la chiesa parrocchiale è intitolata proprio a San Nicola. E qui voglio ricordare la famosa “Strina”, una antica tradizione folcloristica tipica dei territori della nostra terra e chi la cantava erano gli strinari, molto bravi ed intonati. Andavano in giro per le case a cantare la strina per portare gli auguri e per raccogliere regali. Se le porte delle case rimanevano chiuse erano canti ingiuriosi. Si vendicavano con stornelli sdegnati e pieni di profezie di disgrazie. E poi i famosi biscotti di San Nicola che venivano preparati dalle massaie il giorno della festa, benedetti dal sacerdote e poi distribuiti ai fedeli che erano in chiesa. Quelli rimasti venivano gelosamente conservati come oggetti sacri, e quando si sentiva nell’aria minaccioso il brontolio dei tuoni, precursori delle tempeste, si esponevano fuori sulle finestre o sui balconi, credendo vi fossero in essi la virtù di scagionarle. Tutto questo me lo raccontava la signora Giuseppina, originaria di Lago, e che aveva sposato l’ufficiale postale del mio paese. Ho voluto accennare a questa credenza per cogliere l’essenza dell’animo popolare che è andata lentamente sgretolandosi sotto i colpi potenti del civile progresso, ma che offre ancora oggi la possibilità di scoprire le tracce di un mondo rurale, semplice, dove la gente si accontentava del solo pane quotidiano, dove la chiave di casa era nascosta nella buca della gatta, dove gioia e dolore venivano divisi con gli altri, dove tutti si aiutavano a vicenda. Ma ritorniamo al proverbio. Questo proverbio è noto in tutta la Calabria, è frutto di esperienza di vita quotidiana e costituisce un estimabile bene culturale nella storia delle tradizioni popolari calabresi. Esso fa parte dei cosiddetti proverbi meteorologici. Ci venivano detti dalle nostre mamme, dai nostri padri, perché gente contadina. Eccone alcuni: Se è malu tiempu da muntagna piglia la zappa e vatinde in campagna. Se è malu tiempu da marina piglia a pignata e vatinde in cucina. Alla Candelora de l’inverno siamo fora, ma se piove e tira vento dell’inverno siamo dentro. Se il ragno fa il filato il bel tempo è assicurato. Quandu se sente la littorina cambia lu tiempu. Quandu jazze de mullure ‘nde fa senza misura.

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