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Una famiglia molto conosciuta a Rende e a Cosenza è stata distrutta.

Il capo famiglia insieme al fratello gestiva un avviato negozio di telefonia in Piazza Autolinea a Cosenza.

Quattro cadaveri sono stati trovati dai Vigili del Fuoco e dai Carabinieri in una villetta in Contrada Cutura in Via Malta, due all’ingresso uno sull’altro, uno nel corridoio e un altro in una stanzetta.

Questo è il quadro di un dramma che si è consumato il 12 febbraio, giorno in cui a Cosenza si festeggiava la Madonna del Pilerio, Patrona della Città. Secondo gli inquirenti e i primi accertamenti a sparare sarebbe stato il Capo Famiglia Salvatore Giordano il quale poi dopo la mattanza si sarebbe sparato con un colpo di pistola in bocca.

Avrebbe utilizzato due pistole, una 7,65 e una 3,57 rinvenute nella abitazione ed anche un coltello trovato sporco di sangue, utilizzato, evidentemente, per colpire le vittime le quali, dai primi accertamenti hanno riportato ferite in varie parti del corpo.

Le pistole rinvenute appartengono al padre di Salvatore, legalmente detenute in quanto erano state regolarmente denunciate e che vive insieme alla moglie nel piano inferiore della villetta.

I due figli uccisi una femmina e un maschio avevano rispettivamente 28 e 25 anni.

La figlia Cristiana lavorava in un call center di Rende, mentre il figlio maschio Giovanni era uno studente universitario prossimo alla laurea.

Quale sarebbe il movente del delitto?

Nessuno ancora lo sa.

Potremmo avanzare diverse ipotesi.

Aspettiamo ulteriori esami, anche perché gli inquirenti tacciono.

Gli inquirenti nel tardo pomeriggio di ieri hanno posto sotto sequestro perché vogliono esaminare la contabilità per cercare il movente della strage, perché di strage si tratta.

Una famiglia per bene, conosciuta e apprezzata da tutti completamente distrutta.

Fino ad ora non si fanno ipotesi, non si escludono altre piste.

E se fosse stato un quinto uomo a sparare ?

I Carabinieri e la Procura di Cosenza indagano per capire il movente della strage che ha sconvolto Rende e la città di Cosenza perché la famiglia Giordano è molto conosciuta e apprezzata.

I vicini di casa, gli amici e i parenti tutti sono sotto shock.

Io conoscevo Salvatore, era un mio carissimo amico e spesso mi recavo al negozio per comprare qualche cosa, ma anche per salutarlo.

Sempre sorridente, cordiale e gentile con tutti.

Pubblicato in Calabria

Sempre attento e sul pezzo il nostro amico Francesco. E talvolta , come adesso, anche per notizie tristi:

“Amici miei, oggi dovrò darvi una bruttissima notizia che non avrei mai e poi mai voluto darvi: un ragazzino bresciano di appena otto anni si è tolta la vita impiccandosi perché era stato rimproverato dai genitori forse per qualche cosa che aveva commesso a scuola.

La tragedia si è verificata a Travagliato in provincia di Brescia.

E’ stata la madre del piccolo a trovare il piccolo nel primo pomeriggio di giovedì mentre era nella sua cameretta.

Per compiere il terribile gesto il bambino ha usato una sciarpa che poi ha fissato ad un armadio.

Era ancora in vita quando è stato trovato.

La madre sconvolta ha urlato tutto il suo dolore chiedendo aiuto.

L’ambulanza è arrivata sul posto e a sirene spiegate ha trasportato il piccolo al nosocomio di Brescia dove è stato ricoverato in terapia intensiva.

Il suo cuoricino ha cessato di battere durante la notte.

Sul caso la Magistratura ha aperto un’indagine, subito chiusa perché per l’accaduto non ci sono responsabilità né da parte dei genitori né di altri familiari.

La tragedia ha scosso Brescia e tutta la provincia, ma anche tutta la comunità Pakistana che nel bresciano è molto numerosa.

Ndr Da Bresciatoday

Il giorno dopo la tragedia un silenzio surreale avvolge la scuola elementare di Travagliato. La notizia della drammatica scomparsa di un alunno di terza arriva via telefono, tra una lezione e l'altra, spezzando la routine quotidiana col suo indicibile carico di disperazione.

Ad avvisare le maestre sono proprio i genitori del bimbo di 8 anni.

Poche parole che lasciano subito spazio alle lacrime, da una parte e dall'altra del telefono. 

I volti delle insegnanti segnati da incredulità e sgomento per un dramma che sembra davvero inspiegabile.

Come si potrà mai trovare le parole giuste per spiegare ai propri alunni il perchè di quel piccolo banco per sempre vuoto?

"Siamo tutti sotto shock - spiega Davide Uboldi, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Travagliato ( nella foto).

È un gesto assurdo e inspiegabile per un bambino così piccolo, che non aveva problemi particolari né di rendimento scolastico né di comportamento: prendeva buoni voti, aveva la media del sette, ed era ben inserito nella classe."

Il dramma si è consumato proprio nell'intervallo tra le lezioni del mattino e il rientro pomeridiano.

Il bimbo era rincasato per pranzare con la famiglia: sgridato dai genitori perchè non voleva rientrare a scuola, si sarebbe chiuso nella sua cameretta e si sarebbe tolto la vita impiccandosi nell'armadio. Quando la madre lo ha trovato, il suo cuoricino aveva già smesso di battere.

È stato rianimato sul posto, poi la corsa al Civile di Brescia e il ricovero in Rianimazione, dov'è spirato nella notte tra le braccia di mamma e papà.

"Una famiglia tranquilla, come tante - racconta il dirigente scolastico -. 

Anche tre dei quattro fratelli del bimbo scomparso frequentano il nostro istituto e non abbiamo mai avuto problemi a comunicare con i loro genitori, sempre presenti e attenti." 

Pubblicato in Italia

Il 7 novembre scorso, cari amici lettori, vi ho raccontato la storia di quella maestra che subì una vile aggressione da parte di un ragazzo di origine albanese.

La storia era vera, non era frutto della mia fantasia.

 

 

Eravamo a Mirandola, un paese della provincia di Modena, tristemente noto perché colpito dal vasto terremoto dello scorso anno, Istituto Professionale “Galileo Galilei”, prima superiore, finito nell’occhio del ciclone per un video postato sul web in cui si vede benissimo un ragazzo di 15 anni che tira con estrema violenza un cestino dei rifiuti alla professoressa di matematica durante l’ora di lezione seduta in cattedra che resta tuttavia immobile.

Se da un lato molti che hanno visto il video si sono indignati per il vile gesto compiuto dal ragazzo, dall’altro lato non c’è stata alcuna reazione, anzi hanno cercato di minimizzare l’accaduto.

Sono dei piccoli episodi insignificanti che si verificano nelle classi scolastiche.

Il ragazzo non voleva colpire l’insegnante e non aveva nessuna intenzione di fare del male.

Ha poi chiesto scusa. In fondo è un ragazzo.

Il vile gesto, però, non è finito qui, ora è al vaglio delle forze dell’ordine..

Del vile gesto ne hanno parlato quasi tutti i giornali.

E Massimo Gramellini sul Corriere della Sera nella sua rubrica “Il Caffè” ha scritto una lettera alla professoressa intitolandola ”La forza del cestino”.

A Gramellini più della bravata del bulletto, lo ha colpito la mancanza di reazione della professoressa.

“Il cestino le rimbalza addosso eppure lei non alza nemmeno la testa, vittima muta e inerte di un oltraggio inaccettabile, ma evidentemente considerato ineluttabile”.

A distanza di pochi mesi la storia si ripete, siamo nel casertano e precisamente a Santa Maria a Vico, Istituto Tecnico Commerciale “Ettore Majorana – Bachelet”, e un ragazzo di 17 anni di Acerra, che frequenta la scuola non lancia il cestino della spazzatura contro la maestra, ma addirittura con un coltello a serramanico la ferisce al volto.

Colpa della professoressa?

Voleva interrogarlo per fargli recuperare una insufficienza.

La ferita ha richiesto 32 punti di sutura.

Ancora la maestra è ricoverata presso l’ospedale di Maddaloni per le cure del caso.

Ma dal letto dell’ospedale non infierisce contro il suo aggressore.

Lo ha già perdonato e chiede addirittura alla sua dirigente scolastica di non infierire contro il ragazzo, il quale si è già pentito del vile gesto e ha chiesto perdono ed è pronto ad espiare le sue colpe.

– Non faccia del male a quel ragazzo – dice la professoressa Franca Di Blasio di 54 anni – madonna mia, non ce l’ho fatta a cambiarlo .

Ho cercato di spingerlo a fare meglio, non ce l’ho fatta –

E considera il gesto scellerato del ragazzo non solo come un fallimento della scuola in generale ma un proprio fallimento.

Sui social sono in tantissimi che, pur apprezzando la sensibilità della professoressa, chiedono una punizione esemplare per il ragazzo.

Gli studenti dell’Istituto hanno condannato l’episodio e hanno espresso alla Professoressa d’Italiano tutto il loro affetto e all’intero Corpo Docente che quotidianamente si prende cura di loro, non solo istruendoli, ma soprattutto educandoli al rispetto delle regole e delle persone.

Così ha scritto il Ministro della Pubblica Istruzione Fedele condannando l’accaduto;- Inaccettabile che uno studente arrivi armato in classe, simili episodi di violenza non dovrebbero mai accadere,

men che meno in un luogo come la scuola, in cui educhiamo le nostre ragazze e i nostri ragazzi al rispetto -.

Dopo aver colpito l’insegnante il ragazzo è scappato ma poi è stato rintracciato dai Carabinieri davanti ad un bar nelle vicinanze della scuola.

Ora il ragazzo, studente al quarto anno, è richiuso nel Centro di accoglienza minorile dei Colli Aminei a Napoli.

A novembre abbiamo registrato il lancio di un cestino, a gennaio lo sfregio al viso con un coltello a serramanico, a marzo cosa dovremmo registrare?

Un bel colpo di pistola per gambizzare il docente che cerca di fare il proprio dovere in classi e luoghi difficili.

Una volta si faceva un gran chiasso e si occupavano le aule scolastiche, ora si ferisce e si sfregia chi cerca di far rispettare le regole.

La scuola è cambiata, e come é cambiata! In peggio.

Pubblicato in Italia

Quante volte abbiamo visto scritto sui muri delle case abbasso la “squola” con la doppia w rovesciata.

Ci siamo fatti una sonora risata perché evidentemente “squola” era stata scritta o da un buontempone o da un bambino.

Ma se “squola” con la lettera “q” viene scritta da un adulto e per giunta da un educatore, allora la cosa è molto grave.

Non ci fa più ridere, ci fa piangere.

Amici miei carissimi di Tirreno News, lo scorso 30 novembre ho scritto l’articolo:- Zebra si scrive con una “b” o con due “b”?-

Ve lo ricordate?

Una maestra di una scuola elementare “Antonio Gramsci” della provincia di Milano aveva corretto il compito di una ragazza disabile che aveva scritto la parola “zebra” correttamente con una sola “b”.

La maestra aveva aggiunto con la penna rossa alla parola zebra un’altra “b”.

Ed io vi avevo raccontato la scenetta più famosa e più vista del cinema italiano, quella di Totò e Peppino De Filippo.

Totò nel dettare a suo fratello Peppino la famosa letterina per la fidanzata del nipote ad un certo punto dice :- Punto, due punti. Ma sì, fai vedere che abbondiamo -.

Ma Totò e Peppino recitavano.

La maestra incriminata è una educatrice, non doveva commettere simili strafalcioni.

Quanto rumore per una sciocchezza, un incidente che può capitare, scrisse qualcuno.

Ebbene un altro incidente quasi simile è capitato ad una maestra di Venezia che insegnava ai suoi alunni di prima elementare a scrivere “squola” con la “q”.

Questa volta niente scusante, niente attenuanti, la maestra è stata licenziata perché ritenuta inadeguata al compito che lo Stato le aveva affidato: -Insegnare agli alunni a scrivere correttamente, a leggere e far di conto -.

La maestra incriminata non solo scriveva “squola” con la “q” ma anche acqua senza la “c”, e nelle parole dove servivano le doppie consonanti le toglieva e dove non servivano le aggiungeva.

E così palla diventava pala, e polo diventava pollo.

Il caso della maestra anche questa volta è finito sulle prime pagine di tutti i giornali. E’ intervenuto non solo il Dirigente scolastico di quella scuola elementare che l’ha sospesa per incapacità didattica ma finanche la Magistratura, dato che la maestra aveva fatto ricorso.

Ricorso respinto e così la maestra non apparirà mai più nelle graduatorie per insegnare.

Tutto è incominciato all’incirca tre anni fa in una scuola elementare di Veternigo.

La maestra insegnava nelle due classi prime A e B.

Degli errori madornali che la maestra commetteva se ne erano accorti per primo i genitori degli alunni i quali avevano incominciato a lamentarsi e a protestare col dirigente scolastico e poi a non mandare più i propri figli a scuola.

Meglio tenerli a casa, tanto a scuola non imparano nulla.

E così è stato.

Anche altre classi e altre maestre avevano protestato per solidarietà.

A questo punto la dirigente scolastica è stata costretta a segnalare il problema all’Ufficio Scolastico Regionale e subito si è avviata la procedura di licenziamento.

Licenziamento confermato dal Tribunale di Venezia sezione per le controversie del lavoro.

Ma ora che la maestra è stata allontanata dalla “squola” qualcuno mi dovrebbe spiegare come ha fatto costei quasi semianalfabeta ad insegnare nelle “squole” italiane.

Quali e quanti concorsi ha vinto?

Quali “squole” ha frequentato?

Ha superato gli esami di quinta elementare?

Quelli di terza media?

Quelli del Diploma magistrale?

Quelli che l’hanno esaminata erano tutti distratti ed ignoranti come lei?

Possibile che nessuno se ne sia accorto che avevano che fare con una persona ignorante e semianalfabeta?

Ma nel Bel Paese in cui viviamo e che abbiamo un Ministro della Pubblica Istruzione neppure diplomato, tutto è possibile e plausibile.

Ma il mestiere di maestra è più importante del mestiere di Ministro,sempre che riesca a scrivere “squola” senza la “q” e palla con due “l”.

Pubblicato in Paola

nave-jolly-rosso-webCi risiamo! A distanza di anni ancora una volta ci dobbiamo occupare della nave Jolly Rosso che si spiaggiò sul lungomare di Amantea e precisamente in località Formiciche nel dicembre del 1991. Sono passati 27 anni ed ancora si parla di inquinamento delle acque del fiume Oliva, di radioattività, di rifiuti tossici prelevati dalla nave piaggiata e che poi sarebbero stati interrati lungo il corso del fiume e nei terreni agricoli circostanti, di elevata mortalità e dulcis in fundo di mutazioni morfologiche delle trote che vivono nelle acque del fiume Oliva. La Corte d’Assise finalmente ha emanato la sua sentenza: Tutti assolti. Non solo sono stati assolti i proprietari terrieri della zona altamente inquinata, Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli, Arcangelo Guzzo, ma anche l’imprenditore Cesare Coccimiglio. Il Sig. Coccimiglio era il principale imputato accusato di avere interrato con i propri mezzi e con l’ausilio dei suoi dipendenti i veleni prelevati dalla Jolly Rosso e poi interrati nell’alveo del fiume Oliva. Un verdetto che ha lasciato tutti perplessi e il PM Maria Francesca Cerchiara ha subito impugnato la sentenza facendo ricorso alla Corte d’Appello, perché, evidentemente, i veri responsabili del disastro ambientale ancora non sono stati individuati. Nel corso del processo sono emersi però: l’avvelenamento delle acque e la radioattività del territorio. Le trote del fiume presentano mutazioni morfologiche non riscontrabili in natura e un livello di radioattività nel territorio molto alto. I terreni interessati, tutti terreni coltivati, appartengono non solo al Comune di Amantea, ma anche ai comuni limitrofi di San Pietro in Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro.

Pubblicato in Italia

gesuAmici lettori, chi è Maria? E’ la madre di Gesù? Chi è Gesù? E’ il figlio di Dio. Per noi cristiani, dunque, usare i loro nomi e le loro immagini per fare pubblicità ad alcuni prodotti mi pare inopportuno ed una cosa sconcia,vuol dire umiliare il nostro sentimento religioso. Alcuni anni fa una società lituana che produce vestiti per uomo e donna ha lanciato una pubblicità utilizzando le foto di un uomo e di una donna che rappresentavano la Madonna e il figlio suo. La donna tutta vestita di bianco, con un bel tatuaggio colorato sul braccio destro ed in mano una collana di perle. L’uomo a dorso nudo indossava un paio di jeans e metteva in mostra anche i suoi tatuaggi sulle braccia e sul corpo. Sotto le immagini c’erano gli slogan: - Jesus, Mary! What a style! Mother of god, what a dress! Jesus, what a jeans!- Addirittura il nome di Gesù “God” era scritto in lettera minuscola. L’azienda era stata multata a dover pagare una multa di appena 580 euro perché si era servita di Gesù e di Maria per fare pubblicità ai suoi prodotti. Secondo i Giudici lituani quei cartelloni pubblicitari appesi in tutto il Paese avevano offeso la morale pubblica. La Corte di Strasburgo ha annullato la sentenza perché i simboli religiosi si possono usare nella pubblicità e la pubblicità usata dalla industria lituana incriminata non è offensiva o profana e non incita all’odio. Per quanto riguarda l’utilizzazione dei simboli religiosi nella pubblicità è intervenuta la rivista dei Gesuiti “Civiltà Cattolica” e Padre Occhetta così ha scritto:- La Corte di Strasburgo ha tradito il principio di laicità che si fonda sul rispetto della libertà religiosa.. Se si tutela il diritto di espressione si dovrebbe tutelare anche il diritto a non vedere umiliato il proprio sentimento religioso -. Ma anche in Italia, tantissimi anni fa, una industria dei jeans “Jesus” accompagnò la sua campagna pubblicitaria con un trionfante lato B di una bellissima modella e lo slogan “Chi mi ama mi segua”. Non successe nulla e i jeans di quella industria ebbero un enorme successo, se escludiamo qualche articolo dell’Osservatore Romano e qualche voce isolata di politici e benpensanti.

Pubblicato in Amantea Futura

Amici lettori, chi è Maria? E’ la madre di Gesù?

Chi è Gesù? E’ il figlio di Dio.

Per noi cristiani, dunque, usare i loro nomi e le loro immagini per fare pubblicità ad alcuni prodotti mi pare inopportuno ed una cosa sconcia,vuol dire umiliare il nostro sentimento religioso. Alcuni anni fa una società lituana che produce vestiti per uomo e donna ha lanciato una pubblicità utilizzando le foto di un uomo e di una donna che rappresentavano la Madonna e il figlio suo.

La donna tutta vestita di bianco, con un bel tatuaggio colorato sul braccio destro ed in mano una collana di perle.

L’uomo a dorso nudo indossava un paio di jeans e metteva in mostra anche i suoi tatuaggi sulle braccia e sul corpo.

Sotto le immagini c’erano gli slogan: - Jesus, Mary! What a style! Mother of god, what a dress! Jesus, what a jeans!- Addirittura il nome di Gesù “God” era scritto in lettera minuscola.

L’azienda era stata multata a dover pagare una multa di appena 580 euro perché si era servita di Gesù e di Maria per fare pubblicità ai suoi prodotti.

Secondo i Giudici lituani quei cartelloni pubblicitari appesi in tutto il Paese avevano offeso la morale pubblica.

La Corte di Strasburgo ha annullato la sentenza perché i simboli religiosi si possono usare nella pubblicità e la pubblicità usata dalla industria lituana incriminata non è offensiva o profana e non incita all’odio.

Per quanto riguarda l’utilizzazione dei simboli religiosi nella pubblicità è intervenuta la rivista dei Gesuiti “Civiltà Cattolica” e Padre Occhetta così ha scritto:- La Corte di Strasburgo ha tradito il principio di laicità che si fonda sul rispetto della libertà religiosa..

Se si tutela il diritto di espressione si dovrebbe tutelare anche il diritto a non vedere umiliato il proprio sentimento religioso -.

Ma anche in Italia, tantissimi anni fa, una industria dei jeans “Jesus” accompagnò la sua campagna pubblicitaria con un trionfante lato B di una bellissima modella e lo slogan “Chi mi ama mi segua”. Non successe nulla e i jeans di quella industria ebbero un enorme successo, se escludiamo qualche articolo dell’Osservatore Romano e qualche voce isolata di politici e benpensanti.

Pubblicato in Amantea Futura

Lunedì 29 gennaio è stato il termine ultimo per la presentazione delle liste elettorali e subito sono scoppiate nei vari schieramenti politici le aspre e feroci polemiche da parte degli esclusi.

Il Segretario del Pd Matteo Renzi si è subito buttato nella campagna elettorale che si annuncia difficile ed incerta, e per conquistare i voti delle persone anziane, dei nonni e delle nonne in particolare, ha pensato bene di far visita alle nonne Maria e Antonietta di 98 e 88 anni.

Ma i pronostici elettorali per il momento non sono a suo favore. Secondo alcuni sondaggi il suo partito è al di sotto del 25%, ciò significa che alla Camera avrà intorno a 130 Deputati e al Senato una sessantina.

Troppo pochi non solo per governare ma anche eventualmente per fare un governo di larghe intese con altri partiti.

Il Pd è dato dunque perdente e i partiti nanetti che gli ruotano attorno sono destinati a fare una brutta fine.

E’ dato perdente anche nelle Regione rosse e nei collegi elettorali che fino ad ieri erano considerati sicuri.

Stando così le cose per Renzi e Co. si prevede una debacle e dopo il voto pure una probabile nuova scissione da parte dei malpancisti e degli Onorevoli e Senatori che non hanno trovato posto nelle liste elettorali e che dopo il 4 marzo dovranno darsi da fare per trovare una occupazione decente fuori Roma.

Manca ancora un mese dal voto ma se i numeri sono questi addio Pd targato Renzi, PDR come lo hanno già chiamato Grasso, D’Alema, Bersani e la folta pattuglia che ha rifiutato di essere inclusa nelle liste lontano dai loro collegi elettorali.

Addio sogni di gloria del Puffo di Rignano!.

Le scaramucce sono già incominciate e molti hanno avvertito Renzi che dopo il 4 marzo ci sarà la resa dei conti e il tempo degli addii.

E dire che Renzi aveva spocchiosamente affermato:- Abbiamo formato la migliore squadra per vincere le elezioni -.

Ma anche in Forza Italia gli esclusi eccellenti sono pure parecchi e prima della presentazione delle liste hanno assediato a Roma in Piazza San Lorenzo in Lucina la sede del partito.

Addirittura alcuni degli esclusi hanno assediato la dimora del Cavaliere.

I malpancisti sono molti anche in Forza Italia.

Ma anche nel Movimento 5 Stelle non è che le cose stiano andando a gonfie vele.

Anche nel Movimento di Grillo ci sono i delusi e gli irritati per come è stata gestita la elezione dei candidati nelle parlamentarie.

Ma ormai i giochi sono fatti, il 4 marzo andremo a votare sperando in una grande affluenza alle urne e toccherà a noi elettrici ed elettori mettere il segno di croce sul partito e sul candidato che riterremo più onesto, più preparato, più intelligente, più affidabile e fare definitivamente selezione, scartando i faccendieri, i voltagabbana, i quaquaraqua che sono poi tanti e che si trovano purtroppo in tutti gli schieramenti politici.

Ai cari futuri Deputati e Senatori che verranno eletti e che sono chiamati a guidare il Bel Paese quasi allo sfascio auguro buona fortuna e che possano davvero fare cose buone e giuste per tutti e che possano fermare l’immigrazione selvaggia, la delinquenza, la disoccupazione, le ingiustizie, gli abusi ed i soprusi, le lunghe file e le barelle poggiate sui pavimenti nei pronti soccorsi degli ospedali e la voracità fiscale, perché in Italia paghiamo troppe tasse e non sappiamo dove vanno a finire.

Non aggiungo altro per non rovinare loro la festa.

Buona fortuna!

Pubblicato in Amantea Futura

Il 4 marzo andremo a votare per il rinnovo del Parlamento Italiano e nel Collegio maggioritario di Cosenza troveremo, grazie a Renzi, il nome di Giacomo Mancini che corre con il Pd e se dovesse vincere entrerebbe in Parlamento non per meriti propri ma grazie a una storia di cambi di casacca e giravolte inimmaginabili.

Giacomo è nipote dell’On. Mancini, già Sindaco di Cosenza, tante volte Ministro e Segretario Nazionale del glorioso Partito Socialista Italiano.

E’ nato, dunque, Socialista.

Viene eletto Deputato la prima volta con i DS, rieletto con i radicali con la Rosa nel Pugno, Assessore Regionale in Calabria nella Giunta di Scopelliti (centro destra), sostenitore di Denis Verdini nelle elezioni amministrative di Cosenza in opposizione ad Occhiuto, ora, 2018, candidato col Pd.

Ne ha fatta di strada il giovanotto. Caspita!

Ora aspetta un altro miracolo.

Sarà difficile che venga eletto nella sua Cosenza, troppi candidati eccellenti concorrono per l’unico seggio. Però non è detto.

Un nuovo e strano miracolo potrebbe avverarsi.

Dovrà aspettare ancora un po’ e sperare che un suo ex amico o compagno venga eletto Deputato, guarda un po’ il caso, nel medesimo collegio: Orsomarso, Consigliere Regionale in carica con Forza Italia.

Se venisse eletto Deputato Orsomarso che tutti lo danno quasi certo, dovrebbe lasciare la carica che occupa e così Giacomo Mancini potrebbe entrare, e questo sì che è culo, grazie a Berlusconi, nel Consiglio Regionale della Calabria con Forza Italia, essendo il primo dei non eletti nella tornata elettorale di alcuni anni fa.

Che destino crudele.

Quante giravolte deve fare questo pargolo per campare.

Ma chi è veramente costui?

E’ un socialista, è un renziano, è un berlusconiano, è un verdiniano, è un pdiota, è un meloniano.

E’ tutto e nessuno.

Aspira ad essere Deputato o Consigliere Regionale e sedersi nelle comode poltrone di Montecitorio o di Palazzo Campanella.

Il resto non conta.

In questa tornata elettorale, dunque, giocherà su due fronti consapevole che se non andrà a Roma con il centrosinistra andrà verso Palazzo Campanella col centro destra.

La passione politica che gli ha trasmesso il nonno è rimasta, la coerenza no.

Gian Antonio Stella alcuni anni fa così ha intitolato un suo articolo sul Corriere della Sera:-Il rampollo volubile cambia sempre bandiera –

Il riferimento, ovviamente, era rivolto all’ultimo cambio di casacca del nipote dell’illustre e compianto Ministro e Sindaco di Cosenza On. Mancini, passato in pochissimo tempo dal centro sinistra a Forza Italia per far attracco oggi verso il porto renziano, ritenuto più sicuro, visto il vento che spira.

Indimenticabile – concludeva Stella – il giudizio di Mancini Junior su fedelissimi che non l’avevano seguito nell’addio al partito di Berlusconi (voltagabbana) e una pagina Facebook in cui incitava a voltare pagina:- A casa i faccendieri, i saltimbanchi, i collezionisti di incarichi e prebende-

Un gigante, non c’è che dire.

Pubblicato in Cosenza

le-iene-showDomenica 7 gennaio u.s. due inviate della trasmissione di Italia 1 “Le Iene” erano a San Vincenzo La Costa, paesino in provincia di Cosenza, per intervistare il Parroco del paese perché volevano indagare su una presunta relazione del Parroco con una donna del posto. Il sacerdote si era fatto regolarmente intervistare in sagrestia dopo aver celebrato la Messa dall’inviata delle “Iene” Valeria Castellana, anche lei calabrese, nativa di Cosenza. Aveva risposto a tutte le sue domande. All’uscita dalla sagrestia, però, trovarono alcune persone che le stavano aspettando e con fare minaccioso, secondo quanto hanno riferito poi le dirette interessate, incominciarono a colpirle con calci, pugni, schiaffi. Gli aggressori si è poi saputo erano alcuni parenti del sacerdote che evidentemente non avevano gradito la presenza delle “Iene” e cercavano di impedire di mandare in onda l’intervista distruggendo la telecamera. Il sacerdote non è intervenuto, se ne è stato in disparte. Anziché fermare gli aggressori incominciò ad inveire contro le due inviate e li invitava a strappare la telecamera e distruggere il rollino. Questo è quanto raccontato dalle due inviate. Per questo episodio di intolleranza il Parroco ha subito chiesto le dimissioni all’Arcivescovo della Diocesi di Cosenza la cui parrocchia dipende motivandole con queste parole:- Lascio l’incarico perché si possa fare luce e chiarezza sulle vicende accadute, confidando nel regolare corso della giustizia -. Mons. Nolé ha accettato le dimissioni del parroco e nominato amministrativo parrocchiale Don Francesco Castiglione. Mons. Nolé ha condannato ogni forma di violenza, fisica, verbale e morale, e ha espresso solidarietà e vicinanza al Parroco, ai suoi genitori e a tutta la comunità di San Vincenzo La Costa. L’aggressione delle “Iene” e le dimissioni del Parroco hanno sollevato un enorme polverone nella comunità religiosa di questo paesello. L’Inviata delle “Iene” Sig.na Valeria intervistata da Radio Libera Bisignano (RLB) ha raccontato i fatti e ha affermato che lei non voleva in alcun modo rivelare il paese in cui aveva realizzato l’intervista e il nome del parroco per la presunta relazione con una donna del luogo. Non si aspettava l’aggressione perché non aveva nessuna intenzione di criminalizzare la comunità di San Vincenzo perché questi fatti possano accadere dovunque. Dopo l’aggressione ha ricevuto sostegno da tutti, amici, conoscenti, giornalisti e dalla sua città natale che è Cosenza. Tutti le hanno dimostrato vicinanza. Si è rammaricata perché non ha sentito una parola dai vertici della chiesa cosentina. Due sono le denunce per l’avvenuta aggressione. Della vicenda se ne sta occupando la Procura di Cosenza.

Pubblicato in Alto Tirreno
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