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Monsignor Nunzio Galantino, parroco di Cassano all’Ionio, è il prototipo del vescovo più papista del Papa.

Se Francesco sostiene che bisogna accogliere i migranti, lui afferma che occorre spalancare le porte.

Se Bergoglio predica la retorica dell’integrazione, lui subito prende iniziativa e fa in modo che quei profughi, da noi, ci arrivino davvero e ci restino pure.

Naturalmente questa sua attenzione terzomondista si è acuita in occasione di appuntamenti speciali, come la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, tenutasi il 14 gennaio 2018, all’insegna di quattro imperativi “Accogliere, Proteggere, Promuovere, Integrare”.

Nel presentare le iniziative della Chiesa previste per quel giorno, l’ex segretario della Cei (ormai acronimo di Comunità degli Emigrati in Italia), non si è lasciato sfuggire l’opportunità di pronunciare un sermone a favore del Buon Profugo, e contro coloro che vorrebbero sfruttarlo, cacciarlo o screditarlo.

Ed ha tuonato«L’immigrazione rischia di essere ridotta a merce elettorale e affrontata in un clima da stadio».

Ora monsignor Galantino promosso a presidente dell'Aspa, l'ente preposto all'amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, in occasione dell'uscita del suo volume 'Vivere le parole - Per un vocabolario dell'esistenza' (Piemme edizioni) con la prefazione firmata dal Papa, si sofferma anche sul decreto migranti che lunedì arriverà al Cdm e svela la SUA verità sui migranti.

E dice"Gli Sprar dove sono tenuti bene, e sono la stragrande maggioranza, sono istituzioni straordinarie perché il modo in cui sono stati concepiti dà garanzie".

Galantino bolla come 'bufala' la "storia dei 35 euro dati agli immigrati: "E' una balla grossa perché tutti sanno che lo Sprar non si fa all'aria aperta ma in un locale che deve avere sua consistenza per legge, una sua cura, deve avere operatori e tutte queste realtà non possono essere fatte in nero.

Se ciò accade, è bene che il governo intervenga e punisca ma dovere poi leggere tutte queste realtà che hanno capacità belle di promozione, è come minimo fuori posto perché gli operatori che sono lì sono italiani e vengono pagati con quei soldi.

Le utenze sono pagate all'Italia, il cibo è comprato in Italia quindi sono soldi che di fatto restano qui eccetto quei 2.50 euro che vengono dati a queste persone".

Una scelta precisa che parte dal presupposto che tanto chi gestisce gli Sprar sono Italiani, che chi lavora negli Sprar sono Italiani, che chi vende il cibo è Italiano, e che, in sostanza, grazie ai migranti si è determinato lavoro.

Monsignor Galantino deve aver studiato la teoria del grande economista John Maynard Keynes quello che diceva che, in periodo di crisi, lo stato dovrebbe pagare i lavoratori disoccupati per scavare una gigantesca buca e poi riempirla. In questo modo i lavoratori avrebbero un salario e potrebbero spendere, attorno alla buca si creerebbero negozi ed osterie ed infine l’economia potrebbe risollevarsi.

In conclusione monsignor Galantino svolge una posizione politica decisa a favore di chi ha fatto della immigrazione il proprio business politico, del tipo “se gli italiani non vi votano più cercate i voti tra gli immigrati”

A lui chiediamo perché mai il resto dell’Europa non fa quello che lui predica e perché mai il resto della chiesa europea sta zitta sul tema dei migranti o perlomeno non dice le sue stesse cose

Pubblicato in Italia

Tempestivo e puntuale Francesco Gagliardi ci invia una sintesi dell’evoluzione delle elezioni dopo la pronuncia delle Corte Costituzionale. A piè dell’articolo ci siamo permessi qualche riflessione:

 

“Finalmente, dopo una lunga attesa durata mesi, la Corte Costituzionale ha votato: la legge elettorale Italicum, voluta ardentemente dall’ex Premier Matteo Renzi, è stata parzialmente bocciata.

 

Resta il premio di maggioranza per il partito che supererà la soglia del 40% dei voti.

Scompare il ballottaggio considerato anticostituzionale.

La soglia di sbarramento è del 3% per aver seggi alla Camera dei Deputati.

Restano anche i 100 capilista bloccati scelti dai partiti, ma non saranno loro, eletti in più collegi elettorali, a scegliere il collegio, bensì si procederà al sorteggio.

Gli altri Deputati verranno scelti con le preferenze, con l’alternanza di genere, fino ad un massimo di due. Il territorio italiano verrebbe diviso in 20 circoscrizioni, a loro volta suddivise il 100 Collegi. La Calabria avrà tre Collegi che eleggeranno 20 Deputati, 8 solo nel Collegio di Cosenza.

 

E gli altri Deputati cosentini che, nominati, oggi siedono in Parlamento?

Dovranno fare le valigie e sloggiare dal Parlamento e ritornare nei propri paesi e andare in cerca di una decente occupazione.

I seggi sicuri toccheranno ai capilista e a quei partiti che supereranno la soglia di sbarramento, i restanti seggi, pochissimi da dividere, proporzionalmente alle varie liste meglio classificate.

Un giornale on line così ha scritto:- La coperta è corta e i culi da riparare sono tanti-.

Se si dovesse andare a votare nella prossima primavera con questo sistema elettorale, alla Camera dei Deputati avremmo un modello proporzionale corretto, mentre per il Senato un sistema strettamente proporzionale, senza alcun premio di maggioranza.

Due leggi elettorali differenti che non consentiranno di avere la sera delle elezioni un sicuro e vero vincitore.

 

Ora che fare?

Alcuni partiti vogliono andare alle urne al più presto, magari in primavera.

Matteo Renzi ha fretta di votare perché vuole tornare al Governo e ha smania di rivincita. Farà piazza pulita di tutti quelli che hanno remato contro, perché ancora non ha digerito la cocente sconfitta del voto referendario.

 

La ferita brucia ancora.

Anche Beppe Grillo ha molta fretta perché sente finalmente odore di vittoria.

Spera che anche in Italia ci sia un effetto Trump come in America.

Mattarella e Berlusconi frenano.

Spetterà al Presidente della Repubblica sciogliere anticipatamente le Camere secondo i dettami della Costituzione e non lo farà se prima i partiti non avranno trovato un accordo.

Berlusconi frena perché non potrebbe candidarsi e questo danneggerebbe il suo partito ridotto ormai ad un lumicino.

Anche la Chiesa si è fatta sentire.

 

Il segretario della CEI Mons. Galantino ha affermato che non è normale che la Magistratura detti tempi e modi all’Amministrazione.

Quando interviene in questo modo vuol dire che la politica non ha fatto il suo mestiere.

La Chiesa parla, parla, ma nessuno l’ascolta, anche perché in Italia non c’è più un partito cattolico”.

Ndr. Che “gli altri Deputati cosentini che oggi siedono in Parlamento debbano tornare a casa non frega a nessuno”. Peraltro sono coperti da pensioni d’oro mentre i calabresi sono alla fame.

Che “la Chiesa parli, parli, senza che alcuno l’ascolti non credo dipenda dal fatto che non ci sia più un partito cattolico”. Secondo me dipende dal fatto che la chiesa non ha più  credito tanto più quando si ingerisce in fatti ad essa estranei . Galantino pensi alla chiesa e non allo Stato. Non è che nella chiesa le cose vadano bene!

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