BANNER-ALTO2
A+ A A-

Non finisce mai di sorprendere la vicenda di Calabria Verde.

 

Con Franco Iacucci arriva a 18 il numero degli indagati.

Ne da notizia Paolo Orofino su “Il Quotidiano del sud” di ieri 15 luglio evidenziando che il neo presidente della Provincia di Cosenza è stato interrogato per 3 ore negli uffici della procura di Catanzaro.

 

Una articolo a sorpresa.

Nessun altro quotidiano ad oggi , infatti, tratta della vicenda, quasi che si trattasse di un tabù.

Eppure , stando a quanto scrive Orofino , Iacucci sarebbe stato tirato in ballo da Furgiuele in merito all’incarico conferito all’agrotecnico Gennarino Magnone, che figura fra gli indiziati.

Ma scrive Orofino che :”Furgiuele, si ricorda, ha svelato tutta una serie di retroscena. In più ha citato nel suo racconto altri autorevoli esponenti politici e del Pd. Nei verbali ci sarebbe anche il nome di un noto avvocato calabrese. Non si esclude, quindi, che presto o tardi, la soglia della procura di Catanzaro, possa essere varcata pure da nuovi soggetti chiamati a rispondere su determinati punti”.

 

Ma eccovi l’articolo integrale de “Il Quotidiano del sud”:

Inchiesta su Calabria Verde: interrogato per tre ore in Procura il presidente della Provincia di Cosenza

CATANZARO – Franco Iacucci, presidente della Provincia di Cosenza, è stato interrogato in Procura nella veste di indagato. Ciò nell’ambito dell’inchiesta su Calabria Verde. Dopo il coinvolgimento di Gaetano Pignanelli in un fascicolo parallelo sull’azienda ex Afor incardinato presso la procura di Castrovillari – notizia riportata dal Quotidiano diversi mesi addietro – un altro stretto collaboratore del governatore Mario Oliverio, finisce sotto la lente della magistratura.

 

E per il governatore la cosa comincia a diventare quantomeno imbarazzante. Iacucci, infatti, è stato chiamato in causa per fatti che si sarebbero verificati nel periodo in cui ricopriva il ruolo di capostruttura del presidente della Regione, prima di essere eletto al vertice dell’amministrazione provinciale cosentina.

Iacucci, che è pure sindaco di Aiello Calabro (Cosenza), è stato interrogato per oltre tre ore negli uffici della Procura di Catanzaro, alla presenza del suo avvocato Gregorio Barba. L’interrogatorio, iniziato nel primo pomeriggio, è stato condotto dal pm Alessandro Prontera, titolare del maxi-fascicolo, assieme al procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, che ha aperto il caso dopo due articoli del nostro giornale, entrambi pubblicati nell’autunno del 2015.

«Il mio assistito – ha detto l’avvocato Barba – che peraltro aveva formalmente chiesto all’autorità giudiziaria di essere ascoltato dopo alcune recenti notizie di stampa, ha risposto e chiarito su tutte le questioni sollevate dal pm». Il legale ha inoltre espresso piena fiducia nei confronti degli inquirenti.

Il presidente della Provincia di Cosenza è stato iscritto nel registro degli indagati due mesi fa. L’elenco delle persone sottoposte ad indagine nel procedimento su Calabria Verde è stato aggiornato lo scorso mese di maggio, in funzione delle dichiarazioni di Paolo Furgiuele, ex manager di Calabria Verde, finito agli arresti e poi liberato dopo la sua decisione di collaborare con la procura. Gli indiziati, al momento, sono almeno diciotto. Iacucci è stato tirato in ballo da Furgiuele in merito all’incarico conferito all’agrotecnico Gennarino Magnone, che figura fra gli indiziati. Quest’ultimo, secondo la ricostruzione degli investigatori, non avrebbe il necessario titolo di studio per poter svolgere la mansione affidatagli nel 2015 da Furgiuele. L’ex direttore generale di Calabria Verde, nel corso di uno dei suoi lunghi interrogatori, ha sostanzialmente riferito ai magistrati, che il nominativo di Magnone, per l’incarico incriminato, gli era stato indicato da Iacucci. Ma le domande del pubblico ministero rivolte al presidente della Provincia di Cosenza, secondo indiscrezioni trapelate, avrebbero riguardato pure ulteriori argomenti. Furgiuele, si ricorda, ha svelato tutta una serie di retroscena. In più ha citato nel suo racconto altri autorevoli esponenti politici e del Pd. Nei verbali ci sarebbe anche il nome di un noto avvocato calabrese. Non si esclude, quindi, che presto o tardi, la soglia della procura di Catanzaro, possa essere varcata pure da nuovi soggetti chiamati a rispondere su determinati punti.

L’inchiesta su Calabria Verde va, dunque, avanti. Dopo la chiusura di una prima tranche dell’indagine, si sta sviluppando la seconda e più corposa parte del procedimento penale: al vaglio dei pm abbiamo profili di peculato, incarichi, gare d’appalto milionarie, distrazioni di fondi europei e interferenze della politica nella gestione dell’azienda sub-regionale, che dà lavoro a circa settemila dipendenti

PAOLO OROFINO

Pubblicato in Cosenza

Un fiume in piena. In questi tempi di magra Paolo Furgiuele è forse l’unico fiume in piena in tutta la Calabria.

Parla e non dimentica niente e nessuno, ma è solo!

Racconta negli interrogatori la sua versione sul bando per i mezzi antincendio.

Tira in ballo il capo di Gabinetto di Oliverio («voleva mettere un’altra ditta»).

Parla degli incontri tesi ai piani alti della Regione e l’intervento del governatore («mi compulsava»).

Descrive la cena ad Amantea a casa di Adamo per sostenere il presidente alle primarie e alle regionali 2014 .

Non ci sta Paolo Furgiuele ad essere additato come l’uomo nero dello scandalo che ha travolto Calabria Verde.

In quattro interrogatori, solo in parte coperti da omissis, l’ex direttore generale dell’Agenzia che ha preso il posto dell’Afor ripercorre la sua parabola.

Fa nomi e cognomi.

Ed ora gli atti, confluiti nei faldoni del procedimento coordinato dalla Dda di Catanzaro, sono al vaglio degli inquirenti.

Ovviamente parole potenzialmente esplosive che necessitano di verifiche e riscontri.

Nel giorno del primo interrogatorio Furgiuele racconta di quando «fui contattato da Nicola Adamo dal quale sono amico, in quanto ha la casa estiva vicino la mia ad Amantea e frequentiamo lo stesso lido».

Adamo «Mi chiedeva proprio in ragione della mia qualità di direttore generale di Calabria Verde di appoggiare alle primarie il candidato del centrosinistra Oliverio, che io peraltro neppure conoscevo (“Tra l’altro non è che mi sia molto simpatico…”, avrebbe detto il manager ad Adamo in quella prima telefonata, ndr)».

Furgiuele chiede consiglio all’assessore all’Agricoltura Michele Trematerra, che lo aveva nominato. Ottiene il via libera e incontra «a una cena organizzata a casa di Adamo lo stesso Oliverio».

A quella serata, secondo quanto racconta, avrebbero partecipato anche «l’onorevole Bruno Bossio, moglie di Nicola Adamo, Nicola Adamo stesso, il presidente Oliverio, Guccione e forse anche Iacucci, capostruttura della segreteria di Oliverio».

Furgiuele fiuta l’aria, capisce che Oliverio vincerà e supera indenne lo spoils system.

Gli interessi intorno a Calabria Verde sono enormi.

«Chi mi ha fatto più pressioni di tutti sulla questione dell’antincendio boschivo e che si è inserito nella procedura è stato Pignanelli. (…)

Infine si fu una lite furibonda con Giuseppe Bianco, dg della Presidenza. Ed un chiarimento al cospetto di Oliverio.

Secondo quello che Furgiuele racconta ai magistrati, i toni ai piani alti della Regione si fanno accesi. Oliverio «urla, inveisce contro Pignanelli in presenza di più persone, fu una cosa pubblica».

Poi Furgiuele parla dell’incarico a Magnone.

«Ne parlai con Iacucci e D’Acri. Per tutti gli incarichi mi sarei confrontato con il presidente Oliverio».

Furgiuele sostiene che«Il nome di Magnone mi fu suggerito dalla politica» considerato una sorta di consulente di fiducia dell’ex dg dell’agenzia regionale.

In uno dei suoi interrogatori, il manager prova a difendersi dalle accuse di aver assunto un professionista privo dei titoli necessari. E lo fa coinvolgendo pezzi della politica. Il succo del ragionamento svolto davanti agli inquirenti è: Magnone non l’ho scelto io, mi è stato segnalato. Anche in questo caso le parole di Furgiuele sono sottoposte a una scrupolosa verifica investigativa. L’ex direttore generale spiega: «Magnone mi è stato indicato da Franco Iacucci. Io andai da Iacucci con un elenco di professionisti che componevano la short list che era stata formata da una commissione al cui interno c’era anche Savio (Leandro, un altro dirigente di Calabria Verde, ndr), che all’epoca non aveva sollevato obiezioni sull’inserimento nella stessa di Magnone. Ho sottoposto questa short list a Iacucci, in qualità di capostruttura della Presidenza regionale, e al consigliere D’Acri, in qualità di delegato all’Agricoltura, affinché mi indicassero i nomi all’interno della short list da nominare».

«Anche per i successivi incarichi, di volta in volta avrei seguito sempre la stessa procedura di consultarmi con il mio assessore ovvero il presidente della giunta regionale per avere indicazioni sulle nomine». Il manager ribadisce che «Magnone mi è stato indicato separatamente, ma in maniera convergente, sia da Iacucci che da Mauro D’Acri», consigliere del gruppo “Oliverio presidente” e dunque la scelta «non era dovuta a mio interesse personale».

Sulle tracce Magnone, però, ci sono gli uomini della Guardia di finanza. Cercano di capire se la nomina sia regolare. Si imbattono in un’autocertificazione del perito: dice di essersi laureato in Scienze e Tecnologie agrarie all’Università Mediterranea nel luglio 2000.

Completa il documento con il voto: 88 su 110.

Peccato che dall’ateneo di Reggio Calabria non ne sappiano nulla. In una comunicazione del luglio 2016, infatti, «si informa che dalle ricerche effettuate nella Banca dati studenti non risulta il rilascio della laurea» a Magnone, che «è stato iscritto al corso di laurea in Architettura nell’anno accademico 1983-1984 e ha presentato rinuncia agli studi il 28 marzo 1990».

Pubblicato in Calabria

Intanto questi gli indagati della inchiesta condotta dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri e dal sostituto Alessandro Prontera che hanno chiuso la prima tranche dell’inchiesta, delegando gli uomini della finanza alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini a carico di sei persone:

Paolo Furgiuele, 58 anni residente ad Amantea ex direttore generale di Calabria Verde;

Alfredo Allevato, 56 anni, residente a Cosenza, direttore del terzo settore Forestazione, Antincendio boschivo e Sorveglianza idraulica;

Marco Mellace, residente a Satriano, 47 anni dirigente dell’ufficio Economato dell’Ente;

Antonio Errigo, 64 anni, di Serra San Bruno dirigente della segreteria del direttore generale;

Gennarino Magnone, 53 anni di Belmonte Calabro:

Emanuele Ciciarello, 36 anni di Catanzaro, dipendente dell’Ente ed attuale candidato al Consiglio comunale del capoluogo calabrese

I reati ipotizzati a vario titolo vanno dall’abuso di ufficio, al peculato alla violenza o minaccia a pubblico ufficiale, alla falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico.

Gli indagati sono assistiti dai legali Giovanni Merante, Nicola Cantafora, Riccardo Adamo, Giuseppe Mastrangelo, Alessandra Coppolino e Vincenzo Ioppoli

Essi avranno 20 giorni di tempo dal giorno della notifica del provvedimento della chiusura delle indagini per chiedere di essere interrogati dai contitolari del fascicolo, produrre memoria e compiere ogni altro atto utile per il diritto difesa prima che la Procura proceda con una richiesta di rinvio a giudizio.

Secondo l’accusa Furgiuele e Allevato avrebbero distratto circa 80milioni di euro ottenuti grazie ai fondi europei di Sviluppo regionale (Fesr), somma che sarebbe servita per la rimozione del rischio esondazione dei corsi d’acqua, per opere idrauliche, per mitigare ed eliminare il rischio frane con la messa in sicurezza degli insediamenti urbani in aree a rischio, utilizzata invece per il pagamento degli stipendi degli operai forestali alle dipendenze e in servizio in diversi cantieri nei distretti di Calabria Verde: da Malvito, a Verbicaro, ad Acri, a Santo Stefano di Rogliano, a San Giovanni in Fiore e a Bovalino.

Alfredo Allevato, poi, avrebbe minacciato una serie di direttori dei lavori alle sue dipendenze e in servizio nei cantieri territorialmente dislocati di Calabria Verde per costringerli a commettere un atto contrario ai doveri di ufficio, dapprima chiedendo loro la consegna degli stati di avanzamento dei lavori entro la fine del 2015, sebbene non avesse mai consegnato loro, secondo le ipotesi di accusa, i relativi progetti, la documentazione allegata e la strumentazione necessaria all’attuazione dei progetti stessi; poi li avrebbe diffidati con grave contestazione disciplinare: se quei lavori non fossero stati ultimati gli operai non avrebbero visto un centesimo del loro stipendio. Avrebbe costretto, inoltre i direttori dei lavori a redigere i Sal (Stato di avanzamento lavori) indicando come compiuti lavori in realtà non eseguiti o compiuti parzialmente.

Furgiuele, il suo uomo di fiducia Mellace e Allevato, avrebbero violato una serie di norme costituzionali, penali e decreti legislativi impiegando un’intera squadra di operai di Calabria Verde per sistemare l’abitazione privata dello stesso Furgiuele ubicata ad Amantea, spendendo all’incirca 50mila euro sul conto dell’Ente.

E così gli operai, a bordo di un Ford Transit aziendale di Calabria Verde, si sarebbero messi in viaggio per Amantea, facendo rifornimento con una scheda carburante “Q8”, sempre in dotazione alla stessa azienda per il restyling della casa al mare del direttore generale.

Furgiuele abusando dei poteri e della funzione di vertice avrebbe impartito precisi e reiterati ordini di servizio a Giuseppe Giancotti, capo cantiere con alle sue dipendenze più squadre di operai dislocati anche nei cantieri di Tiriolo, Sorbo San Basile, Catanzaro- Siano, Pentone e Fossato e allo stesso Ciciarello per reperire operai al servizio della casa di Amantea, un’abitazione di 200 metri quadrati.

Più volte sarebbe stato lo stesso direttore generale a contattare personalmente i lavoratori, ordinando loro di recarsi ad Amantea per realizzare il sottotetto dell’abitazione in perline e lana di roccia, l’intero pavimento laminato in ogni stanza, ristrutturare gli infissi delle porte di ingresso, rifare l’impianto elettrico, installare lampade esterne in giardino, senza tralasciare gli impianti idraulico e telematico

Secondo le ipotesi di accusa Furgiuele, Allevato, Mellace e Ciciarello, i primi due quali beneficiari dei rimborsi e gli ultimi due in qualità di dirigente e dipendente dell’Ufficio economato di Calabria Verde, avrebbero redatto e trasmesso alla dirigente del servizio economico finanziario le spese relative alla trasferta a Roma dal 18 al 21 dicembre 2014, inducendo la dirigente ad attestare il falso. In sostanza avrebbe rendicontato e rimborsato oltre le spese per i viaggio dei dirigenti anche quella dei loro nuclei familiari, sì perché secondo le ipotesi di accusa la nota riportante le spese di vitto e alloggio sarebbe servita a garantire gratis la permanenza a Roma anche ai parenti più stretti.

Pubblicato in Politica

L’inchiesta Calabria Verde giunge all’epilogo.

Il 4 maggio, scorso come si ricorda, gli uomini del Corpo forestale hanno effettuato una serie di perquisizioni a carico di dirigenti e consulenti dell'azienda Calabria Verde, ente strumentale della Regione Calabria, e titolari di ditte boschive.

 

Tra gli altri anche negli uffici del capo di Gabinetto di Mario Oliverio, Gaetano Pignanelli e del dirigente del dipartimento Agricoltura Mario Caligiuri.

Gli Indagati furono Marino De Luca, Aurelio Pio Del Giudice, Ivo Filippelli, Antonietta Caruso, Leandro Savio, Gennarino Magnone e Paolo Furgiuele, ex dg di Calabria Verde, Gaetano Pignanelli e Mario Caligiuri.

Le accuse a carico degli indagati, secondo quanto riportato dal decreto di perquisizione, furono di truffa in concorso.

 

Ora la DDA ha disposto le seguenti misure cautelari:

-Carcere per Paolo Furgiuele (ex direttore generale) e Alfredo Allevato (dirigente terzo settore). --Arresti domiciliari per Marco Mellace, dirigente dell'economato.

-Interdizione dai pubblici uffici per l'ex dirigente Antonio Errigo.

-Obbligo di dimora per l'agrotecnico Gennarino Magnone.

Al direttore Paolo Furgiuele è stato contestato il conferimento all’agrotecnico Gennarino Magnone dell’incarico di “dottore agronomo” , senza quindi che ne avesse i titoli per ricoprirlo.

Peraltro all’interno dell’ente vi erano almeno diciotto dipendenti con la qualifica e i titoli per poter svolgere il medesimo incarico.

La vicenda della nomina di Magnone è finita prima al TAR Calabria ed è ora pendente presso il Consiglio di Stato che si pronuncerà il 20 ottobre prossimo.

Ma la DDA non ha atteso la pronuncia amministrativa e stamani ha fatto eseguire i provvedimenti penali di cui in precedenza.

Pubblicato in Belmonte Calabro

Una vicenda quella di Calabria Verde che si fa ogni giorno di più intrigata ed intrigante.

 

Sessanta agenti del Corpo Forestale dello Stato sono stati impegnati ad eseguire una serie di perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.

Fra il materiale prelevato dagli inquirenti anche computers e hard disk.

 

Le perquisizioni sono state eseguite a:

Cosenza,

Catanzaro,

San Giovanni in Fiore,

Luzzi,

Amantea,

Belmonte Calabro.

Le attività rientrano nell’ambito di un’inchiesta sull'utilizzo del patrimonio boschivo.Nello scorso mese di marzo, infatti, la Procura della Repubblica di Castrovillari aveva sequestrato un bosco di oltre 1.300 ettari di proprietà di Calabria Verde a Bocchigliero (Cosenza) iscrivendo nel registro degli indagati cinque persone.

Le persone indagate sono nove ed a loro è contestato il reato in concorso di truffa aggravata.

 

Fra gli indagati figurano Gaetano Pignanelli, capo gabinetto del presidente della Regione, Mario Oliverio, (al centro nella foto)e Mario Caligiuri, capo struttura del Dipartimento Agricoltura della stessa Regione Calabria.

Marino De Luca impresa forestale

Gennarino Magnone agrotecnico

Antonietta Caruso, custode giudiziario del bosco.

Le altre persone indagate sono Leandro Savio, Aurelio Pio Del Giudice, Ivo Filippelli, Paolo Furgiuele.

 

L'inchiesta riguarda il rilascio di una concessione per lo sfruttamento di un bosco di 1.300 ettari a Bocchigliero, nel Cosentino, senza procedura di evidenza pubblica.

Savio avrebbe detto che «Il rilascio della concessione era già stato sollecitato dal capo di Gabinetto del presidente della giunta regionale, Gaetano Pignanelli, nonché dal capostruttura presso il dipartimento dell'Agricoltura Mario Caligiuri».

 

Sempre Savio avrebbe evidenziato «in primis l'interessamento di Gennarino Magnone – nominato consulente per il Piano di gestione in seno a Calabria Verde – al rilascio delle concessioni per la raccolta del legname in favore della ditta De Luca, nonché di altra ditta, Simon Legno, in quanto il De Luca si sarebbe recato direttamente presso gli uffici di Calabria Verde in compagnia di Magnone».

E a quel punto il consulente «avrebbe espressamente chiesto di avviare l'iter concessorio in favore del De Luca, pur a fronte della mancata presentazione della relativa domanda».

 

Per Savio ci sarebbe un'altro aspetto anomalo riguardo alla concessione, perché questa – secondo il suo racconto – «veniva consegnata brevi manu direttamente al De Luca dal Magnone».

 

Le indagini continuano e si ampliano.

Pubblicato in Calabria
BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy