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Ancora, sempre Francesco Gagliardi.

Un uomo che ama la sua terra e che la difende ricordandola nelle sue vicende, nei suoi tratti, nelle persone che la vivono e che la definiscono.

Ecco il suo ultimo contributo alla sua terra ed alle sue storie.

Leggetelo e ricordatelo:

“Con riferimento all’articolo apparso su Tirreno News il 30 gennaio u.s. “Oliva, il 6 marzo l’epilogo di una stranissima vicenda ambientale”, mi preme precisare alcune cose.

Il fiume Oliva non solo lo ha fatto conoscere e lo ha fatto diventare famoso Focus il 25 novembre 2010, ma ha contribuito pure l’articolo apparso in prima pagina de “il Manifesto” il 27 ottobre dello stesso anno.

A me non interessa come il processo che si sta svolgendo presso la Corte d’Assise di Cosenza andrà a finire, mi interessa sapere come le cose sono veramente andate.

Davvero sono stati interrati materiali altamente pericolosi che avrebbero contaminato l’area causando il dissesto ambientale e la morte e il ricovero per malattie cardiovascolari e soprattutto tumori maligni alle persone che hanno vissuto nella valle dell’Oliva?

Se è così allora perché il PM ha chiesto l’assoluzione per i proprietari terrieri incriminati?

Ha chiesto la condanna a 16 anni e mezzo di carcere soltanto per Coccimiglio accusandolo di disastro ambientale e morte a seguito di avvelenamento delle acque.

A quell’articolo apparso su “il Manifesto” pieno di menzogne e di luoghi comuni nessuno ebbe il coraggio di rispondere, lo feci solo io, ma io sono un semplice pennivendolo che grida nel deserto.

Ancora una volta un paese a noi molto caro ed una contrada ridente e rigogliosa sono finite sulla prima pagina di un importante giornale nazionale catalizzando l’attenzione pubblica, perché in quel luogo e propriamente sulle pendici del fiume Oliva, la Procura di Paola aveva trovato almeno centomila metri cubi di idrocarburi, arsenico, cromo, cobalto, antimonio, nikel.

“I fantasmi di Amantea”, così l’inviato del giornale aveva intitolato il suo lungo e dettagliato articolo.

Ancora una volta la gente del luogo veniva descritta come la scimmietta che non vede, non sente, non parla, vittime del silenzio. “che sanno e muoiono con quello sguardo quasi atavico della sottomissione”.

Le donne del luogo tutte vestite di nero sono state descritte con gli occhi neri e intensi che non osano guardare in faccia il giornalista e che abbassano pudicamente leggermente lo sguardo.

Le donne vestite di nero?

Che c’è di strano?

Perché meravigliarsi poi tanto?

Le nostre donne anziane vestono di nero se c’è un lutto in famiglia.

Alle domande del giornalista hanno risposto:- Non abbiamo visto nulla, non abbiamo visto un camion in queste strade-.

Un signore anziano si è avvicinato e lo ha invitato ad entrare nella sua cantina e a bere un bel bicchiere di vino rosato, frutto di quella terra che tutti dicono inquinata e del suo duro lavoro.

Perché il dottor Palladino si era meravigliato?

La nostra gente è stata sempre ospitale, molto affabile.

Ha sempre condiviso con gli altri le ansie e le gioie della vita.

Il vino era davvero buono e mentre lo sorseggiava disse al giornalista che in quel posto nessuno è morto a causa dei presunti veleni.

In questa contrada, secondo i racconti dei giornali, una persona su dieci era stata colpita da un tumore.

E la gente taceva.

Ma era tutto vero?

Al tempo dello spiaggiamento della nave Jolly Rosso esistevano soltanto alcune stradine di campagna.

I camion avrebbero dovuto trasportare le tonnellate dei rifiuti tossici attraverso quelle stradine vicine alle abitazioni e quindi la gente del posto avrebbe dovuto vedere quei camion e sentire il rombo dei motori.

Hanno detto, dunque, il vero quando hanno affermato che non avevano visto nulla.

Allora perché in questi lunghi anni è stata allarmata la gente del posto?

Nella valle del fiume Oliva la gente nasce, cresce e muore come la gente che vive in altre parti d’Italia.

Può anche darsi che nella valle siano state davvero interrate sostanze tossiche, ma dare la colpa del non ritrovamento alla gente del posto perché sta zitta ce ne occorre.

L’ostinato silenzio, quasi atavico ha scritto il giornalista, non dipende però dalla ignoranza e dalla sottomissione della gente contadina, dipende dal fatto che davvero non sanno nulla, non hanno visto nulla di anomalo lungo il corso degli ultimi anni e che con il loro silenzio non vogliono coprire nessuno.

Se ho scritto queste note è perché conosco e amo quella ridente contrada Gallo e la gente che vi abita.

Sono nato nel paese, San Pietro in Amantea, al quale la contrada appartiene e per lunghissimi anni sono stato insegnante e Vice Sindaco.

Sono stufo, quindi, di sentire le solite storielle.

La gente del comprensorio vuole sapere tutta la verità.

Mettere in circolazione notizie a volte superficiali e confuse è molto dannoso.

E la psicosi che ne segue è figlia senz’altro di questa superficialità.

Ndr. All’amico Francesco vogliamo ricordare le migliaia di mc di”monnezza indifferenzata” scaricati nel letto dell’Oliva, sotto gli occhi di tutti. Un fatto di cui pochi hanno avuto l’onestà ed il coraggio di parlare ( noi tra i pochi) mostrando anche le foto. Provate ad immaginare quanto percolato è arrivato a mare!

Sempre Tirrenonews ha, poi, pubblicato una lettera aperta ad Andrea Palladino, con il quale avemmo una lunghissima telefonata alla fine della quale lo invitammo a venire di nuovo ad Amantea, nostro ospite, per cercare insieme a noi “le altre verità”, quelle che Francesco ci ha raccontate, e per essere accompagnato la dove sono stati veramente seppelliti i rifiuti della Jolly Rosso, e tutto con le autorizzazioni sanitarie e politiche, anche esse scomparse come la verità che vorremmo conoscere.

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