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Agenpress –  Arresti in Italia e all’estero nei confronti di due clan mafiosi nigeriani.

L’indagine della Squadra mobile di Bari, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e l’ausilio della Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, è coordinata dalle pm della Dda di Bari Simona Filoni e Lidia Giorgio, e ha accertato che diversi episodi di aggressioni avvenuti negli ultimi anni all’interno del centro di accoglienza,

violenza sessuale su connazionali, risse e accoltellamenti, sarebbero riconducibili alle attività delle gang, ritenute vere e proprie associazioni per delinquere di stampo mafioso con suddivisione gerarchica dei ruoli, rituali di affiliazione, ricorso alla violenza e alla intimidazione.

Gli indagati rispondono di associazione per delinquere, tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione.

Una trentina le misure cautelari eseguite in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto e all’estero, in Germania, Francia, Olanda e Malta.

Era dal Cara di Bari-Palese (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) e poi dal quartiere Libertà dove si erano stabiliti, che gli appartenenti alle gang nigeriane arrestati oggi dalla polizia controllavano i traffici illeciti in città e in provincia.

Tra le principali fonti di guadagno dei gruppi criminali nigeriani presenti a Bari e documentate in questa inchiesta ci sono lo sfruttamento della prostituzione e l’accattonaggio davanti ai supermercati.

Ndr. Grazie al Papa, grazie al PD, grazie alla Lamorgese.

Pubblicato in Italia

La crimina lità nigeriana ha «articola zioni presenti in quasi tutte le regioni italiane e in tutti i paesi dell' Europa»:

 

 

 

sul nostro territorio sono presenti varie confraternite, come la Axe, la Eiye e di recente la Viking, che sembrano «al momento non collegate tra loro», anche se sta emergendo «l'ipotesi di una struttura verticistica unitaria che opera al di sopra», e coordina tutti i gruppi.

A spiegare il fenomeno è il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, in audizione al Comitato Schengen sul ruolo della mafia nigeriana nel traffico di esseri umani.

De Raho ha ricordato che anche per la 'ndrangheta si era sempre pensato a cosche autonome e poi nel 2010 si è arrivati a individuare l'organismo di vertice unitario con compiti di disciplina e di indirizzo generale.

Per queste organizzazioni - ha sottolineato - si può parlare di mafia perché utilizzano il metodo mafioso.

Anche se lo fanno non per il controllo del territorio o nei confronti di italiani, ma sulla sola comunità nigeriana.

Il procuratore ha evidenziato l'esistenza di rapporti con le mafie italiane.

Sul litorale domizio l'operatività dell'organizzazione nigeriana dipende dai clan camorristici mentre in Sicilia, Cosa nostra, consente che in alcuni quartieri operino nello spaccio e nelle prostituzione, in una sorta di coesistenza, senza fatti di sangue o scontri, «anche se non credo molto a una coesistenza paritaria».

I nigeriani sono considerati l'organizzazione più forte nel traffico della droga, nella tratta di persone, nello sfruttamento ai fini della prostituzione e nello sfruttamento lavorativo.

In questo modo è diventata la mafia più potente in Italia.

Esiste, poi - secondo de Raho - una sorta di «grande “consorzio” tra le varie organizzazioni criminali che operano in Africa, che agevolano e proteggono in qualche modo i migranti, fino alle coste libiche» dove ci sono dei «veri e propri campi di concentramento».

«Le indagini di sviluppo in occasione del traffico di migranti dalle varie procure distrettuali, presso cui i territori sono avvenuti gli sbarchi - ha considerato ancora il procuratore - hanno consentito di accertare che il migrante, in qualunque paese africano si trovasse, entrava in contatto con l'organizzazione criminale del luogo, che poi lo accompagnava dal paese di origine fino alle coste libiche ed è stato dimostrato il legame tra le varie organizzazioni criminali che operano nei diversi paesi dell'Africa.

E' capitato - ha proseguito - che i migranti che non hanno pagato il prezzo congruo siano stati tenuti in centri di concentramento sulle coste libiche, con una richiesta ai familiari di un ulteriore prezzo, un'integrazione.

Nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia è stato anche specificato che i nigeriani, al di là dell'adozione di “pratiche primitive”, come i riti voodoo, «declinano in maniera sorprendente grandi capacità nell'impiego di tecnologie avanzate e nella realizzazione di sistemi finanziari paralleli, grazie ai quali fanno affluire, verso la terra di origine, ingenti somme di denaro acquisite con le attività illegali».

La Dia ricorda anche che in Nigeria, dove Boko Haram continua a diffondersi, esistono posizioni estremiste filo-islamiche e invita per questo motivo a riservare la massima attenzione verso i nostri istituti di pena «per evitare che si alimentino percorsi di radicalizzazione».

E per fronteggiare il rischio la procura nazionale antimafia e antiterrorismo ha attivato e consolidato un canale di collegamento con la magistratura nigeriana per un costante scambio di dati e di informazioni.

Durante l'audizione de Raho ha specificato pure il ruolo rivestito dalla mafia cinese, che esiste ed è altrettanto forte.

«Abbiamo indicazioni chiarissime in Toscana - ha affermato -, dove il capo cosca era adorato addirittura come un dio e davanti al luogo in cui permaneva c'erano file di autovetture i cui conducenti scendevano solo per fare il bacia mano».

Mercoledì 27 Novembre 2019 di di Cristiana Mangani

Ndr Ditelo al Papa, ditelo al PD, ditelo alla ministra Lamorgese, eccetera

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I vari studi criminologici sulle mafie nigeriane confermano che dagli anni ’80, il crimine organizzato nigeriano si è ramificato in tutto il mondo. Tra i vari Paesi in cui ha attecchito stabilendo solide radici vi rientra senza dubbio l’Italia. Ci siamo chiesti quindi quali potrebbero essere le motivazioni per l’arrivo del crimine organizzato nigeriano in Italia. Non vi sono dubbi circa il fattore principale: le mafie seguono i flussi di denaro.

Questo ha motivato le organizzazioni criminali nigeriane a muoversi verso il nostro Paese e tramite esso invadere anche l’Europa.

Il fenomeno migratorio cominciò con la grande crisi degli anni ‘80 che portò la Nigeria verso la corruzione endemica e la più grande depressione economica del Paese. Questi eventi purtroppo hanno significato nuove opportunità di lavoro all’estero e quindi molti nigeriani emigrarono soprattutto avendo come meta il nostro Paese. Ovviamente assieme a tante brave persone nel flusso migratorio si mossero anche molte componenti della criminalità organizzata locale.

La Nigeria è il paese più popoloso dell’Africa, quindi, statisticamente, ha anche numero maggiore di persone coinvolte in attività criminali. Molti laureati disoccupati con ottime competenze informatiche hanno approfittato del boom dell’informatica negli anni ’90 e sono diventati specialisti nel settore dei crimini informatici. La famosissima truffa alla nigeriana è una truffa postale, sia informatica sia tradizionale, tra le più diffuse al mondo, inventata nel 1992 per lettera e nel 1994 per e-mail. Esistono numerose varianti ma in genere si presenta uno sconosciuto che non riesce a sbloccare un conto in banca di milioni di dollari, questi, sarebbe un personaggio noto che avrebbe bisogno di un prestanome che si occupi dell’operazione al suo posto in cambio di una percentuale. L’ammontare del raggiro è molto remunerativo senza che le autorità possano davvero fare qualcosa per fermare il fenomeno. Può sembrare assurdo ma da questa semplicissima truffa ha inizio il crimine transnazionale nigeriano.

In Italia, i gruppi criminali nigeriani ormai hanno stabilito partnership con tutte le mafie locali (ndrangheta, camorra, mafia siciliana, mafie pugliesi). Alcuni membri della mafia nigeriana confermano il dato già noto a noi studiosi della materia che i nigeriani s’ispirano alla struttura e ai metodi operativi delle famiglie mafiose italiane, usando l’intimidazione per gestire le loro attività e cercando di governare sia le imprese legali sia illegali attraverso il sistema delle estorsioni.

I gruppi criminali nigeriani hanno avuto un tale successo nel mimare le famigerate famiglie che la polizia italiana ha iniziato a considerarle “mafia”. Possiamo affermare senza timore di smentita che la mafia nigeriana oggi in Italia ha una struttura attiva, partenariati internazionali e una strategia criminale ben pianificata. L’arrivo di un gran numero d’immigranti nigeriani per le mafie autoctone ha significato all’inizio poter appaltare alcune attività criminali meno remunerative. Nel tempo però il crimine organizzato nigeriano si è affermato grazie alla grande richiesta di prostitute nigeriane e ha portato nel mercato italiano cocaina e soprattutto crack.

Agli inizi degli anni novanta, i locali notturni iniziarono ad assumere buttafuori nigeriani come sicurezza, sostituendo gli italiani che erano più inclini alla violenza e attiravano l’attenzione indesiderata della polizia. Questo ha dato una risorsa di marketing ai nigeriani coinvolti nella droga, che hanno potuto ampliare il loro mercato vendendo nei locali notturni. Questo ha consentito loro di affermarsi come spacciatori della catena di distribuzione di cocaina e crack.

La mafia nigeriana, prima di stabilirsi in Italia, ha creato sempre accordi di non belligeranza con le mafie autoctone. Per introdurre la droga in Italia, i nigeriani, utilizzano corrieri remunerandoli con circa tremila euro per ogni trasporto andato a buon fine. Si tratta soprattutto di donne, provviste di regolari permessi di soggiorno, che sono utilizzate non più di due o tre volte per evitare che la ripetizione dei visti insospettisca la polizia di frontiera. Ad alcune di queste donne particolarmente fedeli all’organizzazione è conferito il titolo di “maman” per avviarle alla gestione delle prostitute (vere e proprie schiave sessuali) di esclusiva origine nigeriana.

Altro settore sotto controllo delle mafie nigeriane è l’accattonaggio. Quando, cedendo al sentimento di umana pietà, regaliamo un euro all’immigrato che ci attende fuori dal supermercato, al semaforo, davanti al ristorante o al bar, è bene sapere che, di quell’euro, forse neppure cinque centesimi gli rimarranno in disponibilità. Il resto finirà all’organizzazione che lo controlla e cioè ai nigeriani. E’ un settore molto redditizio che va tutto a beneficio della mafia nigeriana. Se si pensa alle molte centinaia di fonti, da cui questo flusso di denaro proviene (parcheggi, questua, prostituzione, spaccio, caporalato), si parla d’ingenti guadagni che nessuna attività legale è in grado di eguagliare. Guadagni che la mafia nigeriana utilizza per acquistare droga, cercare altre rotte di smercio, aprire attività di copertura, come centri interculturali, circoli ricreativi e negozi etnici. In quasi tutte le regioni italiane a organizzare il caporalato sono i mafiosi nigeriani che schiavizzano gli altri clandestini sfruttandoli in condizioni totalmente disumane.

Nell’ultima relazione antimafia la DIA conferma che le cosche nigeriane sono radicate in almeno sette regioni: Lazio, Campania, Calabria, Piemonte, Puglia, Sicilia e Veneto, dove trattano da pari a pari con la malavita italiana e ci sono otto città che sono i loro capisaldi: Torino, Verona, Bologna, Roma, Napoli, Palermo, Bari, Caserta. I pentiti e le tante operazioni di polizia rivelano che anche Padova, Macerata, Ferrara e nella piccola regione del Molise sono entrate a far parte di questo elenco e che in Sardegna, a Cagliari in particolare, c’è un forte radicamento dei Supreme Eye, mentre in Lombardia cominciano a farsi vedere anche i cd. colletti bianchi della mafia nigeriana nel bresciano, nell’hinterland milanese e nella bergamasca.

Stando alle ultime indagini la mafia nigeriana avrebbe messo in piedi un altro orribile mercato che riguarda il traffico di esseri umani e di organi. Il mercato è così florido che esiste anche un listino prezzi: un rene varrebbe cinquantamila euro, le cornee ventimila, il midollo ventimila e il cuore, duecentocinquantamila euro. La grande adattabilità della mafia nigeriana è il suo punto di forza e le modalità operative diverse per ogni gruppo fanno sì che agli inquirenti resti incomprensibile e difficile da perseguire la loro attività criminale.

Le nostre mafie si nutrono tramite il condizionamento delle attività economiche, passando per la corruzione di politici, pubblici funzionari, imprenditori, appalti ottenuti illegalmente, minacce e intimidazioni, per ottenere il controllo del territorio. La criminalità nigeriana invece non essendo in grado di agire come le mafie autoctone si dedica a tutto ciò che non interessa direttamente alle mafie locali e gli accordi di non interferenza di conseguenza giocano a favore sia dell’una sia dell’altra organizzazione criminale.

Il primo germoglio criminale nasce proprio nei centri di accoglienza, mentre uno dei fattori in grado di alimentare questa giro potrebbe essere anche il flusso degli sbarchi. Dalla Libia sono reclutate e obbligate a imbracarsi giovani donne nigeriane, le quali una volta in Italia sono messe sui marciapiedi, costringendole non solo a prostituirsi ma a diventare schiave nei campi e nelle imprese italiane. I soldi ricavati da prostituzione e droga, pertanto, sono il carburante che tiene in vita le varie cellule africane che sono il vero cordone ombelicale della mafia nigeriana.

Secondo il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato alcuni arrestati membri del clan Vikings avevano come base operativa il Cara di Mineo, in provincia di Catania. Pertanto, anche i centri di accoglienza andrebbero maggiormente attenzionati. Questa nuova mafia sta diventando sempre più potente e pericolosa ma giacché è quasi invisibile agli occhi dei più ed è poco conosciuta dall’opinione pubblica e dall’associazionismo antimafia, se ne parla troppo poco. Forse è arrivato il momento di affrontare più seriamente il problema!

Vincenzo Musacchio – Presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise

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«Una volta entrati nei Maphite non si può più uscirne, si può smettere di farne parte solo con la morte».

Sono le parole di un collaboratore di giustizia - in Italia ce ne sono solo due - che ha scelto di abbandonare la mafia nigeriana.

Chi volta le spalle ai «Cult» muore.

E condanna a morte anche i familiari.

 

 

Non qui, a Torino, tra le piazze di spaccio, dove l’organizzazione criminale fa affari, ma controlla le forze dell’ordine.

Ma nei paesi di origine, dove la violenza non ha argini.

«Entrano nelle case, squartano donne e uomini, cavano gli occhi e poi disperdono i pezzi.

In Nigeria i vari partiti politici usano i Maphite per raggiungere i loro obiettivi.

In pratica li usano come militanti violenti».

Ecco cos’è la mafia nigeriana, smascherata dagli investigatori della Squadra Mobile di Torino e Bologna, in sinergia con la polizia municipale torinese, partita ad indagare su questo fronte criminale seguendo le tracce di prostituzione e tratta di donne.

Ogni famiglia è costituita da 1000 affiliati. I «forum» sono costituiti da 250 affiliati. Da qui il controllo del territorio.

C’è il «forum Piemonte-Lombardia» inserito nell’ambito della più vasta «famiglia Vaticana» e la «famiglia latino».

In una intercettazione telefonica c’è il senso di questa inchiesta: «I Maphite hanno avuto inizio a Torino».

Qui è cresciuta la cupola nigeriana.

Qui c’è stata la prima zona di espansione in Italia, al di fuori della Nigeria.

La Stampa Di Massimiliano Peggio

Ndr . A per favore ditelo al Papa

Pubblicato in Italia

E dopo, quali altre mafie avremo?

“Mafia nigeriana, Fratelli d’Italia: «Ormai controlla tutto, dobbiamo reagire»

«È fondamentale rompere il muro di omertà, che si è creato intorno al fenomeno della mafia nigeriana per paura di essere tacciati di razzismo.

 

Questo ha portato sia media e sia istituzioni ad ignorarla.

Invece, FdI intende accendere i riflettori, anche perchè sono i dati a parlare molto chiaro ed è questa la ragione di questo convegno, per spiegare la pericolosità della mafia nigeriana». Così il senatore di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fazzolari, nel corso del convegno

“La minaccia della mafia nigeriana”, organizzato oggi in Senato da Fratelli d’Italia e a cui hanno partecipato tra gli altri il professor Alessandro Meluzzi, la deputata di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro. «Bisogna istituire nei Tribunali sezioni specializzate per affrontare in modo adeguato i casi legati alla mafia nigeriana e svolgere un’indagine più approfondita sulla pericolosità delle mafie straniere con particolare attenzione proprio a quella nigeriana – avverte Fazzolari.

In particolare, avremmo auspicato che la Commissione Antimafia avesse avuto nei suoi compiti anche quello di indagare sulla mafia nigeriana, ma la nostra proposta è stata bocciata.

Mi auguro che in futuro ci possa essere una sensibilità diversa e soprattutto un’attenzione maggiore verso questa organizzazione criminale, perchè in Italia ci sono delle zone franche, come Castel Volturno, dove lo Stato è totalmente assente ed è sostituito dalla mafia nigeriana».

«La mafia nigeriana ha ormai un controllo capillare del territorio italiano. Ha iniziato muovendo i primi passi con la prostituzione, per poi passare al piccolo spaccio di droga e finendo per allearsi con la criminalità italiana.

Agendo in seguito per proprio conto», precisa il professor Alessandro Meluzzi soffermandosi, inoltre, anche sulla difficoltà che le forze dell’ordine italiane incontrano per contrastare questa criminalità.

«Siamo di fronte ad una criminalità pericolosissima – continua Meluzzi – e con l’immigrazione incontrollata si sta importando in Italia questo fenomeno come se fosse inoffensivo.

Tra 10 anni, se non si trova il modo di bloccare questo fenomeno, la mafia nigeriana diventerà la più pericolosa al mondo, più di quella cinese».

Amarezza, invece, da parte della deputata di FdI, Wanda Ferro, segretario della Commissione antimafia, per la bocciatura di alcuni emendamenti al decreto sicurezza finalizzati ad equiparare tutte le organizzazioni mafiose nazionali con quelle internazionali. “È fondamentale – precisa la Ferro – che in Commissione antimafia ci si adoperi al più presto per mettere in campo subito misure in grado di fronteggiare questo fenomeno. Spero, inoltre, che il global compact non venga firmato perché genererebbe il caos con l’arrivo indiscriminato di tanti immigrati irregolari. Le mafie internazionali devono essere fermate la più presto».(Lucio Meo)”

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