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Dopo alcuni momenti burrascosi, la Zingari 59 oggi fa scuola e viene copiata confermando la natura ed il carattere di città ospitale di Amantea.

  

Un nuovo progetto di assistenza prende il via nella cittadina tirrenica

Accoglienza come opportunità per lo sviluppo locale e dimostrazione di possibile integrazione.

 

Ha preso il via un progetto di assistenza di minori provenienti dall’Africa e dall’Asia.

A seguirlo una associazione che fa capo a Ianni Palarchio , giovane originario di Serra di Aiello che ha trovato nella nostra cittadina quanto cercato e voluto.

 

Non si esclude che il progetto sia addirittura presentato, come avviene in tanti altri comuni calabresi che si vantano di cogliere occasioni similari, che potranno dare benefici in termini di lavoro e di crescita sociale, alla comunità su impulso della amministrazione comunale che in tal modo potrà smentire il richiamo del sig Prefetto, la cui presenza è stata annunciata proprio stamani nella città.

 

La sede del nuovo servizio ai migranti è in Via Po in località Santa Maria

Al momento ci sono una quindicina di minori.

Pubblicato in Cronaca

Impossibile non ringraziare il tenente di Vascello Antonello RAGADALE, figliolo dell’amico maresciallo Rocco Ragadale, che ha prestato servizio proprio presso la Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina come Capo servizio operativo.

Il comandante Ragadale ha intercettato e soccorso nel Canale di Sicilia, nel Mar Mediterraneo un barcone con a bordo 360 migranti.

Si tratta di 255 uomini, 65 donne e 40 minori di nazionalità siriana, egiziana, sudanese, eritrea e somala

I profughi sono stati tratti a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera CP904 “Fiorillo”, al comando del T.V. (CP).

Sono arrivati in data odierna al porto di Vibo Valentia Marina

Le operazioni di accoglienza, coordinate dalla Prefettura di Vibo Valentia, procederanno con l’identificazione e il foto segnalamento dei migranti, prima di trasferirli nei centri d’accoglienza individuati dalla direzione centrale dei servizi civili per l’ immigrazione e l’asilo.

Il Pattugliatore CP 904 “Michele FIORILLO”, ha percorso oltre 21.000 miglia nautiche in attività di sorveglianza marittima volta al controllo di flussi migratori provenienti dal Nord Africa nell’ambito del dispositivo aeronavale congiunto “Operazione TRITON” sotto l’egida FRONTEX nel Canale di Sicilia sotto la Dipendenza Operativa del Terzo Reparto del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, portando a termine ben 65 missioni di soccorso che hanno consentito di prestare assistenza a 13.100 migranti alla deriva.

Al Pattugliatore CP 904, in linea dal marzo del 2003, una delle sei Navi della Guardia Costiera Italiana, della lunghezza di 53 metri, larghezza 7 metri e con 38 militari di equipaggio, in forza alla Sesta Squadriglia della Guardia Costiera di Messina, dipendente gerarchicamente dalla Direzione Marittima di Catania, è stato assegnato il nome del Capitano di Porto (CP) Michele FIORILLO, Medaglia d’Oro al Valor di Marina alla Memoria, che il 6 luglio 1966, Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Marina di Carrara, durante una burrasca che colpì la costa toscana, intervenne con un battello per prestare soccorso ad un bagnante in pericolo di annegamento. Purtroppo, il piccolo battello durante le operazioni di soccorso si ribaltò e il Capitano FIORILLO con profondo altruismo si prodigò per portare in salvo i suoi uomini per poi perdere la propria vita sulla scogliera di Massa.

Sono le otto e trenta di stamattina domenica 29 maggio.

 

Un migrante di colore tenta di attraversare la galleria di Coreca camminando sulla carreggiata.

 

È a piedi.

Non ha bande che lo rendano visibile.

Una prima auto lo evita per un nonnulla.

E così una seconda.

 

La terza rallenta e ne accompagna l’uscita dalla galleria.

E’ una fortuna per il migrante che riesce ad arrivare fuori dalla galleria in sicurezza.

Ma la manovra di rallentamento dell’auto solleva strombazzanti obiezioni da parte degli altri automobilisti.

 

Chiediamo al comune di Amantea, se di sua competenza, od all’ Anas di disporre opportuna segnaletica bilingue.

Ancora una notizia del genere di quella del Capitano Findus buttato fuori casa da una famiglia ROM ed ora in un ospizio per anziani ammalati.

 

Se questa è l’Italia, non mi piace.

Ed ecco la nuova vicenda che viene da Thiene.

 

Una giovane donna, Tiziana, ha ereditato la casa ed ingenuamente ha chiamato due emigranti per stendere una mano di bianco.

Il problema è che una volta entrati in casa, non ne sono più usciti.

Hanno occupato l'appartamento, senza più lasciarlo.

E questa storia dura da oltre un anno.

I due, peraltro, sono pregiudicati per detenzione e spaccio di droga.

E sono ben conosciuti alle forze dell'ordine che non possono nemmeno intervenire.

 

La cosa ancora più assurda, è che Tiziana , è anche ammalata, ed è anche costretta a pagare le utenze di luce e gas, per paura di ritorsioni e minacce.

Tiziana racconta davanri al picchettoradunato davanti a casa sua: "Mi ha aperto un tizio che ha detto di chiamarsi Adil o qualcosa di simile ; sul divano c’era un altro tipo di colore, di nome Mohamed. Ho chiesto loro di lasciarmi entrare in casa, ma mi hanno spintonata e scaraventata per terra. Sono finita al pronto soccorso. Ho chiamato i carabinieri. Sono venuti, ma mi hanno detto che non possono fare niente, che la legge impedisce loro di entrare e buttarli fuori.

Mi hanno detto che non posso nemmeno cambiare la serratura.

 

Sono due pregiudicati, sono sottoposti all’obbligo di dimora in casa mia. E’ pazzesco".

E così ieri il "comitato Prima Noi" è andato in aiuto di Tiziana "per capire chi abita la casa occupata della signora che ci ha segnalato l'abuso". "Questa casa va liberata al più presto - commenta Alex Cioni, responsabile del comitato - e riconsegnata alla legittima proprietaria. Diamo una settimana di tempo alle Autorità competenti per fare il loro lavoro, altrimenti chiameremo a raccolta le persone per bene al fine di ripristinare la legalità. L'ultimatum scade sabato prossimo".

 

Ma davvero saremo costretti a farci giustizia da soli?

Pubblicato in Italia

Siamo alle solite.

I migranti ospiti della malgrado tutto si sono stancati di aspettare che l’apposita com missione rilasci l’atteso per messo di soggiorno che permetterebbe loro di andare via e di andare anche in Europa.

 

In realtà ognuno di loro teme che il permesso di soggiorno venga negato donde la sola possibilità di ricorrere al giudice che ove non accoltp comporterebbe il ritorno obbligatorio nella loro patria.

 

E’ una storia che si ripete e che viene da lontano.

D’altro canto la commissione ha bisogno di tempi che ai migranti appaiono lunghi ( ed invero lo sono) ed allora le proteste.

Da ieri pomeriggio ed ancora oggi un nutrito gruppo di migranti staziona davanti alla sede del Commissariato di Polizia.

 

Anche stamattina.

I migranti presenti avvertono la pressione che esiste ormai in tutta Europa. Confini che si chiudono. Rimpatri verso la Turchia. Od alternativamente immissioni facilitate verso alcuni paesi europei.

 

Insomma incertezze positive che si alternano ad incertezze negative, come se alla fine si trattasse di fortuna o di opportunità discendenti dalle pressioni fatte.

Ovviamente c’è qualche reazione che potrebbe anche moltiplicarsi e diventare esplosiva.

Per esempio Fratelli d’Italia che chiedono di ripristinare immediatamente l’ordine pubblico

"Premesso che il nostro partito, è impegnato con varie campagne a livello nazionale per tutelare prima gli italiani e poi per far rivedere questa politica d’immigrazione effettuata dall’attuale Governo, ma in ogni caso ci sentiamo in dovere – asseriscono i dirigenti del coordinamento cittadino di FdI - di prendere una posizione netta in merito agli ultimi eventi di protesta effettuati da soggetti extracomunitari in città per motivi di ritardo dei permessi di soggiorno o asilo politico.

 

Non è concepibile che venga permesso ai migranti ospiti di centri accoglienza, di uscire liberamente dai centri di accoglienza, di occupare arterie principali della città destinate al raggiungimento dell’Ospedale, di uffici pubblici, creando ingenti disagi a tutta la popolazione e impiegando anche dispendio di Forze dell’Ordine che devono poi necessariamente monitorare tali eventi.

Come Fratelli d’Italia, chiediamo che tali forme di proteste vengano immediatamente represse, con un ripristino dell’ordine pubblico immediato al fine di non creare disaggi a tutta la popolazione lametina. La politica dell’accoglienza, in ogni caso - concludono i dirigenti del partito di Giorgia Meloni - non può e non deve essere effettuata in spregio dei diritti dei cittadini italiani e delle normative italiane in materia di orine pubblico".

Pubblicato in Lamezia Terme

“Dovete distruggere i barconi prima che salpino"

Edward Luttwak , noto politologo americano, dice che l’Italia deve reagire. Non può rassegnarsi passivamente all’invasione dei disperati e fare affidamento sulle peraltro inefficaci organizzazioni internazionali. «È ora che il governo italiano si svegli e passi dalle parole ai fatti».

In che senso?

«Nel senso che per arginare questa spaventosa invasione non basta cambiare il nome all’operazione condotta dalla marina italiana. Non basta ribattezzare Mare Sicuro la vecchia Mare Nostrum».

E allora?

«Allora la prima cosa da fare è spedire i droni sulle coste libiche e distruggere i barconi che servono ai trafficanti di essere umani».

Ma è possibile?

«È necessario. Avete visto che quelli che voi chiamate scafisti non esitano a sparare sulla Guardia costiera italiana pur di recuperare le barche. Ne hanno bisogno perché con quelle barche faranno altri carichi e altri guadagni».

La Guardia costiera italiana sinora non ha reagito al fuoco, sostenendo che sarebbe pericoloso per i migranti.

«E ha fatto male. In fin di conti si tratta di giovani delinquenti forniti di armi leggere».

Poi c’è la componente umanitaria.

«Capisco. Avete il Papa in casa. E anche i buonisti incalliti soprattutto a sinistra. Ma con la carità cristiana e il buonismo non si risolve la situazione. Una situazione che è paradossale».

Cioè?

«Voglio dire che la Guardia costiera italiana e le navi della marina vanno a soccorrere i migranti quando sono ad appena 50 chilometri dalla costa libica. Sa cosa vuol dire?».

Cosa?

«Che per i trafficanti la Sicilia non è a 500 ma a 50 chilometri di distanza. Dunque possono spedire più barconi e più gente. E questa gente non è costituita da profughi che scappano da guerre in corso e dunque con diritto di essere soccorsi in base alle convenzioni internazionali. Si tratta invece quasi sempre di gente che scappa dalla fame. E sono milioni».

Che ne dice di un blocco navale davanti alle nostre coste? Malta lo pratica già. E a Malta non ci sono sbarchi.

«In Italia è impraticabile».

E perché mai? Questa è una prerogativa di ogni Stato sovrano che voglia proteggere le proprie coste.

«Già ma in Italia il condizionamento del Vaticano è troppo forte. Quella italiana è una sovranità dimezzata. E poi, come dicevo prima, un blocco navale rallenterebbe ma non impedirebbe la navigazione. Meglio, molto meglio distruggere i barconi quando sono ancora in Libia».

Nelle scorse settimane si è scoperta un’altra rotta, quella che parte da Mersin, città turca dell’Anatolia meridionale, e arriva in Puglia. Che ne dice?

«Dico che il presidente turco Erdogan sta facendo un gioco molto sporco. Mersin è diventata di fatto una base del radicalismo. Da quel porto partono navi e non barconi. E dunque portano guadagni molto maggiori rispetto alla Libia. Soldi che servono ad alimentare la guerra in Siria e in Iraq».

Perché questo doppio gioco da parte di Erdogan?

«A mio parere Erdogan vuole islamizzare l’Italia e Europa».

E dunque?

«Dunque il governo italiano deve fare a Erdogan un discorso molto serio. O impedisce il traffico di illegali dai porti turchi oppure l’Italia revocherà il diritto di atterraggio agli aerei della compagnia aerea Turkish Airlines».

Pubblicato in Mondo

Ieri un gruppo di loro sono stati ricevuti dl Sindaco che in merito ha sentito la Prefettura

Si attende eventuale comunicato stampa.

Stando alle attuali prime informazioni avute un gruppo di migranti hanno espresso al sindaco i loro problemi.

E stamattina è iniziata la protesta.

Tra le prime in Calabria.

Le ragioni della protesta sono diverse

Tutte espresse nei cartelli esposti davanti all’ex albergo.

Il primo in italiano con scritto : Non ci trattano bene.

A seguire in inglese con scritto : No good food. ( mangiare non buono) No medical care( cure mediche carenti)

Un terzo in italiano con scritto : Non ci da mangiare. Non abbiamo soldi.

Un quarto ancora in italiano con scritto : Abbiamo bisogno di aiuto

Il quarto in inglese molto completo con scritto: We arrived i Italy july 14( siamo arrivati in Italia il 14 luglio), come a dire “sono quasi 3 mesi!”

E poi di seguito sempre sullo stesso ultimo cartello :No pocket money. No italian class. No medical care. No clotas. No document.

Ci sono tutte le ragioni

  1. Il mangiare non è buono. I profughi mangiano quanto servito da una cooperativa lametina che porta giornalmente i 3 pasti.

2) Mancano le cure mediche. In via breve ci hanno parlato di mancanza di medicine.

3)Non ci sono stati riconosciuti gli stessi diritti degli italiani.

4)Non abbiamo documenti.

5)Non abbiamo soldi. Si riferiscono al pocket money una mini diaria di 2,50 euro per le spese minime di una persona.

Oltre queste cose scritte a voce nel linguaggio dei mimi ci dicono che vogliono un lavoro, un lavoro per essere indipendenti, per avere un futuro, per avere speranza, magari per mandare qualche euro alle famiglie in Africa, quel lavoro per il quale molto di loro sono scappati dalle loro patrie, lontani dalle loro famiglie.

Qualcuno invece vuole i documenti per tentare di andare via da Amantea, magari per raggiungere parenti od amici nel nord Italia o nel resto dell’Europa, magari per tentare di trovare un lavoro in una regione dove la disoccupazione non è come in Calabria.

Alcuni di loro sono andati via , altri sono lontani dall’ingresso della struttura, qualcuno è sui balconi.

Qualcuno ha fame e tenta di accendere un fornellino in camera ma scatta lo stotz e tutti restano senza luce. Non hanno mangiato a mezzogiorno ed il cibo è pronto per essere distribuito. Anche quello della sera.

Ma i migranti che presidiano l’ingresso impediscono l’ingresso degli operatori sociali con il cibo.

Ed impediscono perfino l’ingresso degli operatori per ridare l’energia elettrica

Tra i migranti che protestano la stampa( noi, Webiamo, Ernesto pastore della Gazzetta del sud) Francesca Menichino ed altri del M5S, un rappresentante dell’Associazione Culturale Multietnica La Kasbah onlus di Cosenza, una del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali della Università della Calabria.

Passa un importante amministratore comunale ma non si ferma.

Poi arriva la importante notizia che i profughi vogliono denunciare la associazione “Gli Zingari” alla locale Procura della repubblica per inadempimento contrattuale.

Intorno solidarietà verbale dei pochi che si avvicinano e si informano di cosa stia succedendo e qualche riflessione del tipo “ Ma perché non gli danno subito i documenti?”

Qualcun altro invece esprime preoccupazione “ Ma lo sapete che in Libia ci sono un milione di profughi che aspettano di venire in Italia?” ed altre ancora.

La san Giorgio della Marina militare è sbarcata a Reggio Calabria con 1.023 migranti soccorsi nei giorni scorsi nel canale di Sicilia.

Un neonato di 20 giorni è stato portato in ospedale per precauzione.

Ospedalizzati anche tre ustionati ed una donna incinta al quarto mese il cui marito è disperso in una delle traversate.

Dieci persone sono state trovate affette da scabbia.

Tra gli oltre mille migranti di varie nazionalità, ben 141 minori e 84 donne.

400 circa i migranti ospitati a Reggio Calabria, divisi fra lo Scatolone, il palazzetto dello sport in zona stadio, e la palestra della scuola Boccioni.

Le famiglie con minori e i minori non accompagnati sono state smistate in case famiglia e centri di accoglienza gestiti da volontari in città e in provincia.

150 i migranti inviati ad Amantea, 250 circa quelli inviati in altre strutture in Calabria e fuori Calabria.

Contrariamente ad alcuni giorni fa i migranti non sono stati presi in carico dalla Protezione civile amanteana , né sono stati alloocati nella palestra della Scuola media di Amantea od in quella della scuola media di Campora SG indicate proprio dal Piano di Protezione civile per questi casi.

Saranno ospiti come negli scorsi anni nella struttura della Ninfa Marina in Via Firenze dove saranno anche rifocillati

Sono tutti giovani ; della stessa età dei precedenti velocemente scomparsi , anzi volatilizzati in pochissime ore, anzi nel corso della notte diretti vero Milano

Ma questi non vengono come gli altri dalla striscia di Gaza e dalla Siria.

E non hanno come i precedenti le tasche piene di soldi. Questi ci sembrano più poveri, trasandati

Non sappiamo se anche loro come i precedenti spariranno in una notte od in un mese; o se, invece, resteranno fino a quando non saranno svolte le pratiche burocratiche

Stando alle prime indicazioni della Polizia che li ha accompagnati da Reggio Calabria ad Amantea e degli autisti dei tre pullman sembra provengano dalla Nigeria, dal Ghana, dal Bangladesh , e da diversi altri posti dell’Africa Sahariana e sub sahariana e dall’Asia .

Hanno i visi stanchi, anzi stravolti. Qualcuno sorride. (Nella foto scende uno degli autisti di un pullman appena arrivato ad Amantea)

Non sanno che intorno a loro si manifestano le prime reazioni.

Non sanno nemmeno che altri loro connazionali già ospitati nella stessa Ninfa marina vivono e lavorano tranquillamente ad Amantea pienamente integrati.

Ma scopriranno tutto in pochi giorni

arrivanoipullmans

profughidentrounpullman

Unautistaedunpoliziotto

Pubblicato in Primo Piano

E’ un mondo incredibile il nostro.

A milioni scappano dall’Africa o dall’Asia per venire in Italia, in Europa.

Sono fughe, non viaggi.

Fughe che lasciano scie di morte.

Non solo a bordo delle carrette del mare, ma anche nei deserti che occorre percorrere fino alle coste del mediterraneo.

Ma di queste morti, di queste stragi, individuali o plurime si viene a sapere molto poco.

È il caso dei 35 morti per sete. Migranti dal Niger rimasti nel deserto per un guasto al camion.

Pochi i superstiti. Si parla di meno di 20 persone che sono riuscite ad arrivare fino alla più vicina oasi o ad un altro punto di soccorso.

Ne ha parlato Rhissa Feltou, il sindaco di Agadez, la principale città nel nord del Paese africano.

Da Arlit il 15 ottobre erano partiti 2 camion con «una sessantina di migranti». Erano sicuramente diretti verso Tamanrasset il luogo dal quale passano migliaia e migliaia di profughi, un luogo senza legge.

Da qui due sole strade . Una diretta verso Ain Salah e poi il viaggio verso la Spagna che non permette l’accesso.

L’altra verso Gadamis o Sabha per entrare nella Libia e da qui verso l’Italia.

Ma uno dei due mezzi si è guastato fermandosi; l’altro, senza nessuno a bordo, è partito per cercare pezzi di ricambio e tentare una possibile riparazione dei guasti.

I migranti sono rimasti a piedi ed hanno cercato in piccoli gruppi un’oasi.

Qualcuno è ritornato indietro fino ad Arlit dando l’allarme

Secondo il responsabile della Ong Synergie, Azaoua Mamane, tra i migranti «c’erano famiglie intere, per questo c’erano tante donne e bambini”

Pubblicato in Mondo

L’Europa si autoriconosce unica proprietaria del Mediterraneo e dispone una serie di divieti di pesca che stanno uccidendo la piccola pesca calabrese.

Ormai è quasi tutto vietato.

La pesca del Tonno rosso.

La pesca della rosa marina.

L’uso delle lampare.

L’uso della sciabica.

Le lenze da terra con più di 5 ami.

Ed è di questi giorni che viene reso noto che fino al 30 novembre il pesce spada non si tocca.

Un divieto che riguarda sia i pescatori professionali che quelli sportivi.

E sono proprio le Capitanerie di porto che informano sul decreto direttoriale del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali del 29 febbraio scorso che fino al 30 novembre prossimo vieta la pesca, la detenzione a bordo, il trasbordo e lo sbarco di esemplari di pesce spada.

In particolare, poi, i pescatori sportivi, anche fuori dal periodo di divieto generale, per la cattura di tale specie devono essere in possesso di uno specifico nulla-osta rilasciato dagli uffici delle capitanerie di porto, così come avviene per il tonno rosso.

Nei casi di violazione sono previste pesanti sanzioni: (da 4.000 euro in su per i pescatori professionali e da 1.000 per quelli sportivi, oltre al sequestro del pescato e degli attrezzi.

Nientemeno il divieto è frutto delle raccomandazioni dell’Iccat (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), l’organizzazione internazionale di cui è parte contraente l’Unione europea (ed alle cui determinazioni sono dunque vincolati gli stati membri di quest’ultima), che tutela gli stock ittici delle specie oggetto di eccessivo sfruttamento, sia nell’Oceano Atlantico che nel Mediterraneo.

Pensate che la Calabria deve importare il pesce consumato dalla sua popolazione

Insomma l’EUROPA si appropria del mare Mediterraneo, ma non fa nulla quando lo stesso mare diventa teatro di un esodo biblico di migranti africani ed asiatici.

Per questi casi l’Europa non c’entra ed il mare è solo Italiano.

Se l’Europa è questa voglio scendere!

Pubblicato in Calabria
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