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Rifiuti per le strade di RomaCari amici, io sono stato un maestro elementare e per fare il mio lavoro lo Stato ogni mese mi dava uno stipendio. Se non andavo a lavorare, per ragioni di famiglia o per malattia regolarmente certificata dal medico curante, percepivo lo stesso lo stipendio. Per fare bene il mio lavoro non ho mai percepito dallo Stato, però, nessun premio. Oggi, invece, se fai bene il tuo lavoro vieni premiato. Lo sanno benissimo i netturbini romani, ma che dico gli operatori ecologici, c’è una grande differenza, vero? I quali per raccogliere i rifiuti che da mesi invadano le strade e i marciapiedi romani e che quindi dovrebbero fare il lavoro per cui sono stati assunti e stipendiati, se non restano a casa per malattia, riceveranno in busta paga un premio extra. Roma è la capitale d’Italia, Roma non può per nessunissima ragione essere così sporca. E poi è cambiata l’amministrazione comunale. Non c’è più Virginia Raggi, c’è un nuovo Sindaco. E col nuovo Sindaco Roma dovrà ritornare agli antichi splendori. Niente cumuli di monnezza lungo le strade e sui marciapiedi. Niente più cinghiali che scorrazzano liberamente per le vie di Roma in cerca di cibo tra i rifiuti dei cassonetti. E così il Sindaco Gualtieri, il nuovo Sindaco di Roma, è stato costretto, con una mossa a sorpresa e disperata, promettere un premio di 360 euro ai netturbini per non ammalarsi. Avrebbe potuto altresì promettere un Panettone e una bottiglia di Champagne per il Santo Natale e qualche boccettina di vitamina C – B 12 – Aspirina effervescente. La notizia è apparsa su tutti i giornali nazionali e ha fatto molto scalpore. Gualtieri stile Raggi, bonus ai netturbini se non si ammalano. Il bonus delle polemiche. Rifiuti Roma, mossa disperata del Sindaco. Bonus ai netturbini: scoppia la bufera. Incentivi ai netturbini romani se non si ammalano. A questo punto mi sovvien la canzone resa famosa dal grande Renato Rascel:- E’ scoppiata la bufera, è scoppiato il temporale, etc.- Ma il Pd, che è il partito politico del Sindaco di Roma Capitale, non ci sta e accusa i detrattori, gli avversari sconfitti nell’ultima tornata elettorale:- E’ una fake news-. Ma quale fake news! E’ tutto vero quello che hanno scritto i giornali. Infatti c’è finanche l’accordo coi sindacati di categoria. La Capitale d’Italia è invasa dai rifiuti e l’azienda per poterli raccogliere, vista la situazione disperata e disastrosa, mancanza di mezzi, di personale, di discariche, ha pensato di fare un accordo con i dipendenti. Come? Io vi premio se voi venite a lavorare ogni giorno e se non restate a casa per malattia. Ilgiornale “la Repubblica” ha scoperto questo accordo e lo ha reso pubblico: Il Comune  di Roma premia i propri dipendenti se non si danno malati. E’ un premio aggiuntivo che verrà riconosciuto qualora nel periodo considerato dalla presente intesa ( dal 22 novembre al 9 gennaio ) tutte le strade principali di Roma verranno ripulite, tutti i rifiuti verranno rimossi. Un premio straordinario, dunque, ai netturbini romani per fare il lavoro per cui sono stipendiati. Il Sindaco Gualtieri lo aveva promesso in campagna elettorale:- Libererò Roma dalla monnezza dalle strade di Roma entro Natale -. Ha mantenuto la promessa. L’unico modo per non essere accusato di essere un bugiardo, però, visto l’andazzo del personale, ha pensato di premiare chi ogni giorno si reca a lavorare, invece di punire severamente chi percepisce lo stipendio ma se ne sta regolarmente a casa. E così ha stanziato 3 milioni di euro da distribuire sotto forma di premi così da poter realizzare la promessa elettorale fatta ai Romani che gli hanno fatto vincere l’ultima competizione elettorale mandando a casa Virginia Raggi e il Movimento 5 Stelle. Malgrado il bonus, però, Roma continua ad essere sommersa dai rifiuti.

Pubblicato in Primo Piano

Labirinti InTrastevere-FB-1200x628 1Fino al 13marzo2022 gli studenti della scuola di Fotografia e Audiovisivo RUFA presentano nuove modalità espressive indirizzate a ricerche sperimentali, alla contemplazione e alla cura delle immagini.

Roma, 16 Novembre 2021 - Fotografiee immagini in movimento, due elementi capaci di catalizzare l’attenzione, di trasferire all’osservatore non solo emozioni, ma anche sentimenti, atmosfere e pensieri. È in questa visione, in continuità con quanto già realizzatonel 2019al Museo di Roma a Palazzo Braschi e con l’obiettivo di offrireun percorso esperienziale basato sull’osservazionedel tredicesimo Rione, che la Scuola di Fotografia e Audiovisivopresenta la mostraLabirinti InTrastevere, ospitata dal 16 novembre 2021 al 13 marzo 2022 al Museo di Roma in Trastevere.

L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturalied è organizzata da RUFA. A cura diRaffaele Simongini e Alessandro Carpentieri. Servizi musealiZètema Progetto Cultura.

L’iniziativa rappresenta anche un’occasione per l’Accademia di Belle Arti RUFAdi festeggiare il decennale della scuola di fotografia e il primo anno della nuova scuola di audiovisivo con un progetto realizzato da ex-studenti diplomati e studenti del primo anno: Leonardo Amorosi, Matteo Bonanni, Alice Brignone, Ginevra Brizioli, Gabriella Carbone, Claudia Coppola, Agnese De Luca, Federica De Salvatore, Anna Di Paola, Armando Egidi, Andrea Ferretti, Marta Ferro,Lorenzo Finardi, Alessandra Florea, Carolina Iaccarino, Sabina Ismayilova, Eleonora Marinanza, Emanuele Mazzone, Ayla Mueller, Maria Vittoria Pecchioli, Mirko Pizzichini, Benedetta Pionati, Chiara Preti, Serena Radicioli, Claudia Rolando, Guido Leon Salerno, Francesca Salvati, Nicole Scilipoti, Lorenzo Teodosi, Tommaso Termine, Federica Troiani.

La mostra “Labirinti InTrastevere”vuole avviare una riflessione sul concetto di contemporaneità delle immagini. Se la produzione e il consumo delle immagini fotografiche o in movimento sonocaratterizzati da una molteplicità di supporti tecnologici, come smartphone, computer e altre varietà di schermi, è anche vero che l’esposizione a una tale quantità d’immagini provocauna sorta di accecamento simbolico, per cui si guarda senza vedere, ma soprattutto senza ricordare. La mostra intende soffermarsi sul senso di contemplazione delle immagini come antidoto all’accelerazione dell’esistenza dettata dalla labirintica Rete digitale.

AIcontrario,si dovrebbe prendere esempio dagli artisti, che di solito, dopo aver viaggiato con la mente a lungo, arrivano in un luogo immaginario dove possono finalmente esprimere con le opere il loro mondo interiore. È la nostalgia romantica di una patria perduta che viene riconquistata da una ricerca dell’assoluto. Prima di approdare in un posto sicuro, ogni artista deve districarsi dentro un labirinto, fisico o mentale, per trovare una via d’uscita. È una chiara metafora della fotografia: perdersi in un immenso labirinto al fine di realizzare la visione perfetta. Perché non immaginare Trastevere come un labirinto stratificato dalla storia e dai linguaggi?

Il titolo della mostra fotografica “Labirinti InTrastevere”, secondo i curatori, allude a una immaginaria Trastevere labirintica, uno spazio da attraversare come nomadi giunti in una terra tutta da scoprire, uno spazio di transito tra il reale e l’immaginario, dove l’interno e l’esterno, il paesaggio e l’architettura, le figure e gli sfondi perdono qualsiasi riferimento razionale, per diventare momentanei attraversamenti di un tempo precario a cui vogliamo restituire il senso di un istante perfetto. Dopotutto il Covid ha costretto a una segregazione in uno spazio chiuso caratterizzato da schermi digitali, dove l’esistenza è apparsa come dominata dalla logica algoritmica e dalla statistica. È ora di ricominciare a viaggiare e a perdersi nei differenti linguaggi e in spazi immaginari.

A corredo della mostra fotografica, l’iniziativa propone anche una serie di proiezioni in cui l’audiovisivo regna sovrano. Se si vive infatti in una metropoli è difficile conservare un atteggiamento di distacco quasi contemplativo nei confronti della realtà ed è ancora più difficile ascoltare quella voce interiore che spesso suggerisce di rallentare i frenetici ritmi della vita per muoversi con lentezza e liberare la mente dagli obblighi che impone la quotidianità. In questo divenire la figura delflâneur, armata di una telecamera, ha la forza di districarsi nella città con uno sguardo disinteressato per perdersi nelle strade e nelle piazze come in una foresta piena di simboli. 

È necessario dopo la pandemia da Covid-19 ripartire da una alfabetizzazione delle immagini di matrice cinematografica per sollecitare la libera contemplazione delle immagini in movimento.L’obiettivo? Imporre un imperativo spirituale allo sguardo: tornare a guardare concedendosi una pausa che restituisca valore al tempo e alla riflessione, una pausa dettata dai ritmi di Trastevere. 

Artisti in mostra

Sala Daguerre

Ginevra Brizioli, Anna Di Paola, Marta Ferro, Maria Vittoria Pecchioli, Benedetta Pionati, Claudia Rolando, Francesca Salvati.

Sala Lumiere

Leonardo Amorosi, Matteo Bonanni, Alice Brignone, Gabriella Carbone, Claudia Coppola, Agnese De Luca, Federica De Salvatore, Armando Egidi, Andrea Ferretti, Lorenzo Finardi, Alessandra Florea, Carolina Iaccarino, Sabina Ismayilova, Eleonora Marinanza, Emanuele Mazzone, Ayla Mueller, Mirko Pizzichini, Chiara Preti, Serena Radicioli, Guido Leon Salerno, Nicole Scilipoti, Lorenzo Teodosi, Tommaso Termine, Federica Troiani.

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roma piazzaInaugurata a Roma una Piazza sul lungotevere Aventino all’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi scomparso alcuni anni fa. Erano presenti il Capo dello Stato On. Mattarella, il Presidente del Senato Sen. Casellati, il Presidente della Camera On. Fico, il Sindaco di Roma Sig.ra Raggi e le più alte cariche dello Stato. Ma il drappo giallo rosso che ricopriva la targa durante la cerimonia è stato rimosso? Macchè! La targa non è stata mai scoperta, perché all’ultimo momento gli addetti al cerimoniere si sono accorti che il nome dell’ex Presidente Ciampi era sbagliato. Al posto di Azeglio c’era inciso il nome Azelio. Mancava una consonante, la “g”. E l’errore si notava, anche perché il drappo giallo rosso era trasparente. Ma quando se ne sono accorti ormai era troppo tardi, la cerimonia doveva continuare e così la targa non è stata mai scoperta, è rimasta fino all’ultimo velata. E’ stata, però, sostituita in un secondo tempo quando l’inaugurazione della cerimonia dell’inaugurazione della Piazza era terminata da un pezzo. Ne ha dato notizia il Sindaco di Roma la Sig.ra Virginia Raggi. Di chi la colpa? Subito è stato individuato il colpevole che rischia grosso. E’ l’ultima ruota del carro, un semplice addetto alla toponomastica di Roma il quale avrebbe inviato al marmista il nome sbagliato. Azelio al posto di Azeglio. Per un punto Martin perse la cappa. Per un semplicissimo errore così banale, per una semplice consonante mancante, per una “g” apparentemente di scarsa importanza, quell’addetto ora rischia finanche il posto. Ma raccontiamo brevemente come si sono realmente svolti i fatti: la corsa del marmista con la nuova targa; i Vigili Urbani che fermano il marmista; l’imbarazzo del Presidente Mattarella e del Sindaco di Roma e delle altre cariche dello Stato presenti alla cerimonia. Si è trovata subito una scusa alquanto assurda e banale. Nessuno ci ha creduto. La targa è rimasta velata perché durante il trasporto si era scheggiata e togliendo il drappo sarebbe potuta cadere per terra causando qualche incidente al Presidente della Repubblica mentre tirava le cordicelle. Ma la sceneggiata continua. E quella targa coperta col drappo giallo rosso sul lungotevere Aventino resterà sicuramente negli annali dell’Amministrazione Capitolina guidata dal Movimento 5 Stelle e dal Sindaco Sig.ra Raggi. E mentre la cerimonia farsa dell’inaugurazione andava avanti, perché la vera inaugurazione non c’è stata malgrado una fanfara suonava l’Inno di Mameli, un marmista a bordo del suo furgoncino con una nuova targa rifatta cercava di raggiungere a forte velocità il lungotevere Aventino. Niente da fare. La corsa è stata inutile. Il marmista è stato fermato dai Vigili Urbani e multato per eccesso di velocità. Tutti i giornali hanno scritto che il Sindaco di Roma ha fatto una brutta figura, ma la colpa, se vogliamo essere onesti e sinceri, non è sua. Non è stata la Raggi che ha commesso l’errore. Avrebbe potuto, però, controllare meglio la situazione. Avrebbe potuto far verificare, prima della cerimonia ufficiale e prima dell’arrivo del Capo dello Stato, da un responsabile del cerimoniere se la targa era a posto e se il nome inciso sul marmo era esatto. Non lo ha fatto. Resta la clamorosa gaffe del Sindaco. Per una “g”. E dire che la Sig.ra Sindaco di “g” ne ha due, avrebbe potuto Lei supplire al clamoroso errore.

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sport2020Roma – E’ ufficiale la Partnership tra l’Accademia Preparatori Fisici (APF) e Gain , il network formativo del Coach Vern Gambetta.
Ai molti il nome di Vern Gambetta non sarà noto, ma nell’ambito della Performance Sportiva, stiamo parlando di uno dei preparatori più famosi al mondo, considerato il padre dell’allenamento funzionale, che ha collaborato con i maggiori team sportivi d’oltreoceano, come i Chicago Bulls (basket) e i Chicago White Sox (baseball) , solo per citarne alcuni o come nel caso della tennista Monica Seles, vincitrice di 9 slam e numero 1 del tennis mondiale femminile negli anni 90’.
L’accordo, concluso a gennaio, ma ufficiale solo da poco, è stato firmato alla presenza del Responsabile delle Collaborazioni Scientifiche dell’Apf, il prof.Veltri Francesco
“Il prof.Veltri - scrivono in una nota i responsabili dell’Apf - conosciuto nell’ambiente per aver lavorato nel Real Amantea di Vittorio Suriano, Rende Calcio ,Vigor Lamezia, con l’Accademia Karate Campora San Giovanni , titolare del centro SportLab, già collaboratore dell’APF Performance e Reserch Team , è stato tra i maggiori fautori dell’accordo, avendo l’onere e l’onore di portare a termine l’accordo con Gain di coach Vern Gambetta.  Un accordo che permetterà alla nostra associazione, punto di riferimento in ambito nazionale per quanto riguarda la performance sportiva, di poter collaborare e potersi confrontare con i maggiori esperti del settore a livello mondiale, continuando l’ambiziosa missione di essere l’associazione di riferimento nazionale nella promozione, divulgazione e formazione della cultura sportiva, metodologica e scientifica, dell’allenamento e della preparazione fisica degli sport.”

papaL'urlo quasi di terrore di Papa Francesco: 'Non lasciarci nella tempesta'

Sotto la pioggia, in un silenzio assordante, il Papa lancia il suo 'grido' in una piazza San Pietro vuota: "Non lasciarci in balia della tempesta". Francesco chiede a Dio di guardare alla "dolorosa condizione" in cui versa l'umanità a causa della pandemia.

"Ti imploriamo: 'Svegliati Signore!'", dice richiamando il passo del Vangelo in cui discepoli sono atterriti dalla tempesta e Gesù dorme. Chiede anche a tutti di cambiare "rotta" tornando a Dio e ai valori veri, primo tra tutti quello della solidarietà, perché pensavamo "di rimanere sempre sani in un mondo malato", afflitto da guerre e "ingiustizie planetarie".

Invita a confidare nel Signore perché "sappiamo, tu hai cura di noi". 

A sostenere la preghiera del Papa, che arriva nella piazza visibilmente commosso, ci sono sul sagrato della basilica le icone care ai romani, dal crocifisso 'miracoloso', che ha salvato Roma e l'Italia dalla peste, di San Marcello alla Salus Populi Romani. 

E nella invocazione di Francesco passano in rassegna tutte le persone in prima linea nella lotta al coronavirus, dai "medici stremati" ai politici che sono chiamati a sostenere il peso delle scelte. 

Il Papa parla e in sottofondo si sente solo la pioggia, i gabbiani, qualche ambulanza che passa.

"Da settimane - dice Francesco - sembra che sia scesa la sera. 

Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante" e "ci siamo ritrovati impauriti e smarriti", "presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa". "Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme".

Il mondo è chiamato a dare "un significato" a questo tempo così difficile riscoprendo nuovi spazi per la solidarietà, osserva il Papa nella preghiera a piazza San Pietro. "Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Abbracciare la sua croce - sottolinea - significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà".

Il Papa ha pronunciato la sua preghiera in un silenzio assordante. La sua voce aveva come sottofondo solo il battere della pioggia e il verso dei gabbiani. Una situazione del tutto inedita.

Nella preghiera speciale a San Pietro il Papa "implora" Dio. "Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: 'Svegliati Signore!'", "non lasciarci in balia della tempesta". "Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. 

Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta".

Pubblicato in Mondo

Babbo Natale quest’anno è arrivato dappertutto, dunque anche a Roma e a Cosenza.

Sotto l’albero romano l’uomo dalla lunga barba bianca ha portato un bel pacco che il destinatario avrebbe senz’altro preferito che non arrivasse o perlomeno che arrivasse in un altro giorno.

Il Premier Conte ha mangiato sì il panettone, ma gli è rimasto in gola.

Un suo Ministro gli ha combinato un bel guaio.

Ci mancavano pure le dimissioni di un Ministro anche se molto chiacchierato.

E sono state prese male, nonostante fossero annunciate da tempo.

E chi è questo Ministro?

Ma è il Ministro della Pubblica Istruzione Fioramonti, il Ministro che passerà alla storia non per aver rivoluzionato la scuola italiana e reso agibili le aule scolastiche che ogni giorno cadono a pezzi, ma per l’introduzione della tassa sulle merendine degli alunni e il posizionamento sulla cattedra del mappamondo al posto del Crocifisso sui muri delle aule scolastiche.

Si è dunque dimesso da Ministro e ha abbandonato il Movimento 5 Stelle che lo aveva eletto al Parlamento.

Passerà ad un altro gruppo parlamentare autonomo che sosterrà però il Governo Conte.

Cose mai viste prima d’ora.

Non ha avuto il coraggio di combattere la battaglia da Ministro ed è scappato adducendo delle scuse puerili: il Governo ha tagliato i fondi per la scuola.

Le critiche non si sono fatte attendere.

Questo Governo perde i Ministri come le foglie di un albero in autunno.

E’ malato di protagonismo e vuole essere il primo a guidare i dissidenti del Movimento 5 Stelle.

Ma per Di Maio, una scissione può alla fine essere un bene.

Per le opposizioni non se ne sentirà la mancanza, è stato uno dei peggiori Ministri che l’Italia abbia avuto.

Sotto l’albero cosentino di Corso Mazzini Babbo Natale ha portato un pacco ben confezionato che quando i cosentini lo hanno aperto ha fatto un bel botto.

Non se lo aspettavano, ma molti se lo auguravano.

Il pacco l’ha portato Babbo Natale ma a spedirlo è stato il Presidente Berlusconi in persona.

Mittente i fratelli Occhiuto, uno Deputato al Parlamento, l’altro sindaco di Cosenza e candidato alla carica di Governatore della Calabria. Carissimi, così esordisce il Cavaliere nella letterina allegata, in un momento così delicato e decisivo per il futuro della Calabria, con importanti ripercussioni anche a livello nazionale, sento il dovere di fare appello alla Vostra passione civile, all’amore disinteressato per la vostra terra che avete tante volte dimostrato, alla coerenza di un percorso politico che non può essere messa in discussione.

Su suggerimenti di tanti amici coinvolti e dopo la sollecitazione di Berlusconi, una persona a lui molto cara che ha sempre stimato e ammirato, Mario Occhiuto ha deciso di non correre più per la Presidenza della Regione Calabria.

Ite, Missa est.

Andate, la Messa è finita.

Con queste parole il Sacerdote alla fine della Santa Messa si congeda dai fedeli e dai partecipanti al sacro rito.

La mia corsa è finita, così anche il Sig. Sindaco di Cosenza si congeda dai suoi fedeli amici e simpatizzanti, da quelli che in questi ultimi anni, nella buona e nella cattiva sorte, gli sono stati accanto e gli hanno voluto davvero bene.

Hai perso, è vero, Sig. Sindaco, perché molti ti hanno tradito.

Oggi sei stato sonoramente sconfitto.

Non ti abbattere.

Ti rifarai, perché ne hai le capacità.

Raccogli le tue cose, aspetta con pazienza, siediti alla riva del fiume Crati e vedrai che prima o poi passeranno uno per uno i cadaveri dei tuoi acerrimi nemici, quei quaquaraqua che tu hai beneficiato e che ora sputano nel piatto dove hanno lautamente mangiato a vigna.

Pubblicato in Cosenza

L’organizzazione aveva costituito anche una ‘batteria di picchiatori’ composta da soggetti appositamente incaricati dell’esecuzione di attività estorsive per il recupero dei crediti maturati, mediante l’impiego della violenza

 

 

 

 

ROMA – I finanzieri del Comando provinciale di Roma stanno eseguendo – nel Lazio, in Calabria e in Sicilia – un’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, nei confronti di 51 persone (50 finite in carcere e una assegnata ai domiciliari), accusate di appartenere ad un’organizzazione criminale specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti, in grado di rifornire gran parte delle “piazze di spaccio” dei quartieri della Capitale.

L’organizzazione, secondo gli investigatori, aveva costituito “una ‘batteria di picchiatori’ composta da soggetti appositamente incaricati dell’esecuzione di attività estorsive per il recupero dei crediti maturati, mediante l’impiego della violenza”.

All’operazione, denominata “Grande Raccordo Criminale”, partecipano circa 400 militari, con il supporto di elicotteri e unità cinofile.

Seguono aggiornamenti

Pubblicato in Italia

Luca Sacchi era insieme alla sua fidanzata Anastasia.

Stavano passeggiando nei pressi del Parco della Caffarella quando, alle 23 di mercoledì 23 ottobre in via Franco Bartoloni, all'incrocio con via Teodoro Mommsen, sono stati aggrediti alle spalle da due uomini.

Un malvivente ha colpito alla nuca Anastasia rubandole lo zaino che conteneva i pochi effetti personali.

Luca Sacchi, per difendere la sua compagna, ha però reagito.

Ne sarebbe nato un diverbio e una colluttazione .

Luca voleva soltanto difendere la fidanzata da una rapina.

Poi uno dei due rapinatori ha sparato colpo di pistola che lo ha raggiunto alla testa ferendolo gravemente.

I due si sarebbero allontanati lasciando Sacchi a terra tra le urla della sua compagna.

Nonostante i tentativi dei medici dell'ospedale San Giovanni Luca Sacchi, 24 anni di Roma, è

Quindi la corsa in ospedale e il disperato tentativo dei medici di salvare la vita al 24enne.

Oggi 24 ottobre alle ore 13 la drammatica notizia: Luca non ce l'ha fatta, è morto.

Il bossolo del proiettile sparato è stato invece recuperato dai militari e sarà ora sottoposto a esami balistici per verificare se sia stato esploso da una pistola utilizzata per commettere altri reati.

Quattro telecamere di sorveglianza hanno visto tutto.

Le immagini di videosorveglianza sono state sequestrate questa mattina dagli investigatori che le stanno passando al setaccio per trovare indizi utili e risalire così ai due fuggitivi mentre la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio volontario.  

Pubblicato in Italia

Più che una inchiesta – carte alla mano – la vicenda assume i contorni di una caccia alle streghe. Uno scontro interno tra poteri e una montagna di soldi in mezzo da gestire. Il caos in Vaticano è cominciato il 2 luglio con una denuncia presentata ai magistrati dal direttore generale dello Ior, Gian Franco Mammì.

Prima di arrivare a depositare un atto formale tanto grave, Mammì aveva fatto un passaggio previo da Papa Francesco – con il quale ha un rapporto antico e molto stretto - per farsi dare il via libera e informarlo che la Segreteria di Stato gli aveva sollecitato un finanziamento di 150 milioni di euro per estinguere un oneroso mutuo che gravava su un immobile di pregio a Londra, all’incrocio tra Draycott Avenue e Ixworth Place. Mammì era imbestialito.

(Ndr Ma il Papa non era intervenuto decisivamente)

LA LETTERA

Il mese precedente, il 4 giugno, il Sostituto della Segreteria di Stato, il venezuelano Pena Parra mandava un funzionario (uno dei cinque inquisiti) a consegnare allo Ior una lettera con la richiesta di poter disporre, urgentemente, di 150 milioni di euro. Per «non bene precisate ragioni istituzionali» annotano i magistrati. La richiesta di finanziamento passa all’esame - come è prassi - ma Mammì si impunta e non la concede. Non ne ravvisa «la compatibilità con le specifiche finalità statutarie dell’istituto».

A quel punto la questione si blocca e così monsignor Pena Parra, la settimana successiva, torna all’attacco per sollecitare una risposta chiedendo «una anticipazione di liquidità per ragioni istituzionali della Santa Sede». Quali sono queste ragioni? Dalle carte dei magistrati viene spiegato che i soldi servono per estinguere un mutuo già contratto presso un’altra banca che grava su un immobile londinese di proprietà della Segreteria di Stato.

ELEMENTI OSCURI

A detta dei magistrati (e dello Ior) si tratta di una richiesta «che evidenzia alcuni elementi di opacità, tenuto conto che non specifica il beneficiario di tali somme». Tuttavia nella lettera che Pena Parra invia allo Ior riferisce a Mammì per filo e per segno che quei soldi sono necessari alla cancellazione delle ipoteche che gravano sull’immobile. Ipoteche contratte da una società di proprietà della Segreteria di Stato che a sua volta detiene la proprietà di un bene posto a garanzia. Tutte le operazioni in esame fanno riferimento ad un arco temporale di circa 12 mesi.

Nel frattempo anche l’Ufficio di Revisione Generale – un organismo che ha l’obbligo di audit di tutte le realtà amministrative della curia – procedeva a fare le pulci alle operazioni in corso. Così l’8 agosto manda un documento ai magistrati vaticani per segnalare che la maggior parte delle attività finanziarie della Segreteria di Stato risultano depositate presso il Credit Suisse, nelle filiali svizzere e italiane, dove è versato quasi l’80 per cento del portafoglio gestito. Una montagna di denaro. La vera origine dello scontro pare sia proprio qui.

La smoking gun. Il fatto è che i soldi della Segreteria di Stato non sono affatto depositati allo Ior ma su un altro istituto di credito. Il Revisore Generale parla così di conflitti di interessi, visto che si tratta delle donazioni ricevute dal Papa per le opere di carità, per il sostentamento della curia, in pratica l’Obolo di San Pietro. I magistrati annotano che si tratta di importanti cifre «impiegate in fondi che, a loro volta investono in titoli di cui il cliente non viene messo a conoscenza nonché in fondi allocati in paesi offshore come Guernsey e Jersey, ad alto rischio speculativo e di dubbia eticità». 

CONTORNI SPECULATIVI

Il mancato controllo diretto da parte dello Ior sul denaro depositato al Credit Suisse, secondo il Revisore Generale farebbe emergere i contorni «chiaramente speculativi delle operazioni, con il rischio di fare esporre l’intero Stato a rischi patrimoniali e reputazionali». Per farla breve: i soldi investiti altrove «potrebbero essere usati per finalità incompatibili a quelle che li hanno generati» e di conseguenza l’Obolo di San Pietro potrebbe essere messo in pericolo, mentre se fosse gestito dallo Ior i rischi si azzererebbero. 

I magistrati dalle intercettazioni telefoniche e dalle indagini ricostruiscono il filo delle attività finanziarie della Segreteria di Stato e concludono che le «attività di acquisizioni di immobili ai fini di investimento» sono riservate solo all’Apsa, che la Segreteria di Stato non ha informato il Consiglio dell’Economia, che il mutuo richiesto non risponde alle finalità religiose, che ci sono stati passaggi finanziari non chiari.

ABUSO DI AUTORITÀ

«Tali elementi consentono di evidenziare come nella gestione possano essere ravvisati gli estremi del reato di abuso di autorità» per i cinque funzionari della Segreteria di Stato che sono finiti sotto indagine e sospesi dal lavoro in via cautelativa. Ora l’autorità giudiziaria dovrà appurare se effettivamente gestivano in autonomia le operazioni oppure no. In attesa della prossima puntata di questo scontro inedito tra poteri.

IlMessaggero Sabato 5 Ottobre 2019 di Franca Giansoldati

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Si è formalmente dimesso oggi 1 ottobre 20189 il Cda di Ama.

Ad appena tre mesi dall’insediamento, la presidente Luisa Melara, l’ad Paolo Longoni e il consigliere Massimo Ranieri hanno comunicato il loro addio ai dirigenti della municipalizzata dei rifiuti , durante una riunione convocata verso ora di pranzo nella sede di Calderon de la Barca.

 

 

 

"Il Consiglio di Amministrazione di Ama Spa, nelle persone della Presidente, Luisa Melara, dell'Amministratore Delegato, Paolo Longoni e del Consigliere, Massimo Ranieri, ha rassegnato oggi le proprie dimissioni", si legge nella stringata comunicazione ufficiale inviata alle 15,30 dalla società.

Mentre nella lunga lettera alla sindaca Raggi con cui hanno rimesso l'incarico, i componenti del Cda spiegano che è venuta meno la "necessaria fiducia" nel Campidoglio.

"Le comunichiamo, nostro malgrado, che da parte nostra - si legge nella lettera - è venuta meno la necessaria fiducia nel socio unico di Ama Spa e pertanto con la presente dichiariamo di rassegnare le dimissioni con decorrenza dalle 18 di oggi primo ottobre da componenti del consiglio d'amministrazione di Ama".

La decisione di dimettersi sarebbe maturata dopo le ultime tensioni con il Campidoglio sul bilancio 2017 di Ama, già all’origine delle dimissioni dell’assessore capitolina Pinuccia Montanari e della revoca del Cda di Lorenzo Bagnacani.

Melara, Longoni e Ranieri avrebbero cercato fino all’ultimo una apertura da parte dell’azionista ma anche l’ultima richiesta di un incontro con la sindaca di Roma Virginia Raggi non avrebbe avuto alcuna risposta.

''Se Raggi dice di essere stata lasciata sola, allora noi siamo stati abbandonati.

Sono deluso e arrabbiato, se il piano per Ama era un altro ce lo potevano dire subito.

Il problema dei rifiuti non si gestisce con l'ideologia ma servono azioni concrete''.

Dice all'Adnkronos il consigliere del Cda Ama Massimo Ranieri.

''Anche oggi abbiamo continuato a lavorare, ho appena visto un dirigente Hera per la gestione dei flussi.

Vanno avanti anche le procedure per l'apertura dei due compostaggi.

Noi abbiamo provato a lavorare: oggi avrei dovuto vedere in V Municipio i cittadini perché con il presidente Giovanni Boccuzzi ci eravamo impegnati a far partire il porta a porta da Natale, ma purtroppo è andata così.

Tutto questo avviene sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori di Ama''.

Comunque assicura l'ad dimissionario Paolo Longoni,''in questo momento stiamo predisponendo tutti quegli atti per far sì che Ama non si blocchi. Siamo responsabili''.

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