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auto in fiammeIeri sera mi stavo recando presso la Farmacia di Piazza Bilotti in Cosenza quando improvvisamente un grosso boato mi ha fatto sussultare . Ho pensato, hanno messo una bomba in qualche negozio. Mi sono girato e una grossa palla di fuoco stava divorando una macchina parcheggiata in via Rodotà. La gente presente fu presa dal panico perché le fiamme arrivavano fino al primo piano di uno dei palazzi presenti nella zona. Alcuni urlavano, cercavano di mettersi in salvo e chiedevano aiuto. Anche io ho avuto molta paura perché oltre alle fiamme alte che hanno divorato l’auto in poco tempo sono seguite altre forti esplosioni. Erano evidentemente i vetri e i pneumatici che scoppiavano. In un primo tempo ho pensato che qualcuno avesse messo delle bombe nelle vicinanze dei negozi. Tremante mi sono rifugiato nella farmacia ed anche io mi sono messo ad urlare: Aiuto, aiuto, chiamate i vigili. Un fumo acre e intenso aveva nel frattempo invaso tutta la zona. Quando finalmente sono arrivati i Vigili il fuoco aveva completamente distrutto l’autovettura. Grazie a Dio non ci sono stati feriti ed ulteriori danni alle cose e alle persone. Meno male, perché in un locale adiacente al rogo c’erano tanti bambini che stavano festeggiando un compleanno. Qualcuno è intervenuto prontamente e i bambini sono stati fatti uscire dal locale e portati al sicuro. Le Forze dell’Ordine ora indagano. L’auto ha preso fuoco perché il motore si era riscaldato o è stata una bomba che ha provocato l’incendio?

Pubblicato in Cosenza

Salvatore Procopio, di 60 anni, agronomo avrebbe chiesto 20 mila euro per conto di Antonella Caruso, di 53 anni, funzionaria di “Calabria Verde” l’ente in house della Regione Calabria che gestisce il settore della forestazione, all’imprenditore boschivo di 35 anni, Antonio Spadafora, per il rilascio di un’autorizzazione boschiva.

E stamattina i due sono stati arrestati e posti ai domiciliari

Il generale Aloisio Mariggiò, Commissario di ‘Calabria verde’, facendo riferimento ad Antonella Caruso,ha dichiarato “i rapporti con la Caruso erano chiusi da mesi”.

“Come Direzione di Calabria Verde – ha aggiunto Mariggiò – i rapporti con la Caruso si erano interrotti sin dal momento del suo coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Castrovillari sulle false perizie per il disboscamento.

Il nostro auspicio, a questo punto, é che le inchieste avviate si concludano consentendo di fare piena luce al più presto su quanto é accaduto, ponendo le basi per l’attuazione del nuovo corso nell’attività di ‘Calabria verde’ per il quale ci stiamo impegnando insieme alla Presidenza della Regione Calabria all’insegna della trasparenza e della legalità”.

Pubblicato in Cosenza

Un medico Veneto chiede 2000 euro per far saltare la lista d’attesa in ospedale.

A chiedere tangenti per ottenere un servizio immediato.

Due gli episodi mostrati dalla trasmissione Petrolio, andata in onda su Rai Uno.

In un caso sei mesi di attesa per una consulenza per la procreazione assistita si trasformano in un giorno solo, purchè la visita avvenga nello studio privato del medico, dietro pagamento di 180 euro, ridotti a 140 senza ricevuta.

Nel secondo caso, un primario chiede 2mila euro alla donna per farle saltare le liste d’attesa e garantirle – in ospedale e quindi in una struttura pubblica – un intervento per la chiusura delle tube, da effettuare tra Natale e Capodanno.

La registrazione è stata fatta vedere al presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha commentato: “Questa è concussione, è un caso classico di concussione. Mi auguro che la Procura competente chieda il filmato e proceda”.

Zaia è andato su tutte le furie e, prima ancora di aver visto la trasmissione, ha affidato la sua indignazione a un comunicato.

“Queste due notizie gettano non soltanto pessima luce sull’immagine di un servizio sanitario, come quello veneto, in cui efficienza e rigore ho sempre preteso siano norma e prassi, ma integrano anche un danno patrimoniale”.

Ha annunciato che la Regione “ di cui devo tutelare in ogni sede l’interesse” presenterà “alla magistratura un esposto-denuncia sui fatti, documento che verrà poi integrato con quanto emergerà ulteriormente dalla trasmissione televisiva, il cui contenuto mi auguro venga al più presto consegnato alla competente giurisdizione.

È assolutamente inaccettabile che una o due mele marce vanifichino l’ottimo e faticoso impegno quotidiano di decine di migliaia di operatori che consente al sistema sanitario veneto di essere ai primi posti in tutte le classifiche.

Per questo, quando qualcuno sbaglia, deve essere identificato e punito”.

Silenzio da parte della ministra Lorenzin.

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Striscia la notizia su canale 5 ha trasmesso un servizio su “L’albergo Linate” da parte dell’inviato Max Laudadio.

All’interno dell’aeroporto un uomo e tre donne dell’est europeo, probabilmente di etnia rom, affittavano posti letto per terra a 10 euro ai clochard che in queste notti molto fredde cercano un riparo nello scalo milanese.

Questa triste e sconfortante vicenda è stata fatta conoscere al popolo di Striscia da due complici che si sono finti senza fissa dimora e che cercavano di passare la notte dentro l’aeroporto.

Dio mio come siamo ridotti! Che squallida vicenda!

Addirittura si chiede il pizzo, e siamo a Milano non in Calabria, ai clochard che dormono per terra sui cartoni.

C’è gente che lucra finanche sui poveri clochard che non hanno nulla, neppure un tetto o un letto morbido su cui dormire, al riparo dalla pioggia e dal freddo.

Questi balordi venuti in Italia forse clandestinamente non solo chiedevano 10 euro a notte e fino alle 6 di mattina, vendevano finanche le coperte a 20 euro.

Chi si rifiutava di pagare veniva allontanato con le buone o con le cattive.

Dovevano pagare, però, fuori dall’aeroporto per non essere visti. Gente cattiva ed anche molto scaltra.

Una vera e propria organizzazione criminale che si arricchiva sulla pelle della povera gente che cercava riparo e per giunta per terra su dei cartoni.

Addirittura, dopo aver incassato il pizzo, la donna indicava il posto dove poter dormire.

Teneva finanche la contabilità su di una agendina tascabile. Segnava il nome e cognome del clochard, il numero e il posto.

Quando si è avvicinato l’inviato di Striscia i quattro componenti la banda non solo hanno negato ma hanno cercato di scappare.

La donna con l’agendina in mano si è rifugiata in un locale interdetto agli estranei, che poi è stata fatta allontanare dal personale dell’aeroporto.

Si è scagliata contro l’inviato di Striscia, non solo negando tutto ma prendendolo pure a male parole.

Ha cercato di afferrare il microfono profferendo nei confronti dell’inviato parole che mi hanno lasciato basito:- Italiani sono delle merde. Va via, mi stai rompendo i c…-

Questo ho dovuto ascoltare ieri sera mentre ero seduto tranquillo a casa mia a guardare la televisione.

Non ho più la forza di continuare, le mie dita non riescono a battere i tasti del computer, la testa mi gira, mi sento impotente di fronte a questa squallida vicenda.

Io italiano come voi che con pazienza mi state leggendo rompo il c… a questi zingari balordi che tranquillamente delinquono nella mia Patria.

Abbiamo davvero toccato il fondo, amici di Tirreno News.

NdR. Ma nell’aeroporto c’è la Polizia? Ed adesso che Striscia ha reso pubblica una ennesima vergogna cosa faranno i responsabili dell’aeroporto e le forze dell’ordine?

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L'operazione è stata chiamata 'Dama nera', con espresso riferimento ad una funzionaria dell’Anas che guidava il gruppo.

A condurre le indagini le Fiamme Gialle del Nucleo di polizia tributaria di Roma, coordinate dalla procura della capitale guidata da Procuratore Pignatone.

Circa trecento i finanzieri sono stati impegnati nell'esecuzione delle 100 perquisizioni grazie alle quali sono stati sequestrati 200.000 euro ed alle 10 ordinanze di custodia in carcere eseguite a carico di Oreste De Grossi (capo del servizio incarichi tecnici della condirezione generale tecnica), di Sergio Serafino Lagrotteria (dirigente area progettazione e nuove costruzioni) , di Giovanni Parlato e Antonino Ferrante funzionari dell’Anas ed ovviamente della dama nera Antonella Accroglianò.

Il dirigente dell'Anas Antonella Accroglianò,è considerata dagli investigatori al vertice dell'organizzazione all'interno dell'Anas.

La Acrroglianò aveva chiesto ed ottenuto anche la candidatura del fratello Galdino in Calabria nelle liste dell’UDC .

Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti l'ex sottosegretario al ministero delle Infrastrutture Meduri, l'avvocato catanzarese Eugenio Battaglia, e tre imprenditori, Concetto Logiudice Bosco, Francesco Domenico Costanzo e Giuliano Vidoni.

L'ex sottosegretario Luigi Meduri era «un oscuro faccendiere» e interfaccia politica della 'Dama nera'.

Meduri sarebbe andato a bussare persino alla porta del governatore della Calabria Mario Oliverio per un incarico a Galdino Accroglianò.

Si legge su Ilcorrieredellacalabria: “A occuparsene è l'ex sottosegretario, che verrà ascoltato dagli investigatori della Guardia di finanza mentre invita il fratello della donna a scegliere dalla lista pubblicata sul Burc (Bollettino ufficiale della Regione Calabria) l'incarico che più gli aggrada, perché «della questione – appuntano gli investigatori - (Meduri, ndr) affermava di aver già parlato con tale Mario che potrebbe identificarsi, con ragionevole certezza, in Mario Oliverio, governatore della Regione Calabria».

Un'ipotesi che sarebbe confermata – sottolineano inquirenti e investigatori – da una telefonata intercettata qualche settimana dopo, quando Meduri chiama la Accroglianò per chiederle un appuntamento urgente, perché «mercoledì – dice Meduri – ci dobbiamo vedere che viene Mario». Non è dato sapere – allo stato, se e in che misura la richiesta avanzata a "Mario" abbia avuto corso”

Roma. Il Pd sospende l'ex sottosegretario

La Commissione nazionale di garanzia del Partito democratico, a seguito dei provvedimenti disposti dalla magistratura nei confronti di Luigi Meduri e applicando le norme previste dal proprio Regolamento, ha deciso di sospenderlo dall'albo degli iscritti e degli elettori e dagli organismi di cui fa parte con provvedimento immediatamente esecutivo .TT: Tempestivo ma tardivo

Pignatone

Il procuratore Capo della Procura della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, parla dell'inchiesta relativa agli appalti Anas e dice:

«Se dovessi dire la sensazione che mi ha dato la lettura di queste carte è proprio la quotidianità della corruzione vista come una cosa normale. Una situazione deprimente»..

«Mi pare giusto sottolineare l'estraneità del nuovo presidente dell'Anas, che si è insediato da poco, a queste vicende. Il nuovo presidente dell'Anas non ha nulla a che vedere ed è ovviamente una parte offesa dal punto di vista giuridico».

Il presidente dell'Anas Gianni Vittorio Armani dopo gli arresti di questa mattina.

«Confido nell'aiuto delle procure, spero che l'azione di pulizia avvenga prima possibile, prima fanno e meglio è per me e per l'Anas. Credo che in Anas gran parte dell'azienda sia onesta e penso che possa uscire dal tunnel ; pensavo che i problemi principali fossero organizzativi ma invece vanno risolti prima i problemi corruttivi, questa è la priorità sennò non c'è piano industriale che tenga. Attiveremo, come già a Firenze, la stessa procedura per le persone coinvolte: sospensione, contestazione e licenziamento».

TTL: Tremeranno i Tangentisti ed i Ladri?

Pubblicato in Calabria

Dalle prime ore della mattina oltre 40 agenti della Polizia di Stato stanno eseguendo arresti e numerose perquisizioni nella provincia aquilana. La nuova inchiesta sul post terremoto, denominata «Do ut Des» o «Eagle Affair», fa riferimento a tangenti che coinvolgono il Comune dell’Aquila su appalti legati alla ricostruzione post-terremoto del 6 aprile 2009. Tra i coinvolti l’attuale vice sindaco pd Roberto Riga (indagato), che in mattinata ha annunciato le proprie dimissioni: «In questo momento mi tiro da parte da ruolo vicesindaco e di assessore per dimostrare che il bene generale della città conta molto» ha detto Riga in una conferenza stampa. «La città dell’Aquila non si può permettere di avere freni - ha sottolineato -. Altri magari non l’hanno fatto ma io lo faccio»,.

LE PERQUISIZIONI - Le perquisizioni riguardano ditte, abitazioni e lo stesso Comune di L’Aquila nei confronti di attuali ed ex assessori e funzionari pubblici aquilani ritenuti responsabili, a diverso titolo insieme a imprenditori, tecnici e faccendieri, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita su appalti legati alla ricostruzione post-terremoto del 6 aprile 2009.

«CASE» REGALATE - Tangenti per 500.000 euro, elargite a funzionari pubblici, sarebbero state la contropartita per l’aggiudicazione di alcuni appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009, tra cui Palazzo Carli, sede dell’Università di L’Aquila. Dalle indagini è emersa anche l’appropriazione indebita della somma di 1.268.714 euro, da parte di alcuni indagati, relativa al pagamento di taluni lavori. I fatti di reato commessi a L’Aquila, si riferiscono al periodo che va da settembre 2009 a luglio 2011. Secondo fondi investigative, uno dei funzionari coinvolti si sarebbe fatto regalare da alcune ditte impegnate nei lavori edili di ricostruzione, moduli abitativi provvisori (Map) che sarebbero poi stati rivenduti. Le perquisizioni si sono concentrate in studi professionali ma soprattutto al Comune dell’Aquila in cui sono custoditi i progetti e i finanziamenti del post-terremoto.

I COINVOLTI - Tra le otto persone coinvolte, spicca dunque il nome di Roberto Riga, all’epoca dei fatti assessore all’Urbanistica. Personaggi di spicco anche due dei quattro arrestati ai domiciliari. Si tratta di Pierluigi Tancredi, 60 anni, attuale dirigente dell’Asl numero 1, più volte assessore della giunta di centrodestra negli anni Duemila, all’epoca dei fatti consigliere comunale delegato per il recupero e la salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città; e Vladimiro Placidi, 57, assessore comunale alla Ricostruzione dei beni culturali dopo il terremoto nel primo mandato del sindaco, Massimo Cialente, nonché direttore del Consorzio dei beni culturali della Provincia dell’Aquila. Ai domiciliari anche Daniela Sibilla, 38, dipendente collaboratrice del Consorzio beni culturali e già collaboratrice di Tancredi durante i suoi mandati di assessore, e Pasqualino Macera, 56, all’epoca funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno Spa. Oltre a Riga, gli altri denunciati sono Mario Di Gregorio, 45, direttore del settore Ricostruzione pubblica e patrimonio del Comune dell’Aquila, all’epoca dei fatti funzionario responsabile dell’ufficio Ricostruzione; Fabrizio Menestò, 65, ingegnere di Perugia, all’epoca direttore e progettista dei lavori per le opere provvisionali di messa in sicurezza di palazzo Carli, sede del rettorato dell’Università dell’Aquila; Daniele Lago, 40, imprenditore di Bassano del Grappa, Ad della Steda Spa, aggiudicataria di alcuni appalti. Sono 13 le perquisizioni, svolte presso alcune ditte, abitazioni private e dentro gli uffici del Comune dell’Aquila.

COSÌ SONO PARTITE LE INDAGINI - Le indagini, fa sapere la polizia, sono partite dalle indebite condotte di un imprenditore veneto (amministratore di una società per azioni) che, comunque, intendeva procacciare lavori sulla ricostruzione per l’azienda, e che ha trovato la disponibilità corruttiva in alcuni amministratori pubblici aquilani e nei loro sodali, pronti a ricevere tangenti, approfittando della situazione emergenziale

IL SINDACO: «MI SENTO TRADITO» -«Mi sento profondamente tradito». Così il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha commentato ai microfoni di Rai News 24 l’inchiesta sulle tangenti sulla ricostruzione. «Chiedo alla magistratura - ha aggiunto - di andare fino in fondo. Qualsiasi ombra non solo sulla ricostruzione ma anche sulle prime messe in sicurezza getta un’ombra enorme su una città già martoriata».

Da http://www.corriere.it/cronache/14_gennaio_08/aquila-tangenti-ricostruzione-quattro-arresti-perquisizioni-de4f1630-782e-11e3-8d51-efa365f924c5.shtml

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ROMA Un sistema corruttivo sistematico, anche se di importi contenuti. È un malcostume circoscritto quello scoperto dalla Procura di Roma. Ma che rischia di travolgere Equitalia se, ipotizzano gli inquirenti, l'esito delle 29 perquisizioni eseguite a Roma, Latina, Genova, Napoli e Venezia, oltre alle acquisizioni di documenti anche all'Inps, dovesse far emergere un meccanismo diffuso. Nel mirino del procuratore aggiunto Nello Rossi, dei sostituti Francesca Loy e Francesco Ciardi e degli uomini del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ci sono i vantaggi finanziari riservati, in cambio di mazzette, a imprenditori e professionisti per l'accoglimento delle loro istanze di rateizzazione di cartelle esattoriali, in assenza dei requisiti. Al vaglio ci sono anche le interferenze nelle procedure di versamento dei contributi previdenziali, con alterazione della correttezza dei dati relativi ai pagamenti, e rinuncia, o dilazione, delle procedure di esecuzione immobiliare. Equitalia annuncia la collaborazione più ampia con gli inquirenti, e si dice pronta a fornire ogni elemento utile all'inchiesta. Per ora gli indagati sono cinque: Roberto Damassa, ex dirigente della società di riscossione, Salvatore Fedele, attuale dipendente, Romolo Gregori, legale rappresentante della società Gresa, Domenico Ballo, commercialista, e Alberto Marozzi, intermediario. L'inchiesta ha preso le mosse dall'inchiesta su una presunta maxifrode che, nell'aprile, scorso ha coinvolto la famiglia di albergatori romani Roscioli. Gli accertamenti della procura coinvolgono altri 13 tra imprenditori, professionisti e dirigenti delle agenzie di riscossione tributi, tutti destinatari di perquisizioni, ma non iscritti nel registro degli indagati. Tra questi anche l'ex direttore regionale Equitalia del Lazio e attuale Direttore Regionale Liguria Francesco Pasquini: non è indagato, ma i finanzieri hanno bussato a Genova al suo ufficio. MILLE EURO DI ACCONTO. Le mazzette erano di importo modesto: mille euro come acconto sulla tangente per beneficiare della rateizzazione di un debito. Nel decreto di perquisizione, in particolare, è sottolineato il ruolo di Roberto Damassa, ex dirigente Equitalia, il quale avrebbe operato in almeno tre occasioni. Nei primi due casi, a ottenere la rateizzazione del pagamento sarebbero stati Marzia Pelone e la società Geress. Nel terzo caso accertato dagli inquirenti a beneficiare della rateizzazione sarebbe stato l'imprenditore Romolo Gregori, grazie a una manovra pianificata da Damassa e Marozzi «finalizzata alla manomissione dei dati informatici contenuti negli archivi dell'Inps con il duplice scopo di consentire alla Gresa srl (riconducibile a Gregori) l'accesso alla rateizzazione dei debiti contributivi e la visibilità dei relativi versamenti anche in assenza di un effettivo rimborso da parte dell'azienda debitrice». Salvatore Fedele, dipendente Equitalia, è accusato di aver agevolato la società Gruppo Servizi Ambienti Metropolitani srl, amministrata da Annamaria Rizzo, suggerendo la falsificazione dei dati contabili aziendali al fine di usufruire delle dilazioni di pagamento delle cartelle esattoriali

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Quante volte siamo rimasti “sorpresi” di fronte ad una sentenza del TAR che affermava una giustizia che noi “sapevamo” non giusta. Ora comprendiamo il perché!!!

ROMA - «Un cappuccino anche per il giudice». Sono state intercettazioni come questa a incastrare il gruppo che al Tar del Lazio decideva chi dovesse vincere i ricorsi a suon di tangenti. In carcere sono finiti Franco De Bernardi, magistrato della seconda sezione quater, l'avvocato Matilde De Paola e Giorgio Cerruti, considerato uno degli intermediari delle tangenti. Gli altri due, Marco Pinti e Francesco De Sanctis, sono ai domiciliari insieme all'ex presidente della Popolare di Spoleto, Giovannino Antonini, e al legale rappresentante dell'impresa di costruzioni ICS Grandi Lavori, Francesco Clemente. Tra gli indagati ci sono l'ammiraglio di squadra Marcantonio Trevisani e il suo collega Luciano Callini, ai vertici dello stato maggiore della Difesa.

I RICORSI TRUCCATI - Sono decine le vertenze pilotate contestate dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e dal pm Stefano Pesci. E vanno da 10 a 50 mila euro le tangenti ricostruite attraverso le conversazioni intercettate per un anno dai carabinieri del Noe, al comando del capitano Pietro Rajola Pescarini. Secondo chi indaga, gli intermediari (Cerruti, Pinti e De Sanctis) conducevano dal giudice i ricorrenti pronti a ottenere una sentenza favorevole a ogni costo e questi li invitata a rivolgersi all'avvocato, che «sapeva come fare». Con questo sistema l'ex presidente della Popolare di Spoleto, dopo aver incontrato il giudice a cena in un ristorante dei Parioli (su invito di Cerruti), ha vinto il ricorso contro il ministero dell'Economia che aveva commissariato la banca per un buco di diversi milioni di euro. E la ICS Grandi Lavori ha sconfitto il Campidoglio che aveva assegnato a un'altra impresa l'appalto da 25 milioni di euro per la costruzione del ponte della Scafa.

LA SECONDA VOLTA - L'inchiesta, durata un anno, è partita dagli atti trasmessi dalla procura di Napoli, che ha raccolto i primi indizi indagando su una storia di camorra. Il giudice e l'avvocato sono stati arrestati per corruzione in atti giudiziari, gli altri per corruzione. De Bernardi era già finito in carcere a maggio scorso a Palermo nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di lingotti d'oro (ma dopo tre giorni l'ordinanza era stata annullata), mentre Cerruti è noto alle cronache oiché nel '93 la sua Compagnia generale finanziaria fallì lasciando un buco di 100 miliardi di lire. Legato alla massoneria e a Flavio Carboni, gli inquirenti erano arrivati a Cerruti seguendo i soldi di Licio Gelli.

GLI AMMIRAGLI - Una mazzetta sotto forma di consulenza della compagna albanese del giudice (Mandija Evis) a favore dello studio legale De Paola: per questo, stando all'ordinanza del gip Maria Paola Tomaselli, è indagato l’ammiraglio Trevisani, da cinque anni presidente del Centro alti studi per la difesa, la principale scuola di formazione degli ufficiali italiani. Quanto a Callini, nei mesi scorsi consulente del caso dei due marò indagati in India per omicidio, è De Bernardi ad accusarlo: in un'intercettazione con l’avvocato De Paola infatti il magistrato sostiene di aver fatto «una sentenza ad hoc». Diecimila euro il prezzo della corruzione.( da Il Corriere della Sera Roma)

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