BANNER-ALTO2
A+ A A-

Il Presidente della Regione, Mario Oliverio, si è recato oggi pomeriggio, anzi pochi minuti fa, a votare nel seggio di San Giovanni in Fiore, suo comune di residenza.

 

Appena fuori dal seggio ha dichiarato ad alcuni giornalisti “Naturalmente ho votato Sì per dire no alle trivelle e per la salvaguardia del nostro mare, come avevo ampiamente annunciato nei giorni scorsi coerentemente con le posizioni espresse in Consiglio regionale e nel rispetto del voto unanime espresso dallo stesso Consiglio che ha deciso di promuovere il referendum anche su mia proposta”.

 

Peccato che non basti il suo strombazzato voto per salvare il mare e farlo diventare, come lui ebbe a proclamare, un “mare da bere”

Oggi, infatti, la procura di Paola ha scoperto che una ditta di autospurgo di Praia a mare avrebbe fatto sparire nel nulla 171mila litri di liquami fognari.

Si tratta di fanghi provenienti dalle fosse settiche di strutture private e pubbliche nell'area dell'Alto Tirreno.

Nell'elenco compaiono i comuni di Praia a Mare, Tortora, San Nicola Arcella, Maratea e Torraca in provincia di Salerno.

 

Gli investigatori verificando i formulari compilati per prelevare il materiale altamente pericoloso per l'ambiente dai pozzi neri di questi comuni si sarebbero accorti che questi erano stati contraffatti.

E non basta

A Paola il Gup del Tribunale De Gregorio ha rinviato a giudizio Marcelo Forte, procuratore speciale della Lao Pools srl, nel periodo tra il 23 novembre 2012 ed il 15 maggio 2014, e Nicoletta Corrado nella sua qualità di Amministratore unico e rappresentante legale dal 22 luglio 2012 al 22 novembre 2012.

Marcelo Forte e Nicoletta Corrado, dovranno rispondere del reato di frode in pubbliche forniture perchè, nel periodo dal 23 novembre 2012 al 15 maggio 2014, avrebbero omesso la gestione ordinaria dell'impianto di depurazione, facendo sfuggire dei reflui mescolati a fanghi da depurazione nel vecchio canale di scarico dell'impianto comunale e poi sulla spiaggia; inoltre avrebbero omesso di smaltire i fanghi derivanti dal ciclo depurativo, nello stesso periodo.

 

Non solo ma nei giorni scorsi avemmo modo di leggere chele fogne che il comune di Cetraro getta a mare percorrendo 60 km di mare arrivano finale spiagge di Amantea.

Noi non ci crediamo, ma nessuno ha sentito questa notizia.

Non è con i voti di Oliverio quindi che il mare diventa pulito.

Ci vogliono meno pagliette e più fatti.

Pubblicato in Politica

Ecco i votanti alle ore 12.00

I risultati dei votanti sono partecipati alle ore 12.00, alle ore 19.00, alle ore 23.00.

 

Alle ore 12.00 dal sito del ministero rileviamo che la percentuale è pari all’8,35 %

 

Questi i voti per regione

BASILICATA 11,44%

PUGLIA 10,86%

VENETO 10,28%

EMILIA-ROMAGNA 9,90%

VALLE D'AOSTA 9,86%

LIGURIA 9,69%

FRIULI-VENEZIA GIULIA 9,65%

SARDEGNA 8,96%

PIEMONTE 8,78% 

LOMBARDIA 8,30%

ABRUZZO 8,28%

MARCHE 8,09%

LAZIO 8,13%

TOSCANA 7,97%

MOLISE 7,59%

TRENTINO-ALTO ADIGE 6,72%

UMBRIA 6,72%

SICILIA 6,36%

CAMPANIA 6,22% 

CALABRIA 5,74%

Mancano pochi giorni al referendum ed il PD prende posizioni.

Distinte e distanti

 

Per esempio il Deputato del Pd e Segretario Regionale del Pd Calabria, Ernesto Magorno, si è espresso sul referendum di domenica 17 aprile con questo tweet : #Referendum17aprile Sostengo la posizione di @matteorenzi: non è un referendum sulle trivelle e astenersi è legittimo.

 

Oliverio invece sente odore di vittoria ed in una manifestazione pubblica grida: “Vinceremo,vinceremo” e fa sapere che “Domenica 17 andrò alle urne e voterò si”.

 

“Domenica prossima mi recherò alla urne e voterò sì, in coerenza con le posizioni espresse in Consiglio regionale e nel rispetto del voto unanime del Consiglio che ha deciso di promuovere il referendum anche su nostra proposta.

 

Sono convinto che il Consiglio regionale ha interpretato pienamente l’opinione dei calabresi che, domenica prossima, con la partecipazione al voto confermeranno questa convinzione”.

Del tipo “Chi mi ama mi segua”.

Del tipo da chiedergli “Dove e perché ?”

Pubblicato in Calabria

Domenica 17 aprile tutti i cittadini italiani maggiorenni sono chiamati al voto: non si tratta di un’ elezione, ma di un referendum.

 

Non dobbiamo elegge re qualcuno ma decidere qualcosa e dobbiamo farlo direttamente noi cittadini italiani.

Il quesito al quale siamo chiamati a dire SI o NO riguarda l’ambiente, il mare in particolare, e dunque direttamente la nostra vita e la tutela della nostra salute.

 

Il tema è l’estrazione di idrocarburi, petrolio e gas, nel mare e il Referendum ci consente di evitare che tali estrazioni continuino senza un termine fino ad esaurimento dei giacimenti, come stabilisce la norma che si vuole abrogare con il Referendum.

Se vogliamo che le estrazioni si fermino occorre votare SI e la nostra, quella del MoVimento 5 Stelle è un’adesione convinta alle ragioni del SI che cercheremo di raccontarvi domani sera alle ore 19: 30 in Piazza Commercio con Dalila Nesci, nostra portavoce alla Camera dei Deputati e Rosella Cerra del Coordinamento Nazionale No Triv.

 

Saremo in Piazza per la chiusura di rito della campagna referendaria: l’appuntamento consueto del venerdì prima del voto, appuntamento affollato nel caso delle campagne elettorali e quasi sempre deserto per i referendum.

Noi ci saremo e invitiamo tutti a partecipare per potere essere informati e per fare scelte consapevoli, per invitare ad andare a votare e votare si, e alimentare un dibattito aperto e pubblico.

 

E per potere esercitare il vostro diritto di voto, e di cittadinanza.

Questa volta non dobbiamo votare per nessuno, dobbiamo votare per noi stessi.

Che cosa accade in caso di vittoria del “sì” al referendum.

 

Una vittoria referendaria del “sì” non modificherebbe nulla relativamente alle attività oltre le 12 miglia marine, tantomeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma. Quindi sgombriamo il campo da chi grida “ al lupo, al lupo! ”.

Parliamo solo delle trivellazioni vicine alla costa, quelle che non si possono più fare perché vietate dalla legge (art. 6, comma 17°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

 

Se al referendum dovessero vincere i “sì”, semplicemente alla scadenza delle concessioni, gli impianti elencati nella tabella dovrebbero chiudere, i primi tra 5 anni, gli ultimi tra circa venti.

Quali le conseguenze?

La prima cosa che i dati mostrano è che non si tratta di un referendum sulle trivellazioni di gas o petrolio, si tratta solo di decidere se ciò che è vietato fare ora entro le dodici miglia in mare, sia giusto permettere che continui fino ad esaurimento per gli impianti esistenti. Inutile quindi delineare apocalittici scenari di suicidio energetico o di fine prematura di una industria. Fuori luogo anche paventare effetti nefasti sul quadro energetico nazionale: i consumi fossili per fortuna stanno lentamente calando in Italia e se prendiamo sul serio gli impegni che il nostro governo ha sostenuto a Parigi lo scorso dicembre per evitare un aumento medio della temperatura entro i 2 gradi (magari 1,5), dovremo consumarne sempre meno e a livello globale dovremo lasciare sotto la crosta terrestre gran parte del petrolio.

(da http://sbilanciamoci.info/wp-content/uploads/2016/04/Meregalli_referendum17aprile.pdf)

Allora è utile ricordare che in Italia ci sono 867 pozzi produttivi di cui 355 in mare e che le trivelle hanno più pozzi ( fonte DGRME-MISE )

Se doveste imbattervi in questi nomi sappiate che si tratta di piattaforme marine e di teste di pozzo sottomarine

 

ADA 2  ADA 3ADA 4

AGOSTINO A (3) AGOSTINO A CLUSTER (2) AGOSTINO B (7) AGOSTINO C (3)

AMELIA A (2)  AMELIA BAMELIA C (1 AMELIA D (4)

ANEMONE B (1)  ANEMONE CLUSTER (1)

ANGELA ANGELINA (10) ANGELA CLUSTER (1)

ANNABELLA (5)

ANNALISA (4)

ANNAMARIA B (8)

ANTARES 1  ANTARES A (4)

ANTONELLA (4)

AQUILA 2 (1)   AQUILA 3 (1)  

ARGO 2  

ARIANNA A (4)

ARIANNA A CLUSTER (2)

ARMIDA 1  ARMIDA A (6)

AZALEA AAZALEA B (2)

BARBARA A (6) BARBARA BBARBARA C (6) BARBARA D (15) BARBARA E (14 BARBARA F (13) BARBARA G (10) BARBARA H (5) BARBARA NW (6) BARBARA TBARBARA T2

BASIL (3)

BENEDETTA 1

BONACCIA (6) BONACCIA EST 2 (1)   BONACCIA EST 3 (1)   BONACCIA NW

BRENDA (4)

CALIPSO (2)

CALPURNIA (2)

CAMILLA 2  

CASSIOPEA 1  

CERVIA A (2) CERVIA A CLUSTER (1) CERVIA B (5) CERVIA C (6) CERVIA K

CLARA EST (4) CLARA NORD (4) CLARA NWCLARA OVEST

DARIA A (9) DARIA B

DAVIDEDAVIDE 7

DIANA

ELENA 1  

ELEONORA (1)

ELETTRA (1)

EMILIO (1) EMILIO 3  

EMMA OVEST (8)

FABRIZIA 1

FAUZIA (2)

FRATELLO CLUSTER (2) FRATELLO EST 2FRATELLO NORD (1)

GARIBALDI A (3) GARIBALDI A CLUSTER (1) GARIBALDI B (7) GARIBALDI C (4) GARIBALDI D (4) GARIBALDI KGARIBALDI T

GELA 1 (5) GELA CLUSTER

GIOVANNA (2)

GIULIA 1

GUENDALINA (2)

HERA LACINIA 14HERA LACINIA BEAF (3)

JOLE 1

LUNA 27   LUNA 40 SAF   LUNA A (11) LUNA B (11)

MORENA 1

NAIDE (1)

NAOMI PANDORA (3)

OMBRINA MARE 2

PANDA 1   PANDA W 1  

PENNINA

PERLA (3)

PORTO CORSINI 80PORTO CORSINI 80 BISPORTO CORSINI M E C (3) PORTO CORSINI M S 1PORTO CORSINI M S 2PORTO CORSINI M W APORTO CORSINI M W BPORTO CORSINI M W C (8) PORTO CORSINI M W T

PREZIOSO (4)

REGINA (6) REGINA 1

ROSPO MARE A (9) ROSPO MARE B (12) ROSPO MARE C (8)

SAN GIORGIO MARE 3SAN GIORGIO MARE 6SAN GIORGIO MARE CENTRALE

SANTO STEFANO MARE 101SANTO STEFANO MARE 1-9  SANTO STEFANO MARE 3-7SANTO STEFANO MARE 4SANTO STEFANO MARE 8

SARAGO MARE 1 (1) SARAGO MARE A (1)

SIMONETTA 1 (1)

SQUALO

TEA (4)

VEGA A (19)

VIVIANA 1

VONGOLA MARE 1 (1)

Sotto il profilo della ubicazione

Entro il limite delle 12 miglia (92)

Oltre il limite delle 12 miglia (43)

Tipologicamente sono

Piattaforme con struttura emersa (122)

Teste pozzo sottomarine (13)

Strutture distinte per attività in corso

Piattaforme di produzione eroganti (79)

Piattaforme di produzione non eroganti (40)

Piattaforme di supporto alla produzione (8)

Piattaforme non operative (8)

Ma i pozzi marini inquinano?

Ecco la risposta.

Delle oltre 130 piattaforme operanti in Italia , sono stati consegnati a Greenpeace solo i dati relativi ai piani di monitoraggio delle piattaforme attive in Adriatico che scaricano direttamente in mare, o iniettano/re-iniettano in profondità, le acque di produzione.

Si tratta di 34 impianti (33 nel 2012 e 2014)che estraggono gas, tutti di proprietà di ENI. I dati si riferiscono agli anni 2012, 2013 e 2014.

Per quel che riguarda le altre 100 piattaforme operanti nei nostri mari , Greenpeace non ha ottenuto alcun dato dal Ministero . La mancanza di dati per queste piattaforme può essere dovuta all’assenza di ogni tipo di controllo da parte delle autorità competenti o al fatto che il Ministero ha deciso di non consegnare a Greenpeace tutta la documentazione in suo possesso.

I dati ottenuti da Greenpeace sono resi pubblici per la prima volta in questo rapporto: sino a oggi il Ministero non li ha resi disponibili sui suoi organi di comunicazione ufficiali.

I monitoraggi sono realizzati da ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza dl Ministero dell’Ambiente) con la committenza di ENI(sulla base di una apposita convenzione ENI-ISPRA).

I monitoraggi prevedono analisi chimico-fisiche su campioni di acqua, sedimenti marini e mitili (Mytilus galloproncialis, le comuni cozze)che crescono nei pressi delle piattaforme.

Dal lavoro di sintesi e analisi di questi dati svolto da Greenpeace emerge un quadro perlomeno preoccupante. I sedimenti nei pressi delle piattaforme sono spesso molto contaminati.

A seconda degli anni considerati, il 76% (2012), il 73,5% (2013)e il 79% (2014) delle piattaforme presenta sedimenti con contaminazione oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Questi parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67% degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71% nel 2013 e nel 67% nel 2014. Non sempre le piattaforme che presentano dati oltre le soglie confermano i livelli di contaminazione negli anni successivi,ma la percentuale di piattaforme con problemi di contaminazione ambientale è sempre costantemente elevata. 1

http://unmig.mise.gov.it/unmig/strutturemarine/piattaforme.pdf

Tra i composti che superano con maggiore frequenza i valori definiti dagli Standard di Qualità Ambientale (o SQA, definiti nel DM 56/2009e 260/2010)fanno parte alcuni metalli pesanti, principalmente cromo, nichel, piombo (e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), e alcuni idrocarburi   come fluorantene, benzo[b]fluorantene, benzo[k]fluorantene,benzo[a]pirenee   la somma degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Alcune tra queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l’uomo e causando seri danni al nostro organismo.

La relazione tra l’impatto dell’attività delle piattaforme e la catena alimentare emerge più chiaramente dall’analisi dei tessuti dei mitili prelevati presso le piattaforme.

Gli inquinanti monitorati in riferimento agli SQA identificati per questi organismi(appartenenti alla specie Mytilus galloproncialis), sono tre: mercurio, esaclorobenzene ed esaclorobutadiene. Di queste tre sostanze solo il mercurio viene abitualmente misurato nei mitili nel corso dei monitoraggi ambientali

I risultati mostrano che circa l’86% del totale dei campioni analizzati nel corso del triennio 2012-2014 superava il limite di concentrazione di mercurio identificato dagli SQA.

Per quel che riguarda gli altri metalli misurati nei tessuti dei mitili non esistono limiti specifici d

Che cosa accade in caso di vittoria del “sì” al referendum.

 

Una vittoria referendaria del “sì” non modificherebbe nulla relativamente alle attività oltre le 12 miglia marine, tantomeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma. Quindi sgombriamo il campo da chi grida “ al lupo, al lupo! ”.

 

Parliamo solo delle trivellazioni vicine alla costa, quelle che non si possono più fare perché vietate dalla legge (art. 6, comma 17°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

 

Se al referendum dovessero vincere i “sì”, semplicemente alla scadenza delle concessioni, gli impianti elencati nella tabella dovrebbero chiudere, i primi tra 5 anni, gli ultimi tra circa venti.

 

Quali le conseguenze?

 

La prima cosa che i dati mostrano è che non si tratta di un referendum sulle trivellazioni di gas o petrolio, si tratta solo di decidere se ciò che è vietato fare ora entro le dodici miglia in mare, sia giusto permettere che continui fino ad esaurimento per gli impianti esistenti. Inutile quindi delineare apocalittici scenari di suicidio energetico o di fine prematura di una industria. Fuori luogo anche paventare effetti nefasti sul quadro energetico nazionale: i consumi fossili per fortuna stanno lentamente calando in Italia e se prendiamo sul serio gli impegni che il nostro governo ha sostenuto a Parigi lo scorso dicembre per evitare un aumento medio della temperatura entro i 2 gradi (magari 1,5), dovremo consumarne sempre meno e a livello globale dovremo lasciare sotto la crosta terrestre gran parte del petrolio.

 

(dahttp://sbilanciamoci.info/wp-content/uploads/2016/04/Meregalli_referendum17aprile.pdf)

 

Allora è utile ricordare che in Italia ci sono 867 pozzi produttivi di cui 355 in mare e che le trivelle hanno più pozzi ( fonte DGRME-MISE )

 

 

Entro il limite delle 12 miglia (92)

 

Oltre il limite delle 12 miglia (43)

 

Tipologicamente sono

 

Piattaforme con struttura emersa (122)

 

Teste pozzo sottomarine (13)

 

Strutture distinte per attività in corso

 

Piattaforme di produzione eroganti (79)

 

Piattaforme di produzione non eroganti (40)

 

Piattaforme di supporto alla produzione (8)

 

Piattaforme non operative (8)

 

Ma i pozzi marini inquinano?

 

Ecco la risposta.

 

Delle oltre 130 piattaforme operanti in Italia , sono stati consegnati a Greenpeace solo i dati relativi ai piani di monitoraggio delle piattaforme attive in Adriatico che scaricano direttamente in mare, o iniettano/re-iniettano in profondità, le acque di produzione.

 

Si tratta di 34 impianti (33 nel 2012 e 2014)che estraggono gas, tutti di proprietà di ENI. I dati si riferiscono agli anni 2012, 2013 e 2014.

 

Per quel che riguarda le altre 100 piattaforme operanti nei nostri mari , Greenpeace non ha ottenuto alcun dato dal Ministero . La mancanza di dati per queste piattaforme può essere dovuta all’assenza di ogni tipo di controllo da parte delle autorità competenti o al fatto che il Ministero ha deciso di non consegnare a Greenpeace tutta la documentazione in suo possesso.

 

I dati ottenuti da Greenpeace sono resi pubblici per la prima volta in questo rapporto: sino a oggi il Ministero non li ha resi disponibili sui suoi organi di comunicazione ufficiali.

 

I monitoraggi sono realizzati da ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza dl Ministero dell’Ambiente) con la committenza di ENI(sulla base di una apposita convenzione ENI-ISPRA).

 

I monitoraggi prevedono analisi chimico-fisiche su campioni di acqua, sedimenti marini e mitili (Mytilus galloproncialis, le comuni cozze)che crescono nei pressi delle piattaforme.

 

Dal lavoro di sintesi e analisi di questi dati svolto da Greenpeace emerge un quadro perlomeno preoccupante. I sedimenti nei pressi delle piattaforme sono spesso molto contaminati.

 

A seconda degli anni considerati, il 76% (2012), il 73,5% (2013)e il 79% (2014) delle piattaforme presenta sedimenti con contaminazione oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Questi parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67% degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71% nel 2013 e nel 67% nel 2014. Non sempre le piattaforme che presentano dati oltre le soglie confermano i livelli di contaminazione negli anni successivi,ma la percentuale di piattaforme con problemi di contaminazione ambientale è sempre costantemente elevata. 1

 

http://unmig.mise.gov.it/unmig/strutturemarine/piattaforme.pdf

 

Tra i composti che superano con maggiore frequenza i valori definiti dagli Standard di Qualità Ambientale (o SQA, definiti nel DM 56/2009e 260/2010)fanno parte alcuni metalli pesanti, principalmente cromo, nichel, piombo (e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), e alcuni idrocarburi   come fluorantene, benzo[b]fluorantene, benzo[k]fluorantene,benzo[a]pirenee   la somma degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Alcune tra queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l’uomo e causando seri danni al nostro organismo.

 

La relazione tra l’impatto dell’attività delle piattaforme e la catena alimentare emerge più chiaramente dall’analisi dei tessuti dei mitili prelevati presso le piattaforme.

 

Gli inquinanti monitorati in riferimento agli SQA identificati per questi organismi(appartenenti alla specie Mytilus galloproncialis), sono tre: mercurio, esaclorobenzene ed esaclorobutadiene. Di queste tre sostanze solo il mercurio viene abitualmente misurato nei mitili nel corso dei monitoraggi ambientali

 

I risultati mostrano che circa l’86% del totale dei campioni analizzati nel corso del triennio 2012-2014 superava il limite di concentrazione di mercurio identificato dagli SQA.

 

Per quel che riguarda gli altri metalli misurati nei tessuti dei mitili non esistono limiti specifici di legge che consentano una valutazione immediata dei livelli di contaminazione. Per verificare il possibile impatto ambientale delle attività offshore sull’accumulo di questi inquinanti è stato perciò effettuato un confronto con dati presenti nella letteratura scientifica specializzata. In particolare, si sono confrontati i livelli di concentrazione di queste sostanze nei mitili impiegati per i monitoraggi delle piattaforme con i livelli di concentrazione rilevati in altre aree dell’Adriatico, estranee alle attività di estrazione di idrocarburi.

 

Per avere certezza di non sovrastimare i risultati di tale raffronto, sono stati utilizzati come termine di parago nei valori medi stagionali di concentrazione più alti riportati in questi studi.

 

I risultati mostrano che circa l’82% dei campioni di mitili raccolti nei pressi delle piattaforme presenta valori più alti di cadmio rispetto a quelli misurati nei campioni presenti in letteratura;altrettanto accade per il selenio (77% circa) e lo zinco (63% circa).

 

Per bario, cromo e arsenico la percentuale di campioni con valori più alti era inferiore (37%, 27% e 18% rispettivamente

 

Pubblicato in Italia

gd amanteaI Circoli delPartito Democraticoe deiGiovani Democraticidi Amantea il 6 marzo 2016 hanno formalizzato l’adesione al «Comitato Regionale Vota SI per fermare le trivelle».

Il 17 aprile, infatti, i cittadini saranno chiamati ad esprimersi per evitare che i permessi già accordati alle società petrolifere per l’estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia possano proseguire anche oltre la scadenza per tutta la “durata della vita utile del giacimento”. Rimane fermo il limite delle 12 miglia marine, all’interno delle quali non sarà più possibile accordare permessi di ricerca o sfruttamento.

Il referendum è il principale istituto di democrazia diretta previsto dal nostro ordinamento costituzionale, in quanto consente agli aventi diritto al voto di esprimere direttamente la propria volontà. E quello che si terrà il prossimo mese di aprile assume un’importanza determinante in quanto rappresenta l’occasione giusta per sensibilizzare i cittadini sulle politiche energetiche da attuare nel nostro Paese, che non possono non prevedere la graduale eliminazione dei processi di combustione fossile.

Come Partito Democratico e Giovani Democratici faremo quanto possibile per rendere note e promuovere le motivazioni del quesito referendario e motivare i cittadini al voto.

Votando SIvogliamo dire:

NOall’inquinamento dell’aria che potrebbero provocare sia i pozzi che le centrali di desolforazione;

NOal potenziale inquinamento delle acque che potrebbero provocare i cedimenti strutturali degli oleodotti;

NOall’alterazione degli equilibri sotterranei che potrebbe compromettere la stabilità idrogeologica ed aumentare il rischio sismico;

NOalla presenza di infrastrutture invasive e rifiuti che potrebbero deturpare i paesaggi arrecando un danno al turismo ed alle vere potenzialità di sviluppo;

NOad una direzione del Paese che investa su energie non rinnovabili, che potrebbe fungere da disincentivo alla ricerca ed allo sviluppo di energie alternative e “pulite” che non immettono nell'atmosfera sostanze inquinanti e/o climalteranti.

Il 17 aprile 2016 per fermare le trivelle votiamo SI

Pubblicato in Politica

no-trivelle-adriaticoQuasi quaranta tra partiti, associazioni e movimenti si sono dati appuntamento presso il Parco Peppino Impastato di Lamezia Termeper organizzare una campagna referendaria contro le trivellazioni in mare che si preannuncia particolarmente difficile anche perché, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, l'appuntamento referendario è fissato su un solo giorno e introdotto da una campagna così breve.

 

Dunque, il 17 aprile 2016 sarà ancora più importante votare Sì, portando alle urne almeno 26 milioni di cittadini in tutta Italia e abrogando in questo modo la norma che non riconosce alcuna scadenza ai titoli di ricerca e di estrazione degli idrocarburi concessi entro le 12 miglia.

 

I movimenti No Triv, stretti intorno al Comitato Regionale Calabrese Vota sì per fermare le trivelle,invitano i cittadini liberi, i movimenti impegnati nella tutela ambientale e politica del territorio e, soprattutto, gli organi di stampa, le tv, le radio e gli amministratori locali a supportare in tutti i modi la campagna di informazione che ci condurrà al voto e che stenta ad avere la giusta visibilità sui media nazionali.

 

Il costituzionalista Enzo Di Salvatore, estensore dei quesiti referendari e co-fondatore del Coordinamento Nazionale No Triv, i parlamentari calabresi Paolo Parentela e Celeste Costantino, laR.A.S.P.A. − Rete delle Associazioni di Sibaritide e Pollino per l'Autotutela −, il Coordinamento No Triv dei Due Mari e gli altri movimenti presenti all'adunanza di Lamezia, ritengono che la partecipazione di tutti sia fondamentale per creare un fronte che si opponga con consapevolezza e tenacia ai continui attacchi scagliati dal governo centrale ai mari e alle coste del Sud, oggetto ripetuto delle attenzioni speculative di diverse multinazionali degli idrocarburi.

 

Il referendum del 17 aprile p.v., oltre che infliggere un colpo micidiale ai procedimenti di ricerca ed estrazione attivi lungo tutte le coste italiane (e, in particolare, lungo quelle calabresi), potrebbe lanciare ai responsabili politici e ai cittadini indifferenti o rassegnati una vivissima e quanto mai necessaria esortazione alla civiltà.

7 marzo 2016

Per ulteriori informazioni si può contattare i seguenti recapiti:

329.1111882 (Rosella Cerra); 347.0007323 (Alessandro Gaudio);

349.7230254 (Francesco Delia); 389.2323017 (Gianmario Foti)

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Di seguito le sigle dei Movimenti che hanno aderito finora al Comitato:

 

 

Agesci (Lamezia)

Amantea ama il Mare − No Triv

Arci Calabria (Lamezia − Vibo)

Associazione Culturale Scenari Visibili (Lamezia)

Associazione Pescatori Marittimi Professionali − Calabria

Borgia Civiltà e Progresso

Calabria Terra Libera

Cea Pollino

CGIL (Catanzaro)

Collettivo Manifest (Lamezia Terme)

Comitato "Basta Vittime sulla 106"

Coordinamento No Triv dei Due Mari

Coordinamento Provinciale SEL (Lamezia Terme)

Crotone Libera

Forum Group I like Filadelfia

Giovani Comunisti − Rifondazione Comunista (Cosenza)

Giovani Comunisti − Rifondazione Comunista (Martirano)

Greenpeace (Catanzaro)

La C (Lamezia Terme)

Marevivo (Lamezia Terme)

Meet Up M5S (Lamezia Terme)

Nuova Borgia

Partigiani della Scuola Pubblica (Lamezia Terme)

Partito Comunista dei Lavoratori (Lamezia Terme)

Prima le Persone

R.A.S.P.A. − Rete delle Associazioni di Sibaritide e Pollino per l'Autotutela

Rifondazione Comunista - No al Referendum Costituzionale (Lamezia Terme)

Rifondazione Comunista (Carlopoli)

Rifondazione Comunista (Maida)

Sinistra Italiana (Lamezia Terme)

Sinistra Italiana (Lamezia Terme)

Sinistra Lavoro (Vibo)

Unione Mediterranea (Lamezia Terme)

Verdi − Calabria

Viva la Vida (Sibari)

Pubblicato in Mondo
BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy