Erano i primi di aprile quando scrivemmo della morte di Patrizia Schettini che aveva congiunti nella nostra cittadina.
Una morte strana che aveva lasciato perplessi gli investigatori.
La giovane insegnante di pianoforte, infatti, risiedeva insieme con la famiglia da pochi giorni in contrada “Timpone degli ulivi” a Cosenza, e sarebbe morta per una caduta accidentale dovuta ad una temporanea perdita di equilibrio avvenuta mentre stava salendo le scale di casa.
Ma gli investigatori non si lasciarono trarre in inganno stante la presenza di ecchimosi e ferite che non apparvero riconducibili alla supposta caduta.
E proprio per questo una persona venne iscritta nel registro degli indagati e nel successivo mese di maggio il secondo figlio, dopo la confessione, venne arrestato e tradotto nel carcere minorile di Catanzaro.
Sul braccio del figlio adottivo un graffio segnalava la possibilità che patrizia Schettini si fosse difesa quando il ragazzo l'avrebbe strangolata.
Le ragioni dell’omicidio sarebbero in un raptus avuto dal ragazzo quando la madre lo rimproverò e lo prese a schiaffi a causa di alcune notizie non positive sul suo rendimento scolastico.
La svolta però nelle intercettazioni telefoniche (ma vennero anche messe microspie in casa e nell’auto) tra il padre e l’altro figlio , anche esso adottivo, e che vive in un istituto di cura.
In una di esse si parlò del tentativo di uccidere la madre facendole bere un bicchiere di acqua ragia.
Patrizia scampò al tentativo perché si accorse dello strano odore.
Dell’episodio venne accusato il primo figlio il quale disse al padre: “Adesso hai capito che non sono stato io”.
Ambedue i ragazzi erano stati segnalati al Tribunale dei minori per i loro comportamenti.
Ora il Tribunale dei minorenni di Catanzaro (il figlio al tempo era minorenne) ha deciso di processarlo.