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“Due anni di attesa per un esame cardiologico a un 83enne!”

Così dice Wanda Ferro (FdI) «Sono sconcertata per quanto avvenuto all’ospedale di Serra San Bruno, dove ad un 83enne è stato fissato un esame cardiologico per il maggio del 2020, cioè tra oltre due anni.

Un vero e proprio insulto nei confronti di una persona che necessita di accertamenti sul proprio stato di salute, ma soprattutto una imbarazzante ammissione di resa della sanità pubblica di fronte ai bisogni dei cittadini»

«Prenotare un esame diagnostico a distanza di due anni significa costringere un paziente a rivolgersi ad una struttura privata o, come purtroppo spesso avviene, a rinunciare all’esame, considerato che soprattutto in territori montani come quelli delle Serre, gravemente penalizzati nei collegamenti e da una viabilità disastrata, non è facile per un anziano recarsi presso altre strutture sanitarie».

«Spero non siano questi i progressi nel settore della specialistica ambulatoriale pubblica sbandierati dal commissario Scura per giustificare i tagli alle strutture private.

Credo che della vicenda, ma più in generale dei lunghi tempi di attesa per la diagnostica che quotidianamente vengono denunciati in tutte le aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria, a causa di carenze strutturali e organizzative i cui effetti vengono arginati soltanto dall’abnegazione di medici e personale sanitario, debba occuparsi il Consiglio regionale e in particolare la commissione Sanità».

«Auspico inoltre che il nuovo governo ponga fine una volta per tutte ad un Commissariamento della sanità calabrese, che oltre a non avere ottenuto i risultati prefissati sta fornendo al governo regionale un comodo pretesto per assolversi dalle proprie responsabilità, mentre proprio oggi il presidente Oliverio ammette di non essere riuscito ad interloquire con il governo nazionale guidato dal suo stesso partito, e di avere sbagliato a minacciare di incatenarsi a Roma per poi non fare nulla»

Una imbarazzante ammissione di resa della sanità pubblica di fronte ai bisogni dei cittadini»

Possibile che nemmeno LEI, signora Ferro abbia compreso che il problema della sanità calabrese non lo crea Scura che finora ha obbedito al ministro e che è venuto in Calabria per problemi espressi dalla storica e perdurante evasione sanitaria che è figlia anche se non soprattutto delle lunghe attese per una visita.

Non è un problema di sanità pubblica e sanità privata : se quest’ultima funzionasse ( ed in alcuni casi funziona) chi se ne fregherebbe se nella sanità pubblica si creano lunghe file di attesa!

Il problema è la staticità del sistema, la approssimazione del sistema sanitario calabrese.

Come non segnalare, per esempio il fatto che per una visita gastroenterologia gli amanteani devono andare a Praia a mare!

Non può venire una volta ogni tanto il gastroenterologo ad Amantea?

Certo che può, ma deve deciderlo la regione! Ed allora perché non lo fa?

Pubblicato in Politica

Parte l’assemblea regionale del Pd a Lamezia.

Ed arriva il j’accuse di Carlo Guccione

«Oliverio si ricandida? Questa decisione ci allontana ulteriormente dalla società, rischiamo di arrivare al 10%».

Critiche anche a Magorno: «In questi anni non è stato il segretario: ha fatto il vigile urbano tra le varie correnti»

Guccione ha anche detto «Dobbiamo tornare a parlare con la società»

Poi ha aggiunto « Prima del congresso dobbiamo avviare una fase costituente, attraverso una conferenza programmatica e incontri nelle periferie della Calabria e laddove c’è disagio».

Viene da pensare che secondo Guccione PD sia l’acronimo di Partito del Disagio!

Poi la forte affermazione che il Pd «non ha un progetto, ed è per questo che abbiamo perso».

E sempre secondo Guccione il voto del 4 marzo «è un avviso di sfratto a Oliverio», che ha incassato anche una «sconfitta sonora sulla sanità».

«Se uno promette di incatenarsi e poi non lo fa – ha aggiunto -, la gente ci delegittima».

Infine il consigliere del Pd ha concluso «Avrei voluto che Magorno e gli altri segretari di federazione si fossero presentati a questa assemblea da dimissionari.

Magorno in questi anni non è stato il segretario: ha fatto il vigile urbano tra le varie correnti.

Ora il Pd deve verificare se può ancora assolvere la funzione per la quale è nato».

Da tutt’altra parte Nicola Adamo che ha rotto il silenzio nel corso dell’assemblea regionale del partito. Un ragionamento a tutto campo, il suo, durante il quale ha analizzato la situazione del Pd ma anche lo stato della Regione guidata da Oliverio.

Adamo ha difeso Oliverio e Renzi affermando : «Non l’ho mai amato, ma teniamoci caro questo 18% ottenuto alle elezioni e tentiamo di salvare l’unico leader che abbiamo».

H poi attaccato Carlo Guccione affermando che «Non c’è più la vecchia Regione del “one to one”, quella in cui ogni politico coltivava il suo orticello, Oliverio ha avviato un ciclo di cambiamento che non ha pari nella storia del regionalismo. L’alternativa a lui è Mario Occhiuto? Io credo che la partita sia tra noi e i 5 stelle»

Quanto alla giunta tecnica, a parere di Adamo la composizione rispetta i dettami della riforma approvata a inizio legislatura e che separa la parte politica dalle competenze dell’esecutivo.

«Il fatto che non si conoscano i nomi degli assessori non è un male, è un bene», ha sottolineato.

Adamo ha poi negato un suo ritorno in campo: «Non sono interessato a incarichi istituzionali o di partito. Mi sono dimesso dall’attività in prima persona, ma non mi dimetto dalla passione politica».

I fine la provocazione di creare una sorta di lista di proscrizione dei dirigenti dem: «Facciamo l’elenco di chi non ha votato per il Pd. È questo il vizio che il partito deve superare».

Ndr : Beh devono essere stati in parecchio visti i risultati ottenuti in Calabria dal PD! E ci saranno delle profonde ragioni! Ragioni che se non eliminate possono dare ragione a Guccione.

Oliverio dice che: «I tagli di Scura mettono a rischio la salute dei cittadini».

Vediamo perché non è vero!

Basta leggere l’articolo seguente che parte da un titolo importante “Lamezia, bambino di tre anni in pericolo di vita salvato all’ospedale "Giovanni Paolo II" ,

per affermare, nel suo prosieguo, che il bambino con un elisoccorso è stato trasferito in Sicilia, presso l’Ospedale di cardiochirurgia pediatrica San Vincenzo di Taormina, in quanto in Calabria non esistono delle strutture di cardiochirurgia dedicate ai pazienti pediatrici".

Mai esistita!

La verità, quindi, è che mancano strutture ospedaliere altamente specializzate.

Questo l’articolo postato da IlLametino.it:

“Lamezia Terme – E’ stato il tempestivo intervento dei sanitari dell’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme a salvare la vita a un bambino di tre anni, giunto nel pomeriggio di Pasquetta al Pronto Soccorso dell'ospedale lametino per uno stato di disidratazione e per una sospetta infezione delle vie respiratorie. Ne dà notizia il dottor Antonio Gallucci direttore sanitario POU che ha espresso "soddisfazione nei confronti di tutti gli operatori coinvolti per l’eccellente professionalità dimostrata".

Dall'Asp di Catanzaro, in una nota, raccontano la vicenda del piccolo conclusasi nel migliore dei modi: "Arrivato in Pronto Soccorso il bimbo ha trovato la dottoressa Maria Crisalli che ha disposto la radiografia del torace. Dall’esito dell’esame radiologico è stato riscontrato un versamento pleurico a sinistra ed una polmonite a destra. Il PS di Lamezia, una volta accertato il grave quadro clinico del bambino, supportato anche dall’esame radiologico, ha richiesto subito la consulenza specialistica della Pediatria. Ad intervenire è stata la dottoressa Elisabetta Mercuri, la quale, dopo aver visitato il bambino, oltre a confermare quanto già riscontrato ha individuato anche un problema cardiaco che l’ha indotta a chiedere immediatamente la consulenza della Cardiologia. Ad affiancare i sanitari è stata questa volta la dottoressa Loredana A. Torchia che, una volta riscontrato un problema cardiaco serio, ha disposto un’ecocardiografia che è stata subito effettuata dal dottore Pasquale Pelaggi. Nel frattempo è stata allertata la struttura di Anestesia e Rianimazione perché il quadro clinico del bambino era molto grave, la pressione sistolica di 50 alla prima misurazione, 160 la frequenza cardiaca e 50/60 atti respiratori al minuto.

La situazione emodinamica era molto critica con parametri vitali alterati. Intanto, dall’esame ecocardiografico effettuato dal dottor Pelaggi era risultata la presenza di un tamponamento cardiaco con versamento pericardico di entità tale da poter compromettere la funzionalità del cuore, vale a dire che la sua compressione era tale da impedirgli di battere regolarmente fino a provocarne l’arresto. Secondo la stima fatta dal dottore Pelaggi attraverso l’esame ecocardiografico, circa un litro di versamento comprimeva il cuore. Dunque, la vita del bambino era in grave pericolo e i tempi di intervento strettissimi. Per questo dal PS si è cercato di contattare una delle Cardiochirurgie più vicine per procedere al drenaggio il più rapidamente possibile e scongiurare la morte del bambino per arresto cardiaco, che sarebbe avvenuto da lì a poco".

"In Calabria non esistono strutture di cardiochirurgia per pazienti pediatrici"

Con la situazione molto critica, ad aggravare la vicenda anche la mancanza di strutture idonee: "Dopo aver contattato le due Aziende di riferimento, la situazione appariva disperata: nessuna delle due strutture aveva voluto prendere in carico il bambino asserendo entrambe di non essere idonee al trattamento cardiaco dei pazienti pediatrici. Né le due strutture si erano rese disponibili all’operazione di drenaggio per poi trasferire il piccolo paziente nella prima struttura utile di Cardiochirurgia pediatrica. Dai due centri la risposta è stata “noi non siamo attrezzati per trattare i bambini”.

A questo punto l’anestesista Marcello Mura ha chiamato il dottore Pelaggi e insieme, non avendo altra alternativa, hanno deciso di procedere al drenaggio nell’ospedale di Lamezia Terme, anche perché, pur con l’ausilio dell’elisoccorso, non ci sarebbe stato il tempo di trasferire altrove il piccolo paziente. I sanitari, coadiuvati anche dall’anestesista Gabriele Bilotta, hanno così proceduto all’intervento in anestesia attraverso guida ecografica fino ad arrivare con l’ago ad un centimetro dalla parete del cuore, riuscendo a drenare circa 500ml di liquido. Fase operativa che ha consentito al bambino di superare la fase di criticità, iniziare ad ossigenarsi e mettersi in salvo. Stabilizzate le condizioni e ormai fuori pericolo di vita il piccolo paziente, tramite il 118, è stato immediatamente accompagnato in aeroporto dal dottore Mura e dal dottore Enzo Siniscalchi del 118, da dove con l’elisoccorso è stato trasferito in Sicilia. Ora si trova ricoverato nell’Ospedale di cardiochirurgia pediatrica San Vincenzo di Taormina, in quanto in Calabria non esistono delle strutture di cardiochirurgia dedicate ai pazienti pediatrici".

Il Direttore Generale ha manifestato l’apprezzamento per il Personale Medico e Infermieristico dell’Ospedale di Lamezia Terme che, con un corale lavoro di gruppo, ha salvato una vita umana in tenera età”

Pubblicato in Calabria

Ecco cosa ha detto Guccione:

«Nonostante gli annunci, ripetuti più volte, del presidente della Regione, Mario Oliverio, sull’intenzione di incatenarsi davanti a Palazzo Chigi per chiedere l’interruzione della gestione commissariale della sanità calabrese, ad oggi nulla è cambiato.

Sono trascorsi oltre quattro mesi dal primo annuncio solenne ma tutto è rimasto come prima: l’unica ad essere aumentata è la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giunta regionale».

Il consigliere regionale, Carlo Guccione, ha inviato una interrogazione urgente al governatore Mario Oliverio per conoscere quali siano «le iniziative urgenti e improcrastinabili da parte del presidente della Regione al fine di porre fine a questa vicenda che rischia definitivamente di indebolire il tessuto democratico calabrese e dare un colpo mortale alla sanità della nostra regione.

Questo per evitare che la politica e le istituzioni siano delegittimate da uno scontro finalizzato solo a garantire interessi di potere a discapito di quelli collettivi».

Ha, poi, ribadito il consigliere Guccione «Nonostante l’incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e le ripetute riunioni del Consiglio del ministri, nulla è successo: il presidente Oliverio non si è incatenato per protestare contro questo immobilismo che ha fatto precipitare ulteriormente la situazione già precaria della sanità calabrese.

Tali annunci non suffragati dai fatti vengono percepiti solo come semplice scontro di potere e non per garantire un’adeguata politica sanitaria per i cittadini».

Già il 3 novembre 2017 il presidente della Regione nel corso di un’iniziativa a Praia a Mare annunciò: «Mi rivolgo all’onorevole Gentiloni: non è possibile più mantenere la Calabria in questa condizione.

Chiedo anche al ministro della Sanità Lorenzin di adottare un provvedimento che rimuova immediatamente questa situazione intollerabile.

Ora basta.

Se entro fine novembre non si porrà fine a questa grave situazione sarò costretto ad incatenarmi davanti a Palazzo Chigi per chiedere giustizia per la mia regione».

Concetto poi ribadito nel corso del consiglio regionale del 14 novembre («Se non ci saranno risposte da Roma mi incatenerò davanti a Palazzo Chigi») e in quello del 19 dicembre 2017 dove si è discusso della sanità in Calabria e della necessità di porre fine al commissariamento: «Riconfermo la nostra posizione, che non è una barzelletta – disse Oliverio - perché non è mio costume ingannare chi mi ha dato fiducia, ma la situazione è talmente grave da richiedere una decisione interruttiva dell’attuale gestione commissariale, perché i cittadini di questa regione devono avere gli stessi diritti dei cittadini delle altre regioni.

Sono in attesa delle determinazioni del Consiglio dei ministri, in base a queste determinazioni valuterò i prossimi passi.

Ho annunciato atti forti, non per protagonismo e comunque con sofferenza: li metterò in campo se queste risposte non ci saranno».

Passaggi che vengono ricordati all’interno dell’interrogazione, senza dimenticare «l’incontro con i sindaci calabresi che avvenne il 29 novembre 2017 dove promise di riconvocare l’assemblea dei sindaci.

Non ci fu più nessun incontro - ha sottolineato Guccione – nonostante a Roma non siano stati presi provvedimenti concreti.

Ecco perché il presidente farebbe bene a spiegare le ragioni del mancato incatenamento nonostante la sanità calabrese sia nelle stesse condizioni di prima».

«Inoltre nel corso della campagna elettorale delle ultime elezioni politiche sono stati sono stati inaugurati  reparti in vari ospedali della Calabria – è scritto nell’interrogazione - e i Pronto soccorso degli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare senza che questi avessero reparti per acuti.

Parliamo di nosocomi che ancora non sono stati messi nelle condizioni di erogare i servizi ospedalieri, fondamentali a garantire i Livelli essenziali di assistenza per i cittadini dell’Alto Tirreno e Alto Jonio, e a ridurre l’emigrazione sanitaria verso altre regioni».

Ndr. Non una parola da parte di Guccione sulla Cas(s)a della Salute di Amantea. Come mai signor Guccione?

Pubblicato in Calabria

Leggiamo che la direzione generale per l'Inclusione e le Politiche sociali conferma che i contratti potevano essere prorogati solo in virtù di un piano di stabilizzazione.

Non solo, ma da Roma chiariscono che la Regione, sebbene sia stata sollecitata, non ha ancora dato nessun riscontro.

Parliamo di LSU ed LPU.

 

In sostanza i Comuni calabresi non potevano prorogare i contratti degli lsu-lpu senza aver prima definito un piano di stabilizzazione.

Era quello che sostenevano i cinque stell.

Era quello che sostenevano diversi sindaci e diversi segretari comunali che non si sono piegati alle pressioni della politica. Ora la conferma arriva anche dal ministero del Lavoro

Ai chiarimenti ricevuti qualche settimana fa dal dipartimento Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri si aggiungono infatti quelli, ancora più espliciti, inviati dalla direzione generale per l'Inclusione e le Politiche sociali del Ministero all'Ispettorato del lavoro di Vibo.

L'Ufficio vibonese ha interpellato Roma su impulso del Comune di Arena, che a sua volta aveva chiesto delucidazioni sul rinnovo dei contratti dei precari.

E lo scorso 6 marzo il Ministero ha risposto in maniera inequivocabile: «La definizione del piano di stabilizzazione dei lavoratori in questione, da parte di ciascuna Amministrazione, è condizione necessaria – la dicitura è sottolineata e contrassegnata in neretto, ndr – per giustificare la possibilità di proroga e presupposto indispensabile per l'attivazione della procedura in deroga».

Senza piano di stabilizzazione, dunque, non si poteva prorogare.

Eppure molti sindaci calabresi lo hanno fatto – fidandosi delle sollecitazioni arrivate in primis dal governatore Mario Oliverio – senza però avere alcuna certezza di poter stabilizzare i precari alla fine del periodo di proroga.

Il che li ha esposti ad eventuali, futuri contenziosi giudiziari.

Ma non è tutto: qualcuno ha pure tentato di strumentalizzare il dramma dei precari puntando il dito contro i sindaci “ribelli” che, stando a quanto confermano i ministeri competenti, si sono solo rifiutati di emanare atti illegittimi.

Un circolo vizioso per cui non sono esenti da responsabilità alcuni settori della politica e dei sindacati, che hanno sempre cercato di assolvere la Regione da ogni responsabilità.

Anche su questo il Ministero del Lavoro mette un punto fermo: «Considerato che ad oggi la Regione Calabria, sebbene sollecitata dalla Direzione generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con nota del 9 febbraio 2018, non ha ancora dato riscontri in merito al suddetto piano di stabilizzazione, si comunica che la procedura in oggetto – cioè la proroga, ndr – non può essere attivata».

La Regione, insomma, ha spinto i sindaci a fare delle forzature che molti di loro, per legge, non avrebbero potuto fare.

È chiaro che in tutta la vicenda gli anelli deboli della catena sono proprio i precari – sottoposti all'ormai consueto ricatto elettorale – e gli amministratori “ribelli”.

Uno di loro, il sindaco di Arena Antonino Schinella, pur essendo di area Pd ha già criticato l'atteggiamento della Regione e, con in mano le carte arrivate da Roma, rivolge i suoi strali anche al sindacato: «La Cgil vibonese ha strumentalizzato i lavoratori dicendo loro che la colpa, se sono rimasti in un limbo giuridico, è dei sindaci, che invece si sono limitati a rispettare la legge.

Hanno indirizzato la protesta contro di noi salvando la Regione, che è la vera responsabile di tutto ciò. I documenti del Ministero lo dimostrano al di là di ogni dubbio».

Ed ora?

Pubblicato in Calabria

«Il centrosinistra e Oliverio hanno perso 350mila voti in tre anni»

Dice Grazioso Manno «L’affermazione dei Cinquestelle non può nascondere il successo del centrodestra, e soprattutto di Wanda Ferro. Torno a fare politica».

Ecco il commento di Grazioso Manno «L’esito delle elezioni politiche in Calabria ci consegna diverse certezze.

Innanzitutto la straordinaria affermazione di Wanda Ferro che, in un collegio difficile, ha dato prova di avere idee chiare e oggi possiamo senza dubbio dire che si staglia come leader del centrodestra calabrese.

Un risultato questo – continua – che mi riempie di gioia  poiché con Wanda Ferro si consolida una amicizia ed un rapporto basato su ideali e visione della società.

Dispiace che altri amici del centrodestra non abbiano ottenuto il risultato sperato.

Un’altra certezza è data dal risultato che ha premiato il Movimento 5Stelle e ha punito il Pd calabrese che ha ottenuto un  risultato inferiore alla media nazionale».

«Onore al merito al Movimento 5Stelle che ha incanalato la protesta con scelte e virate pragmatiche ».

Poi l’analisi di Manno :« Andando più nel dettaglio del dato calabrese in tre anni e mezzo dalle regionali del 2014 il centrosinistra è passato dal 61,40% al 16,48%, perdendo quindi il ben 45% dei consensi.

La coalizione del centrosinistra guidata da Oliverio è passata dai 490mila voti alle elezioni regionali ai circa 140mila voti alle elezioni politiche con una perdita secca di 350mila voti.

La coalizione di centrodestra è passata dal 23,60% delle regionali del 2014 al 32,97% delle politiche del 4 marzo, con un incremento quindi del 9,37%, questo tradotto in termini di voti espressi, significa che si è passati da 188mila voti (regionali 2014) a quasi 280mila (elezioni politiche) con un evidente aumento di oltre 91mila voti».

«Se i numeri sono numeri e questi sono impietosi – continua Manno – Oliverio, Magorno e il gruppo dirigente del Pd dovrebbero trarne le dovute conseguenze.

Ai tempi della Democrazia cristiana, partito nel quale ho fieramente militato, il presidente del Consiglio, il segretario nazionale, il presidente della Regione, il segretario regionale e il gruppo dirigente, proprio nell’esercizio della responsabilità e nel rispetto del voto democratico, si sarebbero dimessi seduta stante senza perdere un minuto».

«I risultati di cui sopra sono la dimostrazione – ribadisce Manno – di quanto io, in tempi non sospetti, ho pubblicamente dichiarato e cioè di “una gestione assolutamente fallimentare della Regione e che Oliverio è il peggior presidente di giunta regionale che la Calabria abbia conosciuto”.

Pubblicato in Calabria

Altro che “amantiella a terza!”

Abbiamo un centro storico che cade a pezzi ma Franceschini non ci da un euro!

O forse nemmeno ne abbiamo chiesto?

Amantea zero euro.

Cosenza 9 milioni di euro, come dice la Santelli.

Od addirittura 90 milioni di euro come dice Oliverio

Nel mentre la politica( Franceschini, Oliverio, Santelli, Occhiuto), sotto le elezioni, decide quale sia la verità.

Il Comitato Piazza Piccola parla di “Squallida propaganda politica portata avanti da chi, attraverso le proprie misure politiche, umilia e prende in giro cosentini e cosentine”

Poi continua “Si avvicina il 4 marzo e tutte le forze politiche sono impegnate in promesse e annunci altisonanti. Il Partito Democratico, attraverso il ministro Franceschini e il presidente della regione Mario Oliverio, ha giocato la propria carta pensando di poter prendere in giro i cittadini di Cosenza.”

Infine conclude “Abbiamo letto di “90 milioni per il centro storico”, questo lo slogan con il quale l’amministrazione regionale ha annunciato l’arrivo di fondi destinati alla città storica. Alcuni mesi fa abbiamo incontrato il ministro Franceschini, in visita a Cosenza per presentare il suo ultimo libro. Abbiamo spiegato la reale e drammatica situazione del nostro centro storico e le priorità sulle quali intervenire. Le lettere che gli abbiamo consegnato affrontavano i temi del disagio sociale, dell’abbandono strutturale e del degrado in cui versano i beni culturali. Il Ministro in quella sede diede ascolto e comprese apparentemente le nostre istanze, a distanza di poche settimane Cosenza veniva inserita nel progetto di recupero dei centri storici insieme a Palermo, Napoli e Taranto. Sono tante le promesse disattese da parte della politica, quella del ministro del governo Gentiloni rientra a pieno titolo in questa categoria. Oggi leggiamo che diversi milioni verranno investiti su dei monumenti di importanza artistica, architettonica e culturale. Monumenti che, se pur importanti, non corrono il rischio crollo e si presentano in maniera accettabile.

Inoltre molti di questi beni sono stati recentemente ristrutturati: l’attuale sede della Provincia (sotto la giunta Oliverio), la galleria nazionale (restaurata circa 10 anni fa) e l’immobile che ospita la sede della biblioteca nazionale.

Questi interventi segnano la distanza siderale tra le priorità della politica regionale e le esigenze di chi vive il quartiere.

Si palesa ancora una volta l’assoluta mancanza di conoscenza del territorio, non c’è traccia di alcuna pianificazione e idea condivisa con l’amministrazione comunale e con i cittadini.

Cosa ce ne facciamo di interventi “a pioggia” se mancano obiettivi e strategie chiare e comuni? Perché gli interventi riguardano immobili di enti pubblici e della Chiesa e non quelli dei privati cittadini, che rappresentano un pericolo per l’incolumità pubblica?

Dovremo assistere all’ulteriore deterioramento delle opere di interesse culturale,storico,artistico e paesaggistico (edicole votive,portali,vicoli ecc)?

Perché si parla di 90 milioni se invece alla città ne sono riservati solo 8? Squallida propaganda politica portata avanti da chi, attraverso le proprie misure politiche, umilia e prende in giro cosentini e cosentine. Durante le passeggiate , all’indomani dei crolli, dove posavate il vostro sguardo?”

Noi ,no!

Amantea , no!

Il castello cade a pezzi. La torre civica cade a pezzi. Il collegio dei Gesuiti cade a pezzi. Via Duomo è chiusa da troppi anni. Via Antica è chiusa da troppi anni. Via del castello è chiusa da anni. La chiesa di san Nicola è a pezzi . La chiesa di Sant’Elia ha bisogno di manutenzione. I ruderi della cinquecentesca dimora dei Gracchi sono a pezzi. La casa della Carità cade a pezzi.

E potremo continuare a lungo

Visto che Franceschini finanziano Cosenza

Visto che Oliverio lavora solo per Cosenza.

Visto che Santelli ed Occhiuto lavorano per la loro città

Quando si farà qualcosa per Amantea?

E chi?

Il consorzio Valle Lao sembra sia nel caos più assoluto.

Lo dice il sindacalista Giuseppe Lavia della Fai Cisl che ha chiesto un intervento al presidente Mario Oliverio.

Dice il sindacalista: “I 53 dipendenti operai ed impiegati consortili rivendicano legittimamente 9 mensilità arretrate, ragione per la quale hanno indetto uno stato di agitazione permanente”.

Poi la Fai Cisl chiede alla Regione Calabria, uno sforzo immediato, per consentire l'erogazione di parte delle mensilità pregresse, avviando senza indugi una azione di rilancio e riorganizzazione dell'Ente, nella consapevolezza che esistono spazi per aumentare le entrate e ridurre i costi.

Poi continua Giuseppe Lavia “Occorre dare risposte immediate nominando un nuovo Commissario, per trovare soluzione alle questioni indicate relative alla corresponsione di parte delle mensilità pregresse ai lavoratori irrigui, consentendo con la ripresa delle attività, il normale funzionamento dell'Ente, con l'erogazione delle spettanze anche ai 320 lavoratori idraulico-forestali, per evitare che si possa acuire il clima di tensione e di contrapposizione fra lavoratori”.

C'è il rischio che si generi tensione, così come è accaduto in passato, fra i due gruppi di lavoratori: i primi direttamente gestiti dall'ente di bonifica, gli altri dalla Regione Calabria.

Ecco perché la Fai Cisl provinciale sollecita un intervento urgente del presidente Oliverio “che ponga fine al caos assoluto che regna sovrano presso il Consorzio di Bonifica ex Valle Lao, che dopo tre Commissari succedutesi si trova oggi nei fatti senza guida, pur in presenza di un Commissariamento entrato nel periodo di prorogatio.

Tale situazione – ricorda Lavia - ha portato al blocco delle attività di tutto il Consorzio, ivi comprese le attività poste in essere dai circa 320 dipendenti idraulico-forestali che sono in utilizzo presso il Consorzio e al cui pagamento si provvede attraverso il trasferimento delle risorse da parte della Regione Calabria.

Abbiamo informato di tale situazione il Prefetto di Cosenza, che ha chiesto chiarimenti al Consorzio che ad oggi naturalmente nessuno ha fornito”.

La scrivente Fai Cisl è ben consapevole che la situazione di profondo squilibrio finanziario dell'Ente, comunicata alla Regione dagli ultimi due Commissari, nasce da lontano e affonda le sue radici in anni di mala gestione. Tuttavia, ritiene, che ad oggi, l'inversione di tendenza che il Commissariamento avrebbe dovuto produrre, non ha dispiegato effetti tangibili”.

Insomma non servono organi di governo eletti e tantomeno commissari, bastano i soldi.

Se Oliverio lo capisce tutto va a posto.

Come si può “caricare” sulla regione 320 lavoratori idraulico-forestali normalmente pagati e lasciare senza stipendio gli altri 53 dell’ex consorzio Valle Lao?

Dai basta mandare anche i soldi per il personale ordinario risparmiando i soldi del commissario.

Pubblicato in Alto Tirreno

Abbiamo assistito ieri al duro confronto ( preelettorale) tra Dalila Nesci ed Enza Bruno Bossio sul grave problema degli LSU ed LPU.

Un duro confronto che in realtà avrebbe dovuto vedere esposti la Ministra Madia ( guarda caso candidata in Calabria)

il cui ministero emana una nota di cui ad oggi non si riesce a trovare traccia ufficiale ( alla faccia della trasparenza e della democrazia) ed il presidente Oliverio.

Un duro confronto che alla fine potrebbe trovare i più o meno incolpevoli responsabili nei sindaci che hanno ubbidito all’invito del presidente Oliverio , il quale a fine 2017 invitava i sindaci ad un «gesto di buon senso» spingendo i sindaci calabresi a «procedere subito con le delibere di proroga dei contratti» degli ex lsu-lpu.

Cosa che molti sindaci hanno fatto

Pochi sono stati quelli che hanno dubitato ed hanno sollecitato il pronunciamento del ministero che è intervenuto con la famosa introvabile circolare .

In attesa di leggere la circolare ecco un altro intervento tratto da IlCorrieredellaCalabria nel cui articolo di Sergio Pelaia troviamo questi passi:

“Il documento inviato da Roma ricorda dunque che (come dispone l’articolo 4, comma 8, del d.l. 101/2013) per arrivare alla stabilizzazione dei lavoratori ex lsu-lpu «le Regioni predispongono un elenco regionale dei suddetti lavoratori secondo criteri che contemperano l’anzianità anagrafica, l’anzianità di servizio e i carichi familiari».

Gli enti locali «che hanno vuoti in organico», dunque, «nel rispetto del loro fabbisogno e nell’ambito dei vincoli finanziari di cui al comma 6» dello stesso decreto procedono «all’assunzione a tempo indeterminato, anche con contratti di lavoro a tempo parziale, dei soggetti collocati nell’elenco regionale indirizzando una specifica richiesta alla Regione».

Il dipartimento Funzione pubblica specifica dunque che se gli enti non procedono alla stabilizzazione, e ciò vale già da gennaio 2018 in caso di mancata proroga, «i lavoratori interessati, alla scadenza del contratto di lavoro a tempo determinato, rientrano nel bacino» dei lavoratori ex lsu-lpu.

In questo caso, insomma, si tornerebbe punto e a capo”.

Era come appariva logico.

I comuni possono stabilizzare SOLO in presenza di vuoti in organico.

Cioè si creerebbe un canale speciale per LSU ed LPU senza necessità di ricorrere ad altre modalità di individuazione del personale.

La domanda da porsi ora è questa. Se un comune ha adottato la delibera di stabilizzazione su suggerimento di Oliverio di chi sarà la responsabilità?

Il seguente passaggio del richiamato articolo sembrerebbe poter ascrivere direttamente al presidente Oliverio questa responsabiltà:

“Benché implicitamente, dunque, si parla di un percorso di stabilizzazione che giustificherebbe la proroga, ma il fatto è che molti Comuni hanno rinnovato i contratti per il 2018 senza poter dare per certa una successiva stabilizzazione.

Una formula usata in molte delibere comunali e che, evidentemente, contrasta proprio con quanto disposto dalla legge Madia.

Anche perché è molto difficile che piccoli Comuni che hanno in servizio decine di ex lsu-lpu possano poi inserirli tutti nelle loro piante organiche.

«Sotto quest’aspetto, tuttavia, le conferme e le rassicurazioni – specifica infatti la circolare – possono essere date dalla competente Regione Calabria».

E ancora: «In riferimento alle presunte responsabilità derivanti dalla proroga dei contratti – specifica in maniera eloquente il dipartimento – si rinvia alla ricostruzione di cui sopra».

Un riferimento, questo, che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli ai sindaci che hanno prorogato nell’incertezza della possibilità di stabilizzare”.

Mah!

Pubblicato in Politica

Ovviamente non parlo dei dipendenti che l’inferno già lo stanno passando in terra.

Parlo di quei politici che mentono sulla reale possibilità di stabilizzarli all’interno dei comuni che non hanno né i posti disponibili nella dotazione organica, né i mezzi finanziari per poterlo fare.

L’unico che si è posto questo problema su sollecitazione degli amministratori locali è stato il presidente del consiglio regionale delle Autonomie locali, Salvatore Lamirata, il quale in riferimento al “decreto Madia” e alle procedure esplicative contenute in una circolare ministeriale del 23 novembre scorso, ha posto la seguente domanda: «Un ente utilizzatore che abbia evidente consapevolezza di non poter stabilizzare il numero dei lavoratori ex lsu-lpu utilizzati dal proprio ente, può concedere la proroga al 31 dicembre 2018 del contratto a tempo determinato?».

E non basta.

Lamirata ha posto un altro problema quale è quello del possibile danno erariale paventato per la violazione del limite massimo consentito dei 36 mesi al rapporto di lavoro a tempo determinato: «Nell’ipotesi che la concessione della proroga finalizzata alla stabilizzazione venga concessa in riferimento alle norme previste dal Decreto Madia e della Legge di Stabilità 2018, se l’ente utilizzatore non riesce a stabilizzare il lavoratore che riceve la proroga superando i 36 mesi di rapporto di lavoro determinato, incorre nella procedura risarcitoria?»

Altri quesiti riguardano poi lo status giuridico che avrebbero i lavoratori nel caso di enti utilizzatori che non possono adottare l’atto di proroga e la copertura finanziaria in caso di prolungamento del contratto.
Correttamente Lamirata specifica che «Il chiarimento è urgente e necessario per dirimere ogni controversia e per consentire agli enti utilizzatori di agire in un rapporto di chiarezza con i lavoratori e nel rispetto delle leggi sull’ordinamento dello Stato e sull’adozione di atti pubblici».

Ora sembra che il ministero della Funzione pubblica abbia inviato alla regione un atto che potrebbe dare risposte ai dubbi dei sindaci, ma la Regione non ne ha ancora reso noti i contenuti.

Perché?

E il futuro dei lavoratori è sempre più precario.

Pubblicato in Primo Piano
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