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Terremoto-scossa-sisma-C'è ancora attività sismica nel sottosuolo calabrese.

Secondo i rilevamenti dell'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) dopo i terremoti che più volte nei mesi scorsi hanno svegliato la città di Amantea, ci sono state altre scosse più contenute nelle ultime ore. 

Già tra Febbraio ed Aprile i sismografi ne avevano registrate diverse, nella giornata di oggi comunque tre scosse si sono registrate nel Tirreno meridionale in prossimità della Costa calabrese, la più vicina a noi è stata registrata di magnitudo ML 2.1, alle ore 11:06:10 con coordinate geografiche (lat, lon) 38.93, 15.68 ad una profondità di 172 km, e comunque al largo delle coste tra Amantea e Lamezia Terme, praticamente poco percettibile nell'entoterra, ma come vi abbiamo già spiegato in un precedente articolo, sintomatica di un processo di caricamento dell'evoluzione sismica.

Come si vede si tratta di terremoti molto leggeri, classificati tra il 2 e il 3 della scala Richter. 

Vale a dire che si tratta di scosse che possono essere avvertite solo da persone che abitano in edifici alti, di queste se ne verificano, nel mondo, un migliaio al giorno.

Pubblicato in Primo Piano

Terremoto-Sila-4-45 gli eventi sismici nell'arco di 17 minuti tutti nella zona della Sila.
Davvero tanta la paura dei calabresi ed in molti si sono riversati per le strade di Cosenza e delle cittadine limitrofe all’epicentro.

 

Succedeva 106 anni fa il terremoto distruttivo delle ore 05:20 una scossa terribile, localizzata nelle acque dello Stretto, del 9° della scala Mercalli. Uno dei più potenti sismi della storia italiana che sconvolse Reggio Calabria e Messina, causando la morte di circa 100mila persone.
Deve essere stato questo il pensiero di alcuni, pochi secondi dopo aver avvertito il terremoto di domenica sera.

Non vi sono segnalazioni relative a danni a strutture o informazioni circa feriti.


L’istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia riporta cinque eventi, uno di magnitudo 4.4 (scala Ricther) delle 22.43 e gli altri quattro a seguire, chiamati anche di assestamento di magnitudo leggermente più basso 3.4 delle 22:46, mentre la terza di magnitudo 2 alle 22:51, 2.3 delle 22:53 e di 2.2 delle 23:00. 

 

L’epicentro avvenuto nella Sila Cosentina alla profondità di 11,1 km questi i comuni in prossimità dell’epicentro APRIGLIANO (CS), CASOLE BRUZIO (CS), CASTIGLIONE COSENTINO (CS), CELICO (CS), CELLARA (CS), FIGLINE VEGLIATURO (CS), LAPPANO (CS), MANGONE (CS), PEDACE (CS), PIANE CRATI (CS), PIETRAFITTA (CS), ROVITO (CS), SAN PIETRO IN GUARANO (CS), SERRA PEDACE (CS), SPEZZANO DELLA SILA (CS), SPEZZANO PICCOLO (CS), TRENTA (CS), ZUMPANO (CS).

 

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Terremoto-1908

Una delle rare foto del Terremoto distruttivo del 28 Dicembre 1908 nello stretto di Messina che rase al suolo Reggio Calabria e Messina

Pubblicato in Cosenza

Il violento terremoto che all’alba del 28 Dicembre del 1908 distrusse le città di Messina e Reggio Calabria fu originato da un’improvvisa rottura della faglia dello stretto, nota anche come la faglia di “Messina-Giardini“, visto la sua estensione dal comprensorio ionico messinese fino alla punta di Capo Peloro. Tutta l’energia potenziale accumulata nel corso dei secoli dal movimento delle placche continentali si è rapidamente scaricata tutta in un colpo, producendo una violentissima scossa tellurica, con una magnitudo stimabile attorno i 7.1 – 7.2 Richter, che ha avuto un ampio risentimento in tutto il sud Italia. Lo scuotimento, stando alle cronache del tempo, raggiunse persino la costa albanese e l’isola di Malta, segno di un sisma ad altissimo potenziale energetico. Pochi istanti prima della scossa micidiale, lungo il tetto della faglia della faglia “Messina-Giardini”, si è verificato una sorta di grande “strappo” che in meno di 3 secondi attraversò la costa ionica messinese risalendo fino allo stretto e alle città di Reggio Calabria e Messina, dove si registrarono i massimi danneggiamenti, mentre sul reggino e sul messinese ionico i danni furono alquanto limitati. Durante il violento terremoto le coste della Sicilia e della Calabria, improvvisamente libere di muoversi, si allontanarono di colpo di circa 70 centimetri. Contemporaneamente , grazie a una ricerca condotta dall’istituto geografico militare italiano nel 1909, qualche mese dopo il disastro, si scopri che la costa calabrese sprofondò di 55 centimetri rispetto al livello del mare, mentre quella siciliana arrivò a meno 75 centimetri. Studi successivi evidenziarono come la notevole “Subsidenza”, ossia lo sprofondamento del suolo, sia interpretabile per mezzo di una faglia normale o (meno probabile) un sistema a doppia faglia che scorre parallelo all’asse dello stretto. Alcuni importanti sismologi ipotizzano per l’evento del 1908 un meccanismo di rottura secondo un sistema sismogenetico costituito da due faglie disposte in una struttura a “Graben” al di sotto dello stretto. In realtà fino ad oggi la questione che ritiene il sisma del 1908 come caratteristico dell’area dello stretto rimane ancora aperta. Molti studiosi rimangono ancora titubanti nell’applicare la teoria del terremoto caratteristico, con tempi medi di ritorno dell’ordine dei 1000 anni, visto la complessa struttura geologica e i numerosi segmenti di faglie presenti sia dentro che nelle aree adiacenti al sito. Nonostante queste incertezze numerosi studi confermerebbero con un certo margine di affidabilità l‘evento del 1908 come tipico per l‘area dello stretto, indicando per questi terremoti di alta magnitudo un periodo medio di ritorno che per nostra fortuna (secondo delle stime non definitive) è compreso tra i 600 e i 1000 anni. Per risalire ad un evento sismico paragonabile, per forza e per l’estensione della zona vulnerata, a quello del 1908, lungo l’area dello stretto di Messina, bisogna andare indietro di parecchi secoli. Stando ai dati raccolti sul campo e in letteratura l’ultimo evento tellurico catastrofico che ha colpito l’area dello stretto risalirebbe al IV secolo D.C., intorno all’anno 374. In quell’anno un violentissimo terremoto, seguito da uno sciame di grandi scosse piuttosto lungo, devastò le coste dello stretto, da Reggio a Messina, causando degli improvvisi spopolamenti in entrambi le rive, spesso indotti dai gravi danni di un fenomeno catastrofico che ha ridotto, in modo anche drastico, la popolazione. Inoltre recenti ricerche archeologiche avrebbero portato alla luce numerose lapidi ed epitaffi risalenti proprio a quel periodo. Tali reperti archeologici vanno a supportare la tesi del terremoto caratteristico dello stretto, visto che solo in quella data, negli ultimi 2000 anni, si sono verificati eventi sismici di elevata magnitudo che hanno provocato degli spopolamenti massicci fra Scilla e Cariddi. Diverso è il discorso per i terremoti di moderata o forte intensità, 5.0-5.5 Richter (oltre la soglia del danno), che hanno un periodo medio di ritorno molto più breve, che può variare dai 75 ai 120 anni circa. Molto più frequenti sono i sismi di moderata energia, ossia con una magnitudo inferiore ai 4.0-4.5 Richter, che solitamente possono verificarsi ogni 28-30 anni lungo l’area dello stretto. Anche se è vero che un sisma cosi catastrofico come quello del 1908 si potrà ripetere fra circa 500-1000 anni non si può escludere che al contempo, un terremoto meno forte di quello del 28 Dicembre 1908, ma al tempo stesso ben oltre la soglia del danno, tipo un 5.6-5.8 Richter, potrà investire lo stretto di Messina entro i prossimi 50 o 100 anni, causando non pochi danni a cose e persone. Proprio per questo ci auguriamo che l’attenzione (anche mediatica) in merito al rischio sismico rimanga molto alta. Per favorire ciò servirebbero ulteriori passi in avanti nella prevenzione e un coinvolgendo deciso di gran parte della popolazione esposta che per il momento sembra ignorare il rischio (il cosiddetto fatalismo all‘italiana). Solo con la prevenzione (basta dare un’occhiata al Giappone, in California o anche a Taiwan) si potrà evitare un domani di dover nuovamente assistere a scenari disastrosi che hanno caratterizzato la storia del nostro passato.
Pubblicato in Reggio Calabria
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