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La natura, oltraggiata dai comportamenti umani, sembra difendersi sempre di più al punto da essere micidiale.

E di fronte a tale forza l’uomo e le sue opere soccombono

E’ il caso, tanto per citare un esempio, del lungomare di Siderno

E’ vero che lo Jonio è andato in burrasca come è raramente accaduto negli ultimi decenni.

E’ vero che al largo di Crotone la boa della Rete Ondametrica Nazionale, servizio ufficiale dell’ISPRA, ha misurato alle ore 10:00 di ieri mattina un’onda alta 11,8 metri, record assoluto italiano.

E’ anche vero che tante altre onde hanno superato i 10-11 metri.

Ma è anche vero che il lungomare ( forse tutti i lungomari) sono allocati a distanze dalla battigia molto insufficienti per onde di siffatte altezze, con la ovvia conseguenza che la loro forza è giunta quasi intatta alle mura del lungomare distruggendole.

Non ci sembra arroganza della natura, semmai imbecillità ed arroganza dell’uomo che pensa di poter piegare la natura alle sue esigenze realizzando km di scogliere e km di lungomari che alla fin fine non resistono sotto i colpi dei marosi, in particolare quando, come in questi giorni( ma tante volte nei decenni e secoli scorsi) sono anomali rispetto a quelli ordinari.

Perché parliamo di arroganza?

Semplice. Perché da almeno un secolo il mare in Calabria tenta di recuperare le grandi spiagge che un tempo poteva liberamente percorrere e che poi sono state occupate da rilevati ferroviari, da strade, da lungomari, da fabbricati, realizzati a distanze improprie rispetto a quelle necessarie, almeno da quando manca l’apporto dei fiumi e delle fiumare che hanno nei secoli allontanato le battigie

Ora si chiederlo stato di calamità naturale e si butteranno soldi per rifare un lungomare che durerà fino alla prossima forte mareggiata.

Forse sarebbe il caso di chiedere lo stato di calamità umana quando si progettano, si approvano, si realizzano e si collaudano opere che prima o dopo turberanno la natura e ne subiranno, prima o dopo, la potenza distruttrice.

Pubblicato in Reggio Calabria

Nella bella novella di Pirandello “La patente”, il protagonista Rosario Chiarchiaro si presenta al giudice non per far condannare i giovani che scaramanticamente si erano “toccati”proprio davanti a lui ma per ottenere il riconoscimento giudiziale della sua capacità così rovesciando le parti della storia.

Nessuno può essere inteso menagramo o Cassandra o Grillo parlante per aver anticipato che il mare prima o poi sarebbe arrivato alla SS18 se non che la portasse via, o se teme che il mare arrivi al rilevato ferroviario se non blocchi la sua fruizione( almeno il binario lato mare)

Le recente mareggiata infatti ha portato via moltissima sabbia nel tratto a nord del fiume Catocastro là dove la corrente non porta gli inerti dello stesso fiume.

Basta fare un salto per verificare de visu

Basta la foto che mostra la scomparsa della spiaggia che era stata artificialmente riproposta tra la scogliera verticale ed il fiume.

Speriamo di no

Anche perché il vecchio adagio popolare “ Uomo avvisato, mezzo salvato” in questi casi sembra non essere utile, almeno a giudicare da quanto sta succedendo alla SS18 in località Principessa.

Pubblicato in Basso Tirreno

Era facile prevederlo, anche se noi lo temiamo e lo diciamo da anni, che prima o dopo una mareggiata si sarebbe “mangiato” la Statale 18.

Ed alla fine è successo.

Gli autocarri sono stati deviati sulla autostrada A3.

Transitano solo le autovetture e peraltro a senso unico alternato.

E l’Anas e le forze di Polizia presidiano il tratto di statale 18 nei pressi del porto di Amantea.

Fate il confronto tra le due foto.

La prima è di questi giorni e mostra gli autocarri che vanno avanti e dietro a portare grandi massi che il mare assorbe come se fossero ciottoli.

La seconda è di qualche decennio fa quando tra la statale e la battigia c’era non solo una grande spiaggia ma anche orti coltivati a cipolla rossa dolce di cui Campora va famosa.

Certamente il tempo è stato inclemente. Non solo forti piogge che per fortuna stanno trascinando a mare migliaia di mc di inerti per rimpolpare la spiaggia. Ma, purtroppo, una fortissima mareggiata che ha asportato centinaia di migliaia di mc di sabbia permettendo alle potenti onde di giungere fino alla scarpata della statale 18 proprio lì, a sud del porto di Amantea, dove erano stati sistemati nei mesi scorsi centinaia di massi nel disperato tentativo di fermare il mare.

Soldi buttati

Come era facile prevedere ai profeti di sventura.

Ed ora le onde hanno scalzato la teoria di massi incidendo sul rilevato della statale

E così ora è scattato il disperato tentativo emergenziale di buttare massi che vengono assorbiti dalla onde e portato verso il largo.

Un sistema ridicolo e palesemente intempestivo ed insufficiente !

Pubblicato in Campora San Giovanni

La forte mareggiata che ha imperversato sulla costa calabra cosentina volge al termine. Il mare è ricco della fanghiglia portata dai fiumi ed in particolare del Catocastro, dell’Oliva e del Savuto.

Le barche del porticciolo di Amantea sono alla rada; difficile uscire con questo mare anche per i pescatori più esperti; impossibile uscire dal porto che di fatto è ancora chiuso e non solo amministrativamente.

Le piccole onde, infatti, si riducono ancor più all’impatto con la massa di materiale posto all’imboccatura del porto ed entrano lievemente come se procedessero sulla sabbia.

Appena il mare si calmerà ed in particolare nei momenti di bassa marea vedremo certamente un cordone di sabbia a chiudere il porto.

Un supplizio.

E la cosa più triste è che il porto si insabbia e la spiaggia a sud scompare al punto da porre in pericolo il rilevato della statale 18.

Ma di chi è la responsabilità?

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