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Amici lettori di Tirreno News, vi ricordate certamente il terremoto dell’agosto 2016 che ha devastato il Centro Italia e raso al suolo parecchie cittadine dell’Umbria tra cui Norcia.

Anche allora i lettori del “Corriere della Sera” e i telespettatori del TG La7 di Enrico Mentana si sono prodigati per raccogliere fondi per la ricostruzione.

Con la raccolta dei fondi l’archistar Stefano Boeri ha costruito a tambur battente un edificio in cemento e vetro, il centro polifunzionale di Norcia.

Ora è intervenuta la Magistratura ed ha posto i sigilli alla struttura ordinando il sequestro dell’edificio, costatando la non temporaneità.

Ecco, per un puro cavillo burocratico, quello che era stato costruito gratis e solo col contributo degli onesti e bravi cittadini italiani viene chiuso.

Tutti sappiamo come era ridotta Norcia dopo le devastanti scosse di terremoto, cumuli di macerie dappertutto e senza luoghi di aggregazione.

Tutti, ora, dopo l’avvenuto sequestro dell’edificio, si sono ribellati, tra cui il Sindaco di Norcia, il quale ha minacciato di dare le dimissioni e finanche il Direttore del Tg La 7 Mentana, definendo la decisione presa dai magistrati di Spoleto risibile e una vergogna.

Durante il TG delle 20 di ieri sera si è scagliato contro la decisione della Procura di sequestrare l’immobile.

Ha detto, fra l’altro:- Ne va della nostra reputazione e anche dei nostri soldi- e ha rivendicato la regolarità della costruzione messa in piedi rapidamente su indicazione del Commissario del terremoto, della Protezione Civile e del Comune di Norcia gratuitamente anche dall’architetto che lo ha progettato.

Il Direttore era visibilmente commosso e indispettito.

Così ha concluso il suo intervento:- Era un modo per aiutare in gran velocità una popolazione che non aveva un tetto dove andare in caso di nuove scosse-.

Poi un ultimo affondo alla Procura di Spoleto:- Se dovesse succedere qualcosa, i cittadini che si trovassero in difficoltà andranno a casa dei pm di Spoleto?

Dei Magistrati inquirenti?-.

E’ intervenuto anche il Sindaco di Norcia e ha annunciato di dare le dimissioni dopo il colpo duro della Magistratura.

Ha ricevuto un avviso di garanzia per sospetti di abuso edilizio.

A rimetterci, però, saranno ancora una volta i cittadini di Norcia.

Ora oltre ai gravi danni del terremoto ci mancava la beffa della Magistratura.

Francesco Gagliardi

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labriChe pena mi fa nell’apprendere che alcuni ragazzi di appena 15 anni siano finiti in galera perché ladri. Dio mio come siamo caduti così in basso! A 15 anni perché ladri e banditi è una cosa molto strana e che io non riesco purtroppo a comprendere. A 15 anni io giocavo con un pallone di pezza. Andavo in giro per le strade a far rullare un cerchio di ferro ricavato da un vecchio braciere. Nelle belle giornate giocavo allu “Strumbulu” che avevo comprato in un negozio della Calavecchia o con la mazza di legno alla lippa. Giocavo a mosca cieca o con le carte napoletano a mazzetto. Potevo perdere alcuni bottoni che strappavo dai pantaloni o dalla giacchetta. A volte a guardie ladri, ma per finta. Ora devo apprendere che a 15 anni non si gioca più come una volta insieme ai compagni del quartiere, non si va a scuola e studiare, ma si sta insieme per fare del male, per terrorizzare i compagni del quartiere, per derubarli, per picchiarli. I ragazzini arrestati e condotti in galera avrebbero dovuto andare a scuola e studiare. Invece marinavano la scuola e terrorizzavano i coetanei. Li costringevano a spogliarsi e consegnare loro non solo i pochi spiccioli che avevano in tasca, ma anche gli orologi, i telefonini, gli smartphone, le felpe e le scarpe griffate che poi andavano a vendere. I malcapitati spesse volte erano costretti a rientrare nelle proprie case in mutande o solo con i pantaloni. Siamo questa volta a Milano e non alla periferia di Napoli o a Scampia. La baby gang agiva nei pressi della Metropolitana Bisaglie quasi sempre nelle ore pomeridiane. Dopo vari appostamenti gli uomini in borghese della Questura di Milano sono riusciti a cogliere in flagrante due membri della baby gang che seminavano il terrore all’uscita del metrò. Sono due ragazzini di appena 15 anni, italiani, che frequentano ancora la scuola media e arrestati con la grave accusa: tentata rapina in concorso e poi portati al carcere Beccaria, che è un carcere minorile. Tutto nasce da diverse segnalazioni raccolte dalla Questura milanese dove venivano segnalati diversi raid ai danni di ragazzini della zona di Biaggio, aggrediti e rapinati all’uscita del metrò. La baby gang si appostava all’uscita del metrò e quando individuava qualche ragazzino isolato subito entrava in azione cogliendo di sorpresa il povero malcapitato che veniva trascinato tra le auto parcheggiate e poi costretto a consegnare con le buone o con le cattive denaro e cellulare. Se si ribellava veniva scaraventato a terra e picchiato con calci e pugni. Ma questa volte è andata male alla baby gang. Gli agenti in borghese bloccano i quindicenni e consegnano al malcapitato i soldi e il cellulare che gli avevano rubato. La baby gang era composta da ragazzini che ancora, malgrado l’età, frequentano la scuola media. A quell’ora si dovevano trovare a scuola ma saltavano puntualmente le lezioni malgrado le madri li accompagnassero a scuola ogni giorno, regolarmente. Invece di studiare e stare in classe, preferivano stare all’aperto e fare la vita di delinquenti.

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tortaTutti noi abbiamo assaggiato delle torte favolose che le nostre madri, le nostre mogli, le nostre sorelle hanno preparato in cucina o hanno comprato in pasticceria. Torte alle mandorle, torte al cioccolato, torte ai frutti di bosco, torte alla mimosa, etc., ma una torta alla marijuana credo mai. Eppure c’è stato qualcuno che ha preparato una magnifica e saporitissima torta alla marijuana e che ha mandato i propri genitori che l’hanno mangiata per sbaglio all’ospedale. Meno male e per fortuna che ne hanno mangiato solo una fetta altrimenti non saprei come sarebbe andata a finire. Sono finiti comunque all’ospedale e pare che non abbiano avuto gravi conseguenze. L’incidente, se così si può chiamare, si è verificato in provincia di Udine. Il figlio della coppia, approfittando dell’assenza dei genitori, ha preparato una bella torta al cioccolato e insieme agli ingredienti tradizionali ha aggiunto una gran quantità di marijuana. Rincasando hanno sentito un profumino accattivante proveniente dalla cucina. Sono andati a vedere. E sulla tavola hanno trovato una bella torta. Che bravo il nostro ragazzo, hanno pensato gli ignari genitori. Ha preparato per noi questa bella torta. Assaggiamola. Deve essere proprio buona. Che profumo! Hanno tagliato due fette, due soltanto e meno male, e le hanno mangiate. Buone! Che bravo figliolo! Ha voluto fare a noi una bella e dolce sorpresa. E credendo che davvero fosse un dolce qualunque hanno mangiato le due fette con gusto. Dopo un po’, però, sono incominciati i guai. Si sono sentiti malissimo. Chiamano il 118 e subito vengono accompagnati all’ospedale perché versano in gravi condizioni. Vengono ricoverati per gli accertamenti del caso. Ora il ragazzo di 20 anni è indagato per detenzione di sostanza stupefacente. I Carabinieri hanno poi sequestrato il resto della torta per analizzarla e individuare la concentrazione della sostanza. Il ragazzo ha ammesso di essere stato lui a preparare la torta alla marijuana. Ma a chi era destinata? E’ stata una ragazzata? Non è la prima volta che succedono cose del genere. Proprio l’altro giorno un giovane di 22 anni rientrando dall’Olanda aveva portato dei dolci alla cannabis. I genitori, ingordi, trovandoli ottimi ne hanno mangiato a volontà e così sono finiti anche loro al pronto soccorso per intossicazione.

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proiezioneAmici carissimi, il Movimento 5 Stelle durante la campagna elettorale aveva promesso che se avesse vinto le elezioni e se fosse andato al Governo avrebbe introdotto anche in Italia il reddito di cittadinanza. Voi lo sapete, vero, cosa è questo reddito? Dare ai cittadini bisognosi, a quelli con basso reddito, ai cittadini senza un lavoro un sussidio mensile in attesa che trovino un posto di lavoro. Parla alla pancia dei disoccupati e dei poveri e di chi ha perso il posto di lavoro, degli esodati, ma non è realistico, almeno per ora in Italia. Secondo i suoi sostenitori è un argine contro la povertà. Per gli avversari è un sussidio a pioggia che non risolverà il tema della scarsa occupazione. Però questa promessa è stata senza alcun dubbio la carta vincente del Movimento 5 Stelle. E dove ha preso più voti il 4 marzo scorso? Nell’Italia meridionale dove la disoccupazione è maggiore rispetto a quella del Nord dove i cittadini hanno votato la Lega di Salvini. Abbiamo, dunque, un’Italia divisa a metà. Ora vi voglio raccontare cosa è successo in una cittadina delle Puglie lunedì mattina quando ancora tutte le schede elettorali non erano state scrutinate. Molti giovani si sono rivolti agli impiegati comunali e ai Caf e hanno chiesto i moduli e informazioni per iscriversi alle liste. Ma ancora non c’è un Governo 5 Stelle e Di Maio Presidente del Consiglio, e non c’è neppure una legge approvata dal Parlamento e dal Consiglio dei Ministri. Il reddito di cittadinanza è solo un annuncio, è solo una promessa fatta in campagna elettorale. E tutti noi sappiamo perché lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, dove vanno a finire le promesse elettorali. Nella spazzatura. Ma andiamo con ordine. Giovinazzo è un paese delle Puglie dove il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un successo enorme. E’ stato votato principalmente dai giovani specialmente da quelli in cerca di lavoro che ancora vivono in casa coi genitori e che ricevono settimanalmente la paghetta da parte dei nonni. E ora, dopo il voto, aspettano di ottenere il reddito promesso. Tutto questo rispecchia, evidentemente, l’onda emotiva che ha travolto questa tornata elettorale con risultati strabilianti per i pentastellati soprattutto al Sud. Quella promessa elettorale ha fatto presa sull’elettorato giovanile. All’inizio ho scritto che questo reddito di cittadinanza non è realistico. Sapete perché? Non ci sono i fondi necessari e le relative coperture economiche. Dove andranno a prendere i 15 miliari di euro all’anno? Aumentando le tasse e introducendo nuovi iniqui balzelli. I Sindaci delle città e dei paesi dell’Italia meridionale sarebbero contentissimi se venisse introdotto subito il reddito di cittadinanza. E anche il Sindaco di Amantea e del mio paese, San Pietro in Amantea, dove il Movimento 5 Stelle è stato votato, sarebbero contentissimi e felicissimi. Non ci sarebbero più disoccupati, nulla facenti. Il problema della disoccupazione sarebbe risolto e per quelli che non hanno un lavoro sarebbe davvero una pacchia e ogni mese potrebbero recarsi presso gli Uffici Postali e ritirare il reddito di cittadinanza che Di Maio aveva promesso durante la campagna elettorale. Alla fine, però, ci saranno amare sorprese. E molti malediranno il Movimento 5 Stelle e quella croce che hanno apposto sulla scheda il 4 marzo ultimo scorso.

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urna-elettoraleRisultato uscito dalle urne il 4 marzo 2018: Hanno vinto Salvini e Di Maio, è stato sonoramente sconfitto Renzi e per il Pd è stata una disfatta senza precedenti. Per risollevarsi da questa inattesa e sonora batosta ce ne vorrà del tempo. Sono già incominciate le diatribe e le notti dei lunghi coltelli. Ora tutti a domandarsi:- Di chi la colpa? Perché c’è stata questa rivoluzione? Perché tanta moria di personaggi eccellenti? Perché tanti Ministri in carica sono stati trombati dal corpo elettorale? E Gentiloni non aveva ben governato?-. La risposta è semplicissima:- Gli italiani che si sono recati alle urne vogliono, desiderano un cambiamento radicale. Non si fidano più dei vecchi tromboni che hanno governato l’Italia da trenta anni senza mai risolvere i gravi problemi che affliggono la povera gente -. Renzi, malgrado sia stato eletto senatore nella sua Toscana, non è stato un Segretario e un ex Presidente del Consiglio affidabile. Per anni ha continuato a dire bugie e a raccontare un’Italia che non esiste nella realtà e un’immagine di società italiana che non c’era. Non ha capito che la società italiana è cambiata, che le imprese sono in crisi e lasciano l’Italia ed emigrano altrove, che le famiglie soffrono e che i bonus elargiti non hanno risollevato le sorti di milioni di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà, che i disoccupati aumentano, che la disoccupazione giovanile fa spavento, che l’immigrazione incontrollata genera paura, preoccupazione e disagi, che la delinquenza e i furti sono in continuo aumento, che la gente che vive in periferia non è più tranquilla, che i vecchi vengono derubati e malmenati, che lavorare fino a 70 anni è un assurdo, che milioni di giovani con la laurea sono costretti a lasciare il proprio paese ed emigrano all’estero in cerca di fortuna e di un avvenire migliore. Ecco allora il perché hanno vinto Salvini e Di Maio. Non c’è da stupirsi, dunque, se anche in San Pietro in Amantea, piccolo paese, hanno preso un centinaio di voti e in Amantea il Movimento 5 Stelle ha sbancato e Salvini 400 voti. Perché hanno fatto una campagna elettorale senza parlare di populismo, di antifascismo, di razzismo, di Jus soli, di cittadinanza allo straniero, di accoglienza ed integrazione, ma hanno parlato dei problemi reali degli italiani, dei servizi sanitari sempre più scadenti, dei servizi ferroviari in dismissione, delle strade nazionali e provinciali che sono mulattiere, della scuola che non funziona, dei disagi giovanili, dei terremotati che ancora non hanno ricevuto una casa e che le macerie sono ancora agli angoli delle strade. Hanno cercato di dare risposte alle paure della gente. Milioni di italiani hanno scelto Salvini e Di Maio, voglio augurarmi che il botto sia arrivato a Roma nel Palazzo del Quirinale e Mattarella non faccia come ha fatto l’ex Presidente Napolitano, perché checché se ne dica, sono stati lasciati soli in mezzo ad una strada, magari con figli piccoli e disoccupati e non sono stati aiutati. Il Governo e la maggioranza parlamentare che ha governato l’Italia non ha saputo spiegare ai padri di famiglia e alla povera gente che vive in ristrettezza economica, che con la pensione di fame non arriva alla fine del mese, come mai non ha dato loro nessun sussidio. Invece, chi arriva in Italia con le carrette del mare anche da clandestino riceve accoglienza, aiuti, vitto, alloggio in alberghi a 4 stelle, intenet gratuita e soldi. E questo non è razzismo. Il popolo italiano non è razzista e mai lo è stato, malgrado le famigerate leggi razziali volute da Mussolini. Gli italiani hanno votato Salvini e Di Maio perché non hanno creduto alle promesse fatte da Renzi e dal Pd. E le riforme fatte da Letta, Renzi e Gentiloni non hanno impedito un impoverimento continuo del paese. Adesso andranno al Governo Salvini o Di Maio. Manterranno le loro promesse fatte? Dove piglieranno i soldi? La sfida sta tutta qui. I soldi in bilancio sono pochi e il debito pubblico è alle stelle. E allora? Bisogna fare dei sacrifici e incominciare a tagliare per davvero la spesa pubblica. I costi della politica sono davvero esagerati e le tasse sono in continuo aumento. I vitalizi e le pensioni dei dirigenti d’azienda, dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei dipendenti di Camera e Senato sono esorbitanti. Bisogna dargli una sforbiciata subito, ora ci hanno i numeri in Parlamento per farlo. I soldi che si ricaveranno saranno certamente pochi, però il consenso tantissimo. Il Pd non l’ha fatto. Riusciranno a farlo Salvini o Di Maio? Speriamo che una volta andati al Governo non si dimentichino delle promesse fatte agli italiani. Ma ora comincia il bello. Bisogna fare il Governo e né Salvini, né Di Maio hanno abbastanza parlamentari per farlo da soli. I Parlamentari che mancano a tutte e due sono troppi. Impossibile questa volta ricorrere ai soliti voltagabbana che per un pugno di lenticchie salgono sul carro del vincitore. La compravendita di voti in questa legislatura non è sufficiente. A meno che non si pensi davvero ad una alleanza o ad un accordo tra il Movimento 5 Stelle di Di Maio, la Lega di Salvini e i Fratelli d’Italia della Meloni con la benedizione di Silvio Berlusconi.

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partiti-625-copia5 marzo 2018, il giorno dopo il voto. Ieri il popolo italiano si è recato alle urne e ha votato. Dalle urne è uscito un risultato clamoroso e sconcertante: Movimento 5 Stelle primo partito; Il centro destra è la prima coalizione ma lontano dalla maggioranza; il Pd è stato sconfitto ovunque; scompaiono le regione rosse; Casini, il vecchio democristiano, batte Errani, il vecchio comunista, nella rossa Bologna; flop del Presidente del Senato Sen. Grasso e del Presidente della Camera On. Boldrini; la sconfitta del Pd è la peggiore della storia dal 1948 in poi; Nani e ballerini sonoramente sconfitti, pochi i sopravvissuti; Nencini e Lorenzin ottengono un seggio alla Camera dei Deputati malgrado le loro liste siano giunte sotto l’1%; a Cosenza per il candidato Mancini è un flop madornale, è una debacle che lascerà degli strascichi. Dopo una sconfitta del genere molti dirigenti dovranno mettersi da parte. I banderuoli, i voltagabbana questa volta sono stati emarginati dagli elettori. Il vento gelido del Nord si è abbattuto sull’Italia e ha rovinato i piani di Renzi e Berlusconi. Il Pd è sceso al di sotto del 20 % e Forza Italia è stata superata per la prima volta dalla Lega. Nell’Italia meridionale e nella nostra Calabria e principalmente a Cosenza dove appena un anno fa vide la trionfale vittoria del Sindaco Occhiuto un vento caldo ha spazzato il cielo coperto di nuvole che minacciavano neve, pioggia e grandine. La vittoria del Movimento 5 Stelle va al di là delle più rosee previsioni. Per Renzi, Grasso, D’Alema, Boldrini, Fedeli, Franceschini, Pinotti, Serracchiani, Minniti e per i calabresi Magorno e Santelli è stato un 25 luglio quando in quel giorno funesto cadde il Cav. Mussolini. Quasi tutti i sondaggi li davano perdenti, ma non si aspettavano un crollo così cruento. L’esito delle urne è stato questa volta inequivocabile, tanto è vero che i maggiori dirigenti del Pd hanno accettato la sonora batosta. Il Partito di Renzi che nelle ultime elezioni europee aveva raggiunto il 40% dei voti ora si deve accontentare di appena il 19%. Ora se vuole sopravvivere deve prendere iniziative importanti e fare mea culpa per gli errori commessi per le composizioni delle liste e per la campagna elettorale sbagliata. La prima cosa da fare è dimettersi per davvero. Quella di ieri sera è solo una farsa e per guadagnare tempo. Arrivati a questo punto mi corre l’obbligo di fare alcune considerazioni. Non crolla l’affluenza alle urne come si era paventato. La campagna denigratoria non ha dato i frutti sperati. Rispolverare l’antifascismo e l’antiberlusconismo non ha pagato. La collaborazione con i radicali di Emma Bonino e con i centristi fuoriusciti da Forza Italia è stata un flop. Il flop dei nanetti e dei ballerini è evidente. Gli elettori non hanno creduto alle promesse fatte ancora una volta da Berlusconi. La flat tax non è stata vincente. Le mance elargite dai Governi di centro sinistra non sono servite a niente.

Ho seguito lo spoglio elettorale con attenzione, ad un certo punto verso le 4 del mattino mi sono addormentato e ho fatto un cattivo e nello stesso tempo un bel sogno. Mi sono trovato in un Postale della ditta Santelli di Cosenza insieme alla mia cara mamma che mi portava a Cosenza dal dott. Misasi per una visita medica che allora era un luminare nella cura delle malattie dei bambini. Mamma mi teneva stretta fra le sue braccia ed io che avevo preso il Postale per la prima volta ero felicissimo. Attraversammo montagne, paesi, villaggi e dopo tre ore di viaggio arrivammo in Piazza Riforma. Le carrozzelle tirate dai cavalli attirarono la mia attenzione. C’era il fascismo e molte persone indossavano camicie nere e lunghi stivaloni neri. Mia madre una gonnella con il famoso “sinale” e un corpetto, era una donna rurale. Ma questa donna rurale con un bel gesto sottobanco ( aveva dato una soppressata al bigliettaio Ricuzzo) aveva trovato per lei e per me un posto a sedere mentre una donna fascista era rimasta a terra. Un trillo del campanello mi svegliò di soprassalto e mi affacciai dal balcone di casa credendo di vedere soldati in marcia, giovani in camicia nera che cantavano “Fascetta nera”, ragazzi con una grande M sul petto schiamazzare per le vie cittadine con le bandiere del Fascio. Non vidi nulla del genere, solo qualche macchina e qualche donna che depositava i sacchetti della spazzatura davanti i portoni di casa. E il fascismo? Ma quale Fascismo! E’ stata una invenzione dei soliti sfascia carrozze che non avendo altro da fare scendono in piazza cantando Bella ciao, rovesciando i cassonetti della spazzatura, assaltando banche e negozi, bruciando macchine e insultando le Forze dell’Ordine. Il fascismo è morto e seppellito per sempre da oltre 70 anni. Ieri ha vinto la democrazia. Lei, caro Direttore, cosa ne pensa di queste elezioni?

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fameHa fatto molto scalpore la notizia apparsa sui giornali che una anziana signora sviene mentre era in un supermercato di Padova perché malnutrita e che non mangiava piatti caldi da diverse settimane. Siamo a Padova e non in Calabria e una anziana signora di 76 si aggira tra gli scaffali alla ricerca di cibo in scatola e scatolette. All’improvviso sviene e cade per terra. In suo aiuto interviene un medico che anche lui si trovava nel supermercato che stava facendo la spesa. Dopo pochi minuti, però, l’anziana signora si riprende e racconta al medico e al personale del supermercato accorso che mangia poco e non ha neppure i soldi per riscaldarsi durante questo crudo inverno. Nell’appartamento in cui vive ha chiuso il gas e non può più scaldare il cibo e cucinare, quindi è costretta a nutrirsi di cibo freddo e in scatola. Il fatto è successo alcuni giorni fa al supermercato della catena Alì, nel popoloso quartiere dell’Arcella di Padova. Appena ripresa conoscenza il medico ha incominciato ad interrogarla e la signora ha raccontata questa triste storia. Vive da sola in un appartamento della periferia della città con la pensione minima che non le consente di pagare le bollette del gas per la cucina e per il riscaldamento. E’ costretta a dormire al freddo e a indossare molti indumenti di lana. E siccome i soldi non bastano è costretta a mangiare soltanto cibo freddo in scatola che l’ha molto indebolita. Dopo l’intervento del medico l’anziana signora è stata accompagnata all’ospedale di Padova. E’ stata visitata dai medici del pronto soccorso e poi dimessa. Sono stati allertati il Comune di Padova e i servizi sociali i quali il giorno successivo hanno fatto sapere che conoscono molto bene la situazione della signora anziana, la quale, da sempre, ha rifiutato l’aiuto che le veniva offerto. Ma i vicini di casa che ben conoscono la signora hanno detto che è totalmente autosufficiente, ha i soldi per cucinare e riscaldarsi, ma è così tirchia che tiene la casa fredda e non cucina perché vuole risparmiare. Qual è la verità? Il Comune di Padova segue la situazione e sta studiando come offrirle un aiuto. Anche nel mio paese, e parlo di alcuni anni fa, vivevano alcune persone che sembravano in miseria. Nei paesi tutti si conoscono e quindi tutti hanno cercato di aiutarle portando in dono cibo e indumenti. Quando sono morte, però, abbiamo appreso che avevano depositato nell’Ufficio Postale migliaia di lire in libretti intestati ai figli che lavoravano all’estero.

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La toccante lettera di un ragazzo di 12 anni, orfano sin da quando aveva appena pochi mesi, indirizzata a quella maestra elementare che con la bava alla bocca ha urlato parole volgari e ha augurato la morte a Poliziotti e Carabinieri schierati a Torino durante una manifestazione di piazza contro Casa Pound.(foto Ansa)

Il papà Carabiniere è stato ucciso dai banditi armati da Kalashinikov durante una rapina.

È solo un ragazzino, Michele.. Oggi gli rimane solo il freddo delle sue labbra quando bacia la foto del papà nella lapide del cimitero. Donato Fezzuoglio era suo padre, carabiniere nato a Bella e caduto il 30 gennaio 2006 a Umbertide. La sua famiglia vive ancora lì, tra le verdi colline dell'Umbria. Da quel momento Michele è orfano e Emanuela, la moglie, vedova. Rimane la medaglia d'oro al valor militare concessa a papà. Quando il piccolo Michele ha ascoltato le terribili parole rivolte contro le Forze dell'Ordine augurando loro la morte uscite dalla bocca bavosa di Lavinia Flavia Cassaro, maestra elementare in una scuola di Torino, ma conosciuta alle Forze dell’Ordine come agitatrice e esponente di spicco dei centri sociali, sempre in prima file nelle manifestazioni violente ha deciso di prendere carta e penna e scrivere una lettera aperta a quella maestra indegna. La chiama Prof. No, non è una Prof. E’ solo una maestra elementare, forse neppure di ruolo nelle scuole elementari. Forse non ha vinto nessun concorso. Si rivolge a lei senza astio e senza odio, addirittura augurandole la “buona sera” e scrivendo addirittura “ cara” E in ultimo la saluta con un arrivederci e le augura un buon ritiro a casa dove forse la sta aspettando il papà. Lui il papà l’ha perso 12 anni fa e quando si ritira a casa non trova nessuno ad aspettarlo e nessuno gli augura la buona notte. Amici carissimi, vi farò leggere la lettera per intero, perché è così toccante che mi ha davvero commosso. Leggetela attentamente e tutta di un fiato anche voi e fatela leggere ai vostri figli. Ma lasciamo al ragazzo Michele, ragazzo meraviglioso che in certe manifestazioni vuole indossare con orgoglio la divisa dei Carabinieri, orfano di un Carabiniere ucciso nell’adempimento del dovere, il diritto di parlare. Inutile aggiungere altre parole.

“Cara Prof, sono un figlio di un Carabiniere ucciso in un conflitto a fuoco con dei banditi che avevano assaltato una banca. Mio Papà è stato sparato alle spalle a colpi di Kalashinikov.

Buonasera prof, mi chiamo Michele, non le nascondo che sono un po’ arrabbiato con lei.

"Mi stringa forte la mano, ci troviamo ad Umbertide esattamente in via Andreani, si guardi intorno, osservi com’è tranquilla la cittadina. 12 anni fa alla sua destra c’era una banca, scattò l’allarme per rapina, arrivò la pattuglia del 112, i due carabinieri corsero in aiuto a cittadini in pericolo. Alcuni rapinatori rimasti fuori spararono alle spalle di papà e morì.

Mi stringa la mano e si guardi intorno, li c’è una targa con delle corone, li invece una fioriera voluta da tanta gente di cuore con disegnato il tricolore. Venga andiamo in via xxxxxxx, in questa casa ci abito con la mamma, la osservi, sopra quel mobile c’è un berretto, lo stesso che era sopra la bara avvolta nel tricolore il giorno del funerale di mio padre, guardi quante foto, attestati ed encomi, sono tutti di mio padre, li ha ricevuti sia in vita che dopo. Senta anche che silenzio, se ci fosse stato papà sarebbe stata una casa rumorosa, avrei avuto un fratello o una sorella o entrambi.

Venga prof, le faccio vedere dove dormiva mio padre, il suo armadio, le sue cose. Guardi queste scatole, sono piene di lettere, scritte da tanti Italiani per dimostrare affetto a mio padre, all’Arma dei Carabinieri alla mia famiglia, ma soprattutto a me che allora avevo solo 6 mesi.

Ora la porto nella mia seconda casa. Ci dobbiamo spostare di qualche chilometro, nella zona dove abitano i miei nonni materni. Mio padre diceva che in quei posti c’era pace. Intanto lei osservi quanto é bella la mia Umbria. Siamo arrivati, si é resa conto che siamo in un cimitero? Eccola la mia seconda casa.

Ora le racconto alcuni episodi, avevo 4 anni e mezzo quando ho imparato a leggere i nomi scritti in stampatello sulle lapidi dei defunti. Qui sono arrivato in bici per mostrarla a mio padre, ancora, le dirò di quando sono entrato con 2 papere, con il cane, ho portato disegni e oltre i fiori porto regali. Prof ora le chiedo di poggiare la sua mano su questa tomba, pensi il freddo delle mie labbra quando bacio papà.

Quante cose avrei da raccontarle prof, faccio tanti chilometri in giro per l’Italia per parlare di lui, faccio tanto fatica a scuola quando in alcuni periodi sento di più la sua assenza, fortuna i suoi colleghi insegnanti capiscono quell’alunno che a volte si distrae per non piangere o che ride per soffocare un brutto pensiero. Basta prof, la lascio tornare a casa, nel tragitto rifletta della lezione noiosa.

Quando é arrivata guardi negli occhi suo padre e lo abbracci….Intanto io scrivo al Ministro, non per farla punire, ma per darle dei consigli. Vorrei mai più manifestazioni che incitano violenza, chi parla dovrebbe evitare parole che uccidono quanto quel proiettile di kalashnikov sparato alle spalle di quel carabiniere che per me voleva un mondo a colori…. Arrivederci prof…Buon rientro".

di Francesco Gagliardi

Ndr Leggiamo dalla stampa web che Lavinia Flavia Cassaro è accusata di istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale e minacce.

Leggiamo anche che il ministero valuta il licenziamento.

Ed abbiamo sentito invece Renzi che ha detto che sarà licenziata.

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coltelloLa lettera di una figlia di un poliziotto alla insegnante di Torino che ha insultato gli agenti in piazza di fronte alle telecamere la scorsa settimana durante le manifestazioni di protesta. Non voglio aggiungere altro. Vi prego di leggerla con la massima attenzione. Ma chi ha dato la laurea a quella professoressa? Quali concorsi ha vinto? Non è degna di insegnare. La maggioranza ama e rispetta le Forze dell’Ordine. Sono sempre a nostra disposizione giorno e notte. Quel poliziotto al quale hai inaugurato la morte rappresenta lo Stato che alla fine del mese ti da lo stipendio. Non ti piace questo Stato? Rassegna le dimissioni e emigra in un altro paese. Le bellissime e commoventi parole della ragazzina dovrebbero farti riflettere, ma con tutto quell’odio che hai in corpo, non sarai mai in grado di capire, perché sei una ignorante. Cosa ha deciso il Ministro della Pubblica Istruzione? E tutti i trina ricciuti che ogni giorno pontificano nelle reti televisive nazionali cosa dicono? Chi non rispetta le Forze dell’Ordine che ogni giorno, a Pasqua, a Natale, a Capodanno si prodigano per difendere noi e le istituzioni non può trasmettere alcunché di positivo agli studenti. Perciò, se hai un minimo di dignità, lascia la scuola e vattene via lontano dall’Italia, magari dal Premier della Corea del Nord. Lì certamente sarai accolta a braccia aperte e non troverai nessun poliziotto o carabiniere fascista.

"Cara professoressa, ti parla la figlia di un appartenente alle forze dell'ordine".

Inizia così la lettera inviata da una anonima alla insegnante di Torino, intervistata da "Matrix" dopo aver urlato "dovete morire" agli agenti schierati durante gli scontri della settimana scorsa nel capoluogo piemontese.

La lettera alla professoressa

La missiva aperta è stata pubblicata su una pagina Facebook di sostegno alle forze dell'ordine. "Tu che gli urli 'dovete morire', vedi ogni volta che mio padre si allaccia gli anfibi e si chiude il cinturone ho davvero paura che qualcuno lo faccia morire. Forse tu non sai cosa vuol dire. Tu non sai cosa vuol dire vivere di turni, vivere di imprevisti, di compleanni in cui nelle foto ci sono tutti: tranne lui. Del pranzo di Natale che diventava freddo a forza di aspettarlo. Del cuscino vuoto accanto a mia madre. Del freddo, del sonno, del sangue sulla strada, degli insulti che gente come te ogni giorno rivolge a chi indossa una divisa".

La solidarietà del web

La lettera ha già raccolto migliaia di condivisioni e commenti di apprezzamento. "Cara professoressa, hai mai provato ad accarezzare la stoffa della giacca di un poliziotto o di un carabiniere? Sai non è di un cotone morbido, non è il lusso che tutti credono che lo Stato regali a quegli uomini e a quelle donne in divisa. Cara professoressa, tu sai che mentre auguravi a quei ragazzi la morte a casa c'erano i loro bambini che si erano appena addormentati che si aspettavano di vedere i loro papà il giorno dopo come tutti i giorni? Lo sai che c'erano madri, fidanzate e mogli che in quel preciso momento stavano pensando a loro? E stavano pensando se magari potevano avere troppo freddo là fuori?".

Gli scontri di Torino

Negli scontri di Torino un agente della polizia è stato ferito da una scheggia esplosa da una bomba carta lanciata dal gruppo di antagonisti presenti al corteo a cui, birra in mano, ha partecipato l'insegnante che ora Renzi vorrebbe "licenziare". "Non sono dei mostri come li dipingete - si legge ancora nella missiva - Ma sono persone. Le stesse persone che chiamate a tutte le ore se avete bisogno di aiuto, e loro anche se voi gli augurate le morte vengono ad aiutarvi: perché hanno giurato di esserci, e quella divisa che tanto odiate rappresenta anche questo. C'è chi della propria divisa ne fa un abuso, come ovunque c'è la mela marcia e sono concorde nel punirlo adeguatamente secondo le leggi, ma non per questo bisogna augurare il male a tutti coloro che indossano una divisa. Perché io nonostante tutto non auguro del male a nessuno e mai lo farò, perché mi hanno insegnato il rispetto per la vita di tutti. Così, cara prof, ora vai e guarda negli occhi tuo padre e tuo marito/compagno/ fidanzato che sia (se ne hai uno), guardali negli occhi e cerca solo di immaginare cosa si possa provare: a sapere che tanta gente come te augura la morte a quegli uomini che per noi sono la vita".

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politicaMeno male che fra cinque giorni andremo a votare, così non saremo più costretti a leggere articoli sulle varie testate nazionali e ad ascoltare i vari commentatori politici sulle Reti Rai e Mediaset sulle elezioni politiche della prossima domenica di marzo e se il voto dato a Berlusconi, Renzi, Grasso, Di Maio, Salvini, Meloni sia stato utile o dannoso. Ma quando mai il voto che si da ad un partito o ad una coalizione è inutile. Quando il voto si da con scienza e coscienza è sempre un voto utile e sempre lo sarà. Spetta poi al candidato che ha ricevuto quel voto utilizzarlo per il bene del paese. Se non lo saprà utilizzare al meglio saranno sempre le elezioni dove gli elettori con una matita copiativa ed un semplice segno di croce potranno mandarlo definitivamente a casa negandogli la fiducia. E’ vero, però, che il dibattito sulle elezioni politiche nazionali è stato deprimente. Quante “cazzate” sono state dette e quante promesse sono state fatte che non potranno mai mantenere. Un candidato di Cosenza alla Camera dei Deputati ha promesso ai cosentini che se sarà eletto al Parlamento porterà a Cosenza i vincitori del Festival della canzone di Sanremo 2018. Che bella notizia! Ma avete letto gli slogan sui loro manifesti? Sono davvero deprimenti. Un candidato che nel corso della sua breve vita politica ha cambiato partiti e schieramenti una decina di volte si è rivolto agli elettori chiamandoli “Ohi co! “. Ma io mi chiamo Francesco e se vuoi il mio voto mi devi chiamare per nome, non sono un “Co”. Non voterò per tizio o per caio a vambera, ma neppure per una testa di rape. Altri non avendo nulla da dire hanno scritto che si sono candidati per noi, per il nostro bene. Che facce di bronzo! Ma gli elettori calabresi che non sono fessi non si faranno abbindolare dalle terre promesse, dai posti di lavoro che hanno inventato, dai mari e monti che i Deputati e Senatori uscenti hanno realizzato, dalle case, dai ponti, dalle strade, dalle autostrade che hanno costruito. Tutti sappiamo come sono andate le cose realmente nella nostra martoriata Calabria. Le strade fanno schifo, negli ospedali si muore, nei pronto soccorsi gli ammalati dormono per terra, i trasporti funzionano a singhiozzo, la disoccupazione aumenta, i giovani non trovano lavoro, i vecchi vengono licenziati, le piccole industrie sono costrette a chiudere, le ferrovie sopprimono i treni, le montagne d’estate bruciano e d’inverno, basta un po’ di pioggia, franano, la Salerno Reggio Calabria non è ancora completata, la Statale 106 Jonica è una mulattiera, i termovalorizzatori non ci sono, i depuratori non funzionano e il mare è inquinato. E potrei continuare a lungo, ma non voglio annoiarvi. Questi sono i problemi che affliggono la Calabria e di queste cose i candidati Deputati e Senatori avrebbero dovuto parlare. Ma essi pensano ad altro, non hanno a cuore l’interesse della collettività, hanno a cuore l’interesse del proprio tornaconto. Fanno già i conti di quanto percepiranno e di quanti portaborse potranno nominare ( figli, mariti, moglie, nipoti, zie e zii). Già sognano la macchina blu con autista al seguito e perché no, anche la scorta. Dieci, venti giornali da leggere a sbafo. Viaggi gratuiti sui mezzi di trasporto e ingresso gratis allo stadio per assistere alla partita di calcio della squadra del cuore. Ma il 4 marzo a qualcuno dovremmo pur dare il voto. Astenersi non serve a niente. Prima di entrare nella cabina elettorale facciamoci un bell’esame di coscienza. A chi darò il mio voto? Non importa se è un candidato di destra, di sinistra o di centro. E’ preparato? Sì. Allora lo voto. E’ onesto? Allora lo voto. E’ affidabile? Lo voto. E’ un voltagabbana? Non merita il mio voto. Se ognuno di noi facesse questo ragionamento prima di recarsi alle urne, forse, dico forse qualche cosa anche in Calabria potrebbe cambiare. Ma davvero i calabresi vogliono che le cose cambino? Stento a crederci. In questo sistema di nicchie e di favori molta gente ci sguazza che è una meraviglia.

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