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Un altro saggio di Gigi El Tarik. Il primo di questo nuovo anno, in prossimità della Befana che porterà giocattoli e dolci ai buoni e cenere o carbone ai cattivi.

 

“Prima dei fuochi della fine dell’anno sono uscito sul terrazzo.

Poche stelle, ma infuocate. Qualcosa stava succedendo. Presi una torcia e salii sull’altro terrazzo da dove osservo sempre lo Stromboli al tramonto. Mi misi a sedere in attesa di qualcosa di indefinito.

Un rumore cupo mi portò a guardare di sotto, al terrazzo sottostante.

Un uccello si era infranto sui vetri della grande finestra del soggiorno. Non poteva essere un uccello locale, lui conosceva casa mia. A quell’ora, forse un migratore sperduto oppure un piccione viaggiatore.

Non lo saprò mai. Un gatto del quartiere se lo portò via prima che riuscissi a scendere.

Una voce venne dal mare di Odisseo mi sembrò quella di Eratostene, l’antico direttore della biblioteca di Alessandria d’Egitto. Quel signore che per primo dimostrò la possibilità della circumnavigazione della terra. Anche se il suo sapere era vastissimo, secondo alcuni scienziati, mancava di profondità. Sua era la frase: “ Si scoprirà dove ha vagato Ulisse quando si scoprirà il cuoiaio che ha cucito l’otre dei venti”. Chissà per quale misteriosa ragione, lo spazio lasciato vuoto dall’uccello sul terrazzo, mi apparve come il segno zodiacale della Vergine quando Ulisse incontrò la maga Circe. Ermete, il Dio iniziatore, apparve a Ulisse sotto forma di giovanetto e gli permise di conoscere "gli inganni" della maga e donò ad Ulisse un’erba miracolosa da cui poteva estrarre una pozione in grado di renderlo immune alle magie di Circe.

 

Sbarcato sull’isola, con un gruppo di uomini Odisseo scopre il palazzo di Circe e qui udirono una voce soave e melodiosa: Circe li incantò con il potere del suono. Sotto il segno della Vergine ci si trova nel dominio di Mercurio, dio della comunicazione e messaggero alato degli Dei. Secondo gli astrologi la Vergine si trova nella sesta casa preposta al lavoro artigianale e alla manualità (Mercurio, le mani).

Inoltre la sesta casa governa la medicina. Circe soccorre Ulisse e i suoi prodi; li nutre offrendo loro del formaggio e una bevanda a base di orzo, miele e vino mescolata ad un succo nocivo. Li percuote con una verga e trasforma gli uomini di Ulisse in porci. Ulisse, grazie alla pozione di Hermes, rimane immune al sortilegio. Il potere femminile della mente può essere utilizzato per elevare l’uomo ai misteri oppure per trasformarlo in forme ancora meno evolute di quella di partenza.

Val la pena ricordare che Ulisse ad Itaca possedeva un grande porcile, suo orgoglio e vanto: conteneva 360 maiali, uno per ogni grado dello zodiaco. Ulisse viene visto come il Signore dei Porci così come il pensatore è il Signore di quei porci che sono i nostri laidi pensieri, i nostri appetiti più materiali. Il compito di Ulisse è di trasformare coloro che la Maga aveva trasformato in porci, o meglio li aveva fatti apparire secondo la loro vera natura. Colui che fornirà l’antidoto è Ermete, Mercurio psicopompo, il pianeta governatore della Vergine. Ermete, figlio di Zeus e Maia era il messaggero alato degli Dei, il Dio giovanetto, Mercurio psicopompo, colui che accompagnava i defunti nell’Ade.

Ulisse chiese a Circe indicazioni per il ritorno ed ella gli rispose che l’indovino Tiresia era l’unico in grado di predire a Ulisse il futuro e insegnargli la via del ritorno. Ma come incontrare il tebano Tiresia, morto da secoli? Nel segno della Vergine Ulisse non potrebbe seguire semplicemente il suo istinto: siamo nel regno della mente e dell’organizzazione pratica: ecco che riceve una dettagliata "lista della spesa" per organizzare nei minimi particolari la discesa nell’Ade e l’incontro con le anime dei trapassati.

Al di là di questo piccolo mondo mediterraneo che noi abitiamo, come soleva dire Socrate nel Fedone, “standocene in riva al mare come rane intorno a uno stagno”. In quell’ultima notte dell’anno, una stella cadente. Non eravamo in Agosto e, giustamente, qualcuno si chiederà: “sarà veritiero ciò che racconta questo scriba?”

La domanda non è demenziale come sembra, se solo la si riformula come segue: gli aedi dell’Odissea intendevano suggerire che Ulisse stava mentendo e inventando?

Del resto, perché i personaggi dell’Odissea, a Scheria e a Itaca, si sentono così spesso minacciati da cantastorie o itineranti sparaballe?

Questa categoria di cantori socialmente utili possono iniziare il loro canto, incominciando da un punto qualsiasi, chiaramente su richiesta dei loro padroni, e, dopo aver supplicata la Musa, sono in grado di esporre ogni episodio desiderato e che concerne specialmente le gesta della loro Signora o Signore.

Questi aedi/sparaballe moderni son tenuti in particolare considerazione dai potenti di questa Regione.

Essi girano di corte in corte e cantano durante i banchetti o in occasioni speciali come la fine di un altro anno.

La loro ricompensa consisterà in vitto, alloggio e doni.

Ecco il primo petardo!

E’ ora di tornarmene in casa e ascoltare Leonard Cohen mentre leggo:

“Io e i compagni eravam vecchi e tardi,

quando venimmo a quella foce stretta

dov’ Ercole segnò li suoi riguardi,

acciò che l’uom più oltre non si metta;”.

Beaumont sur Mer 4 gen 2017          Gigino A Pellegrini & G el Tarik

E lo fa con il titolo “ Uno sguardo sulla verità”

Ecco la sua nota

''Uno sguardo sulla Verità''

Con il seguente documento, rispondo in merito all'articolo ''Uno sguardo sul Ponte'' pubblicato qualche giorno fa dal Sig. Gigino A Pellegrini & G El Tarik sul quotidiano online Tirreno News, autore ''ignorante'' delle attività che ho, di mia spontanea iniziativa e senza aiuti esterni, iniziato e portato avanti in questi anni. Vorrei precisare che, onde evitare fraintendimenti, con il termine ignorante mi riferisco al primo significato che il vocabolario Treccani della lingua italiana fornisce [dal lat.ignorans-antis, ignorare], ovvero che non conosce una determinata materia, che è in tutto o in parte digiuno di un determinato complesso di nozioni. Mi riferisco a tutti i documenti (relazioni tecniche ed elaborati grafici, tra l'altro corredati da foto dettagliate della struttura) che ho redatto e consegnato ufficialmente presso l'Ufficio Protocollo del Comune di Amantea negli anni 2012, 2013 e 2014. Riporto di seguito, per completezza, i documenti a cui mi riferisco:

1) Analisi dello Stato Attuale ed Ipotesi di Adeguamento Statico/Sismico

(Caruso C., Dicembre 2012)

2) Linee Guida per la Caratterizzazione Statica e Sismica del Ponte in Ferro sul Fiume Catocastro (Caruso C., Agosto 2013)

3) Costruzione del Modello Matematico agli Elementi Finiti e Valutazione della Risposta Strutturale in accordo ai carichi del D.M. 14-01-2008 (Caruso C., Dicembre 2014)

Nella prima parte dell'articolo, l'autore scrive in merito alla tutela della cosa pubblica e dell'atteggiamento disinteressato con il quale si dovrebbe operare per salvaguardare i beni comuni. Concordo appieno, corretto! È per tale motivo che domenica 3 ottobre 2010 mi recai di mia spontanea volontà sul ponte in questione per eseguire un mero rilievo fotografico e geometrico di massima, al fine di familiarizzare con l'entità del problema statico che avrei dovuto affrontare. Le ragioni che mi spinsero a farlo: tutela della cosa pubblica, tenendo presente le precarie condizioni della struttura, di ciò che accadde l'anno precedente a L'Aquila (si tenga presente che la Calabria e' un territorio ad alta sismicità) e pura curiosità da giovane laureato in Ingegneria Civile, appassionato di ponti. Di seguito ripropongo, tra le tante foto acquisite, quella che più si avvicina all'immagine da Lei pubblicata nell'articolo di qualche giorno fa, tanto per fornire ai lettori un confronto tra ''ieri'' ed ''oggi'' e fare luce sulla questione ''solchi profondi''.

Le foto su mostrate, sono state scattate dal lato Centro Storico (la bicicletta blu sul lato destro della carreggiata è la mia) che mostra come i ''solchi profondi'' di cui l'autore ''ignorante'' scrive, sono in realtà già presenti nel 2010, circa quattro anni prima dell'esecuzione delle prove (Agosto 2014).

A meno che non si parli di ritorno al futuro o di magia nera, non riesco a spiegarmi come tali solchi possano essere stati causati dalle prove di carico statico/dinamiche che ho prescritto, pianificato ed eseguito con estrema cura ed attenzione, proprio come se la cosa pubblica fosse mia, senza arrecare alcun danno ad essa. Infatti, le prove di carico adottate per il ponte in ferro, a differenza delle tipologie di prove in-situ normalmente condotte (per mezzo di accelerometri - tecnica di contatto), tra l'altro molto più costose (altro che € 9.997,90), sono definite in ambito tecnico ''senza contatto'', proprio per il fatto che non prevedono l'installazione di strumenti ed apparecchiature sulla struttura da analizzare che possano arrecare danni o malfunzionamenti della stessa. Inoltre, le prove di carico approvate per il ponte sul fiume Catocastro, sono state eseguite con veicoli ordinari dotati di pneumatici in gomma e non con mezzi militari equipaggiati con cingolati in acciaio. Mi piacerebbe veramente capire come si siano potuti formare questi ''solchi profondi''! Ci tengo a precisare che il coordinamento e l'esecuzione delle prove di monitoraggio in-situ è avvenuto in soli sei giorni di lavoro (Agosto 2014), durante i dieci giorni di vacanza che avevo a disposizione: non rientravo in Italia da mesi ed invece di godermi la mia famiglia, che non vedevo da tempo, mi sono dedicato alla cosa pubblica, caro Sig. El Tarik! Non entro qui nel merito tecnico di quanto è stato svolto dato che, le relazioni depositate presso l'Ufficio Tecnico, ripercorrono chiaramente ciò che è stato fatto e sono liberamente consultabili. Ci tengo a sottolineare che il sottoscritto, è stato selezionato dal Politecnico di Torino ed invitato dalla stessa Università, ad esporre il lavoro di Assessment and Rehabilitation of an Existing Iron Bridge nell'ambito della 7th International Conference on Structural Health Monitoring of Intelligent Infrastructure Turin (Italy), July 2015, a cui parteciparono docenti provenienti da prestigiose Università e centri di ricerca internazionali, tra cui la Columbia University ed il MIT di Boston. Il lavoro svolto ad Amantea ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica, la quale ha deciso di pubblicarlo nel volume Conference Proceedings SHMII 7 Turin che sono pronto a fornire, qualora Le interessasse. A settembre di quest'anno, sono stato invitato dall'Institution of Civil Engineers (ICE - Regno Unito) a tenere una presentazione sulla riabilitazione strutturale di ponti nella prestigiosa Lecture Hall della Sultan Qaboos Grand Mosque, sita nel Sultanato dell'Oman, con successiva pubblicazione sul sito ufficiale ICE.

            Molto probabilmente il Suo articolo è frutto di pomeriggi di noia e contiene, putroppo, informazioni completamente errate, almeno per ciò che mi riguarda. Fra qualche giorno inizierà l'inverno quindi, presumo, che Lei si troverà ad affrontare molti altri pomeriggi di noia. Per evitare ciò, Le suggerisco il seguente argomento di cui occuparsi, al fine di dare un contributo prezioso alla cosa pubblica: potrebbe indicarci Lei come migliorare le prestazioni del Ponte sul Fiume Catocastro e magari, a completamento del lavoro, scrivere un articolo dal titolo ''Uno sguardo sul Ponte Ristrutturato da El Tarik''.

            Inoltre, egregio Sig. El Tarik, la frase ''non è dato sapere i risultati delle indagini'' presente nel Suo articolo, è anch'essa completamente errata. I risultati delle analisi sono chiaramente ed ampiamente riportati nel terzo documento sopra elencato, precisamente contenute nei paragrafi Principali Inefficienze della Struttura e Criticità e Conclusioni. Mi dispiace sapere che Lei sia arrivato a tali conclusioni senza senso, avrebbe dovuto semplicemente leggere le relazioni prima di scrivere inesattezze e fare il mio nome, tra l'altro non ci conosciamo.

            Rispondo con ritardo al Suo articolo dato che mi trovavo in una zona remota, non distante dal confine con lo Yemen, per una missione di lavoro e non disponevo di una connessione internet efficiente. In Medio Oriente dove vivo da anni ormai, mi occupo principalmente di progetto e calcolo di ponti stradali, alcuni dei quali già aperti al traffico, e mi impegno affinchè la cosa pubblica venga realizzata rispettando le normative tecniche in vigore ed in tempi rapidi. Pur trattandosi di un territorio difficile in cui vivere e lavorare, devo ammettere che finora non sono mai stato ostacolato in nessun modo, anzi sono molto rispettato dai colleghi del Ministero dei Trasporti nello Stato in cui lavoro, e non ho mai ricevuto alcuna lettera del tipo da Lei pubblicata. Dalla mia terra invece, ricevo le peggiori risposte e considerazioni. E pensare che mi sono occupato della cosa pubblica da migliaia di chilometri di distanza da casa (per l'esattezza 4 700 km). Continui pure, tanto la mia coscienza è pulitissima e non mi fermo davanti a niente e nessuno. Io almeno, posso dire di essermi fatto avanti per cercare di risolvere alcuni dei problemi e criticità presenti sul nostro territorio, con l'etica professionale che contraddistingue la categoria degli ingegneri e non a chiacchiere.

            Concludo la mia risposta, precisando che sono sempre pronto e disponibile a confronti costruttivi, perchè di questo Amantea ha veramente bisogno e non di critiche fondate sul nulla che invece non fanno altro che creare confusione e ritardi. La invito a rimuovere o correggere immediatamente quanto scritto in merito al mio operato, evitando di infangare la mia professionalita' costruita con sacrifici e duri anni di studio e lavoro, ed a pubblicare nuovamente l'articolo corretto, altrimenti ricorrero' alle vie legali.

Firmato, Clemente Caruso (17/12/2016, Medio Oriente)

NdR. La redazione invita Gigino a leggere la seguente nota ed a rispondere all’invito dell’ingegnere Clemente.

Pubblicato in Cronaca

Ieri mattina abbiamo avuto modo di ricevere le rimostranze di un cittadino che osservava che quanto scritto da Gigi El tarik nel SUO articolo “Uno sguardo sul ponte” contenesse diverse inesattezze.

 

Abbiamo detto alla parte che non si è trattato di un NOSTRO articolo, ma di una nota invitaci da Gigino Pellegrino, e, peraltro, come uso da parte di Gigi El tarik, stampato e distribuito in città, ed, ancora che il nostro sito è uso pubblicare automaticamente gli articoli di Gigino senza entrare nel merito di cosa viene scritto. Non potevamo , né possiamo farci GIUDICI di una questione che ha avuto ben altri giudici come, poi, chiarito dal signor GUIDO e che ha dato luogo ad una “relazione stesa sul posto dai tecnici e sottoscritta e firmata da tutte le parti in questione” ( che non ci è stata fornita e di cui chiediamo copia per poterle pubblicare a dimostrazione delle affermazioni della ultima parte).

 

Ovviamente non temiamo la MINACCIA di una “querela di diffamazione, sia mia che da parte del Comune di Amantea” ( a proposito non comprendiamo come la parte possa arrogarsi il diritto di supporre – o suggerire- quello che deve fare il comune). Anzi ci riserviamo di valutare se nella affermazione“…ciò che avete o ha scritto per voi il Signor "Gigino A."( quasi come se il signor Gigino A, sia un pupazzo alle nostre dipendenze od ai nostri ordini!) ci siano gli estremi della diffamazione e sentiremo per questo un legale potendosi intravvedere un tentativo di “silenziarci”, cosa che non sopportiamo e che anzi contestiamo a chiunque( anche a chi ci chiamo cancro della società amanteana) essendo, da sempre, una “voce libera”, disponibile a chiunque abbia necessità di parlare .

 

Pur non essendoci affatto piaciuti questi comportamenti, come è nostro costume provvediamo alla richiesta pubblicazione integrale:

“Gentil.mo Staff di Tirreno News

Gradirei veder pubblicato sul Vs sito o testata giornalistica on-line, la replica o correzione d'informazione del Vs articolo sul ponte di Catocastro.

Le mie parole sono verificabili in Comune di Amantea, che con relazione scritta e firmata da Pubblici funzionari e agli atti comunali, ciò che avete o ha scritto per voi il Signor "Gigino A.", possono essere oggetto di una eventuale querela di diffamazione, sia mia che da parte del Comune di Amantea.

Spero si possa risolvere il tutto con una correzione integrale di come scritta da me medesimo.

Cordialmente, Giuseppe Guido!

Questa la richieata di correzione:

“Giuseppe Guido

Amantea -CS-

                                                                                                                       Spett.le

                                                                                                                                  Tirreno News

                                                                                                                                     Amantea -CS-

 

                 Oggetto: Precisazioni sul Vs articolo pubblicato sul sopra citato sito,

                               dal titolo: uno sguardo sul ponte.

Sinceramente trovo al quando strano una pubblicazione di un articolo senza fondamenta,

forse chi l’ha scritto crede di essere un giornalista che fa lo scoop per mettersi cosi in evidenza

senza prima documentarsi. E trovo al quando strano che la redazione gli permetta di scrivere senza

controllare la veridicità dei contenuti.

Così facendo, pure io che non sono un giornalista posso scrivere baggianate e tranquillamente chi leggera il mio articolo non sapendo nulla sull’argomento da per buono il tutto.

Il Signor Gigino A. che firma e sottoscrive l’articolo in questione, prima di dare informazioni

farebbe bene a informarsi meglio, in quando a volte la linea lesiva della Privacy e molto sottile,

e se da notizie veritiere nessun male, al contrario se diffama ingiustamente.

Ma veniamo ai fatti: fin quando parla del ponte, dice delle verità, infatti e da parecchio che non avvengono ristrutturazioni di ordinaria manutenzione, ma quando si riferisce alla casa antistante che non farebbe passare i residenti delle case retrostanti, si sbaglia di grosso.

E sbaglia per ben due volte: la prima perché i residenti della prima abitazione non hanno il potere di impedire un bel niente, e la seconda, dando la solita colpa al Comune secondo lui reo di non ascoltare ed intervenire facendo restare come lettera morta.

Ebbene se si fosse documentato, saprebbe che il Comune (anche se con i suoi tempi), è intervenuto a Giugno/Luglio 2016, (non ricordo bene). Per prima ha preso un tecnico esterno per creare una relazione dettagliata sui confini comunali e privati, in secondo luogo e intervenuto sul posto citato alla presenza di: Tecnico Comunale credo all’urbanizzazione, Ingegnere Comunale, tecnico di parte esterno al comune, e quattro Vigili Urbani, e sottolineo ben quattro. Tutti insieme hanno provveduto a stabilire i limiti del passaggio comunale ed i limiti di proprietà privata, usando la procedura prevista che consiste nella “pichettatura” dei citati limiti. Nessuna opposizione è stata fatta dai residenti della prima casa, ne è prova la relazione stesa sul posto dai tecnici e sottoscritta e firmata da tutte le parti in questione.

Quindi i residenti retrostanti hanno l’aggio ed il passaggio sia per le macchine che per piccoli veicoli industriali, (camion).

Ciò che scrivo e facilmente verificabile in qualsiasi momento, cosa che non avrà sicuramente fatto il Signor Gigino, recandosi sul posto e guardare la delimitazione che ha provveduto ad effettuare il Comune, che secondo sempre il Signor Gigino e reo di menefreghismo.

                 Amantea 16/12/2016 “

Pubblicato in Cronaca

Qualche tempo fa il Professor Stefano Rodotà, un calabrese degno di tale nome, si chiedeva: “Quali sono i doveri dell´uomo pubblico?

Quale dev´essere la sua moralità?

 

 

Possono convivere vizi privati e pubbliche virtù? Può il politico coltivare la pretesa di stabilire egli stesso fin dove può giungere lo sguardo dei cittadini? E soprattutto: qual è il rapporto tra verità e politica nel tempo della comunicazione globale?”.

Quando il gruppo “Rosa Arcobaleno” se ne andava in giro per le strade di Amantea a chiedere i voti a quelli che sarebbero da lì a poco stati i propri elettori, prometteva, innanzitutto, di amministrare la cosa pubblica come un buon padre/madre di famiglia.

Un buon padre/madre di famiglia, per i suoi figli, per la sua famiglia pretende il meglio.

Per far sì che il meglio sia il prodotto finale avrebbe dovuto sfruttare al meglio le potenzialità economiche (e non solo) che aveva a disposizione.

Quando lo stesso gruppetto prometteva di amministrare la cosa pubblica come un buon padre/madre di famiglia prometteva di amministrare al meglio il denaro pubblico a disposizione, promettendo di non sperperare inutilmente nemmeno un centesimo di quel patrimonio.

Un buon padre/madre di famiglia non poteva permettersi di non sapere la fine dei propri soldi.

Un buon padre/madre di famiglia avrebbe dovuto controllare ogni centesimo di spesa del proprio bilancio familiare per far si che si potesse produrre il meglio con il meno.

Un buon padre/madre di famiglia non si sarebbe mai sognato di dire “non sapevo”.

Quando un amministratore pubblico sostiene di non sapere ammette, usando un eufemismo, la propria inadeguatezza ad amministrare la cosa pubblica.

Bisogna sapere che chi si prefigge come obiettivo (abusare del ruolo che dovrebbe vederli agire in favore della cittadinanza) certamente ha imparato a tendere insidie, dissimulare gli intenti, mistificare, ingannare, rubare, rapinare e abusare del proprio ruolo di amministratore.

Questo convincimento garantisce loro una presenza non più generica, ma "Divina" , del ruolo che cosi viene svolto non più nel nome e nel solo interesse del popolo.

Ma in quello personale, come avviene oggi nell'Italia repubblicana, dove ha messo piede una burocrazia tiranna e auto-referenziale.

In grado di gestire anche le scelte di chi deve governare, ormai, sotto la loro più totale soggezione. La grande farsa ebbe inizio con la fine del conflitto mondiale e la Repubblica Parlamentare.

Dalla elezione mediata del parlamento Nazionale, il mandato imperativo e revocabile, la riduzione del diritto amministrativo a rango di diritto civile; tutte cose che avrebbero dovuto favorire le istanze dal basso e l'iniziativa popolare.

Questo lo si affermava nel momento in cui si affacciavano più forti sulla scena politica nazionale i grandi movimenti di massa, come il socialismo e l'anarchismo, uniche e sole idee, a base popolare, che si opponevano all'individualismo ed al liberalismo.

Nell'ambito degli umani diritti e doveri, la liberal-democrazia affermava che il diritto era la facoltà di fare o di non fare una cosa, che doveva essere unita al dovere degli altri di rispettare la cosa che la persona faceva o non faceva.

Chiaramente tutto questo è lontano anni luce dagli interessi prevalenti di chi gestisce la Cosa Pubblica in questo nostro Paese che si affaccia sul mare di Ulisse utile solo, ormai, ad una esteriorità pubblicitaria.

Bisognerebbe che Sparaballe, per una volta, invece di andarsene in giro, per le strade infreddolite del paese, a diffondere la novella del potere, dovrebbe rientrare al calduccio del Municipio e dire ai suoi padroni che la tanto decantata democrazia non è solo governo del popolo, ma governo "in pubblico".

In questa semplice e profonda autenticità, sta l´inammissibilità delle loro menzogne, che si trasforma proprio nella pretesa di non rendere conto dei propri comportamenti da parte di chi ha liberamente scelto di uscire dal rassicurante spazio privato per essere protagonista nello spazio pubblico.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Primo Piano

Ci permetterà Gigi El Tarik di salutare il suo( atteso) ritorno alla amata Amantea, quella città che ha dato i natali a tanta bella gente( lui è tra i tanti ed in prima fila) ma anche a tanta brutta gente

 

(troppo lungo l’elenco per riportarlo qui di seguito). Ecco il suo ultimo dolente e vero messaggio alla comunità, un invito formale a salvare tutti insieme la città perché possa continuare nel suo tantalico supplizio di avere sempre il confronto tra il bene ed il male, tra giusti ed ingiusti, tra onesti e disponesti fino a quando uno dopo l’altro saranno rotti i sette sigilli ed avrà inizio la fine dei tempi (Apocalisse 6-8.) e resterà soltanto Amantea.

“Dopo una domenica di fine novembre passata quasi in pace con Perego al campo sportivo, ed una pizza mentre guardavo una partita di calcio insieme a Toby One, sono tornato a casa a Beaumont sur Mer e mi sono addormentato.

Quel che segue è il sogno fatto durante le interminabili ore della lunga notte.

Feudatari e Monaci: col viso levato al cielo agognavano l'eternità, poi, con le mani coi piedi, con le ginocchia, tiravano tutto a se !

I Galantuomini: uccelli Grifagni dalle uncinate unghie.

“Benvenuti in Amantea - A Mantia - L’oracolo, la profezia”.

Diceva l’insegna all’entrata del paese proveniente da nord.

Paese che ha dato i natali a usurpatori del suolo pubblico, cioè a sindaci e ai suoi consiglieri, ed entrambi si astengono, agendo contro il mandato amministrativo, di fare azioni in favore del bene comune e dei cittadini.

Sul frontale del Municipio, un insegna luminosa che enunciava: “Dove non arriva la pelle di leone, bisogna cucirvi sopra quella della volpe”.

Nel sogno trovavo quel dire alquanto inusuale, per un’istituzione.

Andandomene in giro scoprivo che Amantea non si faceva mancare nulla, aveva tutto, insomma, per riuscire ad apparire un bel paese; ma, non dimeno, alcuni del popolo “erano barbari, cattivi e maligni”.

Feroci, oserei dire, privi della giusta educazione sociale.

I “galantuomini” del paese non davano buoni esempi di moralità.

Qui il feudalesimo moderno si esprimeva in tutto il suo vigore.

Il popolo, oppresso, rubato, disonorato e umiliato.

In nessun altro posto il povero odiava tanto il ricco, e ad ogni tentativo di rivolta il primo grido a levarsi era : “Morte ai galantuomini”.

Abbiate pazienza e ascoltate il resto del sogno.

La ricchezza era tutta nelle mani di pochissime persone.

Persone che gestivano il potere e non si scomponevano più di tanto se a volte si vedevano “costretti” ad agire come Tantalo, re dell’Asia Minore, che per onorare gli dei durante un festino, tagliò a pezzi il figlio Pelope, lo fece bollire in un calderone e ne servì le carni in tavola, per sfidare la chiaroveggenza divina.

Tutti gli dei si resero conto di ciò che stava nel loro piatto e si astennero inorriditi dal mangiare, tranne Demetra, dea della fecondità, che, sconvolta per il rapimento di sua figlia Persefone, assaggiò un pezzetto di spalla.

Gli dei dopo avere sprofondato Tantalo nell’Oltretomba e lanciato una maledizione alla sua stirpe, ricomposero il corpo di Pelope e gli restituirono la vita.

Al posto della spalla mancante, gliene venne adattata una d'avorio. Poseidone attratto dalla bellezza del giovane se ne innamorò e volle condurlo con sé nell'Olimpo, dove gli servì da coppiere. Ben presto, fu rimandato sulla terra, ma Poseidone rimase suo protettore e gli regalò dei cavalli alati. Pelope ereditò il trono di Paflagonia da suo padre Tantalo, ma i barbari lo cacciarono ed egli si ritirò sul monte Sipilo in Lidia, sua patria ancestrale.

Ilo, re di Troia, gli ordinò di andarsene e Pelope, non potendo fare altrimenti, decise di stabilirsi in una nuova sede: Amantea.

Prima, però, volle chiedere la mano di Ippodamia, figlia del re Enomao d'Arcadia, il quale regnava su Pisa e sull'Elide, regione nella parte occidentale del Peloponneso.

Enomao voleva evitare che Ippodamia si sposasse, perché un oracolo aveva predetto che il genero l'avrebbe ucciso; secondo un'altra versione egli stesso sarebbe stato innamorato della figlia.( ma questa è un’altra storia)

Escogitò uno strano mezzo per impedire a Ippodamia di sposarsi: sfidava ogni pretendente a misurarsi con lui in una corsa di cocchi che si svolgeva su un lungo e difficile percorso, da Pisa fino all'altare di Poseidone sull'istmo di Corinto, e dopo averlo battuto lo uccideva.

Pelope per amore della ragazza partecipò alla gara e con l'inganno, riuscì a vincere.

Infatti riuscì a corrompere l'auriga del re, Mirtilo, offrendogli una notte nel letto di Ippodamia e metà del suo regno se avesse consentito a sostituire gli acciarini delle ruote del suo padrone con altri fatti di cera.

Durante la gara le ruote si staccarono causando la morte di Enomao.

Pelope sposò Ippodamia, dopo che questa aveva passato la notte con Mirtilo.

Un giorno mentre Ippodamia si era allontanata per prendere dell'acqua, Mirtilo tentò di possederla ancora una volta.

Quando la donna riferì i fatti allo sposo, Pelope sferrò a Mirtilo un calcio improvviso che lo fece precipitare a capofitto nel mare; e Mirtilo, mentre cadeva, lanciò una maledizione contro Pelope e la sua stirpe.

Raccontare dei sogni, per raccontare il mondo della malvagità.

Ai più Amantea appare come un mondo lontano, con un alone di mistero. Scrivo e racconto i miei sogni.

Li racconto ai miei concittadini che hanno il fondato timore di non riuscire ad affrontare le loro problematiche, familiari, economiche e sociali che, in questo frangente storico, sono presenti in ogni vita ed in ogni stato sociale.

La gente ha paura: lo vedo in giro, negli uffici, nei bar e nelle strade.

Ha paura di non farcela, di non riuscir a superare le difficoltà.

Vorrei tanto ricusare di esser nato in questo clima dolce, e gentile e nell'aria pestilente delle fogne ... Andarmene a spasso per il mondo con una sacca per mendicare, e una vanga per scavar la terra….

Vorrei tanto ricusare d’esser nato in Amantea governata da una moderna e spietata Eris, dea della discordia e del suo famoso pomo, animatrice di conflitti e guerre fra gli uomini.

Di quella stessa Eris di cui Omero offre un illuminante ritratto, descrivendola come “una piccola cosa, all'inizio….” che cresce fino ad “avanzare a grandi falcate sulla terra, con la testa che giunge a colpire i cieli”, seminando odio fra gli uomini e acuendone le sofferenze.

Forse per questo il poeta le attribuisce anche l'epiteto di “signora del dolore”.

Beaumont sur Mer 28 nov 2016                    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

comeNel film “Sleeper” (Il Dormiglione) di Woody Allen, Miles Monroe, entrato in ospedale nel 1973 per un'ulcera, viene ibernato e scongelato due secoli dopo. Nel futuro le coppie si appartano in un'apposita macchina cilindrica, l'Orgasmatron, in grado di portare uomo e donna all'orgasmo in pochi secondi. Fino a duecento anni prima l'amore era spesso chiamato l'emozione suprema, una esperienza di picco. Al suo risveglio Miles scopre che, durante il suo lungo sonno, era scoppiata la guerra nucleare e il mondo era stato diviso in due blocchi, uno dei quali comandato dal "Grande Leader". Miles si finge un robot e riesce a fuggire, poi si unisce ai ribelli e penetra in un laboratorio dove tentano di clonare il leader con ciò che resta di lui dopo un attentato. La seduzione del design anni sessanta dalle forme morbide e sinuose richiama certamente il tema dell’erotismo che, nei films, si manifesta anche attraverso il ruolo della nuova tecnologia. In “Barbarella” la Excessive Machine è un complicato meccanismo di tortura che obbliga la vittima ad avere un orgasmo mortale: si tratta di una specie di sarcofago-fisarmonica dentro il quale viene infilata la protagonista e che, suonato come una pianola meccanica, porta la donna fino al piacere fatale. Barbarella , però, riesce a neutralizzare la macchina mandandola in tilt. Siamo entrati nell'era dei social network, degli avatar e della scomparsa dei contatti umani nella vita reale? Anche il sesso, dunque, è destinato a diventare qualcosa di digitale e impalpabile.

 

Il film "Her" di Spike Jonze nel 2014 regalò al cinema il primo orgasmo tra un essere umano e una voce robotica.

Nel mondo odierno, di Internet e dei social media la rotta, su cui veleggiare per trovare l'amore può essere più difficile che mai. Il 1990 ha visto la nascita di una nuova tendenza: Speed dating. Ideato da un rabbino californiano per aiutare i single ebrei a fare nuove conoscenze e a sposarsi. Il trend era dettato dalla velocità della vita moderna dove le persone non hanno più il tempo di passare attraverso il codice del corteggiamento vecchia scuola.

 

Lo Speed ​​dating fa ruotare gli interessati con appuntamenti molto brevi tête-à-tête, che durano da tre a otto minuti.

Dopo una rotazione completa l'organizzatore compila una lista di preferenze, e assicura che coloro che si piacciono a vicenda possono incontrarsi realmente e in maniera prolungata. Secondo alcuni scienziati moderni, gli esseri umani genererebbero impressioni durevoli di un potenziale compagno-amante entro i primi tre secondi del rendez-vous. Il tradizionale modo di fare risulterebbe obsoleto. Dunque, appuntamenti, telefonate, lettere e messaggi, sarebbero solo portatori di ansia non salutare. Al contrario, fin da oggi, le persone possono aumentare le loro scelte amorose in modo esponenziale attraverso servizi di incontri online come OkCupid e Match.com.

Nel post scriptum del 1984 per Il nome della rosa, il romanziere e filosofo italiano Umberto Eco ha scritto circa le difficoltà di dire "ti amo" in un'epoca in cui quelle parole erano state esaurite. Ad esempio, quando un amante moderno chiede "perché proprio io e non un-altro?" la partner, se onesta, non può che rispondere "perché sei uno di loro."

 

In un mondo dove esistono le nostre conversazioni in centri di server cloud-based nel deserto finlandese, dove una generazione sta crescendo condizionata per condividere momenti privati ​​in spazi pubblici, forse anche noi censuriamo noi stessi; plasmiamo noi stessi come se da un momento all'altro qualcuno potrebbe sintonizzarsi. Una donna trentenne ha scritto che quando era lontana dal suo fidanzato in viaggio d'affari a Tokyo, e un terremoto scosso il suo albergo, ha mantenuto la webcam accesa mentre dormiva in modo che potesse vegliare su di lei e avvisarla in caso di pericolo.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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Sì, l'idea generale era nell’emisfero destro del mio cervello, e continua a perseguitarmi. anche se non necessariamente come tema odierno.

Per molto tempo ho pensato a vari modi di realizzare le potenzialità umane; poi circa un anno fa ho rotto ogni indugio ed ho iniziato a scrivere, cercando di mettere a fuoco le mie incertezze sul futuro di quelli appartenenti alla mia specie.

 

E’ stato un processo molto lento perché ho dovuto lottare contro le favole che ci hanno raccontato per tutta la vita.

So quello che voglio dire con sufficiente chiarezza; il problema è come dare corpo alle idee. Naturalmente, si può sempre parlare durante un dialogo, ma non si può pretendere che gli altri parlino all'infinito senza diventare trasparente e faticoso. Poi c'è sempre il problema del punto di vista: chi si assume il ruolo di raccontare la storia recente?

Certamente non quella ufficiale. Hiroshima docet!

Ho avuto grandi problemi nell’elaborare, fuori dalla trama tracciata dal sistema culturale dominante, e riorganizzare i miei appunti. Ora credo di intravvedere una crepa. Temo, comunque, di dilungarmi troppo e di non essere sicuro di quello che ho intenzione di fare, con queste mie idee sul divenire dell’umanità. Beh, ho pensato, c'è sempre una memoria completa di questa esperienza. Ci si ricorda per lungo tempo di qualcosa di straordinario che è avvenuto. E in qualche misura è possibile rivivere l'esperienza mettendola nero su bianco, come si diceva una volta, in particolare la trasformazione del mondo in cui si vive e in quello che ci circonda. Si possono ottenere alcuni accenni, di tanto in tanto, sul mondo e la sua trasfigurazione, non proprio con l’intensità dell’avvenimento, ma qualcosa del genere. Ci si auspica sempre, che nel parlarne o scriverne, aiuta a osservare il mondo in un modo nuovo. E si può, addirittura, arrivare a capire molto chiaramente il modo in cui alcune persone particolarmente dotate analizzano e lo vedono. Si viene effettivamente introdotti nel tipo di “Villaggio globale” divulgato postumo da Marshall McLuhan's, e co-autore Bruce Powers, che, esplorando le nuove leggi dei mass media, intravvedevano un drammatico scontro fra punti di vista diversi. Oggi, si comincia ad avere una esperienza diretta del mondo che verrà, anche sotto l’effetto di alcuni farmaci “illuminanti”, che ci permettono, in una certa misura, di “recuperarlo” in parte. Un mondo, che certe persone privilegiate hanno avuto la possibilità di vivere sia dentro che fuori di esso, con un semplice atto di volontà, mentre veniva e viene interdetto alla maggioranza silenziosa e tranquilla. Cerco di immaginare come certe persone che conosco si comporterebbero in determinate circostanze. Naturalmente mi baso in parte su delle persone di mia conoscenza, non certo su creature frutto della fantasia, certamente meno complessi di quelle che popolano la nostra vita quotidiana e che in parte ci disprezziamo quasi intensamente. Uno dei motivi, forse, andrebbe cercato nella non staticità di una vita vissuta da nomade rendendo i rapporti con la gente complicati. Forse si è amato e odiato troppo profondamente. Ero convinto che il clima avesse un grande effetto su tutto questo, non solo la temperatura, ma la direzione del vento, e tutti i tipi di condizioni atmosferiche. Avevo inventato tutta una mitologia sul clima, pur di non restare fermo in un posto. Volendo scendere da questo mondo come se ce ne fosse uno nel quale andare a vivere in assenza di sopraffazione e sfruttamento. C'è di peggio, non solo i molti se ne stanno a guardare, ma collaborano attivamente con gli sfruttatori per realizzare quel disastro che chiamiamo società. È palese, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo esiste perché una élite egoista e parassitaria usa altri esseri umani come mezzi per ottenere il fine del profitto, e con esso il potere necessario a dominare il mondo. Non è altrettanto vero che lo sfruttamento avviene perché all'interno della società ci sono persone disposte a farsi sfruttare, che convivono con altri che trovano normale tollerare lo sfruttamento. Per sconvolgere tutto questo e ribellarsi, bisogna essere disposti a rimettere in discussione ogni aspetto della putrefatta concezione di società, senza alcuna limitazione, abbandonando definitivamente il deleterio atteggiamento acritico-fideistico tipico delle asservite religioni, in luogo di un sano approccio scettico-razionale comunemente usato dalla speculazione scientifica, al fine di ricercare e diffondere alcune verità nascoste . Albert Einstein soleva scrivere e condivido in parte: “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”. 

Calgary 0ct 25 2016   Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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“…lo sanno anche i cani disperati e senza gloria

che l’ultimo a saltare in aria passerà alla storia

Sono sogni maledetti per niente sicuri.

TEMPI DURI.”

 

 

Un individuo sfruttato che non ha coscienza di essere sfruttato e che non fa nulla per liberarsi, è veramente un essere sfruttato. Ma quando un uomo che ha coscienza di essere tale e che lotta per liberarsi già non è più sfruttato, ma uomo libero. Così ci dicevano i compagni che credevano alla via democratica al potere.

Mi dicevano:“se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà”.

Ed io rispondevo: “se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo e parlagli della libertà.

Digli che non gli verrà data ma che dovrà combattere per ottenerla."

Se vi è mai stata una civiltà di persone sfruttate, questa è esattamente la civiltà moderna.

Nessuna civiltà tradizionale vide mai masse così grandi condannate ad un lavoro buio, disanimato, automatico: schiavitù, che non ha nemmeno per controparte l’alta statura e la realtà tangibile di figure di signori e di dominatori, ma che viene imposta anodinamente, attraverso la tirannia del fattore economico e delle strutture di una società più o meno collettivizzata. cioè che non prende posizione, quasi intontita, sonnolenta, che per inerzia non si esprime in maniera netta e agisce fiaccamente - con ripercussioni sull'intera popolazione, come succede dopo una generosa fumata d'oppio.

La prima metà del Novecento infatti è stata un'epoca durante la quale si è schiavizzato, disumanizzato e si sono uccisi settanta milioni di esseri umani, un'epoca che non si può semplicemente giudicare, andrebbe analizzata in tutta la sua colpevolezza, nella sua follia, a volte lucida e razionale, altre volte ottenebrata ed irrazionale.

Se nei tempi passati in cui i tiranni mettevano a ferro e fuoco una città per la sua gloria, in cui il nemico veniva gettato alle belve davanti ad un popolo assetato di sangue, festante per spettacoli macabri e raccapriccianti, il giudizio era fermo e saldo, nei tempi dei campi di concentramento, dei campi di schiavi sotto la bandiera della libertà in cui i massacri venivano giustificati dall' “amore” per l'uomo o dal sogno di una super-razza, il giudizio perde la propria fermezza, perde le proprie coordinate; nell'epoca della follia esso diventa confuso, semplicemente disarmato.

Se nel Mito di Sisifo l'assurdo appartiene alla dimensione individuale, ora esso si espande fino ad abbracciare la collettività, tutta la società.

Sisifo per la sua grande astuzia ad un certo punto venne condannato da Ade a trascinare un enorme masso lungo un ripido pendio di una collina per farlo rotolare dall'altra parte ma, una volta giunto in prossimità della cima, il masso, come spinto da una forza divina, rotolava nuovamente a valle e Sisifo doveva ricominciare da capo, con il sudore che gli bagnava la fronte mentre nuvole di polvere lo circondavano. E questo per l'eternità.

Questa punizione nota come "la fatica di Sisifo" è rimasta nei detti popolari a indicare un lavoro inutile, un lavoro che comporta una grande fatica con pochi risultati per chi lo fa.

Diceva lo scrittore Franco-algerino Albert Camus che: “le grandi idee arrivano sempre nel mondo con la dolcezza delle colombe.”

E che si ascoltasse attentamente, “udiremo, tra il frastuono degli imperi e delle nazioni, un debole frullio d'ali, il dolce fremito della vita” e del desiderio di una esistenza diversa.

In un mondo privo di valori che orientino l'azione umana, non è possibile distinguere tra ciò che è vero e falso, tra ciò che è buono e cattivo, l'unica norma vigente è quella dell'efficacia, ossia la legge del più forte.

Gli uomini a questo punto non si dividono più in giusti ed ingiusti, ma in padroni e servi.

Tutto ciò è inaccettabile, ed è per questo motivo che il senso dell'assurdo deve essere attivo. Nel momento in cui una persona grida di non accettare più tutto questo, non può dubitare del suo grido, non può dubitare della sua protesta, della sua rivolta.

Calgary 18 oct 2016               Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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Una profonda analisi su Amantea di Gigino Pellegrini.

Muri per non vedere, rumore per non sentirsi, sagre per ridurre il senso di fame.

 

Ecco la scenografia della politica. E’ questa la amara sintesi della fantastica analisi di El Tarik.

“La scenografia, che gli amministratori di Amantea mettono in piedi ogni anno per accogliere i fantasmagorici “turisti”, ha come fine lo scopo di celare la realtà, come ogni scenografia che si rispetti.

Una delle cose che più mi indigna in tutta questa tragicommedia, è che tutto questa manovra serve solo a occultare i mali cronici della nostra cittadina: l’immondizia, le strade rattoppate alla meno peggio per nascondere le voragini, le fogne che finiscono in mare.

Questi pessimi capocomici camuffano la miseria, costruendo “muri” fittizi affinché non si possa vedere la povertà e le assurdità della città di Amantea.

Quartieri depressi con decine di persone in balia dell’indigenza e senza una via di scampo ai loro problemi. Alcune di loro sopravvivevano cibandosi alla meno peggio.

Si è arrivati persino a vivere prima nella capanna di zio Tom sulla spiaggia e poi in un ex chiosco da giornalaio.

Gli amministratori pensano prevalentemente a costruire muri di varia natura nella speranza che le persone non li smantellino.

Non sanno, però che la necessità e la creatività della resistenza, a tutta questa disgustante situazione, non avranno limiti.

Per dare un tono “universale” a queste poche righe, chiamo a testimoniare il “muro”, che tutto il mondo vide in TV, costruito dalla Repubblica Dominicana, affinché il Papa non vedesse la miseria della gente durante la sua visita.

Questi signori del potere occultano la sofferenza dei popoli, però non fanno nulla per combatterla. Altri muri furono costruiti in diversi angoli del mondo, come quello di Berlino, durante la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti, che finirono per separare un popolo sottomettendolo ai propri fini politici ed economici.

Migliaia di famiglie rimasero divise per diversi decenni, vivendo l’orrore ed il dolore di questa lacerazione.

Molti tentarono di oltrepassare il muro, pochi ci riuscirono, altri persero la vita sotto i proiettili delle guardie o sui campi minati della Germania Est.

Alla fine lo fecero crollare o “crollò”.

Senza dimenticare il muro che divide le due Coree e che corrisponde alla stessa politica di potere e supremazia delle grandi potenze, come la Cina ed i suoi interessi.

Il popolo coreano è diviso e contrapposto. A

d intere famiglie è stata preclusa la possibilità di vedersi o di avere notizie l’una dell’altra per decenni e non gli resta altro che preservare i ricordi ed aspettare il giorno fatidico.

Non un giorno qualsiasi, bensì proprio quello, il giorno in cui cada il muro della divisione e possano ricongiungersi negli sguardi e nel cuore.

“La comunità internazionale vive, sconvolta”, si fa per dire, nell’attesa che la questione mediorientale trovi una soluzione politica e che cessi la violenza che sta dissanguando i popoli di Palestina ed Israele.

Israele, invece di risolvere il conflitto, ha costruito un muro per separare i palestinesi, confidando che questo limite significherà sicurezza.

L’odio non può essere fermato con i muri. La resistenza di un popolo che vuole esser libero non si fa piegare da un muro.

La sofferenza non ha limiti e spinge molti palestinesi ad immolarsi sugli altari della libertà.

Si potrebbero riempire centinaia di pagine disumanizzanti sulle atrocità degli umani al potere.

Ciò che comunque prevale nella mente di chiunque detiene potere, sono gli interessi di pochi rispetto all’interesse generale.

A questa vomitevole regola, nel loro piccolo e miserevole mondo, non sfuggono gli amministratori di Amantea.

L’intolleranza e la tracotanza del potere non conosce, e non vuole riconoscere, il diritto ad una vita migliore dei propri cittadini-sudditi.

I “rifugiati” che in questi ultimi anni sono apparsi in città vengono ignorati e maltrattati e se si azzardano a rivendicare i più elementari diritti della loro esistenza, vengono immediatamente repressi.

Quanti sono i muri di insensibilità e disprezzo verso la vita umana di questo paese “civilizzato”? Che muri hanno costruito per non vedere, né sentire il grido di protesta ed il dolore di questa povera gente che, pur di fuggire dalla fame e dalla guerra, finisce per morire annegata nel mare di Ulisse? Forse un po' di quel “muro” è anche dentro ognuno di noi.

Se non si riesce ad abbatterlo e non ci si sforza di capire e rispettare il diritto degli altri, non si riuscirà mai a cambiare qualcosa in questo mondo balordo e folle.

I potenti, comunque coerentemente alla loro nauseabonda esistenza, continueranno a costruire i muri della stupidità e della crudeltà umana.

A costruire le barriere tra gli uomini.

Bisogna anche dire che le “barriere”, queste costruzioni, rappresentano la ferocia e bruttura degli uomini nella storia dell’umanità essendo state costruite espressamente per separare e dividere.

Nei casi più estremi, esse hanno a volte confinato intere aree abitate per essere poi abbattute.

I “ruderi” sono ancora qui fra la gente e richiamano l’attenzione su tutto ciò che non ha funzionato.

All’alba, da dietro le colline che cingono Amantea, il sole sorgerà e splenderà come sempre sulle acque calme dell’Ulisse di settembre e il paese si sveglierà “tranquillo” e sereno e questo scritto, per molti, sarà semplicemente un brutto sogno, conseguenza dell’abbondante cena della sera prima.

Calgary 31 agosto 2016 Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

Ecco l’ultimo sforzo di Gigi El Tarik del quale ci permettiamo di segnalare come il titolo dovrebbe essere :Cosa fare per non morire?.

 

 

 

 

 

 

 

Dovrebbe essere doveroso da parte di una Amministrazione comunale, in particolare del primo cittadino, spiegare i motivi reali per tutte le “disgrazie” che continuamente si abbattono su Amantea ( mare inquinato dalle tubature della fogna, mancanza di acqua potabile nelle case, l’immondizia che circonda la cittadina, ecc.). Una Amministrazione che sembra avere come unica aspirazione volere a tutti i costi impossessarsi di eventi popolari che nulla hanno che spartire con i compiti ai quali dovrebbero dedicarsi per rendere meno vergognoso il vivere in questo paese. In nome dell'onestà e della trasparenza, principi che dovrebbero sempre ispirare la gestione della cosa pubblica, il “primo cittadino” dovrebbe spiegare quale logica pervade la sua giovane mente. Spiegare perché ci si ostina ad andare avanti anziché riconoscere il proprio fallimento politico e amministrativo. La cittadina tutta si augura di trovare risposte concrete e, se le stesse non dovessero arrivare dalla maggioranza, auspica di essere edotta almeno “dall'opposizione”. La popolazione chiede a viva voce un minimo di decenza da parte di un Sindaco che conosciamo tutti come "brava persona", ma che dovrebbe fare un mea culpa per aver portato il paese nel baratro. Se ammettesse i suoi errori e andasse a casa, dedicandosi all'unica professione che ama e che ha sempre fatto con amore, almeno uscirebbe di scena con l'onore e la dignità che contraddistingue certe "brave persone". In questi giorni si assiste ad accadimenti che non hanno riscontro in tutta la lunga storia di Amantea. Fatti straordinari che hanno determinato uno stato di preoccupante confusione e disagio nei cittadini. Fonte di tanto malessere è sotto gli occhi di tutti: l’incompetenza”. Nell’opacità del Comune di Amantea si sta realizzando il paradosso di dover dar conto a dirigenti o sedicenti tali, non incaricati ufficialmente attraverso ordini di servizio, bensì indicati verbalmente da qualcuno. Al “Primo Cittadino” sarebbe utile ricordare - prendendo atto che ai membri del Consiglio comunale manca un quadro di riferimento certo sugli effettivi incarichi di responsabilità - alcuni aspetti della nostra millenaria cultura. Chiaramente, non si arriverà a chiedere al Sindaco di emulare il Re delle tragedie Greche che faceva proprie le malefatte sociali, pagando con la propria vita. Ma, per il bene della comunità, lo stesso Sindaco non può chiedere alla cittadinanza di pagare per le colpe della sua Giunta. Di conseguenza, dovrebbe sentirsi in dovere di richiamare la propria attenzione su quanto sta accadendo ed intervenire e fare chiarezza su tutta questa inaccettabile situazione, che ha preso un abbrivio autodistruttivo con gli imbarazzanti silenzi nelle stanze del Municipio che portano inevitabilmente nocumento all’immagine già di per sé non molto positiva di Amantea. La città ha atteso da più di un anno celeri risposte che le permettessero di uscire dalla difficile situazione di impasse in cui versa, ma ad oggi si ritiene che l'attuale classe politica non abbia promosso le necessarie azioni risolutive atte a risollevare le sorti del paese e dell'intera comunità.  Si ritiene inoltre, che sia doveroso, da parte della giunta, nei confronti di tutta la cittadinanza, mettersi in discussione e fare un passo indietro di fronte al palese fallimento del loro fantomatico progetto politico. In campagna elettorale il sindaco diceva: “La mia è una candidatura nata dalla gente”. Adesso la stessa gente le chiede di ritirarsi a vita privata. In tale circostanza ostentava competenze ed esperienza nell'amministrare la "cosa pubblica", sedicente conoscitrice della situazione economica disastrosa dei conti del comune, l’unica capace di affrontare e risolvere i veri problemi di Amantea, invece ha contribuito a mantenere il paese in uno stato di stallo, in una condizione di assopimento e profonda agonia. Il servizio di raccolta rifiuti promessa in campagna elettorale non esiste. I cittadini pagano una “TARSU” tra le più alte d’Italia, di contro il servizio non appare idoneo ad una città che dovrebbe essere pulita e decorosa, e che invece si trova sommersa dalla spazzatura; lo spostamento delle antenne ripetitrici fuori dal centro abitato, ma a causa dell’incompetenza di chi doveva obbligare Telecom e le altre società telefoniche a spostarle ci si ritrova in paese con antenne che emanano onde elettromagnetiche pericolosissime per la salute; sempre molti più giovani sono costretti ad emigrare per la mancanza di occupazione. Non c’è nessun piano di sviluppo in atto per risolvere questo grave problema e sempre più attività commerciali chiudono o stentano ad andare avanti; lo stato dignitoso che possa far dire che la cittadina sia pulita, bella e vivibile, non si è neanche lontanamente accennato. Amantea è in uno stato di indecenza e completo abbandono, i pochissimi turisti e gli altrettanti pochi emigrati che fanno rientro solo per il breve periodo delle ferie, sono sempre più schifati dal degrado della città e dello stato del mare di Ulisse. La società che gestisce le acque opera aumenti e aggravi di oneri pregressi e richiede depositi per cauzioni non sempre o assolutamente dovuti e chi rappresenta il paese non si sente in obbligo di tutelare il cittadino, come invece viene fatto in altri paesi. Questa Amministrazione non ha avuto e non ha nessuna intenzione di chiedere che la gestione dell’acqua torni pubblica. Da più di un anno si sono scritte centinaia di pagine di denunce e centinaia di richieste da parte dei cittadini senza ricevere nessuna risposta. Il sindaco e la sua giunta dovrebbero avere “la consapevolezza” che non offrono nessun servizio rispetto alle tasse che i cittadini pagano.   Lo stesso sindaco deve prendere atto della propria incapacità politica di dare risposte ad Amantea e agli Amanteani e debba con un atto di umiltà, coraggio e responsabilità rassegnare le dimissioni. A chiedere le dimissioni non dovrebbe essere solo chi scrive insieme ad una fetta consistente di popolazione sana di Amantea; ma anche quella “opposizione” che rischia di essere collusa con questa inqualificabile Amministrazione.

Beaumont sur Mer Agosto 2016 Gigino A Pellegrini & G el Tarik

NB Dichiariamo come sempre la nostra disponibilità ad ospitare eventuali risposte della politica. Ma non ci illudiamo.

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