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Amantea. I carabinieri della caserma di Amantea hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, a carico di un 19enne originario del Bangladesh, dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, su richiesta della locale Procura della Repubblica, coordinata dal procuratore Pierpaolo Bruni.

Il giovane, ospite del centro di accoglienza straordinaria di Amantea, è accusato dei reati di atti persecutori e lesione personale aggravata,nei confronti di un suo connazionale, anch’egli dimorante presso la medesima struttura.

Le condotte di stalkingsi sarebbero concretizzate in percosse e minacce di morte.

Al culmine dell’ennesima aggressione, risalente al mese di novembre 2018, l’arrestato, utilizzando un martello, non avrebbe esitato a colpire alla testa la persona offesa, per poi scagliargli addosso un mattone.

La vittima, dopo essersi accasciata al suolo, veniva soccorsa da alcuni passanti.

In quella circostanza, i carabinieri della Stazione di Amantea, intervenuti immediatamente sul posto, sono riusciti ad individuare un sistema di videosorveglianza la visione delle cui immagini ha cristallizzato il momento in cui il 19enne, tenendo ancora in mano il martello utilizzato poco prima, tentava di darsi alla fuga.

L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso il carcere di Paola, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Non sono state partecipate le ragioni del litigio ma sembra che a monte di questi comportamenti ci siano elementi di ordine economico.

Secondo l'accusa, l’attività svolta dall’ex dirigente della Prefettura avveniva sotto particolari “favori” come biglietti/ abbonamenti della Juventus, apparati elettronici, cene, creme, collane e lavori effettuati in casa.

Favoreggiamento della permanenza degli immigrati clandestini sul territorio nazionale, falso ideologico per induzione e falso materiale: queste le accuse mosse dal Nucleo Investigativo provinciale dei Carabinieri di Savona all’ex vice Prefetto Andrea Giangrasso, 69 anni, arrestato questa mattina dopo un’imponente e delicata indagine iniziata a marzo 2018, che ha coinvolto in collaborazione anche la Prefettura e la Questura savonese.

L’ex dirigente responsabile dell’area IV immigrazione della Prefettura da qualche anno in pensione, per cui è stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, è stato condotto alla casa circondariale di Marassi con l’accertamento ed una documentazione degli anni 2013-2014 inoltre legata ad una passata indagine, della forzatura della procedura per l’ingresso di cittadini extracomunitari che venivano in Italia (per lo più egiziani e tunisini) per svolgere attività lavorativa stagionale mediante promesse di assunzione da parte di un esercente italiano che permetteva allo straniero di presentare una richiesta di permesso di soggiorno temporaneo per svolgere attività lavorativa stagionale sul territorio italiano.

Dopo un’accurata attività di indagine, osservazione, pedinamento e acquisizione della documentazione da parte della Prefettura (vittima stessa di questi reati), la compagnia investigativa è riuscita anche tramite ad un interrogatorio di convalida d’arresto del 10 marzo scorso in cui è stato riferito da parte di un egiziano che le attività di rilascio del permesso di soggiorno erano seguite da un funzionario della Prefettura con i quali loro erano in concorso per quanto riguarda l’attività, il quale spiegava le alternative e si interessava per l’ottenimento con i vari uffici della Questura e della Direzione Territoriale del Lavoro (enti che non hanno responsabilità ma anzi hanno agevolato il lavoro di indagine).

“Il cittadino extracomunitario dopo che aveva ottenuto tutti i pareri di permesso di soggiorno temporaneo, il primo dalla Direzione Territoriale del Lavoro che valutava la congruità dell’esercizio commerciale all’assunzione di questo lavoratore e il secondo della Questura che decretava la conformità della documentazione, poteva pertanto ottenere il visto che gli veniva consegnato dall’Ambasciata o dal Consolato nel paese di appartenenza entrando poi regolarmente in Italia per il periodo indicato dalla proposta di assunzione” spiega il Capitano dei Carabinieri di Savona Alberto Azara.

Successivamente l’extracomunitario aveva 8 giorni per presentarsi allo sportello unico dell’immigrazione della Prefettura, per concretizzare l’assunzione, recandosi poi alla Questura di Savona per ottenere il permesso di soggiorno. Ma questo non accadeva e da lì è partita la seconda complicata fase dell’indagine che ha visto coinvolte altre 4 persone denunciate in stato di libertà.

“In alcuni casi questi cittadini extracomunitari non si presentavano allo sportello negli 8 giorni ma diventavano immigrati clandestini sul territorio nazionale, il funzionario insieme ai soggetti in concorso con lui, aveva proposto ad un intermediario di far presentare agli extracomunitari, certificati medici che sanassero il periodo di tempo in cui erano stati in Italia superiore agli 8 giorni. Venivano stilati da un medico compiacente che li consegnava all’intermediario e successivamente al funzionario che a sua volta li rilasciava in Prefettura allegandoli alla pratica rendendo la procedura formalmente corretta. Veniva presentata la documentazione alla Questura che presentava il permesso di soggiorno” continua Azara.

Sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri, quindi sono finiti anche un medico curante di Savona, specializzato in chirurgia estetica, un consulente del lavoro finalese, un albergatore pietrese (ex hotel Adriana di Pietra Ligure) e l’intermediario oltre a Giangrasso e Ibrahim Bedir, coordinatore principale dell’attività sin dalle prime fasi. Gli extracomunitari firmavano il contratto d’assunzione e pagavano l’inps, per una cifra totale che si attestava sui 10mila euro totali, oltre all’importante spesa per giungere in Italia

L’attività svolta dall’ex dirigente della Prefettura avveniva sotto particolari “favori” come biglietti/abbonamenti della Juventus, apparati elettronici, cene, creme, collane e lavori effettuati in casa. Sta comunque continuando l’attività investigativa e la perquisizione domiciliare e l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Fiorenza Giorgi su richiesta del sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro.

 

Pubblicato in Italia

L'ex responsabile della Regione Calabria per la trasparenza e anti corruzione Maria Gabriella Rizzo, di 57 anni, ora al dipartimento turismo, è stata arrestata per corruzione e falsità ideologica insieme all'imprenditrice turistica vibonese Laura Miceli, di 67 anni.

Le donne sono state poste ai domiciliari. Dalle indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico - finanziaria di Catanzaro e coordinate dalla Procura, sarebbe emerso come la dirigente comunicava all'imprenditrice informazioni non divulgate su bandi non pubblicati fornendo anche attività di "consulenza".

In un caso, consapevole che la Miceli non avrebbe potuto partecipare ad un bando, avrebbe promosso la partecipazione dell'impresa che gestisce il villaggio e che, seppure formalmente intestata a terzi, era riconducibile alla Miceli.

La Rizzo ed i propri familiari, in cambio, avrebbero usufruito, a spese della Miceli, di un soggiorno a Firenze, di uno nel villaggio di Ricadi nonché di pranzi e di donazioni di vino.

Redazione ANSA CATANZARO 09 ottobre 2018

Pubblicato in Calabria

Avevano rubato delle bottiglie di alcolici e generi alimentari all’interno di un supermercato di Simbario, occultando la merce fra i vestiti.

Non avevano però fatto i conti con i carabinieri della Stazione di Nardodipace che si trovavano stamane all’interno dello stesso supermercato.

Dopo aver attentamente seguito i loro movimenti, i militari dell’Arma hanno deciso di intervenire con una perquisizione personale che ha dato esito positivo.

Ad essere quindi fermati per il reato di furto aggravato ed essere posti agli arresti domiciliari sono stati Dumbrava Costel e Dumitrascu Costel, di 44 e 48 anni, di nazionalità rumena, residenti a Simbario.

Rispondono di furto aggravato dinanzi al Tribunale di Vibo che si occuperà nelle prossime ore della convalida dei due fermi.

La merce rubata, per un valore complessivo di 70 euro, è stata restituita al proprietario del supermercato.

Pubblicato in Vibo Valentia

All’Agenzia delle Entrate di Cosenza, sede di via Popilia, si respira l’aria dei giorni “pesanti”.

La città si è svegliata con la notizia dell’arresto di un funzionario dell’Agenzia e, anche se non ne è stato divulgato il nome per diverse ore, all’interno dell’edificio è tutto uno scambio di sorrisini allusivi e di gomitate eloquenti.

Sì, perché non è certo un mistero che all’Agenzia delle Entrate, come in qualsiasi ufficio pubblico, si facciano favoritismi e si paghino tangenti. Siamo in Italia, suvvia e a Cosenza l’Agenzia delle Entrate è sempre stata molto chiacchierata.

Non foss’altro che per le file oceaniche (con tanto di display per controllare quando arriva il tuo turno) che spaventano il comune cittadino quasi più della fila alle Poste o nelle banche.

Non ci vuole molto, alla fine, a far uscire fuori il nome “occultato” dalla pur esauriente “velina” della Guardia di Finanza che racconta della segnalazione di un cittadino che si era rotto le scatole di pagare per un suo diritto e aveva chiamato la Finanza per filmare il passaggio dei soldi: 300 euro. Certo, una piccola cifra ma che nasconde di sicuro un mercato più fiorente e più “grosso”.

Lui si chiama Francesco Colasuonno ed è impossibile non aver visto almeno una volta la sua faccia per chi frequenta l’Agenzia delle Entrate.

D’altra parte, avendo 66 anni ed essendo prossimo alla pensione, è come se facesse parte dell’arredamento in quell’edificio di via Popilia. Capelli brizzolati e baffetto da sparviero, Colasuonno è una specie di istituzione all’Agenzia e il suo arresto con annessa interdizione ha fatto scalpore.

Ora si tratterà di vedere quale sarà la sua linea di difesa e si tratterà anche di verificare se i finanzieri sono al corrente di altre vicende che magari finora non erano emerse.

E che potrebbero essere svelate proprio dal funzionario arrestato stamattina.

Non saranno giorni tranquilli per Colasuonno, che è stato beccato con le mani nella marmellata e avrà parecchie cose da chiarire ai finanzieri e alla procura.

Sì, insomma al porto delle nebbie, incredibilmente efficiente stavolta, anche perché – com’è fin troppo facile capire – siamo davanti a un pesce piccolo della corruzione.

Loro, i pescecani, gli squali del malaffare possono dormire sonni tranquilli.

La nuova frontiera della corruzione ormai da un po’ si chiama “affidamenti diretti” e si esplica con le determine: si alzano milioni, altro che 300 euro.

Anzi, se ogni tanto beccano un pesce piccolo possono addirittura lavorare meglio. Sim’a Cusenza, compa’… tuttappo’, un ti preoccupa’.

Da Iacchite - 18 settembre 2018

Pubblicato in Cosenza

L’intervento degli agenti della polizia ha impedito che si perpetrasse la violenza sessuale.

L’uomo aveva sottratto la borsa alla sua vittima prima di aggredirla

 

 

 

 

Gli uomini della Squadra Volante della Questura di Crotone, sabato notte, hanno tratto in arresto un cittadino pakistano, M. J. S. H., di 26 anni, senza fissa dimora, con l’accusa di tentata violenza sessuale e tentata rapina aggravata.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli agenti, a seguito di una segnalazione, sono giunti in via Miscello da Ripe a Crotone dove hanno trovato l’uomo che prendeva a calci e pugni una donna riversa a terra nel tentativo di prendergli la borsa.

La donna avrebbe riferito di essere stata afferrata con violenza dal 26enne il quale, nel contempo, le intimava di dargli i soldi.

A questo punto, l’uomo avrebbe strattonato la donna afferrandola dai capelli e dalle braccia nell’intento di portarla all’interno di un’area non visibile dalla strada.

I tentativi di violenza sessuale si sarebbero ripetuti e la donna sarebbe stata afferrata dalla gola e costretta a subire atti di palpeggiamento nelle parti intime.

L’arrivo delle volanti ha impedito che si concludesse la violenza in atto.

L’uomo è stato subito bloccato dagli agenti mentre la donna, una cittadina polacca, in lacrime urlava che l’uomo voleva violentarla e rubarle la borsetta, come confermava anche un testimone presente all’aggressione.

Subito trasportata, con l’ambulanza del 118, all’ospedale di Crotone, alla vittima veniva diagnosticato un trauma cranico minore e ferite al gomito e contusioni multiple guaribili in 7 giorni.

Al termine delle operazioni di rito, su richiesta dell’Autorità giudiziaria, l’aggressore è stato trasferito al carcere di Crotone.

Pubblicato in Crotone

Avevamo ragione quando pochi giorni fa scrivevamo l’articolo dal titolo”Mentre gli amanteani dormono i Carabinieri vigilano”.

La riprova avantieri con l’arresto di un giovane insospettabile nella cui abitazione è stata trovata una vera e propria armeria ed altro.

Una operazione che mostra la altissima capacità investigativa dei carabinieri di Amantea, da poco guidati dal maresciallo Roberto Munafò e sotto l’attento coordinamento del capitano Giordano Tognoni della compagnia di Paola.

Chi non conosce l’Arma dei carabinieri non sa che essa è capace di operare silenziosamente, di giorno e di notte, magari rinunciando anche al riposo pur di tenere sotto vigile attenzione l’obiettivo che molto spesso la intelligente intuizione investigativa ha portato a vigilare

Magari qualcuno pensa che dietro possa esserci una soffiata, ma non è così.

Se fosse stato così si sarebbe andati a colpo sicuro.

Ed invece dietro ogni operazione, oseremmo dire ALTA OPERAZIONE, c’è non solo intuito, sagacia, ma anche impegno, fatica, abnegazione, sacrificio, senso dello Stato.

E quindi definire brillante questa operazione di polizia forse è addirittura poco.

Stamattina mentre passava una pattuglia dei CC di Amantea un amico con cui parlavamo di questa vicenda quasi, quasi scattava sugli attenti .

Segno del rispetto non solo suo che voleva significare all’arma ed al lavoro dei suoi militari.

I carabinieri della Compagnia di Paola, sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica, diretta dal procuratore Pierpaolo Bruni, a seguito delle direttive del comandante provinciale dei Carabinieri, Piero Sutera – hanno incrementato le attività di contrasto allo smercio al dettaglio di sostanze stupefacenti. I militari hanno arrestato un 51enne di Cetraro già noto alle forze dell’ordine

I carabinieri di Paola hanno tratto in arresto P. M., 51enne di Cetraro, con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

I militari, impegnati in attività di controllo del territorio, nel corso della notte e nell’area del centro abitato di Cetraro – con il supporto di personale del Nucleo carabinieri cinofili di Vibo Valentia – hanno controllato un’auto di grossa cilindrata.

La vettura, condotta dal 51enne, stava procedendo a velocità sostenuta sulla strada statale 18, con direzione sud.

Dopo essere stato fermato, il 51enne avrebbe iniziato ad assumere un atteggiamento nervoso e, comunque, sospetto.

I carabinieri hanno, dunque, deciso di approfondire il controllo del veicolo.

La perquisizione, condotta con l’ausilio di Collins – pastore tedesco in forza al nucleo carabinieri cinofili di Vibo Valentia, specializzato nella ricerca di sostanze stupefacenti – ha consentito di rinvenire, nascosti nei vani di uno degli sportelli laterali, due involucri del peso complessivo di 1,120 chilogrammi, contenenti  cocaina.

L’arrestato, terminate le formalità di rito, su disposizione del sostituto procuratore di turno presso la Procura della Repubblica di Paola è stato rinchiuso nel carcere di Paola, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Pubblicato in Paola

CROSIA (CS) – Lite familiare priva di etica.

L’anziana per difendersi, dopo due anni di vessazioni, ha chiesto aiuto ai carabinieri della locale stazione

Ha minacciato di morte l’anziana madre, ma grazie al coraggio della vittima di denunciarlo, è stato arrestato dai carabinieri.

Un uomo, A.S, 58 anni, noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere.

L’uomo ha più volte maltrattato e minacciato la mamma ultraottantenne a partire dal 2016, ma solo recentemente l’anziana ha deciso di denunciare il figlio ai carabinieri.

In uno dei tanti episodi di maltrattamenti l’uomo ha minacciato di morte la madre per poi trascinarla per i capelli nell’abitazione.

Il 58enne è stato trasferito nel carcere di Castrovillari in attesa di giudizio.

Pubblicato in Cosenza

Gizzeria.«…tu i soldi li hai perché prendi la pensione e quindi me li devi consegnare altrimenti ti ammazzo con questo coltello e mi bevo il tuo sangue…».

Queste le parole con cui Abdelouahed Naser, 41enne marocchino minacciava un suo connazionale al fine di farsi consegnare i pochi soldi che l’uomo aveva con sé.

Una sera come tante, in un bar di Gizzeria, che si stava per trasformare in una tragedia.

Di fronte al rifiuto di consegnare il denaro, Naser si fa violento ed estrae un coltello dalla tasca del giubbotto.

La vittima non fa in tempo a scappare.

Viene attinta da alcune coltellate, alla mano ed al braccio, mentre il suo aggressore continua ad urlargli contro «dammi il denaro… che ti sto ammazzando».

Fortunatamente le grida di vittima e aggressore attirano l’attenzione di due avventori che riescono ad evitare il peggio costringendo Naser ad allontanarsi.

Ma lui non è soddisfatto e attende per strada la sua vittima.

Lo colpisce con calci e pugni e gli lancia un mattone in pieno volto per poi darsi alla fuga dileguandosi a piedi per le vie del paese.

Trauma cranico – facciale con frattura della piramide nasale e varie ferite lacero contuse localizzate sulla regione zigomatica destra e sul dorso della mano sinistra, questo il referto dell’ospedale a seguito dell’aggressione, mentre i carabinieri di Gizzeria si mettono alla sua ricerca, rintracciandolo poco dopo.

Mentre i militari lo identificano per deferirlo continua a dimenarsi: «Se non mi togliete le mani di dosso brucio tutta Gizzeria».

Nei giorni immediatamente successivi Naser, però, rintraccia la sua vittima e la minaccia: «Adesso vai subito dai carabinieri e ritira la querela….altrimenti se la scorsa volta ti sei salvato adesso ti ammazzo…».

Episodio anche questo documentato dai carabinieri.

Il Tribunale di Lamezia Terme ha quindi emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentata estorsione, lesioni personali e tentata violenza privata.

L’uomo di origine marocchina avrebbe minacciato e colpito con un coltello un suo connazionale in un bar di Gizzeria.

Dopo una breve fuga, è stato fermato dai carabinieri

14 maggio 2018. Dal web

Pubblicato in Basso Tirreno
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