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gianluca cannata amantea cosenzaL’assessore alle attività produttive Gianluca Cannata ha avviato, di concerto con gli uffici comunali competenti, una ricognizione per verificare la realizzazione di presidi industriali e commerciali sui lotti dell’area Pip di Campora San Giovanni regolarmente assegnati.

La realizzazione dell’area Pip (Piani per gli investimenti produttivi) nasce a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. L’amministrazione comunale decise di collegare la realizzazione dell’area industriale al piano di fabbricazione generale, in cui era inserita anche la lottizzazione “Colongi”. Dopo questo primo passo, l’adozione del piano fu eseguita nel 1989. Si dovettero poi attendere alcuni anni prima di giungere all’erogazione dei finanziamenti e alla realizzazione dei primi presidi.

«Lo scopo dell’iniziativa – spiega Cannata – è accertare se i suoli in questione sono attualmente utilizzati per i fini per i quali sono stati istituiti e concessi. L’intervento di polizia amministrativa è finalizzato a comprendere se sono state rispettate le prescrizioni del regolamento comunale cui i destinatari delle aree avrebbero dovuto attenersi».

Il regolamento in materia è molto chiaro: entro centoventi giorni dalla sottoscrizione della convenzione di concessione dell’area, l’assegnatario avrebbe dovuto presentare il progetto esecutivo per il rilascio della concessione edilizia. L’inizio dei lavori, una volta concluso l’iter burocratico per l’ottenimento dei vari nulla osta, sarebbe dovuto avvenire entro sei mesi, mentre il ciclo produttivo sarebbe dovuto andare a regime nell’arco di sei mesi dalla conclusione dei lavori.

«Alcuni lotti – conclude Cannata – si presentano oggi abbandonati a se stessi. L’accertamento posto in essere consentirà di capire se ci sono i presupposti per avviare un procedimento di decadenza dei suoli, in modo da annettere nuovamente le aree al patrimonio comunale e procedere ad una nuova riassegnazione che possa generare occupazione, benessere e sviluppo. I presupposti ci sono tutti».

Comunicato comune di Amantea.

scuola.volleyIl prossimo mercoledì 13 maggio  alle ore 18 alla palestra comunale "Maiorano" in Paola (CS) sarà per la Scuola Volley Paola la partita del dentro o fuori.

Dopo la sconfitta rimediata a Bisignano (ben due set persi ai vantaggi , con vari set point a favore),  i giovani  paolani si giocano tutto, in gara 2, tra le mure amiche. Un'eventuale vittoria permetterebbe al team paolano di affrontare in gara 3 il sabato successivo il Bisignano  nella città di Sant'Umile, in caso di sconfitta sarà la Consuleco ad accedere alle semifinali per disputarsi il passaggio alla B2.

            Per la partita più importante del campionato regionale di pallavolo serie C  2014/15 la Scuola Volley Paola tutta, chiama a raccolta tifosi, sostenitori, simpatizzanti , amici, ecc. affinchè mercoledì prossimo alle ore 18.00 (Palestra Maioramo -  C.da Tina)  possano sostenere la squadra per  far aggiungere  un altro importante risultato alla gloriosa storia della pallavolo della città di  San Francesco

Pubblicato in Paola

giginoRiceviamo e pubblichiamo.

L’ultima volta che si è sentita la sua voce per le strade di Amantea è stato circa 3 mesi fa in occasione di una immensa "chiazza", marrone, putrescente, che interessava larga parte della spiaggia.

Era il giorno di San Valentino 14 febbraio 2015, quando l'Omerico mare, che bagna il paese veniva “nutrito” da un fiumiciattolo fognario.  Las risposta di Sparaballe non si fece attendere. Prima dicendo : “ Si tratta di stupide leggende metropolitane. Non si può parlare per sentito dire. Non possiamo più tollerare interventi di un folle che parla di cose che non sa. Abbiamo tanti di quei problemi reali in questo nostro amato paese che non dobbiamo inventarcene di falsi”. Poi  dalle pagine della stampa arrivarono le sue balle:

 “Amantea si posiziona tra le migliori zone turistiche della Calabria per la qualità del mare, tra le prime sul tratto di spiaggia del Basso Tirreno Cosentino. E' quanto affermerebbe l'Arpacal, l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Calabria, che in una nota, a seguito di controlli sul tratto marino interessato, comunica che il mare da noi è Eccellente in tutte le zone comprese nei 14 chilometri di costa amanteana”

Tenendo in non cale che la costa del medio  tirreno calabrese negli ultimi 50 anni è arretrata mediamente di 60 metri – con punte che oltrepassano i 200 metri – abbattendo case (molte delle quali abusive poiché costruite su suolo demaniale) e strade, ma abbattendo molte opere pubbliche (lungomari ed altro) realizzati con tanto di progetti di dubbia affidabilità. Questo è certamente il risultato di una “miope”, per usare un eufemismo, politica di difesa delle coste circoscritta ai comuni costieri che non hanno fatto altro che fregarsene dall’essere coinvolti armonicamente in un piano organico di difesa della “erosione”  della costa e dell’appropriazione indebita di essa da parte di imprenditori locali.   Questo è anche il risultato dello stupro urbanistico dei corsi d’acqua che sfociano nel Tirreno che hanno ridotto drasticamente il “trasporto solido” che alimenta le spiagge. Senza provvedimenti urgenti, con interventi efficaci e lungimiranti, tra qualche anno la costa arretrerà ancora generando danni e cancellerà definitivamente ciò che resta delle nostre spiagge . La struttura sociale dell’illegalità diffusa ed ambientale, è proporzionale allo status di un territorio che non sente la “necessità” di progredire con mezzi leciti; il comportamento individuale è proteso alla ricerca del successo in maniera spregiudicata, dimentico del senso civico d’appartenenza. L’adagio “occhio per occhio e dente per dente” si è insinuato nella logica comune, sedimentando un carattere fortemente orientato alla noncuranza dei fenomeni anomali di corruzione e abuso e favorendo nei cittadini persino il distacco dalla realtà locale.

Una alquanto poco credibile e direi  ridicola immagine di Amantea l’ho trovata sul Web e che in parte mi ha suggerito di scrivere questo breve articolo in risposta a Sparaballe .  “Amantea sorge tra due suggestivi promontori”. E fin qui non vi è nulla di nuovo.  Sempre secondo Sparaballe  Amantea  sarebbe un  “importante centro balneare, naturale sbocco di molti piccoli paesi del suo vasto entroterra” Questo, come sanno gran parte degli amanteani più che la realtà rappresenta il desiderio non tanto nascosto dell’attuale Amministrazione che spera di svegliarsi una mattina e trovarsi immersa in una cittadina di sogno. Non tenendo conto che le idee e il fare non cascano dal Cielo Non contento, Sparaballe infervorato e senza freni :  “Amantea, da qualche tempo vede crescere attorno a sé l'interesse l'attenzione di molta gente e non solo calabrese. Il suo territorio si presenta ben articolato, aperto e ospitale, verso cui da sempre, si sente particolarmente vocata” . Sparaballe, come un treno lanciato in una folle corsa insiste: “ Amantea gode di una buona posizione geografica e di magnifiche condizioni meteorologiche, che ci regalano senza esagerazione, almeno 300 giorni di sole all'anno. Piantata nella sua parte antica su un colle dove ancora signoreggiano i maestosi ruderi di un castello forse di epoca normanna, oggi è la sua ampia Marina che, negli ultimi cinquant'anni ha conosciuto uno sviluppo incredibile di case, vie, quartieri, strade di moderna concezione per impianto e struttura”.  Come e cosa si può replicare ad un bugiardo compulsivo come il nostro Eroe?  Ho pensato d’invitarlo, in questa prima metà di maggio, sulla spiaggia di Amantea e fargli bere un po’ di quell’acqua diventata all’improvviso da “bere” e vederlo diventare verde come un marziano.

Scritto da Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Primo Piano

giginoRiceviamo e pubblichiamo.

Scrivo solo quando ho un’ ispirazione improvvisa, un’ immagine, come dico spesso. L’immagine può arrivarmi in qualunque luogo e in qualunque momento – in auto, in un bar, seduto alla scrivania a tarda notte mentre guardo dal terrazzo il mare di Ulisse e la strada punteggiata dalla luce dei lampioni. Scrivo per ingannare l’ineluttabile scorrere del tempo, che cancella e distrugge anche i sentimenti e i legami più belli e sinceri di una realtà vera e una virtuale fra due persone.

Per sfuggire alla banale quanto logorante quotidianità, in cui a poco a poco si insinua la noia, i due hanno creato una sorta di grande e mutevole gioco di ruolo. Sulla base di questo gioco hanno dato a se stessi, via via, un’identità multiforme, mutevole a seconda delle esigenze momentanee, diventando cioè maschere, che però hanno continuato a recitare la loro parte anche quando l’altro venne rimosso con una semplice frase : “non ti contatterò più”. Anche questo “clik virtuale”, però, non potrà ingannare l’insopportabile routine di una vita insoddisfacente. La superficialità rende tutto più semplice ma anche tutto meno intenso, come un cambio stagione nell’armadio. L’autunno è l’attesa e l’accessorio per far passare l’inverno sarà l’estate nel cuore. C’è sempre bel tempo nel cuore di alcune persone. Nel fare un uso indiscriminato di questo tipo di strumenti di interazione, appare immediato un problema di alienazione;  nel senso che l’uso generalizzato della chat, per esempio, va a minare le relazioni classiche basate sulla primaria interazione dei sensi: si  viene portati a ripiegare nelle relazioni virtuali perché incapaci di rapporti autentici. Diventiamo dei veri e propri “rifugiati digitali”

Sono convinto che a volte l’uso della comunicazione digitale,  è spesso di una superficialità disarmante, e che  rappresenta il sintomo della crisi vera che è crisi di identità e conseguentemente di rapporti con gli altri.

Dall'imponenza dei mezzi che mi sono imposto per allontanarla da me, misuro l’amore che ho per Lei. Giudicate sino a che punto la ami da queste fortificazioni che innalzo nella mia vita e nella mia “attività” scrittoria. A ciò che scrivo, non dovendo essere altro che la prova della mia sincerità , importa che tale sincerità sia reale non soltanto per fecondare il mio stesso impegno, ma anche perché, su un compito già forte della sincerità, m'appoggi per uno sforzo maggiore verso una destinazione ignota affinché il suo respiro (sono estremamente corruttibile) non possa deformarmi. Il mio amore è di pasta tenera. E il “fiato” degli altri turba semplicemente la mia ricerca d'un nuovo giardino di bellezza e fantasia che pensavo d’aver trovato. Della cattiveria, imporrò un quadro nitido, se io dovessi, in tale ricerca, lasciarci la mia stessa esistenza, la dignità, la sincerità. Ad ogni accusa, anche se ingiusta, era mia volontà, rispondere con un si dal profondo del cuore. Appena pronunciata quella parola – o la frase di un simile significato – certamente sentirei dentro di me il bisogno di diventare ciò di cui venivo accusato di essere. Nel mio cuore non lascerò più nessun posto dove poter trovare asilo il sentimento della mia passione. So che il mio posto sarà in mezzo alla massa di uomini vuoti e privi di valori, non perché sia uno di loro, ma perché le loro voci stridendo, i loro gridi, i loro gesti smaccati e pacchiani non hanno altro scopo, mi sembra, che quello di sfondare la cortina di disprezzo del mondo.

" Quando ci si sente incapaci di amare....ci si sente esiliati da se stessi"

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Calabria

giginoRiceviamo e pubblichiamo scritto da Gigino A Pellegrini.

La nostra mente sembrerebbe avere in sé una forza innata, inconscia, incommensurabile. È la forza che ci permette di raggiungere i nostri traguardi, ‘volendolo’. In maniera semplicistica, se ci occorresse lo stimolo per trovare la via del nostro benessere complessivo non dovremmo fare altro che appellarci al potere mentale che è insito in tutte le persone. Con questa premessa,  sarebbe possibile ottenere dei risultati affidandosi alla forza delle idee. Lo si  fa riportando l'esperienza di uomini che si sono affidati alle risorse della mente creatrice e hanno preso una decisione, senza preoccuparsi degli ostacoli, abbandonando le incertezze, e puntando con tutte le forze verso il proprio ideale di autorealizzazione. Racconto dopo racconto, citazione dopo citazione, consiglio dopo consiglio, si scopre che il luogo in cui trovare le indicazioni giuste è molto più vicino di quanto pensiamo: è la nostra mente. Basta saperla ascoltare e farsi trasportare dal suo potere, fino in fondo. Se prestiamo attenzione ai discorsi che avvengono tra due persone prive di titoli accademici ma ricche di esperienza e di saggezza, restiamo incantati nel notare quanta assennatezza alberga nei discorsi di quelle persone, magari grezze nel comportamento ma di sottile discernimento. Anche lì radica il pensiero filosofico, anzi, spesso proprio lì, tra quelle persone che, a contatto con il mistero della natura, scoprono nel silenzio, scandito dai suoni della quotidianità rustica, la possibilità d’intravedere le grandi risposte. Generalizzare non si può e non si dovrebbe, ma in questo caso è proprio così. L’essere umano non è solo una macchina da condizionare-aggiustare o un ‘esser-ci’ schiavo delle sue pulsioni, bensì un soggetto attivo, autonomo e responsabile, fondamentalmente libero di creare i propri sensi, significati, scopi e valori nella vita e che dispone in sé, almeno a livello potenziale, la forza necessaria a superare le difficoltà psicologiche-esistenziali-sociali che la sua esistenza nel mondo gli riserva. Questa concezione di un soggetto attivo, libero, autonomo, responsabile, e corredato delle potenzialità auto direttive necessarie per risolvere i propri problemi, dopo averne maturato piena consapevolezza, costituisce dunque l’antropologia che sta alla base di quelle caratteristiche di autonomia, responsabilità e libertà della persona  che ha come scopo quello di porre se stesso nelle condizioni dapprima, di esaminare la situazione problematica in tutta la sua complessità e quindi di uscirne in maniera autonoma, libera e responsabile.

 Durante il suo percorso di vita, l’essere umano, insieme a tante altre cose complesse e meno complesse, sembra sviluppare anche un  aspetto alquanto curioso di autodifesa chiamata “incomunicabilità” che si crea fra un soggetto e gli altri. Chiude, strozza, fagocita la persona nelle maglie del ‘ma cosa vuoi che sia….sapessi quali problemi ho io’ oppure ‘tutto deve funzionare perfettamente’ soprattutto agli occhi del mondo esterno. “Sai caro, mi tengo dentro tutto ma sto malissimo, non posso esprimere i miei disagi perché nessuno mi capisce”. L’incompreso riceve messaggi di chiusura relazionale, di misteriosità che conduce in meandri concettuali in cui non può far altro che pensare ‘ma come fai a non capire?’ ‘Non mescolare le carte’. Il fatto di non poter parlare liberamente li mantiene in una voragine di pena che è peggiore della situazione emotiva di coloro che tentano di parlare ma ricevono soltanto critiche, interpretazioni e denigrazioni svilenti. Sentirsi incompresi si colloca fra due necessità: la nascita come causa e obliare come effetto. Tra queste due necessità esistono molteplici possibilità che la persona che soffre ha la facoltà di scoprire in sé e fare sue. La causa, ovvero ciò che alimenta il problema, è l’atteggiamento che il mondo esterno assume (proprio non comprendendo) nei confronti delle persone che soffrono (la loro vita di relazione che condiziona con atteggiamenti di critica). La conseguenza è quasi sempre la melanconia (depressione). Come è possibile che due persone che non si sentono comprese reciprocamente possano uscire da questo tunnel? Ogni tema che implichi il passaggio di informazioni tra due o più persone, soprattutto quando esiste la necessità di capire, passa attraverso il filosofare. Questo è indubbio.  Quando però la visione del mondo di ambedue non viene considerata degna di ascolto né dall’uno né dall’altro, il senso di incomprensione prende il sopravvento e chiude la comunicazione e, con essa, la possibilità di sentirsi ascoltati. Si crea un vero e proprio divario, uno scarto penoso tra le due persone che non riescono più ad interagire nel rispetto del problema ma… nemmeno nel rispetto reciproco. “L'incomprensione del presente nasce fatalmente dall'ignoranza del passato (sia di quello remoto e che da quello prossimo) . Forse non è però meno vano tentar di comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente”.  In  un quadro di Paul  Klee c’è un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta  lo sospinge irresistibilmente nel futuro e verso l’oblio.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

gigino

Riceviamo e pubblichiamo

Come per Ulisse, per G  contava poco avere una residenza fissa.

Se ne andava sempre alla ricerca di qualcosa alla quale non riusciva a dare un nome. Non viaggiava per vivere, viveva per viaggiare, tanto fra le forme di conoscenza che fra i continenti. Come Ulisse, era spinto da curiosità irrefrenabili e  personali. In tutto il tempo che aveva vissuto aveva ansiosamente cercato un suo stile narrativo per provare a  raccontare quello che aveva trovato in modo da far sentire che riguardava tutti.  Qualche anno addietro, mentre se ne stava seduto in un piccolo caffè nel sud della Francia , cominciò a raccontarmi un qualcosa che assomigliava ad una storia. Un uomo era convinto di essere morto. Dicendo  ai familiari: "Sono morto" e i familiari lo accompagnarono da un medico specialista. Fin da subito, fra il medico e il paziente, si accese  un'accanita discussione. Il medico cercava in tutti i modi di appellarsi  ai sentimenti dell'uomo cercando di convincerlo che la vita valeva la pena viverla e amarla come pure la famiglia che preoccupata lo aveva accompagnato fin nel suo studio. Non ottenendo risultati auspicati, lo specialista provò a farlo ragionare, dimostrandogli l'intrinseca contraddizione di una frase come "Sono morto". I morti, innanzitutto,  non sono in grado di dire che sono morti, perché è appunto in quello consisteva l'essere morti. Il medico un po’ scoraggiato dagli scarsi risultati, decise di ricorrere  all'evidenza dei sensi. Dopo una breve pausa, con il consenso del suo paziente, si accese una sigaretta . Soddisfatto dalla sua prima puffata, chiese all'uomo seduto di fronte a lui: "I morti sanguinano?". "Certo  che no" rispose l'uomo, spazientito dall'ottusa ingenuità  della mente del medico. "Tutte le persone sanno bene che i morti non sanguinano". Al che il medico gli punse un dito con un ago. Ne uscì una goccia di sangue. "Ma guarda un po', chi l'avrebbe mai detto" esclamò  il paziente. "I morti sanguinano! Non si smette mai di imparare”.  Offrii una birra a G in quel caldissimo pomeriggio di luglio e lui per punirmi decise di spiegarmi come le percezioni e i ragionamenti confermavano anziché contraddirla, l'idea di essere morto. I sentimenti, la ragione e i dati di fatto collaborano alla costruzione di un sistema di difesa volto a spiegare l'esperienza primaria, un'esperienza primaria in quanto stato di conoscenza, una realtà intuitiva dentro la quale il paziente viene bloccato e che conferisce significato a tutti gli altri eventi. "L'ambiente offre un mondo di nuovi significati. Tutta l'attività di pensiero è pensiero intorno ai significati ... Si ha una conoscenza diretta e intrusiva del significato e questa appunto, in se stessa, è l'esperienza del delirante”.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

cinemaTante sorprese e tanti lavori in prima visione.

Ecco dunque l'elenco di tutti i film della selezione ufficiale (Fiction, Animazione, Documentario) della terza edizione del festival calabrese del cortometraggio che due anni fa ha riparato un vecchio cinema all'aperto e quest'anno porterà la prima conferenza di Vimeo in Europa. Si terrà ad Amantea (CS) dal 7 al 11 agosto 2015:

FICTION:

Inspection (Russia) di Gala Sukhanova

Line of Grace (Israele) di Rotem Kapelinsky

The Dollhouse (Canada) di Chad Galloway

Gummifaust (Germania) di Marc Steck 

Don't Speak about love (Francia) di Hadrien Bichet  

Balls (Olanda) di Janne Schimdt 

Butter Lamp (Francia, Cina) di Hu Wei

Sporting Club (Turchia) di Zalfa Seurat

Cantine/Transept (Francia) di Dan Perez & Benjamin Klintoe 

A weekend getaway (Israele) di Metehan Yilmaz  

The Bravest, the boldest (Stati Uniti) di Moon Molson

February (Russia) di Ruslan Magomadov   

Dead Leaves (Israele) di Noam Ellis   

Sura: the emperor's banquet (Regno Unito) di Jo Bareun   

Berlin Troika (Germania) di Andrej Gontcharov

Persefone (Italia) di Grazia Tricarico  

The Man With a dog (Francia) di Kamal Lazraq 

Rhino Full Throttle (Germania) di Erik Schmitt

Fragments (Polonia) di Aga Woszcynska  

I WOULD LIKE TO BE ENRAPTURED, MUZZLED, AND ON MY BACK TATTOOED (Brasile) di Andy Malafaia

ANIMAZIONE

Brain Worm (Islanda) di Rose Stark  

Daewit (Germania) di David Jansen  

Endemic's greed (Polonia) di Natalia Dziedzic  

Guida (Brasile) di Rosana Urbes  

Haircut (Italia, Francia) di Virginia Mori

La flèche delta (Italia, Francia) di Francesco Vecchi  

Limbo Limbo Travel (Francia) di Zsuzsanna Kreif & Borbála Zétényi  

Meanwhile (Irlanda) di Stephen McNally

Roadtrip (Germania) di Xaver Xylophon 

Snowfall (Irlanda) di Conor Whelan 

Something important (Stati Uniti, Taiwan) di Nai Wei Liu

Teeth (Regno Unito, Ungheria, Stati Uniti) di Daniel Gray & Tom Brown

The bigger picture (Regno Unito) di Daisy Jacobs  

Timber (Svizzera) di Nils Hedinger  

We can't live without cosmos (Russia) di Konstantin Bronzit

DOCUMENTARIO:

La reina (Argentina) di Manuel Abramovich  

Zima (Regno Unito) di Cristina Picchi  

Tres Mujeres (Spagna) di Alexis Delgado Búrdalo

Elena Asins - Génesis (Spagna) di Álvaro Giménez Sarmiento  

Finland European (Finlandia) di Sami Ala 

Autonomous (Svezia) di Alexander Rynéus & Per Eriksson

Film Sound - Experimental musica (Brasile) di Cesar Gananian & Alexandre Moura  Blossom with tears (Cina) di Huaqing Jin 

Keeping Balance (Austria) di Bernhard Wenger

Flow (Svizzera) di Sara Jegeman

Per approfondimenti:

http://www.laguarimba.com/it/selezione2015/

giulio vita lago film festival

Pubblicato in Calabria

cartinaUn nuovo progetto artistico è entrato in cantiere: i docenti di storia dell’Arte prof. Bruno Cipolla e prof.ssa Francesca Tropea hanno coinvolto le loro classi quarte (rispettivamente IVA LS, IVB LS, IVC LS, IVA OSA e IVB OSA) in un viaggio alla scoperta dei castelli della nostra regione.

La Calabria ha da sempre ricoperto un ruolo strategico nella geografia del Mediterraneo, la sua posizione rendeva le sue coste il perfetto raccordo tra gli scambi tra Oriente e Occidente favorendo quindi la nascita di villaggi isolati e borghi ancor oggi magnifici da visitare nella loro austera solitudine. Dalle valli del Pollino alla punta estrema di Reggio Calabria sono circa ventiquattro i castelli che disegnano lo “skyline” della regione. Ognuno di essi sarebbe da visitare ma per esigenze logistiche ed impegni scolastici si è optato per un percorso che si sviluppa secondo tre “itinerari-visite guidate” che partono dalla sede del Liceo e in tre giornate attraversano tutto il litorale tirrenico calabrese da Belvedere Marittimo a Scilla.

Nella prima giornata, fissata per il giorno 14 aprile c.a., le classi coinvolte percorreranno la costa in direzione nord, fermandosi in ben quattro tappe: la prima avrà luogo a Fuscaldo, del cui castello sono purtroppo visibili soltanto alcune rovine delle mura di cinta. Di proprietà della famiglia Spinelli, la fortezza custodisce la tragica storia dei Valdesi che, nonostante fossero fuggiti dalle persecuzioni in terra natìa, il Piemonte, cercando rifugio presso i Marchesi, furono processati per eresia proprio in questo castello. La seconda tappa corrisponde al castello di Guardia Piemontese, il quale non è altro che una torre di vedetta nata per controllare le incursioni saracene e in una posizione tale da comunicare velocemente con quelle dei borghi vicini attraverso segnali d’allerta fatti con il fumo di giorno, con il fuoco durante la notte. La terza tappa sarà il castello di Belvedere Marittimo che per la sua posizione strategica fu oggetto di contesa di molte famiglie e infine venne confiscato dal re Ferdinando d’Aragona. Sulla via del ritorno la quarta e ultima tappa: il castello di Paola, di cui oggi rimane soltanto un torrione chiamato “Torre dei soffio” per via delle forti raffiche di vento che colpiscono la zona. Questo, insieme con la Torre del capo di Bonifati, comunicava con la fortezza guardiola.

L’itinerario della seconda giornata interesserà la zona sud della regione per visitare altre quattro fortezze: quella di Fiumefreddo Bruzio, della quale rimangono solo i ruderi a causa della violenta espugnazione del 1807 con un conseguente incendio ordinato da Napoleone; quella di Longobardi, anch’essa ridotta a rovine e affiancata da numerosi palazzi e dal “Timpone”, torre costruita durante il programma di fortificazione; quella di Belmonte Calabro, opera in stile gotico-mudéjar commissionata al maestro Hannequin de Bruxelles dal marchese di Villena Juan Pacheco; in conclusione del viaggio, quella di Amantea. Quest’ultima può essere considerata il simbolo di un’antica roccaforte che, già dal tempo dell’avvento in Calabria dei Saraceni e dei Bizantini, era stata innalzata ad emirato per la sua preziosa posizione strategica.

Nella terza e ultima giornata il gruppo proseguirà il viaggio in direzione sud della regione e sarà articolato in tre visite: la prima presso il castello di Pizzo Calabro, ora una delle mete turistiche più gettonate per aver ospitato il corpo e le gesta di un grande condottiero, Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte; la seconda alla fortezza di Tropea, la cui demolizione ha rivelato l’esistenza di un importante cimitero cristiano; la terza e ultima al castello di Scilla, conosciuto anche come Castello Ruffo di Calabria e fatto costruire dal tiranno Anassila il Giovane per fronteggiare le incursioni dei pirati nel territorio reggino.

Riceviamo e pubblichiamo.

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morelliProsegue senza sosta l’attività concertistica presso il Campus “Francesco Tonnara”.

Il prossimo 19 aprile l’Orchestra Filarmonica della Calabria presenterà un appuntamento unico nel suo genere: il repertorio è dedicato a George Gershwin e sarà presente anche il celebre trombettista Marco Pierobon, definito dalla “Yamaha Corporation” un artista “che il mondo musicale ci invidia per la sua abilità e duttilità attraverso i vari generi”.

«La prestigiosa iniziativa – spiega l’assessore al turismo Giovanni Battista Morelli – è frutto della collaborazione che l’esecutivo guidato dal sindaco Monica Sabatino ha posto in essere con l’Istituto superiore di studi musicali “Tchaikovsky” di Nocera Terinese e la direzione artistica del “Festival del Mediterraneo”. La città di Amantea ed il Campus ospitano già da qualche mese eventi concertistici di altissimo livello che nella cornice suggestiva ed elegante del teatro auditorium situato in via Vulcano acquistano ancora maggior spessore».

Il concerto del prossimo 19 aprile, intitolato “Marco Pierobon plays Gershwin”, sarà preceduto da una conferenza stampa che avrà luogo giovedì 16 aprile alle ore 11 presso l’Ateneo della Filarmonica a Nocera Terinese (Cz).

«L’incontro con gli organi di informazione – spiegano i promotori del progetto – è stato programmato per illustrare nel dettaglio le scelte musicali del concerto».

Interverranno tra gli altri il maestro Filippo Arlia, direttore dell’Orchestra Filarmonica della Calabria e dell’Issm “Tchaikovsky”, il maestro Enrico Corapi, primo contrabbasso dell’Orchestra Filarmonica della Calabria, il maestro Marco Pierobon e l’assessore al turismo del comune di Amantea Giovanni Battista Morelli. Modererà i lavori Alessandra Mazza, docente di storia ed estetica della musica. Gli organi di stampa sono invitati a partecipare.

Grafica GD 2015Amantea  26 marzo 2015 – Un evento da record con numeri da primato. L’undicesima edizione della Grotta dei desideri che avrà luogo ad Amantea nel periodo compreso tra il 31 luglio ed il 5 agosto, si presenta sotto i migliori auspici.

Sono state ben 206 le richieste di iscrizione da parte di stilisti e fashion designer provenienti da ogni angolo d’Italia, desiderosi di prendere parte ad un concorso che dal 2005 è cresciuto in maniera esponenziale ponendosi all’attenzione del grande pubblico, della critica e degli addetti ai lavori. La moda diventa dunque spettacolo, ma anche occasione di lavoro per tanti giovani che aspirano ad entrare nell’olimpo del “Made in Italy”: uno dei settori trainanti del sistema economico nazionale. E la Grotta dei desideri, da questo punto di vista, rappresenta un trampolino ideale: un palcoscenico unico e ricercato consente agli artisti del taglio e del cucito di mettere in mostra il proprio talento, con l’obiettivo di aggiudicarsi le borse di studio in palio per i vincitori.

Le iscrizioni si sono ufficialmente concluse lo scorso 16 marzo, ma l’analisi in dettaglio delle domande pervenute ha comportato l’allungamento dei tempi di attesa, tenendo così gli aspiranti finalisti sulle spine per qualche giorno in più. La commissione di selezione è stato presieduta dallo stilista Graziano Amadori, genio indiscusso della sartorialità e dell’eleganza, supportato in questa difficile opera da Marco Maisto, colui che ha vinto l’edizione 2014 della Grotta dei desideri, dalla fashion blogger Mariapia Della Valle e dalla modella Anna Greco. Per la CP Produzioni, l’associazione culturale che organizza la kermesse, ha presieduto i lavori il direttore amministrativo Giuseppe Catalano.

«La selezione – spiega il direttore artistico dell’evento Ernesto Pastore – avrebbe dovuto attestarsi ai venti partecipanti, ma le copiose iscrizioni ricevute hanno modificato in corso d’opera questa limitazione, spalancando le porte della finale ad altri cinque stilisti. Complessivamente, dunque, saranno venticinque i fashion designer in gara, pronti a contendersi la vittoria finale».

Ed ecco i protagonisti. Dalla Sicilia: Simone Bartolotta & Salvatore Martorana, Massimiliano Zumbo, Ina Bordonaro; dalla Liguria: Lucia Caprì; dalla Campania: Rosaria Parisi, Alessandra Rossi, Daniele Terracciano & Michela Casalino, Stefania Voria, Martina La Mantia; dalla Toscana: Federico Stefanacci; dalla Puglia: Maria Gaeta, Andrea Perrino; dalle Marche: Stefania Lanza; dal Lazio: Samantha Castrucci, Emanuela Forte, Rossana Pane; dalla Lombardia: Simone La Bella, Danilo Forestieri; dalla Calabria: Maria Chiara Saraceno, Immacolata Greco, Nicola Cavallaro, Martina Raso, Silvia Aiello, Angela Argirò, Francesco Lorenti. Ognuno di loro dovrà ora confermare l’iscrizione, qualora ciò non dovesse accadere la graduatoria continuerà a scorrere fino al completamento dei posti previsti.

Ufficio Stampa la Grotta dei Desideri

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