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Sigilli a complessi aziendali, fabbricati, mezzi e conti bancari

Beni per un valore di oltre sei milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro a Silvestro Luigi Esposito Criolesi, di Lamezia Terme.

Il sequestro a carico di Esposito Criolesi, coinvolto nel 2012 nell'operazione "Miseria e nobiltà" che ha disarticolato un'organizzazione dedita al traffico di stupefacenti e condannato in via definitiva anche per ricettazione, detenzione, bancarotta fraudolenta ed evasione, è stato fatto in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda.

I sigilli sono stati apposti, in collaborazione con lo Scico della Guardia di finanza di Roma e dei reparti territoriali, a tre complessi aziendali con sede ad Agliana (Pistoia), Arona (Novara) e Roma e relative quote societarie, 17 fabbricati a Lamezia, tre automezzi e diversi rapporti bancari e finanziari.

Pubblicato in Lamezia Terme

La commissione d’accesso si era insediata in via Perugini lo scorso 9 giugno proprio all’indomani dell’operazione “Crisalide” contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri scattata il 23 maggio 2017.

 

 

La proroga di altri 3 mesi è stata infine richiesta nei primi giorni di settembre ma il lavoro della Commissione si è concluso prima.

Ora la Commissione d’accesso ha proposto lo scioglimento dell’Ente per infiltrazioni mafiose.

L’accesso nel Comune di Lamezia era stato disposto dal prefetto di Catanzaro, Luisa Latella, su delega del Ministro dell’Interno, a seguito dell’operazione “Crisalide”, condotta dai carabinieri su direttive della Dda di Catanzaro contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri e che aveva portato a decine di arresti.

Nell’inchiesta sono indagati il vicepresidente del Consiglio comunale lametino, Giuseppe Paladino, poi dimessosi, e Pasqualino Ruberto, candidato a sindaco nel 2015 e sospeso dalla carica di consigliere comunale dal Prefetto di Catanzaro dopo essere stato arrestato nel febbraio scorso nell’operazione “Robin Hood”, condotta sempre dalla Dda di Catanzaro, sul presunto utilizzo illecito dei fondi comunitari destinati alle famiglie bisognose distratti, secondo l’accusa, anche col concorso di presunti affiliati a cosche lametine. (Ansa)

La relazione conclusiva è stata inviata al Prefetto che a sua volta redigerà un’altra relazione, entro 45 giorni, da inviare al Ministro dell'Interno.

Il compito di avanzare la proposta di scioglimento al Presidente della Repubblica, se lo ritiene doveroso, sarà del Ministero dell’Interno.

Il massimo esponente della Repubblica, invece, emetterà il decreto di scioglimento, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri entro 3 mesi a decorrere dalla presentazione della relazione del Prefetto.

La terza mannaia, se venisse confermato il responso nei prossimi mesi, calerebbe sul Comune di Lamezia proprio dopo i due precedenti scioglimenti arrivati nel 1991 e nel 2002

Lamezia Terme Lunedì, 23 Ottobre 2017

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Riceviamo e pubblichiamo:

“L'esponente Lametino Rosario del Movimento Civico Calabria al Centro, critica la giunta guidata dal sindaco MASCARO.

Pensavamo di puntare su obbiettivi realizzabili in breve tempo, non solo perché credevamo che il negativo era stato già segnalato, per poter essere risolto, ma soprattutto nei riguardi della cittadinanza lametina, suo malgrado si trova a vivere una situazione di precarietà forse senza precedenti con un malcontento generale.

Chiedevamo di tenere in ordine la città, invece vige mancanza di senso civico che segna il clima di incertezza e insicurezza.

Inoltre non possiamo non segnalare che LAMEZIA è stata lasciata al suo destino, con i suoi centri storici abbandonati, le villette comunali, sono diventate ritrovo per gli animali e non solo.

Sambiase LASCIATO al suo destino, e tutte le periferie abbandonate e sporche nel decoro.

L'edilizia non è mai partita, Sant'eufemia e dintorni è diventata il ritrovo per le prostitute.

Gli scavi di TERINA abbandonati dopo la posa della prima pietra, per non parlare della discarica a cielo aperto a San Pietro a MAIDA.

La stagione balneare andata in alto mare, anzi mai iniziata, quei pochi turisti che affollavano le spiagge sono andati via a gambe levate,quindi basta prendere ancora in giro i lametini che vi hanno dato fiducia, basta pensare alla fuga di massa degli assessori "ONESTI", per non parlare del presidente della Multiservizi che ci chiediamo come mai ancora ricopre la sua bella carica.

Pertanto il sottoscritto De Sensi si meraviglia del silenzio dei Consiglieri Comunali che pensano soltanto al gettone di presenza per le loro tasche.

Per non dimenticare l'operazione CRISALIDE che ha coinvolto tutto il Consiglio Comunale Lametino in particolare qualcuno....

Date le varie richieste effettuate dal sottoscritto in punta di piedi togliete il disturbo per il bene della città, prima della decisione del prefetto di Catanzaro nella persona di sua Eccellenza dott.ssa Luisa LATELLA.

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La Guardia di Finanza sembra non far sconti a nessuno.

 

E così facendo si impone come colui che con le sue indagini può cambiare questa Calabria e darle un futuro.

 

Alberto Statti è uno degli imprenditori calabresi più noti ed è anche presidente regionale di Confagricoltura.

Stando alle indagini Statti avrebbe sfruttato per anni i propri dipendenti dando loro uno stipendio notevolmente più basso rispetto a quanto risultasse nelle buste paga e obbligandoli a rinunciare persino al Tfr, il trattamento di fine rapporto.

 

Per questo è stato denunciato per estorsione continuata nei confronti dei suoi 23 dipendenti dal Gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme nell’ambito dell’operazione “Spartaco”.

Nei suoi confronti il gip del tribunale lametino ha emesso un’ordinanza applicativa di misura cautelare interdittiva e reale.

In pratica gli è stato imposto temporaneamente il divieto di esercitare l’attività di impresa.

Secondo l’accusa chiunque, tra i suoi dipendenti, si opponeva alle condizioni imposte veniva minacciato di licenziamento e chi invece pretendeva di essere pagato con regolare contratto di lavoro non veniva assunto.

 

Si tratta di una delle operazioni a reprimere ogni forma di sfruttamento dei lavoratori che inquina il mercato del lavoro.

L’inchiesta è scaturita da controlli effettuati negli scorsi mesi dai finanzieri in diverse località delle campagne lametine, attraverso il monitoraggio di automezzi, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti e riscontri cinefotografici, effettuata anche col supporto dei mezzi aerei del corpo.

Secondo quanto si legge in un nota della Guardia di finanza, nonostante la ritrosia di quasi tutti i dipendenti a riferire le reali condizioni lavorative per paura di perdere il posto di lavoro, le indagini avrebbero permesso di verificare la reale estensione del fenomeno illecito accertando la fonte di arricchimento per l’imprenditore, quantificato in circa 290 mila euro. Per questo motivo è stato disposto un sequestro preventivo pari a circa 290 mila euro, cioè la cifra che i finanzieri ritengono essere l’illecito profitto derivante dalla presunta attività estorsiva posta in essere da Alberto Statti.

Statti si difende e si dichiara “Certo di chiarire la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati , esprimo piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura e confido in una celere definizione”.

Che non sia stato il suo ragioniere od il suo commercialista?

Ma leggiamo che uno dei più anziani dipendenti, tra i 23 sui quali sarebbe stata esercitata l'estorsione, ha riferito ai finanzieri:

«L'unica volta nella mia vita in cui ho firmato buste paga corrispondenti all'effettivo salario percepito è stato allorquando lavoravo in Germania negli anni '79, '80 e '81; in Calabria ciò non è mai accaduto».

Ed un altro operaio ora in pensione, dopo 30 anni nelle aziende Statti, ha riferito agli inquirenti: «Ho accettato le condizioni retributive impostemi dallo Statti Alberto in quanto avevo assoluta necessità di lavorare, essendo che a casa mia sono l'unico ad esercitare un mestiere; quindi non lavorare significava lasciare la mia famiglia senza reddito; quindi ho lavorato fino alla fine nella consapevolezza di essere sfruttato.

Nel corso del mio rapporto di lavoro ho avuto il coraggio di ribellarmi ottenendo come effetto il licenziamento, per cui ho dovuto per forza accettare di lavorare alle condizioni ingiuste imposte dallo Statti Alberto; tra l'altro, a Lamezia Terme e credo dappertutto, nessun lavoratore può permettersi il lusso di pretendere i propri diritti, altrimenti non trova lavoro da nessuna parte; ciò in quanto, qualsiasi imprenditore, prima di assumere una persona chiede le referenze presso le aziende dove il lavoratore stesso ha lavorato precedentemente e se viene a sapere che questi ha creato problemi in tal senso, non viene certamente assunto; io, infatti, vi sto riferendo quanto è a mia conoscenza solo perché sono in pensione poiché non ho più nulla da temere; qualora fossi stato ancora alle dipendenze del mio datore di lavoro non vi avrei mai riferito la verità».

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Ricorderete che il M5s con una interrogazione a firma della deputata grillina Calabrese Dalila Nesci, insieme ai deputati Paolo Parentela, Giulia Sarti e Riccardo Nuti, ha chiesto al ministro dell’Interno, Marco Minniti, la nomina della commissione d’accesso antimafia per il Comune di Amantea.

 

Inoltre ha chiesto verifiche specifiche tramite l'organismo per la stabilità finanziaria degli enti locali.

Ha affermato, infatti, “Abbiamo raccolto elementi di peso, anche sulla situazione deficitaria del municipio- spiega la Nesci- per cui abbiamo chiesto altresì verifiche approfondite su cassa e bilanci, per il tramite della commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali”

Nella interrogazione, tanto. Per tutti.

 

Finora l’ interrogazione ha ottenuto solo effetti parziali, nemmeno resi pubblici.

Nessuna commissione di accesso, per ora.

Ora il M5s emana una nota con la quale i parlamentari M5S Dalila Nesci, Paolo Parentela, Nicola Morra e Federica Dieni, insieme a Laura Ferrara, del parlamento europeo, e al Meet Up “Lamezia 5Stelle”annunciano di presentare una specifica interrogazione parlamentare al ministro Minniti con la quale sostengono che «Gli ultimi fatti su Lamezia Terme ci impongono di chiedere al ministro dell'Interno, Marco Minniti, la commissione d'accesso agli atti del Comune, strumento di legge per tutelare l'amministrazione pubblica da eventuali condizionamenti mafiosi»

 

Inoltre i cinque stelle vogliono sapere « Se abbiano avuto riflessi nella gestione del municipio i movimenti di 'ndrangheta per le elezioni comunali a Lamezia Terme, emersi dall'operazione Crisalide, di carabinieri e Dda di Catanzaro, e le altre vicende giudiziarie dei mesi scorsi».

Ed infine confidando« nella valutazione positiva del ministro dell'Interno, a garanzia dell'intera comunità lametina», affermano che «Le aspirazioni, le mire e i posizionamenti criminali ricostruiti dagli inquirenti rappresentano un campanello dall'arme anche per l'amministrazione comunale, per cui è doveroso che si faccia la massima chiarezza attraverso la commissione d'accesso».

Pubblicato in Primo Piano

Il Prefetto di Cosenza, ha trasmesso al sindaco di Lamezia terme una informativa interdittiva nei confronti della società Cardamone group srl che gestisce il servizio di refezione del comune lametino.

 

L'Ente ha pubblicato la determina sull’albo pretorio comunale dove viene specificata e ufficializzata la revoca dell’aggiudicazione alla Cardamone Group, a causa dell’informativa interdittiva del Prefetto di Cosenza.

L’appalto triennale era relativo al servizio mensa scolastico nelle scuole lametine dell'Infanzia, Primarie, secondarie di 1° grado, ed al servizio di fornitura pasti agli anziani a domicilio.

 

Nella stessa determina è stato ufficializzato lo scorrimento della graduatoria e l’aggiudicazione in favore dell’Ati formata da SIARC S.p.a. – CO.SE.C. C.O.T. per il prezzo netto di 3.673.020,15 euro al netto del ribasso offerto del 5% oltre ad 3.042,00 euro di oneri per la sicurezza e quindi per un totale contrattuale di 3.676.062,15 euro.

 

La gara d’appalto iniziale era stata vinta dalla società Cardamone group Srl che, da tempo, si occupava del servizio.

La ditta si era aggiudicata l’appalto con la migliore offerta valida per l'Amministrazione Comunale in ribasso del 1,20% sui prezzi di capitolato ed ottenuto un punteggio complessivo di 99,231 punti, come si evince dai verbali di gara.

 

La gara, riguardava il triennio 2016-2019 dell'importo complessivo di 3.869.379,00 euro IVA esclusa di cui 3.866.337,00 euro per il servizio soggetto a ribasso d'asta ed 3.042,00 euro di oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso d'asta.

Pubblicato in Lamezia Terme

PAGLIUSOMa pensate davvero di avermi spento?

Era un uomo, era un figlio, era un padre, era un fratello, era un Avvocato...non era un soldato, era un amico, era un Tuo amico, ma chi era Suo amico!

Tuo figlio sarà un uomo, sarà un padre, forse sarà un avvocato, sarà un amico ma, in questa città, chi sarà Suo amico!

Tu, figlio mio, figlio di questa città, sarai libero di esprimere i tuoi pensieri e la Tua grandezza senza che qualcuno decida per te del Tuo futuro e della Tua vita!

Tu, piccolo grande uomo, sei convinto di voler vivere in una città dove la legalità e il senso del dovere sono una sfida all’ultimo sangue?

Tu, madre che ami Tuo figlio al di là dell’umano sentire, sei convinta di donare la vita di Tuo figlio per una Città dove oggi impera la legge di chi pensa di poter decidere della vita e della morte?

LA CITTÀ NON HA BISOGNO DI EROI, HA BISOGNO DI NOI !

Affinché l’Avvocato Francesco Pagliuso sia l’ultimo degli eroi, Unisciti alla fiaccolata che partendo dal luogo in cui qualcuno ha deciso di strapparlo alla vita percorrerà le strade della Tua Città per giungere a Piazza della Repubblica, sede del Tribunale di Lamezia Terme, emblema di Giustizia e Legalità.

Quella stessa Giustizia in cui l’Avvocato Francesco Pagliuso ha creduto e per cui ha lottato e nella quale ognuno di noi deve riporre ogni speranza.

Certi della Tua sensibilità, chiediamo la Tua presenza per partecipare all’iniziativa!

La fiaccolata partirà da Via Marconi n. 119 di Lamezia Terme alle ore 20,00 del 9 Maggio 2017 con la preghiera di voler raggiungere il luogo non più tardi delle ore 19,00.

Ti chiediamo un segno di solidarietà.

Spegni per un minuto le luci della tua casa, alle ore 22.30 del 9 Maggio 2017, per non spegnere la speranza nella tua città.

Pubblicato in Lamezia Terme

11 aprile 2017. Stamattina arresti e perquisizioni.

È ancora in corso una complessa operazione di polizia giudiziaria denominata “Eumenidi” da parte dei finanzieri del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme e degli agenti della polizia di frontiera presso il locale aeroporto internazionale, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme.

I reati per i quali si procede, a vario titolo, vanno dalla corruzione e dal peculato sino al falso, all’abuso d’ufficio ed a varie forme di concussione.

I dettagli sugli arresti effettuati e sulle altre misure adottate – che riguardano anche persone di vertice delle istituzioni, degli uffici pubblici e dell’imprenditoria locale – saranno forniti in un’apposita conferenza stampa, che si terrà oggi, presso l’ufficio del Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, con inizio alle ore 11.00.

Sono finiti agli arresti domiciliari il presidente Massimo Colosimo, il direttore generale Pierluigi Mancuso ed Ester Michienzi, responsabile dell'Ufficio legale di Sacal, la società che gestisce lo scalo lametino.

Sotto l’occhio dei PM e degli investigatori gli appalti ma anche l’occupazione di 18 stagisti. 

La Procura della Repubblica di Lamezia aveva inviato gli investigatori negli uffici della Sacal dopo che erano state rinvenute micro videocamere e “cimici”.

Da quel momento in poi, le visite degli investigatori agli uffici si erano moltiplicate.

Così come l’acquisizione di documenti relativi agli appalti e alle assunzioni.

E si era allungato anche l’elenco degli indagati e quello delle attività nel mirino della Procura.

L’inchiesta puntava i fari su diversi appalti, fra cui anche la realizzazione delle nuova pista dell’aeroporto, sulle assunzioni e anche sui contratti a progetto “Garanzia giovani” per 18 stagisti.

Pubblicato in Calabria

Lamezia Terme. Un ordigno è esploso intorno alle 23:30 del 30 marzo davanti al panificio e negozio di generi alimentari "Il fornaio" in via Piave, di proprietà dei fratelli Angotti.

 

Violenta esplosione in pieno centro, a Lamezia Terme.

Paura nella zona.

I residenti sono scesi in strada.

L'ordigno è stato collocato e fatto esplodere davanti una panetteria di via Piave, una traversa di corso Giovanni Nicotera.

Ingenti i danni.

La panetteria da pochi mesi ristrutturata e rinnovata dai titolari (parenti di un collaboratore di giustizia).

La bomba, oltre a causare danni ingenti all'attività, ha danneggiato anche alcune auto in sosta.

Qualche anno fa una bomba era esplosa nello stesso locale dove era ubicata la pasticceria “ Casa del dolce della famiglia Giordano, pasticceria andata distrutta da un ordigno ad alto potenziale fatto esplodere la notte del 7 luglio 2011.

 

Sul posto i vigili del fuoco, polizia e carabinieri per i rilievi del caso e l'avvio delle indagini. In zona sono presenti diverse telecamere di videosorveglianza che potrebbero aiutare ad individuare gli autori dell'atto intimidatorio.

Probabile che l'episodio sia di matrice estorsiva.

Pubblicato in Lamezia Terme

Si tratta di prodotti messi in vendita da un uomo di nazionalità cinese senza rispettare le prescrizioni previste dalle leggi italiane e dell’unione europea, poste a tutela del consumatore.

 

Su questo aspetto si è concentrata l’azione dei Baschi Verdi della guardia di finanza di Lamezia Terme che hanno verificato un’attività commerciale condotta da un soggetto di nazionalità cinese, esercente la vendita al dettaglio di abbigliamento, articoli casalinghi, ed accessori, tutti importati dal mercato asiatico.

I “baschi verdi”, durante il controllo del negozio, hanno subito notato alcuni articoli posti in vendita nel periodo di carnevale.

Tra la merce sequestrata figurano moltissime bombolette di stelle filanti, costumi e maschere di carnevale e altri accessori.

I prodotti, destinati principalmente ai bambini, erano privi delle informazioni obbligatorie per la commercializzazione e per il successivo corretto utilizzo e, quindi, potenzialmente pericolosi per l’incolumità dei consumatori.

L’attività ispettiva, ha permesso il rinvenimento di circa 80.000 articoli, tra cui moltissime bombolette di stelle filanti, costumi e maschere di carnevale e altri accessori, che sono stati immediatamente sottoposti a sequestro amministrativo per inosservanza alle norme del “codice del consumo”, in quanto carenti di sufficienti indicazioni di sicurezza e/o di provenienza e/o delle istruzioni d’uso e di altri dati indispensabili a garantire la completa informazione della clientela in merito alle caratteristiche, alla composizione o al corretto utilizzo dei prodotti stessi.

Il responsabile delle violazioni in materia di sicurezza dei prodotti, oltre a subire il sequestro della merce, è stato sanzionato e segnalato all’autorità amministrativa competente.

Il materiale era in vendita in un negozio gestito e non rispettava le prescrizioni previste dalle leggi italiane e dell’unione europea, poste a tutela del consumatore finale.

Pubblicato in Lamezia Terme
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