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fameHa fatto molto scalpore la notizia apparsa sui giornali che una anziana signora sviene mentre era in un supermercato di Padova perché malnutrita e che non mangiava piatti caldi da diverse settimane. Siamo a Padova e non in Calabria e una anziana signora di 76 si aggira tra gli scaffali alla ricerca di cibo in scatola e scatolette. All’improvviso sviene e cade per terra. In suo aiuto interviene un medico che anche lui si trovava nel supermercato che stava facendo la spesa. Dopo pochi minuti, però, l’anziana signora si riprende e racconta al medico e al personale del supermercato accorso che mangia poco e non ha neppure i soldi per riscaldarsi durante questo crudo inverno. Nell’appartamento in cui vive ha chiuso il gas e non può più scaldare il cibo e cucinare, quindi è costretta a nutrirsi di cibo freddo e in scatola. Il fatto è successo alcuni giorni fa al supermercato della catena Alì, nel popoloso quartiere dell’Arcella di Padova. Appena ripresa conoscenza il medico ha incominciato ad interrogarla e la signora ha raccontata questa triste storia. Vive da sola in un appartamento della periferia della città con la pensione minima che non le consente di pagare le bollette del gas per la cucina e per il riscaldamento. E’ costretta a dormire al freddo e a indossare molti indumenti di lana. E siccome i soldi non bastano è costretta a mangiare soltanto cibo freddo in scatola che l’ha molto indebolita. Dopo l’intervento del medico l’anziana signora è stata accompagnata all’ospedale di Padova. E’ stata visitata dai medici del pronto soccorso e poi dimessa. Sono stati allertati il Comune di Padova e i servizi sociali i quali il giorno successivo hanno fatto sapere che conoscono molto bene la situazione della signora anziana, la quale, da sempre, ha rifiutato l’aiuto che le veniva offerto. Ma i vicini di casa che ben conoscono la signora hanno detto che è totalmente autosufficiente, ha i soldi per cucinare e riscaldarsi, ma è così tirchia che tiene la casa fredda e non cucina perché vuole risparmiare. Qual è la verità? Il Comune di Padova segue la situazione e sta studiando come offrirle un aiuto. Anche nel mio paese, e parlo di alcuni anni fa, vivevano alcune persone che sembravano in miseria. Nei paesi tutti si conoscono e quindi tutti hanno cercato di aiutarle portando in dono cibo e indumenti. Quando sono morte, però, abbiamo appreso che avevano depositato nell’Ufficio Postale migliaia di lire in libretti intestati ai figli che lavoravano all’estero.

Pubblicato in Italia

Simulare, fingere, falsare, mentire, mistificare, imbrogliare, ingannare, dire il contrario della verità, sembrano gli sport popolari che sono praticati in Calabria, e ad Amantea in particolare, per descrivere una realtà non reale, una verità finta.

Uno sport praticato scientificamente da chi detiene il potere( ogni forma di potere) e da chi non vuole essere giudicato per quanto fatto

Uno sport fatto per non far impaurire il popolo, per non far reagire la comunità, per evitare rivoluzioni di ogni tipo, armate, fisiche, od anche etiche, morali, sociali .

Praticamente è lo stesso sport delle belle parole che vengono dette al moribondo perché muoia il più possibile tranquillo, parole che lo invitano a pensare di poter continuare a vivere, ad avere un futuro, a progettare il suo domani.

E la cosa più strana è che lui stesso, il moribondo, fa finta di crederci; che gli costa, infatti, tanto è ormai quasi morto!? E gli amanteani, similmente, fanno finta di credere ai politici locali!’

Ma come fanno i vivi, i giovani, a crederci?

Come fanno a sperare che la regione possa assumerli se ha una situazione finanziaria ed economica così drammatica che se vengono meno i fondi europei può chiudere totalmente?

Come fanno i precari, che sopravvivono con fondi sempre più inesistenti, a credere ad una politica che li ha usato, che si sfrutta, che li illude?

Possibile che nessuno si chieda perché ormai sempre più persone non rinnovino la seconda rata semestrale dell’assicurazione, e girino senza, con il rischio che, in caso di incidente stradale, passeranno i guai loro?

Amantea non fa certo eccezione , anzi.

Possibile che nessuno si chieda perché mai la gente non paghi tributi e le tasse, rischiando la vendita all’asta della unica casa, il blocco dell’auto ( che già manca di assicurazione), ed il prelievo forzoso del quinto dello stipendio o della pensione?

Ma se non fosse disperata credete che si comporterebbe in questo modo? Certamente no!

Tasse, tasse, tasse, tributi, tributi, tributi , ormai non si parla di altro.

Quel poco di lavoro che si trova, ormai, è obbligatoriamente nero, disperatamente nero. Né lo stato combatte questa piaga. Anzi.

E se i calabresi e gli amanteani si rifiutano di lavorare per pochi euro e senza assicurazioni, è proprio lo stato, che dovrebbe difenderne i diritti, che, invece, riempie l’Italia di manodopera a basso costo, proveniente da tutte le parti del mondo: dalla Romania, dall’Africa, dall’Asia!

Uno stato che poi si spaccia di sinistra, che dice di difendere i lavoratori ! Si ma solo i migranti!

Tutto va bene, madama la marchesa.

E’ la frase, ironica, canzonatoria di coloro che lodano tutto, non vedendo o fingendo di non vedere, il lato brutto delle cose.

Deriva da un racconto in cui il servitore riferisce alla marchesa, di ritorno da un viaggio, che tutte le cose vanno bene “al di fuori di un piccolo incidente”.

L’incidente in realtà era la morte di una gazza, che aver mangiato la carne del cavallo morto per la fatica di aver portato tanti secchi d’acqua, serviti per spegnere l’incendio della casa in seguito al suicidio del marito.

Del resto, a parte quello che era successo, tutto andava bene.

Il servitore oggi è Bloomberg che in un articolo di Lorenzo Totaro e Giovanni Salzano fotografa impietosamente l'esito della catastrofe economica dell'Italia nell'eurozona.

In meno di dieci anni i poveri assoluti sono quasi triplicati, raggiungendo 4,7 milioni, e le persone a rischio di povertà o esclusione sociale sono aumentate più che in qualsiasi altro paese europeo, raggiungendo la spaventosa cifra del 30% della popolazione. C

i sono però anche paesi nei quali la povertà è consistentemente diminuita.

Quali? Soprattutto i più "populisti", come Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria.

Gli italiani a rischio povertà sono aumentati di oltre 3 milioni dall’inizio della crisi finanziaria del 2008, registrando l'incremento più grande tra le nazioni europee.

Quest’anno la tendenza è proseguita, nonostante il paese sia tornato alla crescita economica.

Nel 2016 gli italiani classificati dalle statistiche UE come appartenenti a famiglie con reddito molto basso o prive di occupazione stabile erano 18 milioni, secondo Eurostat.

Sia l’aumento della povertà negli ultimi nove anni che il numero totale di poveri sono i più grandi tra i tutti i paesi membri della UE, secondo i calcoli di Bloomberg sui dati disponibili.

La Cenerentola d'Europa - l'Italia mostra l'aumento più grande di persone a rischio povertà ed esclusione sociale

Nel corso dello stesso periodo il numero di persone vulnerabili è diminuito in Polonia di 3,3 milioni, in Romania di più di un milione e di circa 530.000 unità in Bulgaria.

Le persone a rischio di povertà sono diminuite anche in diverse altre economie dell’eurozona, tra cui la Germania, che è la più grande dell’unione.

Lo scorso anno il 30% delle persone residenti in Italia erano a rischio di povertà o esclusione sociale, in aumento rispetto al 28,7% registrato nel 2015, secondo il report dell’Istat, l'ufficio nazionale di statistica, rilasciato mercoledì scorso.

Nel 2008 la percentuale era del 25,5%, prima che la terza economia dell’eurozona entrasse in una doppia recessione che è durata fino a metà del 2014.

Gli italiani che vivono sotto la soglia di povertà assoluta, ovvero quelli che non riescono ad acquistare nemmeno un paniere di beni e servizi essenziali, hanno raggiunto i 4,7 milioni lo scorso anno; nel 2006 erano poco meno di 1,7 milioni, secondo il recente report dell’Istat.

Il numero di poveri assoluti nel paese è quasi triplicato nel giro di un decennio.

All’inizio dell’anno il governo ha stanziato fondi per un nuovo strumento di sostegno al reddito che dovrebbe aiutare le famiglie più povere del paese, che potrebbero ricevere fino a 490 euro al mese. Secondo la bozza del piano finanziario del governo per il 2018, questo programma dovrebbe avere un impatto trascurabile sulle finanze pubbliche.

A chi dire grazie?

Fate voi!

Pubblicato in Italia

immigrati

 

Interi popoli sono in movimento in tutto il pianeta e in modo particolare in Africa, nel vicino Oriente, nell’Asia centrale e nell’Asia del Pacifico. Fuggono da guerre, stragi, povertà; hanno come destinazione i Paesi e i continenti di antica opulenza, suscitando rari sentimenti di accoglienza e molto più frequentemente reazioni di chiusura e respingimento.

Non è il caso della Cooperativa “Attivamente” di Amantea. Per i ragazzi che hanno deciso di onorare il termine “ospitare”. Per questi straordinari ragazzi il rifugiato è una persona che nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato.

 

Il rifugiato è anche chi essendo apolide e trovandosi fuori dal suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi. Al loro arrivo dieci giorni orsono mi son trovato insieme a questi ragazzi appartenenti alla Cooperativa quando è arrivato un pullman con dei rifugiati.

Uno di loro, un Eritreo, nello scendere dall’autobus, mi si è rivolto in inglese dicendomi: “Non sono pericoloso, sono in pericolo”. Questo suo dire mi ha portato alla mente ciò che qualche tempo fa si chiedeva un amico in Rai. Si domandava come fu possibile che i tedeschi degli anni Trenta non si fossero accorti dell'Olocausto, come poterono voltarsi di fronte al dramma degli ebrei e delle minoranze in genere. Ebbene, concludeva, è nello stesso identico modo nel quale noi ci voltiamo di fronte a questo scempio. Non ci sono i reticolati dei campi di sterminio, ma c'è un confine. Non ci sono i forni, ma navi piene di corpi in fondo al mare. Non ci sono i gerarchi in divisa nera, ma ci sono politici in camicia verde.

 

Non ci sono sfilate militari, ma silenziosi contractor ingaggiati a tempo pieno. Non ci sono le leggi razziali, ma la sospensione di Shengen. Non ci sono i treni piombati, ma campi profughi nelle stazioni. Non ci sono i nasi aquilini, ma c'è la scabbia.

Oggi alcuni di questi rifugiati, insieme ai ragazzi della Cooperativa Attivamente, hanno deciso di pulire il centro Storico di Amantea. Nel periodo di permanenza di questi giovani rifugiati verrà insegnato loro l’italiano, affidata qualche mansione di interesse sociale e per chi decide di restare, si cerca la possibilità di un lavoro. Non ci si può più nascondere davanti a tragedie di questa portata.

Questo è quello che spinge questi giovani Amanteani della Cooperativa “Attivamente” ad aprire gli occhi e riconoscere i problemi della nostra epoca, migrazioni dovute a guerre, estremismo, miseria, fame e cambiamenti climatici.

Non possiamo pensare di arrenderci o soccombere ma nemmeno di nascondere il problema o scaricarlo sul vicino, bisogna avere il coraggio di essere adulti, chiamare tutti alle responsabilità e chiamare le cose con il loro nome. Evitare di girarsi dall’altra parte regalando migliaia di disperati al lavoro nero e alla criminalità organizzata.

Quello che è sicuro è che in un contesto simile siamo tutti responsabili.

Ognuno di noi, nei propri spazi sociali e digitali, fa informazione. E quindi partiamo da noi: abbiamo il dovere di fare qualcosa. Di impegnarci per quanto possibile a diffondere anticorpi contro questo veleno fatto di mancanza di empatia verso la miseria e la tragedia di altri esseri umani e di razzismo esibito, ostentato in maniera trionfante e spavalda.

 

Belati di pecora giungono dai pendii rocciosi, dalla costa arriva il mormorio del mare e intanto da qualche parte l’utopia dei giovani della Cooperativa è diventata realtà.

Nel 2010 il regista tedesco Wim Wenders è venuto in Calabria per girare un documentario sul problema dei rifugiati.

Ma dopo aver sentito del paese dei rifugiati, ha deciso di raccontare la storia di Riace con una pellicola dal titolo “Il Volo”. “La vera utopia” ha dichiarato Wenders lo stesso anno, in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario della riunificazione delle due Germanie. “Non è stata la caduta del muro di Berlino, ma la convivenza serena della gente di Riace”.

Oggi questo ruolo anfitrionico spetta ad Amantea che, attraverso questi suoi giovani di cui andar fieri, ha l’opportunità di mostrare la propria generosità, ospitalità e umanità a questi altrettanto giovani rifugiati scampati alle profondità del Mediterraneo.

In questa Cittadina, tra brulle pareti rocciose di un antico, dimenticato splendore, e il mormorio del mare ho scorto frammenti di un mondo migliore.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

mensa-socialeL’amministrazione comunale di Lago guidata dal sindaco Vittorio Cupelli, particolarmente sensibile alle problematiche sociali, ha approvato una delibera che consente l’erogazione di un pasto caldo giornaliero ad alcune persone particolarmente indigenti.

 

Le loro storie sono simili a quelle di molte altri “invisibili” che vivono ai margini della collettività e che vivono ogni giorno come se fosse l’ultimo. L’adozione di questa misura, già adottata in altre città, è figlia dell’accordo che l’ente municipale ha stipulato con l’azienda che prepara le pietanze servite nelle mense scolastiche situate nell’area urbana.

 

«Il prolungarsi della crisi economica – sottolinea il primo cittadino – ha generato sacche di indigenza che non possono essere sottaciute, ma che devono essere combattute e annullate. L’accesso al cibo è un diritto che lo Stato e gli organi locali sono chiamati a tutelare e garantire. Sulla base di questo scenario, di concerto con gli amici della giunta e con i consiglieri che sostengono questa maggioranza, abbiamo deciso d’istituire un servizio di mensa sociale.
Saranno almeno una decina le persone, attualmente non in grado di provvedere al proprio sostentamento, che potranno sfamarsi mangiando qualcosa di caldo, alleggerendo in questo modo il proprio dolore psichico e fisico.

 

 

Si tratta di un’iniziativa che si protrarrà fino alla fine della refezione e che verrà certamente rinnovata negli anni an venire».

«Siamo particolarmente soddisfatti – prosegue Cupelli dell’adozione di questo provvedimento. Così facendo, infatti, non solo restituiamo un minimo di dignità a quei soggetti che la società non considera, ma diamo seguito ad un progetto di assistenza sociale che si realizza direttamente sul campo. Non ci sono intermediazioni di alcun tipo, non c’è nessuno spreco di risorse pubbliche, ma soprattutto si coglie appieno il senso di solidarietà che è una componente portante di Lago e dei suoi abitanti. Rivolgo un particolare ringraziamento ai titolari ed agli operatori della ditta che gestisce la preparazione dei pasti. Se questo progetto ha potuto concretizzarsi uscendo dal recinto delle idee il merito è soprattutto loro».

Pubblicato in Basso Tirreno

Un pò dappertutto in Calabria in questi giorni la distribuzione gratuita di frutta alle famiglie povere ed indigenti

 

Se ne avuta segnalazione a Longobardi a Cetraro a Sant’Agata d’Esaro

Tutto grazie al Banco delle Opere di Carità della Calabria che ha sollecitato le amministrazioni più coerenti ad uno sforzo collaborativo per tentare di offrire un giorno di aiuto su 365 giorni all’anno a chi ha gravi problemi di sopravvivenza, all’insegna dell’almeno un giorni all’anno, e solo per lavarsi la coscienza ma certamente non per incidere sulla gravità ineludibile della situazione di milioni di italiani che vogliono soltanto un lavoro e la dignità che ne consegue e non mettersi in fila per essere aiutati ed anche mortificati nella loro sofferenza

Stiamo parlando di quasi 4 milioni di famiglie italiane che sono in condizione di povertà relativa e di circa 10 milioni quelle che sono in condizioni di povertà relativa

Una povertà invero diffusa in tutta la nazione

Una povertà in crescita costante

Un povertà che dalle nostre parti è drammatica

Una povertà che se ricevesse dai nostri politici l’equivalente di quanto spende nelle campagne elettorali vivrebbe meglio per mesi

Qualunquismo antipolitico?

Forse .

Ma anche una profonda verità

Quella che ipocritamente nascondiamo facendo finta che tutto sia normale

Quella che la politica nasconde dietro la pseudo normalità delle feste e delle sagre dicendo che tutto va bene ed aumentandosi perfino le indennità.

Ad Amantea?

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Calabria Maran 9 Years ago
Elezione Calabria 2014: Andrai a votare? Se SI per chi?

Nella nostra regione si va al voto per le Elezioni Regionali.
Una buona occasione per fare una riflessione e votare per la tua terra.
Tra i politici, partiti e movimenti chi ti rappresenta di più in questo momento.
(Risultati OnLine solo a sfoglio aperto)

1
17

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Voto
Cono Cantelmi - MoVimento 5 Stelle

9 Years ago

2
11

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Mario Oliverio - Partito Democratico

9 Years ago

3
8

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NON ANDRO' A VOTARE

9 Years ago

4
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3

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Domenico Gattuso - L’Altra Calabria

9 Years ago

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Pubblicato in Primo Piano

Un giornalista sensibile racconta una storia di solitudine e di abbandono di alcuni profughi che vivono su una terrazza che si è trasformata nel rifugio di alcuni senzatetto del quartiere.

Descrive uno scenario fatto di lenzuola, indumenti e materassi accatastati l’uno sull’altro.

Conosce Khaled, un marocchino che da quasi quindici anni si è trasferito in Italia.

Narra della sua vergogna a mostrarsi, del fatto che vive di elemosina e di piccoli lavoretti, quando riesce a trovarne.

Khaled, ha gli occhi stanchi e gli dice di essere tornato da poco, dopo una lunga giornata senza aver guadagnato quasi nulla, mangiando dove e quando può, e senza avere la possibilità di accedere sempre alle mense pubbliche.

Una vicenda strappalacrime, così tanto che un qualsiasi lettore sarà obbligato a chiedersi perché Khaled continui a restare in questa Italia insensibile al suo dramma ( salvo il giornalista, ovviamente) e non ritorni nel suo paese dove SICURAMENTE starebbe meglio, dove avrebbe di che mangiare ogni giorno e dove dormire ogni notte, dove avrebbe la speranza di un futuro roseo e non a certezza di un futuro nero e drammatico come quello che aspetta in quel di Napoli.

Perchè insomma un quotidiano infame e senza futuro e non la sua terra, la sua patria.

Che cosa ha lasciato Khaled per fargli accettare questa condizione impossibile?

E’ venuto qui in Italia pieno di speranze ed ora il ritorno in patria sarebbe una inaccettabile confessione del fallimento ?

Non solo ma in questo tugurio sempre più spesso ci sono“nuovi arrivi”.

E quando sono in parecchi e si ubriacano “urlano e danno fastidio, a volte arrivano anche alle mani”.

Tanto che i condomini, sono stati costretti a rivolgersi alle forze dell’ordine per liberare la zona.

Sgomberi eseguiti puntualmente anche se puntualmente la necessità riporta questi “clochard a occupare nuovamente il posto”.

Poi la reazione delle gang e dei delinquenti del quartiere che li violentano.

Quante sono le situazioni simili in Italia?

E che cosa occorre fare?

Rimpatriare queste persone come faceva l’America agli inizi del novecento?

Chiedere al governo tunisino ed alla famiglia di rimpatriare essi Khaled ?

Chiedere alla Chiesa il minimo della assistenza dovuta?

Assistere a spese dello Stato Khaled e quanti altri a tal punto verranno in Italia?

Far finta di niente, leggere l’articolo e farselo scorrere sulla pelle?

Chiedersi se sia umanamente giusto che i giornalisti che vengono a conoscenza di queste situazioni drammatiche rimangano inerti o chieder loro di adottarne uno per dargli speranza ed amore e non solo parole.

Pubblicato in Mondo
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