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AMORE SUPERFICIALE PER LA PROPRIA TERRA

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gigginoHanno ragione quelli che affermano che stiamo viaggiando su di un’autostrada chiamata ‘fine del dono della libertà’. Ribellarsi è l’unica cosa che può bloccare quei personaggi che pensano di darcela e togliercela a loro piacimento. Di amministrare una Collettività semplicemente mungendo le tette di una vacca d’oro. Questi furbastri andrebbero combattuti.

Ci fosse stata una sola volta, in questi lunghi anni, in cui una Amministrazione abbia provveduto a dare una risposta ad un’infinità di domande delle persone. Una sola risposta completa, esauriente alle esigenze dei cittadini. In tutto questo tempo ho scoperto che a lor signori si può solo chiedere che tempo fà...Prova ne è questo mio breve scritto il cui contenuto è uguale a centinaia di altri disseminati nel territorio di Amantea.

Dal loro zelo ottuso sprezzante e autoritario, non si è avuta, come sempre, nessuna risposta degna di tale nome. Loro hanno sempre dato la medesima risposta, in quasi tre quarti di secolo, fino alla fine da generosi vittime sacrificali che amavano il proprio paese! E attenzione, non si fa qui il solito attacco alla semplice Amministrazione, ma al “sistema di potere” che gestisce questo paese da tempi ormai troppo lontani, senza che nulla cambi.

Credo sia giunto il momento che ogni singolo cittadino di Amantea sappia come stanno le cose realmente. Questi padroni credo che abbiano preso spunto e imparato molto da Gianni Alemanno, quando era sindaco di Roma, uno dei primi amministratori pubblici ad aderire ai salvaciclisti. Ecco alcuni suoi solenni impegni da sindaco relativi ai temi del traffico, delle buche stradali, della ciclabilità. “Bisogna fare un grande sforzo sulla manutenzione delle strade romane. Non ci sono formule magiche, bisogna semplicemente applicarsi ogni santo giorno, prendere a calci chi non fa il proprio dovere”.

Amantea, grazie alla fantasia dei suoi amministratori degli ultimi 70 anni, viene invece trattata a colpi di “cerotti”: un cerotto alla chiesa di San Francesco, uno al vecchio collegio dei Gesuiti, un altro al palazzo Florio, incerottato da oltre 5 anni in pieno centro, uno ancora, più recente su Corso Vittorio Emanuele, un maxi cerottone al porto turistico e alla mancata restituzione al Demanio del bene sottratto dal privato.

A conferma del perché, nella mia terra natia, avere la faccia come il culo significa non conoscere vergogna, fare qualunque cosa senza scrupoli e senza pudore. Non paghi di non conoscere vergogna per quel che hanno fatto col mandato che è stato affidato loro. Storicamente gli Amministratori si sono apprestati a chiudere il proprio regno da farsa con un colpo di mano che a loro è sempre apparso come un capolavoro di sagacia.

Poveracci, poi sono rimasti col culo – pardon, con la faccia – per terra, si saranno voluti garantire delle “cattedre” adeguate alle proprie capacità professionali. Era una scommessa vinta ritrovarli presto ad abbaiare alla luna. Imprecare invano, gridare inutilmente contro qualcuno che era lontano e non poteva, perciò, più sentirli, come le migliaia di Amanteani che, costretti, erano dovuti emigrare.

Una delle rubriche più fortunate del settimanale “Cuore” s'intitolava “Hanno la faccia come il culo”. Poi purtroppo il settimanale satirico fondato da Michele Serra chiuse i battenti: ormai la realtà superava la fantasia. Oggi quella rubrica occuperebbe l'intero giornale, per eccesso di fornitori.

Qualcuno dei benpensanti proverà a precisare che “è sbagliato mettere tutti nello stesso cesto”, perché ci sono “Amministrazioni e Amministrazioni”. Tipo la loro, che ha già provveduto a fare piazza pulita e non è giusto che finisca nel frullatore. Anche i loro portavoce Sparaballe, sotto le bombe, gli accoltellamenti, gli incendi di macchine e ristoranti, si vedeva costretto in giro a invitare i propri concittadini a “non fare di tutta l'erba un fascio”, perché il paese dei suoi mandanti è più virtuoso e “sobrio” di altri paesi calabresi e “da tempo hanno messo in discussione le giostrine affaristiche e corruttive che erano legate ai sottosistemi di potere delle giunte precedenti”.

“Avere la faccia come il culo” (avrei potuto usare “faccia tosta”, ma il termine un po’ volgare rende meglio) è un antico detto che sta per “Non provare vergogna per le proprie azioni scorrette, essere sfrontato, spudorato”!

Molti penseranno che mi sto lanciando nella solita filippica contro i potenti Amanteani che vogliono, con le loro scelte insensate e deleterie, uccidere la millenaria Cittadina. Invece no! I destinatari dei miei insignificanti strali oggi sono altri che, con il loro agire scorretto e subdolo, hanno continuato a rovinare quanto di buono si era ereditato dai secoli scorsi. Cosa c’è di male, direte voi, se viene deturpato un antico paese in nome e per conto della modernità e dell’efficienza? Nulla se la cosa fosse finita lì. Ma la cosa non è finita lì! Bene, bravi e complimenti per il tentativo.

Abbiamo scoperto il vostro sporco e patetico gioco, non riuscite proprio ad immaginare un’azione popolare senza il vostro colore preferito: come direbbero i protagonisti di un film americano, riferendosi al colore dei dollari e non della cacca. Hanno dimostrato, ancora se ce ne fosse bisogno, la loro smisurata voglia di auto appagamento a tutti i costi che niente ha a che vedere con il raggiungimento del bene comune.

Vi ho individuati in alta uniforme presso la chiesa di San Francesco qualche giorno fa, cercando dalla gente il plauso e il consenso per le vostre pecette. Gli Amanteani dovrebbero essere stanchi di certe ed anacronistiche promesse. Eppure, puntualmente, gli Sparaballe dichiarano come balle quelle altrui, mentre frotte di obbedienti ed osannanti fans si radunano nel sentenziare sulle cose “folli” che il sottoscritto va scrivendo. Anche di fronte a tutto questo, schiere genuflesse di seguaci si arrampicano sempre più ripidamente come gechi a nutrirsi e a socializzare l’altrui vomito e per dire: “si padrone”, con la faccia, con l’organo fondamentale, come il culo, per espellere "le scorie" biologiche della società, ma che un po' tutti generalmente si vergognano di mostrare in giro.

Posso solo augurarmi che le persone in grado di intendere e di volere, abbiano capito e compreso che le responsabilità di ciò che accade non sono sempre degli altri.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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