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mediumOra che al Governo c’è Giorgia Meloni si può benissimo dire:- Piove, governo ladro!- Quando, invece al governo c’erano le sinistre si doveva dire: -Piove. La pioggia fa bene alla campagna-. Ma quando non piove la siccità fa danni ingenti all’agricoltura e alle campagne, e quando piove a dirotto e i fiumi si ingrossano e esondano i danni sono ingenti. Se piove e se non piove, la colpa, è sempre del Governo in carica. A proposito della siccità io oggi voglio ricordare ai miei cari lettori un intervento del 22 marzo 2023 alla Camera dei Deputati dell’On. Bonelli, leader dei Verdi, il quale urlava all’allarme siccità in Italia. Ma chi è questo onorevole? Passerà alla storia per aver candidato al Parlamento Italiano AboubukarSoumahoro il quale il primo giorno del suo insediamento si è presentato alla Camera dei Deputati indossando sporchi stivaloni di gomma. E oggi, in occasione delle prossime elezioni europee, ha candidato Ilaria Salis, detenuta nelle prigioni in Ungheria, per farla eleggere e per farle ottenere così l’immunità parlamentare e la libertà. Ma passerà alla storia il caro On. Bonelli per un fatto eclatante e singolare. Il Governo di Giorgia Meloni era in carica da appena cinque mesi e l’On. Bonelli un giorno si presentò alla Camera dei Deputati noncon gli stivaloni sporchi di fango come il suo collega Soumahoro ma con due pietre raccolte nel letto del fiume Adige in secca. Non pioveva da diverso tempo e la situazione nei fiumi era davvero critica. C’era poca acqua e le campagne erano davvero secche e arse e i raccolti in pericolo. Un colpo ad effetto, per essere al centro dell’attenzione, quando alla Camera si discuteva di altro, di problemi molto gravi e più interessanti delle pietre raccolte nel fiume. Ma l’On. Bonelli con quelle due pietre ha voluto dimostrare che in Italia e nel mondo c’era il problema della siccità. Ha voluto criticare il Governo perché secondo lui Meloni stava gestendo malissimo il problema della siccità nel Nord Italia. Disse che la siccità era un problema drammatico e che le scelte politiche energetiche del governo Meloni le aggravavano. Il Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni quando vide il collega Bonelli con i due sassolini in mano che aveva raccolto nell’alveo del fiume Adige si mise a ridere e lo prese in giro. Disse pressa a poco così:- Guarda, On. Collega, che io non sono Mosè e non ho la capacità di prosciugare il fiume Adige in soli 5 mesi di governo-. Ma se non pioveva davvero era colpa del governo in carica? L’on. Bonelli ci rimase male e promise che i due sassolini li avrebbe ributtati nel posto dove li aveva presi. Oggi, leggendo i giornali e guardando i vari telegiornali di ieri mi sono accorto che il fiume Adige è in piena. Esondati il fiume Seveso e Lambro. Esondazioni e allagamenti a Milano e provincia. Interruzione del traffico, scuole chiuse, case allagate, persone in pericolo. Ora cosa farà l’On. Bonelli? Si presenterà alla Camera dei Deputati con alti stivaloni di gomma per non bagnarsi i pantaloni e con in mano destra una boccettina di acqua raccolta nel fiume Adige? E cosa dirà la Meloni? Dirà che non ha nessun potere di fermare la pioggia battente che da diversi giorni sta flagellando il Nord Italia causando gravi danni alle cose e alla popolazione, che non è Mosè e neppure il profeta Elia. Ripenserà a quello che ha detto Bonelli nell’aprile del 2023. Ma oggi, maggio 2024, c’è stata una svolta: i fiumi si sono ingrossati e Bonelli non potrà più raccogliere i sassi negli alvei dei fiumi perché non sono in secca. Prova adesso, On. Bonelli, ad andare a riprendere i sassi che poi hai buttato nel fiume. Vediamo se riuscirai oppure affogherai.

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protestaGiovedì scorso a Roma, agli Stati Generali della Natalità, uno sparuto gruppo di studenti, alcuni infiltrati e un gruppo di transfemministe molto agguerrite, con urla, fischi, insulti e minacce, hanno impedito al Ministro della Famiglia Roccella di prendere la parola, per manifestare il loro dissenso, con una contestazione assai rumorosa perché rivendicavano un loro diritto: Sul mio corpo decido io. Chiamatelo come volete: Censura, dissenso, contestazione, bavaglio. Non ha nessuna importanza. Hanno inferto una ferita alla libertà di parola ad un Ministro in carica. I contestatori, gli studenti, le femministe si riempiono la bocca quando parlano di diritti e di doveri, fanno proclami, protestano, occupano sedi istituzionali, pretendono di essere ascoltati, ma poi impediscono agli altri di parlare e di poter esprimere il loro pensiero. In democrazia tutti hanno il diritto di parlare. E noi oggi, grazie ai nostri padri e ai nostri nonni che hanno lottato sacrificando la loro vita, viviamo in un regime democratico. Tutti abbiamo il diritto di parlare, tutti abbiamo il diritto di essere ascoltati. La critica va bene, il dissenso pure, ma il divieto di parlare non va bene e deve essere da tutti condannato e biasimato. Peccato. Gli studenti e le femministe venute a Roma, facinorose e agguerrite, hanno contestato il Ministro e gli hanno impedito di parlare. Invocano la libertà di parola per se stessi e poi la negano agli altri. Hanno commesso un atto incivile e incostituzionale come ha opportunamente stigmatizzato il Presidente delle Repubblica On. Mattarella. Il quale ha subito telefonato alla Ministra e le ha espresso tutta la sua solidarietà. Solidarietà che non è arrivata dalla Schlein, da Fratoianni, da Scurati, da Santoro, da Lerner, da Travaglio, dalla sinistra in genere e dai giornalisti radical shick che gridano ad ogni piè sospinto: Il fascismo è tornato. In serata, poi, non contenti di avere zittito la Ministra, vanno ad occupare la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università de La Sapienza. Non è la prima volta che la Signora Ministra viene contestata. Lo scorso anno era al Salone del Libro di Torino e doveva presentare il suo volume “Una famiglia radicale”, ma il suo intervento venne duramente interrotto costringendola a lasciare il palco. Sul grave fatto è intervenuto il Direttore del giornale “Il Tempo” di Roma:- La censura rossa colpisce ancora mentre la sinistra ogni piè sospinto tuona contro la deriva autoritaria e fascismi immaginari. I fascisti di oggi sono quelli di sinistra-. Gli studenti e le femministe che hanno contestato la Ministra, hanno poi rifiutato il confronto, perché sono convintissimi che solo loro e loro soltanto sono i portatori della verità e odiano e impediscono di parlare e di esprimere il proprio pensiero a tutti coloro che non la pensano come loro e a chi non si adegua alle loro idee. E’ intervenuta ad un talk show serale Ritanna Armeni la quale ha affermato:-Roccella non faccia la vittima. Non è censura, solo contestazione pacifica-. Pacifica un corno. Ci sono state urla, fischi, minacce e poi è dovuta intervenire la Polizia caricando i dimostranti che volevano entrare con la forza e la violenza all’interno dei locali dove si svolgeva il dibattito. Come ho accennato prima, nessuno è intervenuto a favore della Ministra. Anzi, alcuni hanno avuto l’ardire di giustificare chi ha impedito alla Ministra di parlare. Questo è doppiopesismo e mi preoccupa davvero tanto. Quando viene zittito uno di sinistra è fascismo. Se viene zittito uno di destra è confronto. Con la Ministra Roccella c’è stato un confronto pacifico e leale, quindi non deve piangere, non deve fare la vittima. E qui mi sovviene quello slogan ripetuto come un mantra quando pioveva e al governo c’erano i democristiani e i socialisti “Piove, governo ladro!”. Quando poi al governo sono andati i comunisti e i post comunisti lo slogan è cambiato “Piove. La pioggia fa bene alla campagna”.

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posticipareUn settantenne sente sulla pelle la paura della moltitudine. La paura di stare in mezzo alla folla e che potrebbe svilupparsi in un disturbo da attacchi di panico, influenzando significativamente la qualità della vita. Questo timore lo portava, a volte, a evitare luoghi affollati, con la convinzione che rimanere in tali situazioni avrebbe potuto causare malessere o addirittura impedirgli di trovare un luogo sicuro evitando di perdersi nel gomitolo di persone che quotidianamente affollano le strade di una piccola città del meridione d’Italia.

Rivedere quante volte una persona abbia pensato al fatto che tra quelle strade ci fosse sempre troppa gente, a quante volte in città uno ci è andato con la scusa di osservare ma poi ha passato l’intera giornata al tavolino in piazza Commercio o a fare la fila per un caffè al bar. L’immagine di quando si poteva ancora ridere perché il barista si era dimenticato per l’ennesima volta di macchiare il caffè e lo aveva poggiato con fretta sul piattino, perché nel frattempo altre dieci persone gli avevano chiesto un caffè normale, uno lungo, uno schiumato, uno in vetro e uno da portar via.

In questo scritto, quel bar ha la serranda chiusa, non c’è fila e non si sbagliano i caffè. Una persona senza un motivo valido non può entrarci, non può sperare di incontrare una persona umana impacciata a cui chiedere consigli su qualche metodo di pesca o dare un’occhiata veloce ai banchetti pieni di volantini e ragazzi di tutte le età a sfoggiare con orgoglio le magliette di qualche associazione sportiva o qualche giornale. Lui le ricorda bene tutte quelle giornate passate con un libro, rigorosamente chiuso davanti agli occhi e un via vai di nuove persone con cui chiacchierare.

Ora, a 70 anni, nella folla avverte il dolore acuto; non riesce più a vedere la remota possibilità di incrociare la propria anima gemella o la nuova migliore amica, non riesce più a smezzare qualche sigaretta senza filtro e di assaporare un gelato.

Quando si è sconosciuti si è nemici silenziosi. Si ha paura, anche se si dissimula, anche se si dice che si vuole continuare a vivere, deve continuare a vivere.

Si, ha paura ed è arrabbiato, arrabbiato perché qualcuno gli impedisce di vivere con la sua convinzione di potersi svegliare il giorno dopo e avere il mondo a portata di mano. Lui, a 70 anni, non può svegliarsi e pensare di poter fare tutto e sente il peso dei confini come barricate. E gli si dirà che non è una vera guerra, che non ci sono le bombe ad aspettarlo fuori la porta. Ma cosa lo aspetta fuori da quella porta?

Lo aspetta un mondo in cui la persona umana è priva di sorrisi e calorosi abbracci. Un mondo con ancora meno possibilità di prima, in cui sarà sempre più scoraggiato a sognare, un’attività per illusi in una realtà di grezzo pragmatismo.

Un essere umano si illude di aver fatto un sogno. Eppure prima o poi ne uscirà, e se riuscirà a non rimanere incastrato nella trappola illusoria dei social e del virtuale, se riuscirà a preservare il calore di ciò che furono i rapporti umani, forse sarà più forte di prima. Nel frattempo non gli resta che mettere i paraocchi davanti a tutta quella avariata carne umana, ammuffita che cercherà di scoraggiarlo, che gli metterà sotto il naso e sotto gli occhi, che non ci sono altri posti su questa Terra.

“Oh quante volte ai posteri

narrar sé stesso imprese,

e sull’eterne pagine

cadde la stanca man!” A. Manzoni

Lo si vedrà raramente fuori la porta, con il giornale sotto braccio e il pacchetto di sigarette a portata di mano, pronto a chiedere l’ennesimo caffè macchiato che arriverà senza latte per la fretta e la calca.

Gigino A Pellegrini - G el Tarik

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