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Cariati. Tre i fermati per l’omicidio dell’ ucraino, Yuriy Zinchenko, di 46 anni

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Il cadavere di Yuriy Zinchenko era stato trovato domenica scorsa nel bagagliaio di un’auto ferma a Cariati (CS).

I fermati sono due donne ucraine, Iana Koshova e Liudmyla Popova, e un uomo lituano, Mihails Dimitriks.

Un altro uomo è al momento irreperibile.

Il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, oggi ha partecipato alla conferenza stampa che si e’ tenuta nella sede del Comando provinciale dei carabinieri, a Cosenza ed ha dicharato.

“L’uomo è stato accoltellato e poi attinto da colpi di pistola, e l’omicidio è stato consumato da 4 persone, con ruoli diversi”.

“Tre persone sono state fermate, un uomo si è reso però irreperibile e pensiamo che il movente sia complesso e che attenga all’attività che svolgeva la vittima di introdurre nel nostro territorio persone di nazionalità straniera, percependo del denaro, che poi lui collocava come operai o badanti”.

Insomma ha concluso Facciolla “Siamo nel discorso delle truffe di falsi braccianti e del caporalato, di cui il territorio è purtroppo ricco, ed è facile fare soldi con questo sistema, grazie ad un sistema normativo che agevola questo tipo di truffe”.

Le indagini proseguono per accertare altre eventuali responsabilità.

“E’ stato un ottimo lavoro di squadra – ha detto Facciolla – dall'ufficio di Procura con il sostituto Luigi Spina a tutta l'Arma dei carabinieri.

Il risultato è stato possibile anche grazie al supporto tecnologico.

La vittima è stata accoltellata e poi sparata.

È stata usata una pistola sulla quale ci sono indagini”.

“Temevamo che anche gli altri potessero scappare – ha detto il sostituto Spina – ecco perché abbiamo emesso un provvedimento di fermo.

Abbiamo ricostruito la vita della vittima.

Il movente sarebbe legato alla sua attività: si sarebbe interessato di connazionali o altri stranieri come badanti o come braccianti agricoli.

Decisivo pure il contributo informativo di persone che sono state sentite.

È stato difficile rintracciare i fermati, come la Popova ritenuta l'anello più debole ma più significativo: ha deciso di collaborare perché non si fidava più di quelle persone.

Era diventata un testimone scomodo e temeva ritorsioni.

La Popova aveva avuto un rapporto con la vittima. Ci sono elementi che vanno approfonditi”.

Le indagini proseguono per accertare altre eventuali responsabilità.

Redazione TirrenoNews

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