La Calabria continua a frenare. Altro che ripresa!
Secondo lo studio "Senza lavoro" di Unindustria Calabria curato da Rosanna Nisticò, docente di Politica economica all'Università della Calabria, dal 2004 al 2013 in Calabria sono stati persi 93mila i posti di lavoro
Gli occupati sono ridotti del 14% in 10 anni.
Nel solo 2013 si sono persi 39mila occupati pari al -7%.
Una variazione cinque volte più grande di quella registrata al Centro (-1,5%), sette volte quella del Nord (-1%) e tre volte e mezzo quella registrata a livello nazionale (-2%).
Per questo all'inizio del 2014 è stato registrato il picco negativo dei livelli occupazionali, il più basso dell'ultimo decennio, sul territorio nazionale (22,2 milioni) e calabrese (507mila).
Nel primo trimestre 2014 il tasso di disoccupazione in Italia è al 12%, ovvero una persona ogni otto che si presentano sul mercato del lavoro non trova occupazione, mentre nel Mezzogiorno è uno su cinque che non ha lavoro (20%) e in Calabria è uno ogni quattro (25%).
La conferma nel continuo incremento delle ore concesse di Cassa integrazione guadagni straordinaria. Nel 2013 la richiesta è stata di 4,5 volte maggiore di quella relativa al 2008.
L'intensità della caduta dei livelli occupazionali in Calabria, è stata particolarmente rilevante per l'industria, sia relativamente alla componente manifatturiera (-14,5%) che a quella delle costruzioni (-12%).
In calo risulta anche la domanda estera dei prodotti calabresi con un calo pari a -12,8%, in controtendenza rispetto al dato nazionale trainato quasi esclusivamente dal Nord.
Secondo il report di Unindustria, la ripresa per la regione è lontana.
Ma c’è il gigante. Quello che interviene per salvare le persone ed i paesi dalle calamità, dai gravi pericoli
Ed allora invochiamo quello!
E gli chiediamo di assumere tutti i disoccupati, cominciando da quelli che per mille euro lavorano nel nord Italia ed in Europa, pagandone più di 500 di casa
Tanto nella sanità , nella Giustizia, nei trasporti, nelle segreterie politiche e nella regione ci sono tantissimi posti vuoti o posti da creare e riempire.
Per non parlare dell’edilizia , della pesca, dell’agricoltura , del commercio ,dove, per risparmiare e creare disoccupati, impieghiamo romeni, tunisini e profughi di ogni dove.