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Redazione TirrenoNews

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Adesso è ufficiale: ci sono 14 nuovi indagati nel filone del “caso Fallara” che riguarda i dirigenti di settore del Comune di Reggio Calabria. Nella giornata di ieri sono stati notificati gli avvisi di richiesta di proroga delle indagini preliminari da parte del sostituto procuratore Sara Ombra. In tale decreto sono contenuti nomi e reati per i quali si procede. Viene confermata, quindi, l’anticipazione lanciata sulle colonne di Calabria Ora nei mesi scorsi, quando parlammo di un nuovo grande filone d’inchiesta riguardante larga parte dei dirigenti e dei funzionari di palazzo San Giorgio. E andiamo quindi a vedere quali sono i soggetti coinvolti nel procedimento. In buona sostanza, vengono confermati quelli che diversi mesi addietro furono “generalizzati” dai carabinieri.

Le persone sotto inchiesta. Oltre a Franco Zoccali, ex direttore generale del Comune, sono indagati anche Marcello Cammera, all’epoca dei fatti dirigente del settore manutenzione, Pasquale Crucitti, dirigente del settore lavori pubblici, Fedora Squillaci, dirigente del settore area legale, l’ingegnere Bruno Fortugno, funzionario comunale, Domenico Macrì, funzionario comunale del settore lavori pubblici, l’ingegner Giuseppe Granata del settore lavori pubblici, l’ingegner Domenico Basile del settore lavori pubblici, il geometra Domenico Gangemi, funzionario comunale, Vincenzo Cuzzola, funzionario settore lavori pubblici, Giancarlo Cutrupi, funzionario con competenza sul “decreto Reggio”, Orazio Palamara, geometra del settore lavori pubblici, Saverio Putortì, dirigente del settore urbanistica ed Egidio Surace, responsabile dell’unità appalti. Per tutti l’accusa è di abuso d’ufficio e – questa è la novità che si legge negli atti – truffa aggravata.

L‘articolo integrale è su Calabria ora di oggi 30 marzo 2013

La querelle tra la provincia di Cosenza( governo di c.sinistra) e la regione Calabria( ora governo di c.destra) è una ulteriore prova lampante che questa Italia è all’agonia.

La regione si è “scaricata” un certo numero di dipendenti (inutili-indispensabili poco importa, sempre persone con relative famiglie sono e sempre debito pubblico sono) “inviandole” alle province con le relative “competenze”( si fa per dire!).

Ovvia la attesa dei mezzi finanziari per il pagamento dei costi.

Ed invece, niente.

Non solo oggi con il governo Scopelliti, ma nemmeno ieri con il governo Loiero.

E così Oliverio “avanza” i costi di questo personale dal 2006.

Le ha provate tutte per avere i soldi. Perfino la minaccia della denuncia alla Corte dei Conti.

Tutto inutile.

Ma ora, come si sapeva ( ma la verità è ben celata), il bilancio dell’ente provincia è in agonia, al punto che nientemeno si chiede ai comuni di pagare spese “provinciali”.

Ed allora Oliverio ha detto basta. Ed ha inviato un telegramma a Scopelliti minacciando di non pagare più il personale trasferito.

“Malgrado le ripetute sollecitazioni avvenute nel corso degli anni 2011 e 2012 e nonostante le intese raggiunte con i dirigenti preposti –si legge nel telegramma- a tutt'oggi, inopinatamente, non è pervenuto da parte della Regione alcun riscontro per la definizione di quanto dovuto per gli emolumenti stipendiali e previdenziali del personale trasferito e per le spese di funzionamento per il periodo 2006-2012. Si precisa, altresì che, anche relativamente al trimestre dell'anno in corso, non sono state corrisposte sia le spese di funzionamento e sia gli emolumenti stipendiali spettanti al personale trasferito, in virtù di quanto previsto dalla legge 34/2002".

"Nel prendere atto con rammarico del mancato riscontro saremo costretti ad assumere tutte le iniziative necessarie a tutela delle ragioni dell'ente e del personale interessato, nonché ad investire di questa grave situazione la Corte dei Conti, la Ragioneria dello Stato ed il Ministero della Funzione Pubblica, in quanto la Provincia di Cosenza non è più nelle condizioni economico-finanziarie di assicurare i servizi relativamente alle funzioni ed ai compiti trasferiti".

"Nei prossimi giorni sarà convocato un incontro con le organizzazioni sindacali alle quali andranno comunicate le decisioni non ulteriormente rinviabili”

Un duro confronto tra il consulente dell'accusa ed i difensori degli imputati ha caratterizzato l'udienza del processo per la morte dei lavoratori dello stabilimento Marlane di Praia a Mare, chiuso ormai da tempo. Nel processo sono imputate 13 persone tra ex responsabili e dirigenti dello stabilimento Marlane di Praia a Mare, accusati di omicidio colposo per la morte di lavoratori dello stabilimento.

L'accusa sostiene che un centinaio di operai dello stabilimento sono morti per tumori provocati dall'inalazione dei vapori emessi nella lavorazione dei tessuti, in modo particolare nel reparto di tinteggiatura.

Stamane e' stato sentito il consulente del pubblico ministero, Giacomo Brancati, perito nominato dal Pubblico ministero Antonella Lauri per riferire sulle cause che hanno determinato le malattie tumorali per gli ex lavoratori della fabbrica tessile del centro tirrenico, il quale ha effettuato una perizia circa il nesso di casualità tra i prodotti chimici utilizzati nello stabilimento e le neoplasie di cui si sono ammalati molti operai che poi sono deceduti. Nel corso dell'udienza il consulente della Procura ha ribadito l'esistenza di un collegamento tra i prodotti usati per la produzione e la morte degli operai.

Nelle conclusioni di Brancati si legge: “Nello stabilimento Marlane, in relazione alla tipologia delle sostanze chimiche utilizzate, alle modalità di impiego delle stesse nei processi lavorativi, alla conformazione degli ambienti di lavoro ed alle cautele per la sicurezza dei lavoratori adottate, vi è stata un’esposizione eccessiva dei dipendenti a sostanze nocive potenzialmente cancerogene; da parte dei lavoratori applicati allo stabilimento Marlane durante la propria permanenza in attività presso lo stabilimento stesso ed a seguito di tale esposizione è stato subito un rischio elevato di contrarre patologie tumorali; sulla base dell’analisi epidemiologica effettuata, è evidente un nesso di causalità tra le sindromi tumorali sofferte dai dipendenti in questione e i processi lavorativi utilizzati nel ciclo produttivo in corso all’interno dello stabilimento Marlane”.

La tesi del consulente e' stato contrastata dai difensori degli imputati sulla base di perizie fatte dai loro periti.

Dopo otto ore di interrogatorio fatto da accusa e difesa il processo e' stato aggiornato al 12 aprile quando sarà sentito il perito nominato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cosenza in occasione dell'incidente probatorio.

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