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E’ iniziata la demolizione dei sette silos presenti da circa quattro decenni sulla Banchina Bengasi del Porto di Vibo Valentia Marina.
La Capitaneria di porto ha intimato ai concessionari il ripristino dei luoghi, rilasciando a tal fine la propria autorizzazione ad operare alle imprese specializzate affidatarie dei lavori, che consisteranno nel taglio in quota delle strutture (i silos sono alti circa 25 metri) e nel posizionamento degli stessi sulla banchina, per il successivo trasporto al di fuori del porto.
Le operazioni sono state regolamentate da apposita ordinanza, emanata dalla Capitaneria per evitare ogni possibile interferenza con lo svolgimento delle varie attività portuali e garantire così la sicurezza di persone e cose.
I silos garantivano lo stoccaggio di granaglie trasportate da navi che in passato facevano rotta verso il porto di Vibo, traffico che, però, non veniva più svolto ormai da diverso tempo.
L’area su cui tali strutture sono, ancora per pochi giorni, presenti, sarà invece destinata ad altri utilizzi commerciali connessi con i traffici attualmente presenti o in procinto di essere avviati nel porto, anche in funzione delle determinazioni che la Capitaneria assumerà e relative alla destinazione d’uso delle banchine portuali, sempre con l’obiettivo di perseguire al meglio la funzionalità del porto cittadino
Nelle scorse settimane personale della Guardia Costiera di Vibo Valentia e Tropea, impegnato un’attività mirata al contrasto della pesca illegale e del rispetto della normativa in materia sicurezza a bordo delle unità da pesca, ha rilevato diverse violazioni sulla regolare composizione degli equipaggi.
Nello specifico è stata accertata la presenza a bordo di persone non iscritte nel registro dei pescatori marittimi professionali e privi di regolare contratto di assunzione per i quali si è provveduto a contestare sanzioni amministrative pecuniarie.
Inoltre dalle successive indagini condotte dalla Guardia Costiera di Vibo Valentia è emerso che tra le persone irregolarmente imbarcate vi era un percettore del reddito di cittadinanza.
Conseguentemente si è provveduto a segnalare il nominativo del soggetto all’INPS che ha emesso il provvedimento di decadenza dal beneficio. Inoltre il trasgressore è stato segnalato alla Autorità Giudiziaria secondo le previsioni dell’art 7 del Decreto LEGGE 28 gennaio 2019, n. 4 - Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni.
L’attività di controllo nel rispetto della normativa in materia di condizioni di sicurezza a bordo delle unità da pesca proseguirà senza soluzione di continuità al fine di garantire il regolare esercizio dell’attività di pesca.
Questo il comunicato stampa:
Ancora una volta, l’esponente di spicco dell’omonima cosca, Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, uno dei più sanguinari boss della ‘ndrangheta calabrese, non ha mancato di far sentire la sua voce contro chi, come la dottoressa Marisa Manzini, all’epoca del processo Sostituto Procuratore della Repubblica, ha rappresentato non solo la pubblica accusa ma anche il volto delle Istituzioni , impegnate a fronteggiare e reprimere
il fenomeno criminale, in nome e per conto dello Stato, quindi dei cittadini liberi e responsabili che non si riconoscono nelle parole e nei crimini di boss come il Mancuso.
Alla dottoressa Manzini, ora impegnata nel delicato ruolo di consulente della Commissione Parlamentare antimafia, intendiamo esprimere la solidarietà e la vicinanza dell’intera rete di Libera Calabria, consapevoli che essere solidali, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Sollicitudo rei socialis, “non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane.
Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti”.
In tal senso, vogliamo rinnovare il nostro fermo e deciso impegno, invitando tutti i componenti della società civile calabrese a fare altrettanto, a fronteggiare la ‘ndrangheta, vero male endemico della nostra terra di Calabria.
Dinanzi a chi, come Pantaleone Mancuso, vuole imporre la legge della violenza e del silenzio, è indispensabile opporre la forza evocativa della denuncia che rompe il guscio dell’omertà e della paura messa in atto dalla ‘ndrangheta.
Della rinuncia ad ogni forma di corruzione, di collusione e di connivenze provocate da hoc per loschi fini di ingiusti profitti e di signoria territoriale.
Coordinamento regionale Libera Calabria