
La storia ha fatto scalpore quando avvenne la mattina del 4 gennaio 2013 .
Iolanda Nocito madre del parroco don Marcello Riente, mentre il figlio celebrava i funerali di un carabiniere morto per un incidente, aprì la porta della sua casa in via G. Fortunato a persone che in un certo senso conosceva.
Bastarono pochi attimi e si trovò, minacciata con un'arma da taglio, con le mani legate dietro la schiena, i piedi bloccati con il nastro adesivo utilizzato per gli imballaggi e soprattutto il naso e la bocca completamente occlusi.
Sopravvenne la morte per asfissia.
Tutta questa violenza fino alla morte solo per conoscere il nascondiglio delle chiavi della cassaforte.
Arrivarono i RIS di Messina che trovarono una traccia di natura ematica nelle scale della casa.
Ed il 9 luglio 2013 l’arresto di Filippo D'Aprile ( nella foto) benzinaio di belvedere Marittimo in esecuzione di un fermo ordinato dalla Procura di Paola in seguito alle indagini svolte dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e della Compagnia di Scalea.
Filippo D'Aprile si è avvalso del rito abbreviato, condizionato.
Ora il processo è giunto al termine ed il Gup del Tribunale di Paola, Pierpaolo Bortone ha condannato Filippo D’Aprile, di 51 anni, a 30 anni per omicidio volontario.
Il pm Maria Camodeca, anzi, aveva sollecitato il carcere a vita
Ricordiamo che si tratta del verdetto di primo grado al quale seguiranno gli altri previsti dal nostro ordinamento giudiziario, ma sembra difficile una efficace difesa del D’Aprile.
Pubblicato in
Alto Tirreno
Belvedere Marittimo. Si indaga in ogni direzione per tentare di capire le ragioni della tragica morte della anziana madre di Don Marcello Riente, parroco della Chiesa della frazione di Laise. Per condurre le indagini l’arma dei carabinieri non lesina sforzi ed attenzioni. Sul posto sono presenti il maresciallo Brunello Mannarino della locale Stazione, il capitano Vincenzo Falce, comandante della Compagnia di Scalea, il colonnello Francesco Ferace, comandante provinciale dei CC.
Sul posto anche i militari specializzati del Ris di Messina giunti con un elicottero per rilevare ogni più piccola traccia utile alla identificazione degli assassini.
E’ altresì presente il magistrato Maria Camodeca che assunto la direzione delle indagini in stretto contatto con il procuratore capo Bruno Giordano.
Non si esclude l'acquisizione di eventuali filmati di video della zona.
Sembra certo infatti che ad eseguire questa aberrante esecuzione siano state più persone elemento questo di certo indirizzo investigativo.
Altro elemento sembra quello derivante dall’orario dell’omicidio avvenuto mentre il figlio parroco, Don Marcello Riente, era impegnato, alla presenza dei vertici dell'Arma, a tributare l'ultimo saluto al giovane trentenne Valerio Grosso La Valle, militare della Stazione carabinieri di Sala Consilina, nel salernitano deceduto nell'incidente del 23 dicembre scorso.
Ed infine un altro elemento da valutare è il fatto che la povera signora Iolanda Nocito era non solo legata , ma aveva anche la bocca tappata con nastro per evitare che gridasse, che chiedesse aiuto.
Intanto la salma è stata trasferita nella sala mortuaria dell'ospedale di Cetraro a disposizione del medico legale che dovrà effettuare ulteriori esami per avere certezze sulla dinamica e sulle cause del decesso.
Dall’autopsia forse qualche elemento di certezza sul perché è stata uccisa la povera Iolanda.
Pubblicato in
Alto Tirreno